La solita storia. Faremo, vedremo, incontreremo, valuteremo e vi faremo sapere. Per ora nessuno chiude gli stadi, nessuno chiude il campionato e ognuno deve stare al suo posto e fare il suo mestiere. Se per caso qualcuno aveva intenzione di fare qualcosa per rispondere allo schifo razzista di San Siro e all’ennesimo morto per una partita di calcio a Milano, con corollario di “combattimento” in strada e “agguato organizzato” armato di ultras di Inter e altre squadre a quelli del Napoli, dovrà aspettare un altro morto. Matteo Salvini, ministro dell’interno è contrario a chiudere gli stadi. La Federcalcio? Vuole norme più severe ma “niente stop al campionato”. La procura della Federcalcio che voleva la partita Inter Napoli sospesa, nel frattempo indaga il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis.
Finora l’unica voce autorevole che ha detto qualcosa di sensato è stata quella del premier Giuseppe Conte, che auspica “un segnale forte”, una “pausa”.
Ma il ministro dell’ Interno si è messo subito di traverso: “Chiudere gli stadi e vietare le trasferte condanna i tifosi veri ed è la risposta sbagliata”.
La morte di Davide Belardinelli, l’ultrà ucciso prima di Inter-Napoli, ha riaperto la questione stadi. Le idee su come risolverla sono però un po’ diverse. La reazione immediata è stata durissima: l’Inter ha già preso una prima stangata (dalla giustizia sportiva, per i cori razzisti a Koulibaly) e ne aspetta un’altra ancora più pesante per gli scontri; le mosse di Prefettura e Osservatorio lasciavano presagire una nuova ondata di chiusure o divieti.
Lo stesso sottosegretario Giorgetti lo auspicava, spiegando che “i morti, le aggressioni dovrebbero indurre la Figc alla chiusura degli stadi più che sospendere le partite”.
Mentre la macchina del Viminale si muoveva in una direzione, però, dall’ alto arrivano indicazioni opposte. “I delinquenti che a due chilometri dallo stadio si sono presi a mazzate a Milano e vanno in giro col coltello in tasca non sono tifosi: non vanno confusi con i milioni di tifosi che hanno diritto di seguire le partite della squadra del cuore”, ha detto Salvini.
La dissonanza fra le parole del ministro e i primissimi provvedimenti non è passata inosservata nemmeno negli ambienti ministeriali. Il titolare del Viminale ha evidentemente in testa un percorso diverso dalla chiusura (già intrapreso in passato dopo episodi simili, ad esempio la morte di Ciro Esposito nel 2014). E per i suoi uffici, dalle Prefetture allo stesso Osservatorio nazionale per le manifestazioni sportive (l’organo che si occupa di valutare il rischio delle partite) sarà difficile non tenere conto dell’ input.
L’obiettivo è prevenire gli scontri, colpire solo i malviventi, non penalizzare i tifosi che allo stadio vanno per divertirsi: più facile a dirsi che a farsi. Anche perché una serie di misure per inasprire le pene (come il prolungamento del Daspo e l’ introduzione dell’ arresto in flagranza differita) sono già state introdotte nel 2014 dal governo Renzi, con risultati solo parzialmente positivi. Il 7 gennaio partirà il nuovo tavolo “stadi sicuri”, col coinvolgimento di calciatori, allenatori, arbitri, tifosi: una sorta di “osservatorio” allargato per capire dove e come intervenire: più dialogo con tutti, insomma, anche con gli stessi tifosi.
Qualcosa è già stato fatto: nel decreto immigrazione è stata alzata la tassa (tra il 5 e il 10% dei ricavi da biglietti) che i club di Serie A dovranno pagare per garantire la sicurezza in occasione delle partite.
Qualcos’ altro è allo studio: si pensa a un ritocco normativo proprio sul ruolo degli steward pagati dalle società (più potere sul modello inglese, magari raggio d’ azione ampliato fuori dallo stadio) e sull’arresto in flagranza differita (arco temporale superiore alle 48 ore). Nel frattempo come soluzione tampone il sottosegretario Giorgetti ha proposto di giocare le partite “a rischio” in orario diurno. I controlli sono più semplici. Ma sarà capace questo governo di “persuadere” le pay-tv padrone dei calendari? Una partita di cartello alle 12.30 o alle 15 invece che in notturna è un danno economico non indifferente e lo immaginate il monopolista Sky?. Già sono al lavoro con tutte le loro armi (e ne sono tante) per “convincere” chi è per lo stop al campionato o alla proposta Giorgetti a fare retromarcia.
Ma perchè Salvini è contrario a misure drastiche? Vai a capirlo. Certo l’autorevolezza del ministro dell’ Interno che poche settimane fa si faceva fotografare con orgoglio insieme a Luca Lucci, capo ultras del Milan, fresco di patteggiamento a un anno e mezzo per droga e con 3 daspo alle spalle, non è al massimo su questo versante. Ieri gliel’ha ricordato l’ex premier Matteo Renzi: “Non è credibile quando parla di sicurezza”.
Non è l’ unico precedente nel passato del leader leghista: il classico coro “senti che puzza scappano i cani, stanno arrivando i napoletani”, che oggi viene quotidianamente sanzionato come “discriminazione territoriale”, lui alla festa di Pontida nel 2009 lo cantava a squarciagola, birra in mano. Un po’ alticcio. E in cattiva compagnia anche allora. Un po’ di razzisti. Proprio come un ultrà.