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Politica

Meloni apre partita internazionale con supporto Mattarella

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Un governo “in tempi record”, come i suoi fedelissimi predicavano da giorni. Perché le emergenze sono tante – dalla guerra in Ucraina al caro-energia – dossier tutti difficili e urgenti e il tempo, soprattutto in vista della manovra, pochissimo. Le prime mosse del premier incaricato saranno dunque sul fronte internazionale, con il possibile incontro con Emmanuel Macron a Roma e, passo successivo, la visita a Bruxelles per incontrare tra gli altri Ursula Von Der Leyen. Giorgia Meloni affronta tutti questi nodi con il presidente della Repubblica Sergio Mattarellanell’ora abbondante che passa dentro allo studio alla Vetrata, prima di essere incaricata prima donna presidente del Consiglio d’Italia. Una giornata “epica”, come la musica che accompagna il video che la leader posta sui social poco dopo le consultazioni. E che viene ‘sporcata’ dal pasticcio sull’energia, che scatena subito le dietrologie sulle difficoltà di gestione degli alleati. Già all’esordio, insomma, si vede che potrebbe non bastare far sedere accanto a sè a Palazzo Chigi come vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, con Forza Italia alle prese con le sue beghe interne che, per molti, sono la causa dello “scambio” di nomi tra Paolo Zangrillo e Gilberto Pichetto. E la Lega che non perde tempo a rivendicare il controllo della Guardia Costiera che rimarrà alle Infrastrutture, nonostante tra le new entry nell’elenco dei ministeri compaia quello del Mare, seppure come delega affiancata a quella del Sud. Il caso Pichetto-Zangrillo a sera sembra in realtà solo frutto di una incomprensione, all’interno della compagine azzurra prima di tutto. Lo stesso Zangrillo, uomo fidato e fratello del medico personale di Berlusconi, sentito il suo nome accanto al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, avrebbe chiamato il Cavaliere per declinare l’offerta perché non si sentirebbe “adatto” al ruolo. Che torna così a Pichetto che poco prima della correzione ufficiale da parte dello staff di Fratelli d’Italia aveva addirittura già inviato una nota in cui si diceva onorato di andare alla Pubblica amministrazione, poi ritrattata e trasformata in un grazie per la destinazione del Mite. In un giro di telefonate con il Colle la questione sarebbe stata corretta in tempo per autorizzare la firma dei decreti di nomina corretti da parte di Mattarella. Zangrillo-gate a parte, raccontano che Meloni sia arrivata al Colle con la lista definita – tenuta coperta fino all’ultimo anche agli alleati – che non sarebbe stata oggetto di particolari approfondimenti con il Capo dello Stato. Con cui invece sarebbero state affrontate tutte le sfide che attendono ora la premier incaricata. Il colloquio è disteso, il clima è quello di “leale collaborazione” che entrambi ci tengono a instaurare e a portare avanti. Perché ci sarà appena il tempo di organizzare il passaggio di consegne, con la cerimonia della campanella fissata per domenica mattina, che subito bisognerà affrontare la trattativa europea sul gas, che ha segnato passi avanti ma non ancora risposte concrete. Senza sponda di Bruxelles, e la possibilità di utilizzare risorse comuni per tamponare il caro energia, i margini per la manovra sono minimi, visto che finora gli aiuti sono costati, le ripetono anche i suoi esperti economici, 5 miliardi al mese. Per ottenere risultati in Ue, si conta sull’asse, tutto da costruire, con la Francia, la più vicina alle posizioni italiane. Anche per questo lo staff di Meloni starebbe già lavorando a un primo incontro con Emmanuel Macron, che arriverà a Roma proprio mentre ci sarà lo scambio della campanella con Mario Draghi. Meloni sente il premier uscente non appena lasciato il Quirinale con in mano l’incarico. E il premier uscente oltre a lasciarle in eredità “il lavoro fatto”, le lascerà probabilmente anche l’esperienza del ministro Roberto Cingolani, che dovrebbe rimanere come una sorta di advisor a supportare sul fronte delle trattative europee il ministro Pichetto. Il passaggio successivo, probabilmente il suo esordio internazionale, dovrebbe invece essere proprio a Bruxelles.

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Politica

La Rai annulla il confronto televisivo tra Meloni e Schlein per le Europee

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La Rai ha annullato il previsto confronto televisivo tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, in programma per il 23 maggio. Questa decisione arriva dopo la comunicazione dell’Agcom che ha sottolineato come un confronto del genere potesse avvenire solamente con il consenso di tutti i gruppi parlamentari rappresentati, condizione non soddisfatta dato che solo quattro degli otto gruppi hanno dato il loro assenso.

Il dibattito, che avrebbe avuto luogo nel contesto delle imminenti elezioni europee e che sarebbe stato moderato dal noto giornalista Bruno Vespa, è stato cancellato per mancanza della maggioranza richiesta dall’Agcom. La decisione di annullare l’evento è stata annunciata dalla Rai attraverso una nota ufficiale in cui si spiega che “nessun confronto è possibile in assenza della maggioranza richiesta”.

La Rai ha inoltre precisato che continuerà a garantire il rispetto della par condicio nei suoi notiziari e programmi di approfondimento, seguendo le linee guida dell’Autorità di regolamentazione. Con questa mossa, il servizio pubblico italiano si impegna a mantenere un equilibrio e una correttezza nella copertura delle campagne elettorali, riconosciute e sostenute dall’Agcom.

Questo annullamento segna un momento significativo nel dibattito politico italiano, influenzando non solo la visibilità dei candidati ma anche la dinamica dell’informazione politica in vista delle elezioni europee.

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Ultima stretta sul Superbonus e tutte le nuove norme finanziarie: l’esame approfondito

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Nell’arena politica italiana, la giornata di oggi segna un passaggio cruciale con la conclusione della prima fase di esame parlamentare del decreto legge sul Superbonus al Senato. Il dibattito è stato particolarmente acceso, evidenziando le fratture interne alla maggioranza, con Forza Italia che si è distinta in opposizione a specifiche misure proposte dal governo.

Il decreto, che introduce significative modifiche normative, è stato al centro di aspre discussioni, specialmente per quanto riguarda l’introduzione della misura dello spalma-crediti su 10 anni e la retroattività di tale provvedimento per le spese del Superbonus del 2024. Inoltre, Forza Italia ha combattuto, con successo parziale, la proroga della sugar tax, supportata dal resto della maggioranza e posticipata al 1° luglio 2025.

Durante i lavori della 6a Commissione, si sono verificati momenti di tensione significativa. In particolare, Forza Italia si è astenuta durante il voto su un emendamento cruciale, che è passato solo con il sostegno del presidente della commissione, Massimo Garavaglia (Lega), e di Italia Viva, che ha giocato un ruolo decisivo. La fiducia posta dal governo sul testo è stata approvata senza sorprese con 101 voti a favore, dimostrando una solida tenuta della maggioranza nonostante le divergenze interne.

Tra le novità più rilevanti approvate, si evidenzia il fondo di 35 milioni di euro istituito per il 2025, destinato al sostegno di interventi su edifici danneggiati da sismi, non coperti da precedenti decreti. Questo si aggiunge alle modifiche alla ripartizione dei crediti di imposta e alle diverse proroghe, come quella della Plastic tax al 1° luglio 2026 e varie nuove disposizioni per le banche e le assicurazioni riguardo la gestione dei crediti del Superbonus.

Importanti anche le risorse aggiuntive destinate a migliorare la gestione delle emergenze e del demanio, con significativi aumenti di fondi destinati a vari aspetti della gestione pubblica e infrastrutturale.

Il decreto ora passerà alla Camera per l’approvazione definitiva, prevista entro il 28 maggio, in una fase in cui il governo spera di consolidare ulteriormente le misure introdotte senza ulteriori ostacoli.

In sintesi, il cammino del decreto Superbonus si dimostra emblematico delle dinamiche politiche e delle priorità economiche attuali, rappresentando un tassello fondamentale nel più ampio quadro delle politiche di incentivazione e regolamentazione fiscale italiane.

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Accolto ricorso, Ilaria Salis va ai domiciliari a Budapest

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E’ stato accolto dal tribunale di seconda istanza ungherese il ricorso presentato dai legali di Ilaria Salis che può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari a Budapest. Il ricorso era stato presentato dai legali di Ilaria Salis contro la decisione del giudice Jozsef Sós che nell’ultima udienza del 28 marzo le aveva negato i domiciliari sia in Italia che in Ungheria. In appello, la richiesta è stata invece accolta e quindi la 39enne attivista milanese, candidata con Avs alle prossime Europee, potrà lasciare il carcere a Budapest dove si trova da oltre 15 mesi con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. Il provvedimento, che prevede il braccialetto elettronico, diventerà esecutivo non appena verrà pagata la cauzione prevista dal tribunale.

“Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare”: così Roberto Salis ha commentato la decisione del tribunale ungherese di concedere i domiciliari a sua figlia Ilaria che, dopo oltre 15 mesi, potrà lasciare il carcere dove è detenuta con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. “Non è ancora fuori dal pozzo – ha aggiunto ma sarà sicuramente molto bello poterla riabbracciare dopo 15 mesi, anche se finché è in Ungheria io non mi sento del tutto tranquillo”.

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