Bankitalia taglia di un punto percentuale pieno la crescita 2023 allo 0,3%, e avverte: nello scenario di uno stop del gas russo la recessione arriverebbe a -1,5%. Un quadro avvolto dall’incertezza sugli sviluppi geopolitici e sul loro impatto sulla crescita globale, mentre la corsa dello spread negli ultimi mesi fa segnare massimi di un decennio al costo pagato dal Tesoro per vendere Btp agli investitori. L’aggiornamento delle proiezioni di Via Nazionale, in realta’, parte da valutazioni positive: 2022 che si concluderebbe meglio di quanto previsto a luglio con una crescita al 3,3% come nella Nota di aggiornamento al Def. Nello scenario di base, “a una contrazione del prodotto nella seconda meta’ del 2022 seguirebbe una modesta ripresa dal secondo trimestre del 2023, che si rafforzerebbe gradualmente in seguito” arrivando allo 0,3% su base annua (0,6% la stima della Nadef) con un’inflazione che rallenterebbe al 6,5%. Ma il peggiorare rapidissimo del quadro internazionale suggerisce a Bankitalia anche uno “scenario avverso” con un 2023 che si concluderebbe con una maxi-recessione a -1,5%: del resto e’ lo stesso Fondo monetario internazionale a non escludere una recessione globale, e non passa giorno in cui dalla Germania, cui l’economia italiana e’ particolarmente legata, non giungano notizie di una recessione imminente e crescita negativa nel 2023. Il Fmi stima che, fra le economie avanzate, solo la Germania subira’ un impatto della crisi energetica piu’ pesante che in Italia, con una previsione rispettivamente per -0,3% e -0,2%. E dalle agenzie di rating arrivano segnali negativi: crescita zero per Moody’s, a -0,7% per Fitch, e nella forbice compresa fra -0,3% e -1,5% per Standard & Poor’s, che rivedra’ il rating sulla Repubblica venerdi’ prossimo. “Nello scenario piu’ avverso – spiega il documento della Banca d’Italia – si ipotizzano un’interruzione completa dei flussi di gas russo verso l’Europa e prezzi delle materie prime significativamente piu’ elevati, a cui si accompagnerebbero un piu’ marcato rallentamento del commercio internazionale e, nel breve termine, una maggiore incertezza”. I prezzi del petrolio e del gas sarebbero piu’ alti di circa il 50% rispetto allo scenario di base, che indicano 80 dollari al barile e 190 euro al megawattora rispettivamente, facendo salire ulteriormente l’inflazione oltre il 9%. Un quadro che impatterebbe sulle scelte della Bce. Il cui Governatore spagnolo De Cos, peraltro, ieri ha osservato che “potrebbero essersi materializzati” alcuni degli shock previsti dallo scenario avverso dell’Eurotower, che da +0,9% fa diventare -0,9% la stima di crescita 2023 dell’Eurozona nel caso di un protrarsi della guerra in Ucraina. Previsioni che ballano come non mai e sono appese all’evolversi della guerra. E che – spiega la Bce – non tengono conto delle “possibili risposte di politica monetaria e delle reazioni dei governi” che potrebbero accorrere in soccorso dell’economia in caso di emergenza. Forse e’ per questo che pur in un contesto di tassi al rialzo – 3,75 miliardi di Btp a tre anni oggi hanno dovuto pagare in asta il 3,57%, mai cosi’ tanto dal 2012 – lo spread dell’Italia resta sotto quota 250 anche oggi (238 in chiusura) con rendimento al 4,65%, lontano dai recenti picchi vicini al 4,90%. Una situazione di emergenza economica, infatti, potrebbe rimettere in discussione i piani della Bce. E congelare le aspettative del presidente della Bundesbank Joachim Nagel, che oggi ha dichiarato che c’e’ “consenso” fra i governatori per avviare nel 2023 la ‘rottamazione’ del quantitative easing.