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Intesa su Bicamerali, M5S verso presidenza Vigilanza Rai con Alessandra Todde

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Si scioglie il nodo delle Bicamerali. Dopo mesi di braccio di ferro tra maggioranza e opposizione, su chi dovesse avere la presidenza di cosa, che di fatto aveva bloccato la nascita di commissioni importanti come l’Antimafia e la Vigilanza Rai, ora sembra che si sia trovata la quadra. A sbloccare la situazione, si spiega in ambienti parlamentari, potrebbero aver contribuito vari fattori. Prima di tutto, l’elezione dei 10 componenti laici al Csm. L’accordo tra le varie forze politiche in linea di massima ha tenuto e, a parte il caso del candidato di Fratelli d’Italia Giuseppe Valentino che è stato costretto a ritirarsi perché risultato indagato in un processo di ‘ndrangheta, ogni partito è riuscito a portare il proprio candidato a Palazzo dei Marescialli.

A cominciare dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che non solo riesce a far eleggere il fedelissimo Ernesto Carbone al Consiglio Sueriore della Magistratura, ma sembra aver incassato anche la presidenza (per qualcuno del suo partito, se non addirittura per lui) della Commissione sul Covid. Una Bicamerale da lui chiesta a gran voce, probabilmente per continuare la sua resa di conti con il Pd, e che il deputato di FdI Galeazzo Bignami sollecita, assicurando di voler chiedere la calendarizzazione della proposta di legge istitutiva già dalla prossima settimana. Ma si accelera anche su altri organismi parlamentari d’inchiesta: la commissione Affari Costituzionali della Camera adotta il testo base per l’istituzione dell’Antimafia, per la cui presidenza si parla di Carolina Varchi di FdI.

La cosa, però, non è indolore, perché il Terzo Polo decide di astenersi su un testo che accoglie diverse proposte del M5S e discute con il Pd che le approva pur di non rinviare l’esame del provvedimento, ma l’iter va avanti e a breve il testo è atteso in Aula per il voto finale. Le Commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera, poi, danno il via libera alla proposta di legge per dar vita alla Bicamerale contro il Femminicidio e con il testo passa anche un emendamento approvato all’unanimità per allargare il numero dei componenti, oltre che di quella contro la violenza alle donne, anche della Vigilanza Rai. Quella sul femminicidio, che nelle scorse legislature era stata anche monocamerale (solo al Senato), passa da 32 a 36 componenti, mentre la Vigilanza da 40 a 42. Consentendo così “ad ogni gruppo di avere il proprio rappresentante”, anche al Misto e a ‘Noi moderati’ di Maurizio Lupi.

Secondo varie fonti parlamentari, la presidenza della Vigilanza, visto che a Iv dovrebbe andare quella sul Covid, potrebbe toccare al M5S. Il nome che circola con più insistenza è quello di Alessandra Todde, ma si potrebbe insistere su Riccardo Ricciardi che però non risulterebbe troppo gradito al centrodestra. In dirittura d’arrivo anche la Commissione per i Diritti Umani la cui presidenza, secondo quanto si apprende, potrebbe andare alla Lega, rendendo così possibile che la guida di quella sul Femminicidio resti all’opposizione. Il Senato con due votazioni all’unanimità approva, infatti, le mozioni per ricostituire due commissioni: quella Antidiscriminazioni (157 sì) e quella per i Diritti umani (145). Entrambe fortemente volute dalle senatrici a vita, Liliana Segre e Elena Cattaneo. Mentre si discute molto di quella annunciata dall’esponente di Fratelli d’Italia e vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli “sulla violenza politica in Italia tra gli anni ’70 e ’80”. Lui non vuole che venga etichettata come ‘Commissione Stragi’, precisando che si occuperà solo di “stragi minori”, ma la proposta fa già discutere l’opposizione, con il candidato alla segreteria del Pd Stefano Bonaccini che esprime un giudizio negativo assicurando che vigilerà perché la verità sia sempre rispettata.

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Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

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Da popolo di FdI standing ovation per Berlinguer

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Standing ovation del popolo di Fratelli d’Italia per Enrico Berlinguer. “Questa è la coerente continuazione dell’omaggio che il capo della destra rese a Enrico Berlinguer nel giorno della sua scomparsa”, chiama l’applauso Ignazio La Russa, Presidente del Senato intervistato dalla figlia di Berlinguer, Bianca. Tra la folla di un milione e mezzo di persone ai funerali di Enrico Berlinguer (ripresi dai più famosi registi italiani in un celebre documentario) c’era infatti Giorgio Almirante, storico leader della destra italiana venuto a rendere un commosso omaggio al segretario del Pci, accasciatosi sul palco di un comizio dopo un ictus. E’ un passaggio commosso, quello dei Fratelli d’Italia.

Un applauso lungo e sentito nella mattinata conclusiva della kermesse che per tre giorni li ha riuniti nel ‘villaggio’ sulla spiaggia dove Giorgia Meloni annuncerà la sua discesa in campo per le Europee. Anche se Bianca Berlinguer tiene a precisare di essere lì a titolo personale;: “mio padre non tiriamolo in ballo, parliamo di quello che mio padre ha fatto ma non di quello che avrebbe detto oggi”. E anche se poco dopo Maurizio Gasparri, capogruppo di Fi al Senato, vorrà sottolineare che “sono prive di fondamento” le lodi al segretario di un partito “oggi travolto dagli scandali” e allora beneficiario di “tre forme di finanziamento illegale”.”Non basta un’intervista sulla questione morale – affonda Gasparri citando la storica intervista di Berlinguer ad Eugenio Scalfari – per cancellare i plurimi finanziamenti illeciti che hanno costellato la storia del Partito comunista. E non si tratta solo dell’oro di Mosca ma anche dell’oro delle Coop e di quello proveniente da affari italiani”.

Ma Gasparri è fuori dal coro, perchè La Russa – che incassa la solidarietà di Sergio Mattarella per la foto sui social che ritrae a testa in giù il Presidente del Senato – oggi è qui per sostenere che la destra italiana ha rispetto dei miti politici avversari e non cerca neppure egemonie culturali.

“Nessuno vuole cacciare nessuno, neanche Scurati. Che anzi mi aspetto ora scriva di Stalin e di cui io avrei trasmesso il monologo. Senza dargli una lira però, perchè già fa un sacco di soldi parlando di Mussolini….” “Mettiamo finalmente una parola di pacificazione su tanti giovani che persero la vita”, negli anni di piombo, si prende un pezzetto di scena La Russa nella giornata di Giorgia. “Perchè vedo oggi qualche segnale brutto, di intolleranza nelle università, con la ‘caccia all’ebreo’. Vedo chi ci prova a far tornare quel clima”. Ma a differenza “degli anni ’70”, “da molte forze politiche c’è un alt a questo modo di concepire il contrasto, soprattutto dal presidente della Repubblica. Anche se c’è nelle università un piccolo focolaio che potrebbe diventare un incendio. Fermiamolo finché siamo in tempo”. Poche chiare parole di condanna anche sul generale leghista Vannacci: “Buon per lui che non ha un bambino portatore di handicap, altrimenti capirebbe di aver detto una sciocchezza”.

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Il giorno dopo di Vannacci, Salvini lo blinda

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Roberto Vannacci continua a far parlare di sé. Il segretario leghista Matteo Salvini lo blinda, annunciando che lo avrà al suo fianco a Roma, all’uscita ufficiale del libro ‘Controvento’. Da quando è stata ufficializzata la sua candidatura, il generale è rimasto nell’agone politico. Prima la bagarre sulla giornata scelta per l’annuncio, il 25 aprile, seguita dalla diatriba interna al partito, ancora in corso. Poi le frasi infelici di Vannacci a La Stampa, sulle classi separate per i disabili e quel Benito Mussolini “statista”, che hanno scatenato anche la ferma presa di distanza dei ministri leghisti. Dal canto suo Vannacci ha derubricato tutto a ‘beghe’ nella Lega. “Giorgetti? Diatribe interne al partito che reputo più che legittime ma che non mi interessano. Lasciamo che si esprimano i cittadini, quello conta”, la risposta ad Affari Italiani. Il generale, ormai incensato come candidato indipendente dal Capitano, si aspetta la vera legittimazione alle urne.

“E’ normale che chi ha militato per tanti anni in un partito veda con scetticismo una persona che, dall’oggi al domani, entra a farne parte anche con tanti consensi e ‘viene vista come usurpatrice’, ha affermato sul canale Youtube di Hoara Borselli, ribadendo che alla fine saranno “gli elettori a scrivere il nome sulla scheda a stabilire chi aveva ragione”. Così Vannacci tira dritto attraverso la bufera che ha scosso la Lega e il centrodestra. Tra gli alleati ci sono stati momenti di imbarazzo. Ed è dal palco di Pescara – alla kermesse di FdI ‘snobbata’ da Salvini – che è arrivata una stoccata dalla seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa: “Buon per lui che non ha un bambino portatore di handicap, altrimenti capirebbe di aver detto una sciocchezza”. Forti applausi del pubblico.

Il forzista e vice presidente della Camera Giorgio Mulè ha rincarato la dose: “Il generale Vannacci ha detto una solenne fesseria, per giunta gravemente offensiva”, ha detto Mulè, paragonando le frasi a quelle del partito di estrema destra tedesco Afd sui disabili a scuola, “del tutto sovrapponibili a quelle di Vannacci”. Vannacci non viene risparmiato nemmeno dall’uscente eurodeputata – compagna di lista – Susanna Ceccardi, in totale disaccordo con lui. O dalla Lega del Friuli Venezia Giulia e da quella del Veneto, che si uniscono al coro di chi non “voterà” il candidato scelto da Salvini. Vannacci, così come il segretario, non si curano delle critiche. E guardano a martedì, quando saranno a Roma, l’uno accanto all’altro, per l’uscita del libro di Salvini, “Controvento”. Intanto il generale traccia la linea della sua corsa, contro l’imposizione di “un pensiero unico” e promuovendo il “sogno italiano invece che quello americano”.

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