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Coop famiglia Soumahoro, in campo anche la Finanza

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Potrebbero essere ascoltate dagli inquirenti la moglie e la suocera del parlamentare Aboubakar Soumahoro che gestiscono due cooperative, la ‘Karibu’ e la ‘Consorzio Aid’, finite sotto la lente della procura di Latina per eventuali irregolarità nei contratti e nei pagamenti dei lavoratori. Il procuratore Giuseppe De Falco ha confermato che un fascicolo esiste ma il “riserbo è massimo” e che le indagini sono state affidate, oltre che ai carabinieri – che stanno vagliando materiale trovato all’esterno di una coop durante un trasloco – anche alla Guardia di Finanza. La materia è delicata: alle due coop sono stati affidati anche servizi di accoglienza per i richiedenti asilo nel territorio pontino, e i sindacati riferiscono di progetti “finanziati dalla Regione Lazio e da vari Comuni della provincia, tra cui Latina”.

Ma Marie Therese Mukamitsindo, presidente del Cda della ‘Karibu’ e suocera del deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, ci tiene a mettere in chiaro che se gli stipendi non sono stati pagati è perché anche loro, la cooperativa, sono in attesa di ricevere i soldi “dalla committenza pubblica”. Anzi, sarebbero in pressing appunto “nel tentativo di soddisfare le posizioni debitorie nei confronti dei lavoratori”. Le Fiamme Gialle di Latina avrebbero in ogni caso avviato già da mesi delle verifiche per il reato di truffa per il mancato pagamento dei salari, così come era stato denunciato da una trentina di lavoratori. Tempi, circostanze e numeri che trovano conferma nel racconto dei sindacalisti che hanno dato loro supporto: “All’inizio – spiega il segretario della Uiltucs di Latina Gianfranco Cartisano – erano una decina, anche madri che ci hanno segnalato irregolarità. Poi anche altri si sono fatti coraggio. Abbiamo seguito 26 persone. Gli stipendi erano in ritardo di almeno 12 mesi ma per quattro lavoratrici anche di 18 e 22 mesi”. Cartisano spiega oggi che le prime segnalazioni erano arrivate a fine giugno e che il sindacato aveva preso contatti anche con la Prefettura.

Il prefetto, come si legge nella relazione dell’incontro col sindacato del 10 novembre, si è “prodigato nelle operazioni di intervento sostitutivo volte all’immediato pagamento” dei lavoratori di Aid. Riguardo invece alla Karibu il prefetto si è reso disponibile a una moral suasion per risolvere la vertenza. Ma a quanto pare, sempre stando al sindacato Uiltucs, la Aid e la Karibu avrebbero “contattato individualmente i singoli lavoratori al fine di cercare una soluzione individualistica”, con un atteggiamento definito “violativo di ogni diritto sindacale”. “Nel contempo, oltre alla questione delle condizioni dei lavoratori, lavoratori che hanno dato le dimissioni per giusta causa e ora sono tutti disoccupati – prosegue Cartisano – era emersa anche la vicenda di come vivevano i minori ospitati nei centri di accoglienza”.

E’ uno dei punti su cui insiste la deputata leghista Giovanna Miele, che ha presentato un’interrogazione al ministero del Lavoro: “Ci sarebbero lavoratori non pagati, minori ospitati in strutture gestite da Karibù e Aid che sarebbero stati discriminati, che avrebbero subito maltrattamenti. Non è fango, sono accuse gravissime”. Soumahoro – noto per le sue battaglie a favore dei braccianti e contro il caporalato – si è già dichiarato completamente estraneo alla vicenda. Sua suocera, che potrebbe dunque essere ascoltata dai magistrati con la figlia, si difende nel merito: intanto, afferma, lavoratori e sindacati “sono ben a conoscenza dei ritardati pagamenti da parte della pubblica committenza nonché dell’impegno profuso dal Cda al fine di ottenere, sebbene allo stato solo parzialmente, lo svincolo dei crediti”. E poi, conclude Mukamitsindo, “con stupore apprendo solo dagli organi di stampa di ulteriori accuse rivolte alla Cooperativa e nel respingere ogni ipotesi di coinvolgimento della sottoscritta e dell’organo gestorio della società confido che il proseguimento delle indagini possa accertare definitivamente l’estraneità della Cooperativa e del suo Cda”.

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Macron: se i russi sfondano non escludere le truppe

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Lo spettro delle armi proibite torna ad affacciarsi sulla guerra in Ucraina. La denuncia è arrivata dagli Stati Uniti, secondo cui i russi hanno utilizzato un agente chimico soffocante, la cloropicrina, per ottenere “conquiste sul campo di battaglia”. Le forze di invasione, al di là dei metodi più o meno convenzionali utilizzati, procedono con un’avanzata costante nel Donbass, ingaggiando con il nemico pesanti combattimenti intorno ad Avdiivka. E’ uno scenario che preoccupa gli alleati di Kiev, a partire dalla Francia, tanto che Emmanuel Macron ha evocato ancora una volta la possibilità di inviare truppe, se Mosca sfondasse e gli ucraini lo richiedessero esplicitamente.

L’uso di armi chimiche come “metodo di guerra” è stato segnalato dal Dipartimento di Stato Usa, che ha parlato di casi “non isolati”, in violazione di una convenzione internazionale che ne vieta l’utilizzo, firmata anche dalla Russia. In particolare la cloropicrina, che sarebbe servita per “allontanare le forze ucraine dalle posizioni fortificate”, è una sostanza ampiamente utilizzata durante la prima guerra mondiale, che provoca irritazione ai polmoni, agli occhi e alla pelle e può causare vomito e nausea. Gli ucraini, inoltre, hanno riferito di aver dovuto fronteggiare numerosi attacchi chimici negli ultimi mesi. Secondo un rapporto dell’agenzia Reuters, almeno 500 soldati sono stati curati per l’esposizione a gas tossici e che uno è morto dopo essere soffocato dai gas lacrimogeni. Il Cremlino ha respinto le accuse come “assolutamente infondate e non supportate da nulla” e si è concentrato sui successi delle truppe sul terreno.

Il ministero della Difesa ha rivendicato la conquista del villaggio di Berdichy, nel Donetsk, su una strada strategica per il rifornimento delle truppe ucraine. L’area è quella di Avdiivka, dove i difensori sono costretti a schierare le riserve. Il principale obiettivo in questa direttrice resta Chasiv Yar, ormai carbonizzata dopo mesi di bombardamenti: dalla collina che la domina l’Armata sarebbe in grado di colpire la spina dorsale della difesa ucraina. La potenza di fuoco è impressionante. Solo ad aprile, secondo Volodymyr Zelensky, il nemico ha lanciato “3.800 bombe e missili”. Mentre Human Rights Watch ha denunciato che i russi hanno giustiziato almeno 15 soldati ucraini mentre tentavano di arrendersi, come già evidenziato da altre fonti a fine 2023. Per contenere l’avanzata delle truppe di Putin gli occidentali tentano di aumentare e accelerare la fornitura di armi a Kiev, ma secondo Parigi questo approccio potrebbe non essere più sufficiente.

E’ Macron, in un’intervista all’Economist, a mettere le carte in tavola: “Se i russi sfondassero in prima linea, se ci fosse una richiesta ucraina – cosa che oggi non avviene – dovremmo legittimamente porci la domanda” di un eventuale invio di truppe al fianco degli ucraini. “Escluderlo a priori significa non imparare la lezione degli ultimi due anni”, quando i Paesi della Nato avevano inizialmente escluso l’invio di carri armati e aerei prima di cambiare idea, ha aggiunto il presidente francese. Che già a febbraio, quando aveva tirato fuori questa ipotesi per la prima volta, era stato sconfessato dalla maggior parte degli alleati (inclusi Stati Uniti, Italia e Germania). Mosca ha liquidato le dichiarazioni di Macron con sarcasmo, affermando che “sono in qualche modo legate ai giorni della settimana, e questo è il suo ciclo”.

Ma l’inquilino dell’Eliseo ragiona sul conflitto in Ucraina con uno sguardo all’Europa del futuro, che emergerà dopo il voto di giugno. E la sua ambizione è quella di guidare un processo di rinnovamento che porti l’Ue a diventare una potenza globale. Rafforzata, tra le altre cose, da una difesa comune. La minaccia russa al Vecchio continente è rilanciata anche dalla Nato che si dice “profondamente preoccupata” per le recenti “attività maligne” di natura ibrida, sull’onda dei casi recenti che hanno portato all’indagine e all’incriminazione di più individui in Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Polonia, Regno Unito e Repubblica Ceca: “Una campagna sempre più intensa di attività che Mosca continua a svolgere in tutta l’area euro-atlantica, anche sul territorio dell’Alleanza e attraverso intermediari”. Sul fronte della diplomazia, intanto, la Svizzera ha invitato più di 160 delegazioni al vertice a Lucerna a giugno ma l’invito non è stato esteso alla Russia. Che non a caso ha commentato: “Negoziati di pace senza di noi non hanno senso”.

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Neonata con rara malformazione nata a Salerno e gestita con competenza dai medici

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Parto eccezionale all’ospedale di Salerno. Una donna di 38 anni è stata dimessa dal Reparto di Gravidanza a Rischio dell’Aou San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, diretto dal dottor Mario Polichetti, dopo aver dato alla luce una neonata con una rarissima malformazione. La paziente era stata trasferita dall’ospedale di Polla al Ruggi dove ha partorito sua figlia che sta bene anche se è tuttora ricoverata nel reparto di Neonatologia, diretto dalla dottoressa Graziella Corbo, per ulteriori controlli. La neonata, di quasi 3 chili, è portatrice di una condizione genetica molto rara, denominata ‘Situs Inversus’, ovvero un collocamento anomalo degli organi del torace e dell’addome con inversione di posizione, rispetto alla loro sede usuale.

La piccola paziente, ha infatti il cuore, lo stomaco e la colecisti a destra ed una malformazione della vena cava, vicariata dalla vena emiazygos. “Il parto in questione – spiega Polichetti – è un evento davvero straordinario e deve essere gestito con estrema competenza, per evitare eventuali complicazioni, ma siamo fieri ed orgogliosi che si sia concluso nel migliore dei modi”.

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Ancora un Commissario: per il granchio blu e per la peste suina

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Parola mantenuta sul decreto di sostegno all’agricoltura preannunciato, a metà marzo a Roma, dal ministro Francesco Lollobrigida alla Conferenza organizzativa della Cia-Agricoltori Italiani, e frutto della collaborazione di più ministeri, – a partire da Difesa, Ambiente, Salute, Turismo – , nonché di ulteriori confronti con tutte le organizzazioni di rappresentanza del settore primario. Oggi ha preso forma in dodici articoli e verrà presentato la prossima settimana in Consiglio dei ministri. Al traguardo di un working in progress reso noto in più occasioni dallo stesso ministro Lollobrigida, ma senza fornire i dettagli sulle misure di aiuto “per rispetto – ha detto – del Cdm dove verrà discusso”. L’obiettivo dichiarato, durante la 75/ma assemblea di Fruitimprese, è quello di affrontare non solo le situazioni critiche ma anche per mettere in campo una strategia volta a migliorare i controlli del settore e altre questioni che riguardano “un mondo che deve essere protetto, salvaguardato e promosso”, ha sottolineato Lollobrigida.

Stando all’ultima bozza del provvedimento, il dl Agricoltura di prossimo varo prevede aiuti alle imprese danneggiate dalla guerra in Ucraina ma anche dal proliferare del granchio blu per cui arriva un commissario straordinario nazionale in carica fino al 2026, o per i produttori colpiti dalla “moria dei kiwi”, oltre a nuovi interventi per arginare la peste suina e il rafforzamento del contrasto alle pratiche sleali. E per limitare l’uso del suolo agricolo si dispone che “le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’istallazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra”. La società “Sistema informatico nazionale per lo sviluppo dell’Agricoltura – Sin Spa” viene incorporata nell’Agenzia per le erogazione in Agricoltura, Agea.

Inoltre per far fronte alla complessa situazione epidemiologica derivante dalla diffusione delle Peste suina africana (Psa) i piani di contrasto al proliferare dei cinghiali lungo l’intera Penisola verranno attuati anche mediante il personale delle Forze armate, previa frequenza di specifici corsi di formazione e mediante l’utilizzo di idoneo equipaggiamento. Sarà coinvolto un contingente di massimo 177 unità, e per un periodo non superiore a 12 mesi, con spese a carico, viene precisato nel testo, del Commissario straordinario preposto al contrasto Psa.

Il decreto guarda anche al settore pesca e dell’acquacoltura per contenere gli effetti della crisi economica conseguente alla diffusione del granchio blu. Le imprese della comparto che nel 2023 hanno subito una riduzione del volume d’affari, pari almeno al 20 per cento rispetto all’anno precedente, previa autocertificazione potranno avvalersi della sospensione per 12 mesi delle rate dei mutui e degli altri finanziamenti a rimborso rateale, cambiali agrarie comprese. “In questo provvedimento – ha sottolineato Lollobrigida uscendo da Palazzo Chigi – ci saranno alcune delle cose che avevamo garantito. Sul granchio blu abbiamo fatto molto, e bisogna fare ancora di più: bisogna avere una strategia di carattere italiano ed europeo non solo per arginare i danni che vengono provocati ma anche per trovare una soluzione definitiva”.

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