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Politica

Sale pressione su premiership, oggi vertice centrodestra

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Sarà il vertice del compromesso o dell’unità necessariamente ritrovata, viste le elezioni a breve e i favori dei sondaggi. O almeno e’ l’auspicio di molti. Sulla reunion del centrodestra di oggi pomeriggio, 71 giorni dall’ultima volta – era il 17 maggio e i big dei tre partiti pranzarono insieme ad Arcore, ma finirono per litigare sulle amministrative – pesa ora il macigno della premiership. A Giorgia Meloni che non molla la presa sulla regola aurea per cui il candidato premier lo sceglie chi incassa piu’ voti nella coalizione, Forza Italia oppone disinteresse. “E’ un tema che non mi appassiona”, smonta la questione Silvio Berlusconi. Difficile pero’ immaginare che la presidente di Fratelli d’Italia si accontenti e ceda. Piu’ probabile e’ che ogni partito indichi il proprio candidato, prima del 25 settembre. Poi, il verdetto finale verra’ dalle urne. Al tavolo, dalle 17, sono invitati anche i ‘centristi’ di Udc e Noi con l’Italia. Stessa squadra riunita finora a Villa Grande, insomma, ma con Meloni a fare la differenza. In primis sulla location: niente piu’ ville private, era la sua richiesta e l’ha spuntata. Stavolta ha vinto il terreno neutro e istituzionale di Montecitorio, e probabilmente saranno tutti nella sala piu’ grande di cui dispone la Lega li’. Per Berlusconi sara’ il gran ritorno dal 9 febbraio, quando superato il Covid venne a incontrare Mario Draghi e saluto’ il presidente incaricato ed ex banchiere con un “Ciao ciao”. Ora, in un’intervista al Corriere il ‘patriarca’ azzurro elenca quello che davvero interessa agli italiani e cioe’ “le proposte per uscire dalla crisi” su tasse, lavoro, ambiente. Altro che scegliere il successore di Draghi a Palazzo Chigi – sembra dire il Cavaliere alla sua ex ministra per la Gioventu’ – le urgenze sono altre. Piu’ tranchant e’ il suo vice Antonio Tajani che frena cosi’: “Serve una squadra, non un uomo o una donna sola al comando”. In mezzo si pone Matteo Salvini, che ripete il mantra che “chi prende un voto in piu’ sceglie, vince e governa”. Si accoda Maurizio Lupi che presenta il suo nuovo simbolo a Napoli e sminuisce: “Le regole ci sono da 30 anni. Quella della leadership e’ un falso problema”. Eppure Salvini, che tenta la pace, relega il dibattito alla voce “tempo perso”. Da qui l’invito, che fara’ domani agli altri alleati: “Gli diro’ di concentrarci solo sui temi e sull’idea di Italia”. Piu’ del programma pero’, saranno altri nodi a tenere banco a partire dalla distribuzione dei collegi uninominali. Anche su questo FdI e’ ferrea: le regole non si cambiano e quindi contano i sondaggi. E Ignazio La Russa, storico ‘colonnello’ del partito, rammenta che si fara’ la media fra i tre migliori sondaggi, “tutto qui”. Un criterio che sulla carta premierebbe i ‘patrioti’. Un rischio che preoccupa la Lega soprattutto al nord: e’ li’ che la leader romana ha gettato, da mesi, la rete e non a caso e’ Milano la citta’ che ha scelto ad aprile per la conferenza programmatica, in stile quasi convention americana. Si teme dunque che il suo partito lanci adesso un’opa sui collegi del profondo nord, contendendoli ai leghisti. Sono loro a rischiare di piu’ e per scacciare i cattivi pronostici (gli ultimi fermano il partito al 13%) Salvini azzarda: “Non mi accontento di meno del 20%. Ci arriviamo”, ricordando che “alle ultime politiche ci davano al 10 e siamo arrivati al 17%. I cittadini scelgono”. Per il ‘Capitano’ non c’e’ tempo da perdere e la corsa elettorale accelera ritmi e impegni. Domenica tornera’ in Romagna per la festa della Lega a Cervia e chissa’ che non metta piede pure al Papeete di Milano Marittina, che lo vide chiedere i pieni poteri in costume e poi rompere il patto gialloverde. Adesso, invece, sarebbe in versione costruens. In marcia anche Meloni che giovedi’ ha convocato la direzione del partito in vista del voto. Piu’ fiaccata e’ FI, ‘orfana’ ormai di Mara Carfagna che lascia il partito convinta che la non fiducia a Draghi sia stata “una scelta di irresponsabilita’”. E che “il Rubicone e’ stato varcato”.

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Economia

Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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Politica

Europee: Vannacci presenta il suo libro giovedì a Napoli

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Roberto Vannacci, candidato della Lega alle elezioni europee, presenterà il suo libro “Il mondo al contrario” giovedì 2 maggio a Napoli. Lo annuncia Luigi Mercogliano, presidente per la Campania del comitato “Il mondo al contrario” che trae il suo nome dal titolo del libro scritto da Vannacci. La presentazione del libro si terrà giovedì 2 maggio alle ore 17 nel teatro del centro culturale “In arte Vesuvio”. Interverranno alla presentazione con l’autore il presidente campano di “Mondo al contrario” Luigi Mercogliano, il giornalista Sergio Angrisano e lo scrittore Massimo Scalfati.

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Politica

Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

La commissione Antimafia ha ufficialmente convocato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano per il 2 maggio. Lo si apprende da fonti della commissione secondo le quali l’audizione è fissata per le 10.30.

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