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Cronache

Baby gang, la stretta della Lega “via Rdc ai genitori”

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Lavori socialmente utili già nella fase delle indagini e ,per chi rifiuta, processo senza sconti di pena. Ammonimento del questore anche per chi oggi non è perseguibile, cioè i minori tra i 12 e i 14 anni. E per i ragazzi che diffondono i video delle loro violenze, per autocelebrarsi o istigare altri a seguire le loro orme, pene da 1 a 5 anni. E soprattutto, multe ai genitori e sospensione dell’assegno familiare o del reddito di cittadinanza. La Lega si appresta a proporre un giro di vite per arginare la violenza minorile, a partire dalle baby gang. Un fenomeno che riguarda tutto il Paese e che assume connotati di sempre maggiore gravità. Non a caso, infatti, era stato il ministro dell’Interno Matteo Piantodosi a indicare il contrasto alle bande giovanili violente tra le priorità del suo mandato, ma ora il partito di Matteo Salvini gioca d’anticipo. Ed è pronto a riproporre un disegno di legge che aveva già presentato alla fine della scorsa legislatura, come annunciato dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, tra i proponenti di quel testo, che vedeva come primo firmatario il leader del partito. La stretta ha l’obiettivo di “risolvere il problema stesso delle baby gang”, dando “un segnale ai giovani e ai loro genitori”, ha spiegato Ostellari , intervenendo a una trasmissione televisiva. E all’ANSA illustra i dettagli della proposta che sarà presentata nelle prossime settimane e in cui potrebbe confluire anche l’ipotesi di Salvinidi ritardare il conseguimento della patente ai giovani che hanno fatto parte di baby-gang. Attualmente i minori sonno perseguibili penalmente solo dai 14 anni in su. La Lega chiede innanzitutto l’introduzione dell’ammonimento del questore, anche per chi ha dai 12 ai 14 anni e che l’autorità di pubblica sicurezza possa applicare ai genitori la sanzione amministrativa dai 200 ai mille euro, per non aver assolto agli obblighi educativi e di sorveglianza del minore. Non solo: la proposta cerca di porre rimedio anche alla lentezza della giustizia penale. “Spesso i giovani violenti vengono individuati nell’immediatezza dei fatti. Ma la messa alla prova interviene a distanza di anni dal fatto. Bisogna dare la possibilità alla magistratura di intervenire subito e ‘suggerire’ a minori e genitori un percorso rieducativo immediato: lavori socialmente utili subito e, se l’esito è positivo, si estingue il processo, altrimenti si fa il processo senza sconti”. Tornando alle “punizioni” per la famiglia del minore, la Lega vuole che sia aumentata sino a 1.000 euro l’ammenda per i genitori dei ragazzi che non vanno a scuola, oggi “ridicola”, e che sia introdotta la sanzione accessoria della sospensione del beneficio del reddito di cittadinanza o dell’assegno unico familiare. “E’ un messaggio per le famiglie, responsabili di non aver vigilato e non aver provveduto all’obbligo di istruzione e mi pare un provvedimento di buon senso”, conclude Ostellari.

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Processo Grillo Jr, in aula a giugno i primi imputati

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Un’udienza tecnica, che ha assorbito anche quella prevista per domani, ma il processo a porte chiuse per il presunto stupro di gruppo che sarebbe avvenuto nell’estate del 2019 in Costa Smeralda, entrerà di nuovo nel vivo il mese prossimo. Il Tribunale di Tempio Pausania ha infatti aggiornato il dibattimento al 13 e 14 giugno: l’udienza clou è attesa per venerdì 14, quando cominceranno a parlare in aula i quattro imputati, Ciro Grillo – forse già il 14 – e tre suoi amici genovesi, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria. Ad accusarli è una studentessa italo norvegese, 19enne all’epoca dei fatti. Insieme ad una sua amica norvegese, anche lei presunta vittima di abusi per alcune foto a sfondo sessuale, erano entrambe nella villetta della famiglia Grillo, a Porto Cervo, la notte tra il 16 e 17 luglio di 5 anni fa.

Rientrata a Milano, la studentessa aveva denunciato i quattro ai carabinieri: per lei, quella fu una notte da incubo che le ha lasciato il segno. Ancora oggi la ragazza, che di anni ne ha 23, vive una situazione di fragilità psicologica che la rende particolarmente vulnerabile. La studentessa è stata ascoltata durante sei udienze, due delle quali in audizione protetta, lontana dagli sguardi degli avvocati grazie a un drappo nero. Questo non è però bastato a bloccare quelle crisi emotive che l’avevano spinta più volte ad interrompere la testimonianza e uscire dall’aula.

Dal 14 giugno toccherà agli imputati raccontare la loro verità davanti ai giudici, il procuratore Gregorio Capasso, gli avvocati della difesa e di parte civile. Da sempre Ciro Grillo e i suoi tre amici hanno sostenuto che quel rapporto sessuale e le altre presunte violenze non furono estorte ma consensuali. E su questo stanno lavorando tutti i legali del pool difensivo. Si tratta ora di capire se Ciro, e a ruota gli altri, vorranno testimoniare: di sicuro saranno presenti nel giorno in cui sono previste le audizioni, ma solo a ridosso dell’udienza gli avvocati decideranno quale linea adottare: dichiarazioni spontanee, nessuna deposizione o via libera alle domande e al successivo contradditorio.

Quella di oggi, dunque, è stata un’udienza prettamente tecnica in cui il perito informatico forense, Mario Calonzi, nominato dagli avvocati di parte civile, Giulia Bongiorno e Dario Romano, ha esposto i suoi dati e spiegato ai giudici le modalità per l’acquisizione agli atti processuali della grande mole di trascrizioni di telefonate e messaggi, compresi quelli vocali, e foto via chat, intercorsi tra le due presunte vittime e gli imputati. “Si è verificato un problema di identificazione di tutto il materiale – ha spiegato a fine udienza l’avvocata del pool di difesa Antonella Cuccuressu -, che non è poco e che è composto da documenti, chat, fotografie e dati tecnici di celle telefoniche”.

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Riforma dei test di accesso a medicina tra innovazione e sfide

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Il dibattito sull’abolizione dei test di accesso a Medicina in Italia prende una nuova piega con le recenti discussioni in Senato, che potrebbero portare a significative modifiche nel percorso di ammissione alle facoltà mediche. Nonostante le notizie che circolano su un’imminente abolizione, la situazione è più complessa e meno definita di quanto possa sembrare a prima vista.

Il testo unificato attualmente in discussione nella commissione Istruzione del Senato non prevede l’eliminazione totale del numero chiuso, ma propone una revisione del metodo di selezione. La nuova normativa suggerisce l’abolizione del test di ingresso preliminare, sostituendolo con una valutazione al termine del primo semestre del primo anno di studi.

Questa proposta rappresenta un cambio di paradigma: tutti gli studenti interessati ai corsi di area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria potranno iscriversi e frequentare il primo semestre. Successivamente, una graduatoria nazionale basata sui risultati degli esami del semestre determinerà chi può proseguire nei corsi di laurea magistrale, inclusi quelli di Medicina.

Tuttavia, emergono preoccupazioni riguardo la fattibilità di tale sistema. Con circa 90.000 candidati che ogni anno si presentano ai test di Medicina e solo 20.000 posti disponibili, il sistema attuale è già sotto pressione. La nuova disciplina, pur non escludendo l’uso di forme di test, anche se non preliminari, solleva interrogativi sulla capacità di gestire un numero così elevato di studenti nel primo semestre e sulla standardizzazione delle valutazioni.

Il testo unificato, sebbene ancora soggetto a modifiche attraverso emendamenti, getta le basi per una discussione che si preannuncia intensa. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere più accessibile l’istruzione medica, ma il percorso per attuare efficacemente tali cambiamenti è costellato di sfide, sia logistiche che pedagogiche.

La normativa, in forma di legge delega, richiede al Governo di tradurre gli indirizzi del Parlamento in un decreto legislativo, un processo che non solo richiede tempo ma che è anche carico di responsabilità politica. Infatti, il successo o il fallimento della riforma dipenderà significativamente dall’efficacia con cui il Governo implementerà i principi e gli obiettivi stabiliti.

In conclusione, mentre la promessa di un accesso più libero e meritocratico alla formazione medica è allettante, il passaggio dalla teoria alla pratica presenta complessità non trascurabili. Sarà fondamentale monitorare attentamente come si svilupperanno le discussioni e quali soluzioni saranno adottate per garantire un sistema equo e sostenibile che possa rispondere alle esigenze di tutti gli aspiranti medici in Italia.

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Scontro tra auto, morta una 33enne in viaggio con i due figli

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Ancora un incidente mortale sulle strade bolognesi. Poco prima delle 16, lungo la strada provinciale 61 in località Pian di Lama nel territorio di Monzuno, sull’Appennino bolognese, si è verificato uno scontro frontale tra due autovetture che provenivano da direzioni opposte.

Nel violento impatto è morta una donna di 33 anni, che viaggiava, a bordo di un’utilitaria Honda Jazz insieme ai suoi due figli: una ragazza di 18 anni e un ragazzino di 13 anni che sono stati accompagnati, dal 118, all’Ospedale Maggiore per accertamenti. Sono rimasti feriti, in modo più lieve, gli occupanti dell’altra vettura coinvolta, una Citroen C4. Sul posto, per i rilievi, sono intervenuti i carabinieri che sono al lavoro per ricostruire la dinamica di quanto è accaduto. Ieri, sulla Statale della Futa, aveva perso la vita un motociclista 76enne uscito di strada con il suo mezzo.

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