La campagna per le primarie del Partito Democratico è davvero cominciata. I quattro candidati attraversano il Paese senza tregua. Cercano la base, vanno nei bar, entrano nei circoli di provincia. Ma ci pensano due autorevoli voci del centrosinistra a smorzare gli entusiasmi. “Esistono ancora i circoli, sono delle sedi. Ce ne ho una accanto a casa, è sempre chiusa. Finché possono pagare l’affitto forse lo pagheranno”.
È Giuliano Amato a ironizzare. Poi affonda: “Il Pd non è più un partito, è una dirigenza”. Accanto ha Romano Prodi, che insiste: “Bastano 15 pagine di programma per tornare a vincere, non una rivoluzione”. L’occasione che mette intorno al tavolo i due ex presidenti del Consiglio è la presentazione del libro di Carlo Trigilia, ministro del Governo Letta. Il tema: la crisi del riformismo. E Amato non si risparmia. La politica nel partito di sinistra? “La fanno tanti piccoli uomini che parlano con altrettanti piccoli uomini”. E invece “il Pd avrebbe bisogno di essere un partito come i partiti di una volta, per poter radicare le sue politiche, trasformarle in qualcosa che tutti sentono”.
Il giurista lamenta un’assenza di “imprenditoria politica” a sinistra e incita le nuove leve “a creare passioni”. Prodi, invece, pungola con un tono più morbido. Per il Professore bastano “15 problemi che interessano alle famiglie” e “20 persone del Partito Democratico che li discutano in rete per una settimana”. Poi sarà compito del segretario comunicare le proposte del partito “riassunte in una pagina”. Con una pagina di programma a settimana, secondo la ricetta di Prodi, si arriverebbe così alle “15 pagine per tornare a vincere”.
Quelle per ricostruire il legame tra la sinistra e “il popolo”. Eppure, i quattro candidati in corsa per la Segreteria ci stanno provando. Oggi Bonaccini in Emilia, Schlein in Veneto, Cuperlo in Puglia, De Micheli a presidiare gli schermi televisivi. Quattro o anche cinque appuntamenti al giorno per convincere gli iscritti, tentando di togliere un po’ di polvere a quei circoli troppo spesso chiusi, secondo la versione di Amato. Quasi a rispondere ai richiami delle autorità critiche del centrosinistra, i quattro contendenti si ritrovano su un punto: “rinnovare il gruppo dirigente”. A dare il segnale, oggi, è Stefano Bonaccini, che svela i componenti del suo comitato promotore.
“Oggi mettiamo in campo una squadra quarantenne, come età media” dichiara il presidente della Regione Emilia Romagna. Un’idea di rinnovamento, spiega Bonaccini, “non per allontanare qualcuno, ma per mettere in campo una nuova classe dirigente, anche molto più giovane”. Chi è più giovane dell’emiliano, ma può già contare su una lunga esperienza in politica, è Elly Schlein, che oggi rilancia la battaglia per la legalizzazione delle droghe leggere e avverte: “dobbiamo cambiare le vecchie logiche e il gruppo dirigente”. La candidata continua a guardare al cosiddetto campo largo e rilancia: “sarebbe irresponsabile non trovare alcune battaglie comuni nell’opposizione”. E Cuperlo consiglia: “decidere l’identità prima delle alleanze”. Sempre a partire dai “bisogni di milioni di famiglie”, come consigliava Prodi.