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L’ultimo saluto a Thomas, “lui non c’entrava niente”

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Le foto di Thomas sono dappertutto. Tutti ricordano il suo “sorriso con le fossette”. Nessuno riesce a credere che quel sorriso si sia spento per sempre. Al grido unanime per chiedere “giustizia”, oggi centinaia di ragazzi e ragazze di Alatri hanno deciso di scendere in piazza per ricordare il loro amico. Qui si conoscono tutti e ognuno di loro ha un aneddoto che riguarda Thomas. Ma da ogni racconto, immancabile, spunta il sorriso di quel 19enne, morto in un agguato a colpi di pistola in un paese che già sei anni fa pianse la scomparsa di un altro giovanissimo, il 20enne Emanuele Morganti, pestato a morte fuori da una discoteca. “Mio figlio non c’entrava niente, forse si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato”, continua a ripetere papà Paolo che invita gli amici a mettere da parte la rabbia e la voglia di vendetta.

“Che la morte di mio figlio – dice – serva da esempio”. E, mentre domani a Roma si terrà l’autopsia sul corpo del ragazzo, dalle indagini non emergono particolari novità, se non che l’attenzione degli investigatori sia rivolta in particolare a chi ha preso parte alle risse del weekend, poi sfociate nell’agguato mortale. Tra loro ci sarebbero due fratelli del posto, ma anche un membro di un clan criminale piuttosto noto nel Basso Lazio. Alatri, dunque, torna a stringersi nel dolore. A sei anni dal tragico caso Morganti, oggi i ragazzi del paese hanno voluto rendere omaggio a Thomas Bricca con striscioni, palloncini bianchi e t-shirt con la sua immagine. Si sono ritrovati nella centralissima piazza Santa Maria Maggiore, lasciandosi andare a un lungo applauso tra lacrime e commozione.

“Sarai l’angelo che veglierà su di noi”, è la scritta sulla foto di Thomas impressa sulle loro magliette. Poco più in là c’è la scaletta dove il ragazzo è stato ucciso. Su un vaso sono poggiate decine di mazzi di fiori, una sciarpa dell’Alatri e l’ultima sigaretta offerta al loro amico. Su un cartoncino a forma di cuore la scritta “Thomas, il figlio di tutti noi”. Gli amici continuano a ripetere che “tutti sanno chi è stato”. Parole che vengono ripetute come un mantra anche sui social degli amici. Gli stessi che in questi giorni sono stati sentiti dagli investigatori per chiarire con esattezza cosa sia successo. In piazza c’era anche il papà di Thomas. Titolare di un’officina e di un team sportivo di racing, Paolo è conosciuto da tutti in paese. non riesce a trattenere la commozione quando parla del figlio.

“Quanto dolore – le sue parole -. Voleva andare in Spagna, voleva aprirsi una sua attività. Ora aspetto che la giustizia faccia il suo corso e che porti ad un risultato positivo. Mi fido del lavoro che stanno facendo gli investigatori”. “Thomas – aggiunge l’avvocato di famiglia, Marilena Colagiacomo – non faceva parte di alcun gruppo criminale. Era un ragazzo allegro, che amava stare con gli amici e che andava a scuola. Ed era lontano da ogni forma di violenza e criminalità”. Intanto, in vista del weekend, dovrebbero aumentare in città i controlli di sicurezza, come deciso martedì scorso nel comitato in prefettura a Frosinone. Il timore è che ci possa essere un’altra escalation di violenza, come accaduto una settimana fa quando, per le stradine del paese, sono avvenute le due maxirisse che hanno poi scatenato la spedizione punitiva a colpi di pistola. “In questo momento così difficile – ha detto il sindaco di Alatri, Maurizio Cianfrocca – la cosa che può alleviare un po’ questo dolore è la consegna dei responsabili alla giustizia. Io penso che il silenzio in questi giorni sia la cosa migliore. C’è molto da riflettere, e vale per tutti quanti. Tutta la comunità dovrà fare in modo che questa città possa ripartire”.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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