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Esteri

Lula, dopo 60 anni é l’ora di togliere l’embargo a Cuba

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“È ora di dire basta all’embargo a Cuba, dopo 60 anni non c’è più necessità”, parola di Luiz Inacio Lula da Silva che con l’omologo argentino, Alberto Fernandez, ora spinge per l’agenda della nuova stagione latinoamericana, tentando anche lo sdoganamento del venezuelano Nicolas Maduro, per un fronte compatto alla testa del quale eventualmente mettersi alla guida. I presidenti brasiliano e argentino ne hanno discusso alla vigilia del summit dei leader della Comunità degli stati latinoamericani e dei Caraibi (Celac), che si terrà da domani a Buenos Aires, dove si parlerà anche di integrazione regionale.

“Cuba non vuole copiare il modello brasiliano e neppure quello americano: ne vuole uno proprio, e chi ha diritto di opporsi”, ha affermato la guida dello Stato verdeoro, che proprio domani, a margine del vertice, ha in programma una bilaterale col cubano Miguel Diaz-Canel. Allo stesso modo, rispondendo alle polemiche dei conservatori argentini che vorrebbero far arrestare Maduro al suo arrivo nel Paese, il presidente Fernandez, ha difeso la possibile presenza del presidente venezuelano alla Celac. Uno sdoganamento, quello di Maduro, che Fernandez e Lula non spingono da soli.

Non a caso il presidente argentino ha ricordato che anche l’Unione europea fa parte del gruppo di contatto che media tra le parti. E il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sará al tavolo dei lavori. Con la vittoria elettorale di Lula, sembrano essersi create tutte le condizioni per il pieno dispiegamento delle relazioni regionali e con l’Ue, fino anche ad un possibile sblocco dell’accordo commerciale Ue-Mercosur. Bruxelles è interessata sia alle potenzialità di approvvigionamento del vertiginoso sviluppo del bacino non convenzionale di Vaca Muerta, nella Patagonia argentina (seconda riserva di shale gas al mondo), sia alla possibilità di riaprire i canali delle forniture di petrolio dal Venezuela.

Intanto Fernandez e Lula, al suo primo viaggio all’estero dall’insediamento, hanno siglato un memorandum di intenti per un’integrazione energetica con l’obiettivo di avviare la fornitura di gas dalla riserva patagonica (la seconda riserva di gas non convenzionale al mondo) alla regione di Rio Grande do Sul, uno dei principali poli industriali del gigante verde-oro. Ma si lavora anche ad un meccanismo di swap, che agevoli il finanziamento delle importazioni tra l’Argentina e il Brasile senza dover intaccare le scarse riserve in dollari della Banca centrale di Buenos Aires.

Un progetto questo che potrebbe fare da apripista al Sur, una moneta comune tra i due Paesi, da estendere poi a tutta la regione latinoamericana. Il piano sarà sul tavolo dei leader della Celac. Spetterá a loro dare il via allo studio dei parametri necessari per raggiungere questo obiettivo, compresi gli aspetti fiscali, delle finanze pubbliche e del ruolo delle banche centrali. Un primo passo di un lungo cammino, che ora l’America Latina sembra pronta ad affrontare.

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Esteri

Naufraga barca di migranti alle Canarie, decine i dispersi

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Naufraga un’imbarcazione con migranti a bordo al largo de El Hierro, una delle isole Canarie, lasciando decine di dispersi in mare. Stando a quanto si apprende da diverse fonti, 9 persone sono state soccorse con un elicottero e portate sull’isola per fornite loro assistenza sanitaria e alcuni di essi, scrive l’agenzia Efe, hanno raccontato ai soccorritori che la barca si è ribaltata due giorni fa, e che in quel momento a bordo c’erano circa “60 persone”. In seguito, alcune di loro sarebbero riuscite a rigirarla e tornarvici sopra.

L’incidente, avvenuto a circa 60 miglia nautiche a sud de La Restinga (El Hierro), è stato notificato dall’equipaggio di una nave mercantile di passaggio, chiamata Beskidy. Secondo questa segnalazione, la barca dei migranti era in situazione di “semi-affondamento”. Il servizio di salvataggio marittimo spagnolo, che per ora non conferma cifre di morti e dispersi in questo naufragio, ha mobilitato per i soccorsi, oltre all’elicottero, anche un’imbarcazione di emergenza.

(la foto in evidenza è di archivio e non ha a che vedere con la vicenda narrata)

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Cronache

Le gang criminali in Svezia seducono la polizia e s’infiltrano

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Un’inchiesta giornalistica del quotidiano svedese Dagens Nyheter ha portato alla luce numerosi casi in cui agenti di polizia avrebbero divulgato informazioni sensibili a membri di gang criminali. Alcuni di questi agenti avrebbero agito sotto pressioni da parenti, mentre altri avrebbero avuto rapporti intimi con individui legati alla criminalità organizzata.

Il giornale ha reso pubblici estratti di lettere d’amore inviate da una poliziotta a un membro della nota gang Foxtrot: “Sono al lavoro. Quante ore del mio tempo lavorativo ho dedicato a te? Se solo la gente sapesse”, riporta una delle lettere citate. In un altro caso, la capo squadra ‘Camilla’, specializzata in criminalità organizzata, è stata licenziata dopo essere stata sorpresa uscire da una stanza d’albergo con un membro di una gang al tempo imputato per riciclaggio: “Ci siamo accorti che qualcosa non andava”, ha dichiarato l’ex capo di Camilla al quotidiano. “Abbiamo notato un cambiamento di comportamento nei criminali che stavamo monitorando. Come se sapessero. Questo è successo più volte.

“Molti dei suoi colleghi sono rimasti scioccati dall’improvviso licenziamento di Camilla, avvenuto senza alcuna spiegazione a causa della segretezza. Lo scoop giornalistico rivela che dal 2018 è stato presentato un totale di 514 denunce per presunte divulgazioni di informazioni, ma che non tutte hanno portato a sentenze e in diversi casi non si è riusciti a individuare la fonte della fuga d’informazioni. Durante questo periodo, 30 agenti di polizia sono stati giudicati un “rischio per la sicurezza” e sono stati licenziati o invitati a lasciare il loro incarico. Le informazioni divulgate comprendono dettagli su gang rivali, metodi investigativi e dettagli privati di agenti di polizia, nonché avvertimenti di arresto e perquisizioni. Dopo la rivelazione, il Ministro della Giustizia, Gunnar Strömmer, ha convocato una riunione con i vertici della polizia: “Si tratta di un fatto molto grave” ha dichiarato a Dagens Nyheter “La divulgazione di informazioni sensibili ai criminali è un reato e può avere conseguenze molto dannose per il lavoro condotto dalle forze di polizia. A lungo termine, rischia di minare la fiducia nel sistema di giustizia e ledere la democrazia”, ha concluso il Ministro.

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Esteri

‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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