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Conte dal “consulente” Grillo: i nodi dei mandati e della piazza

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L’avvio della votazione degli iscritti sul doppio mandato e, contestualmente, quella per la designazione dei referenti territoriali in seno al Consiglio nazionale per i quali si e’ appena chiusa la fase delle autocandidature. Ma anche la strategia per il rilancio della proposta politica del M5s attraverso una mobilitazione. E’ lunga la lista delle opzioni da sottoporre al parere del “consulente” Beppe Grillo, con cui si domani il leader 5s Giuseppe Conte. Rimessi i panni del “grande saggio” stara’ al fondatore del Movimento dire la sua sulla delicatissima questione del tetto ai mandati e, soprattutto, su quella delle eventuali deroghe per i “meritevoli”. Una partita cruciale per il M5s alle prese con la scissione dei “dimaiani” di Ipf e con alcuni eletti ancora in bilico. “Penso che alla fine il vincolo cadra’. Riusciranno anche a convincere Beppe Grillo che l’ultimo principio portante del M5s dovra’ venir meno, grazie alle deroghe per gli amici. Sara’ la giravolta finale. Comunque sono fatti loro, che non ci riguardano e non interessano agli italiani che hanno altre priorita’”, azzarda Primo Di Nicola, capogruppo designato al Senato di Insieme per il futuro. Se cosi’ fosse e se Giuseppe Conte dovesse decidere di “derogare” anche Giancarlo Cancelleri, per farlo partecipare alle primarie per la scelta del candidato del centrosinistra in Sicilia, il voto degli iscritti dovrebbe avvenire addirittura entro meta’ settimana. Il 30 giugno scade infatti il tempo per l’scrizione dei candidati alle primarie che si terranno il prossimo 23 luglio. Proprio ieri Cancelleri aveva invitato Conte a “non perdere altro tempo” in vista di questa scadenza aggiungendo che “se non vinciamo queste primarie il M5s finisce, e non in Sicilia ma in Italia. E questo lo sanno bene a Roma”. Altra pietanza nel menu’ potrebbe essere quella del ritorno in piazza. Un’opzione da tempo sul tavolo (da ben prima della scissione) e che potrebbe essere rilanciata su diversi argomenti, a partire da quello del salario minimo, fino all’ambiente o al No alle armi. “Ce lo chiedono gli iscritti e i territori, c’e’ molta voglia di tornare ad incontrarci per rilanciare le nostre battaglie”, spiega una parlamentare. E questo anche alla luce dell’arrivo del quarto decreto armi per l’Ucraina, per il quale non servira’ un voto del Parlamento ma su cui da tempo il M5s aveva lanciato l’altola’ chiedendo uno stop agli invii dall’Italia. I consigli di Grillo serviranno anche a decidere la linea su questo fronte. Chiusa la partita delle Comunali si apre intanto giorni cruciali in Parlamento dove tornano in discussione provvedimenti altamente divisivi tra le forze politiche. Dai taxi all’inceneritore di Roma, passando per lo Ius Schoale e la cannabis, tra gli esami in Commissione e i voti in Aula, si prevede una settimana di scontri che dovra’ tenere conto anche del riposizionamento dei voti tra la nuova forza di Di Maio e i 5 Stelle. I quali proprio domani dovrebbero far recapitare al presidente della Camera la loro richiesta di “riequilibrio” interno alle Commissioni, conseguente ai nuovi rapporti di forza che si sono creati con la nascita alla Camera di Ipf. Al Senato l’operazione per la nascita del nuovo gruppo e’ pronta e dovrebbe essere conclusa ad inizio settimana.

 

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La nuova giustizia, due Csm e l’ipotesi di un’Alta Corte

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Carriere separate per i magistrati, due Csm e l’ipotesi di un’Alta Corte, ovvero un organismo che giudicherà ‘requirenti’ e ‘giudicanti’. La nuova riforma costituzionale della Giustizia prende corpo ed ha già alcuni punti fermi. La prima sintesi sul provvedimento costituzionale, che sarà presentato prima delle elezioni europee di inizio giugno, è emersa da un vertice allargato a Palazzo Chigi a cui hanno partecipato la premier Meloni, il Guardasigilli Nordio e il suo vice Sisto, il sottosegretario Mantovano, i sottosegretari di Via Arenula, i presidenti delle Commissioni di Camera e Senato e i responsabili Giustizia dei partiti di maggioranza.

Dal tavolo emerge la chiusura definitiva dell’accordo sulla separazione delle carriere dei magistrati (distinti tra giudicanti e requirenti e dunque con distinti concorsi di accesso) e l’istituzione di due Csm, ma sarebbe ancora in corso un dibattito sul metodo di elezione dei togati, per stabilire se sarà a sorteggio ‘secco’ o ‘mediato’. In quest’ultimo caso, per la componente togata, i magistrati candidabili al Consiglio superiore della magistratura che saranno sorteggiati sarebbero poi sottoposti a successiva selezione. Si esclude invece l’ipotesi della nomina di metà dei componenti del Csm da parte del governo. Sempre secondo le valutazioni in campo, vi è l’aumento del numero dei membri laici dei Consigli, almeno un quarto nominati dal Parlamento.

E resta ancora aperto il dibattito sulla presidenza dei due Csm: anche se è prevalente l’ipotesi che resti il presidente della Repubblica a presiederli, non si può ancora escludere l’eventualità che la scelta ricada sul primo presidente della Corte di Cassazione e sul procuratore generale presso la Corte, entrambi rispettivamente per i due distinti Consigli. In queste ore sta emergendo però con più insistenza l’ipotesi dell’istituzione di un’Alta Corte che possa giudicare tutti i magistrati. Questa proposta verrebbe ripresa dalla cosiddetta ‘bozza Boato’, che mise a punto l’allora deputato Marco Boato durante la Bicamerale per le riforme di Massimo D’Alema. Secondo la bozza, “la Corte di giustizia della magistratura” si sarebbe dovuta occupare dei “provvedimenti disciplinari nei riguardi dei giudici ordinari e amministrativi e dei magistrati del Pubblico ministero”.

“La Corte – si leggeva ancora nella bozza – è altresì organo di tutela giurisdizionale in unico grado contro i provvedimenti amministrativi assunti dai Consigli superiori della magistratura ordinaria e amministrativa”. La “Corte è formata da nove membri, eletti tra i propri componenti dai Consigli superiori della magistratura ordinaria e amministrativa”. Non si esclude che nei prossimi giorni un’ulteriore riflessione potrebbe essere dedicata all’esercizio dell’azione penale e alla sua discrezionalità. Il proposito potrebbe essere quello di riformare l’articolo 112 della Costituzione, in cui è attualmente prevista l’ obbligatorietà dell’azione penale, introducendone invece la discrezionalità, la quale in questo senso attuerebbe pienamente il sistema accusatorio.

E le priorità di questo esercizio potrebbero ad esempio essere stabilite per legge. Sulla futura riforma della Giustizia è ancora intervenuta l’Associazione nazionale dei magistrati per chiedere “un confronto con Nordio per un contributo tecnico al provvedimento, almeno prima che diventi legge”. Un incontro dove l’Anm intende esprimere anche i suoi timori per “il totale stravolgimento dell’assetto costituzionale” perché “viste nell’insieme le riforme preoccupano”. Una bocciatura sui provvedimenti annunciati arriva intanto anche dall’Associazione europea dei giudici, la quale ritiene che le ipotesi di riforma del governo italiano costituiscano “un grave attacco all’indipendenza della magistratura”, poiché andranno a minare “l’attuale equilibrio di poteri esistente in Italia”, in contrasto “con gli standard europei”.

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Nasce il centro per l’Ia, si parte da auto e aerospazio: investimento miliardario a Torino

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E’ finalmente operativa, dopo una lunga attesa, la Fondazione Ai4Industry. Il centro nazionale presidierà da Torino le applicazioni dell’intelligenza artificiale ai settori industriali: si partirà da aerospazio e automotive, ma l’obiettivo è andare oltre. A battezzarla – nella cornice storica del Museo del Risorgimento di Torino – sono stati tre ministri: Giancarlo Giorgetti dell’Economia, Adolfo Urso delle Imprese e del Made in Italy e Anna Maria Bernini dell’Università.

Con loro il sindaco Stefano Lo Russo e il governatore del Piemonte Alberto Cirio, ma anche molti manager di grandi gruppi. “Lo Stato spenderà nei prossimi cinque anni 1,7 miliardi nell’intelligenza artificiale, ma non conta il dispiegamento di risorse, quanto la capacità di spenderle efficacemente” spiega Giorgetti. “E’ la sommatoria degli stanziamenti in diversi ambiti dell’intelligenza artificiale. Ci rendiamo conto che rispetto all’ammontare degli investimenti dei colossi americani e cinesi magari è poca cosa. L’importante è focalizzarsi su un aspetto forte della nostra economia che è la manifattura. Se ci concentriamo sull’intelligenza artificiale applicata alla manifattura possiamo dire la nostra”, aggiunge il ministro dell’Economia.

“E’ un evento importante per Torino, per il Paese e per il sistema industriale. Non poteva che nascere qui, dove è partita la rivoluzione industriale. La persona deve essere sempre al centro” dice Urso che sottolinea il collegamento con i centri di Genova, Bologna e Pavia. “Non dobbiamo subire l’intelligenza artificiale, ma governarla. L’azione del governo è finalizzata a incardinare nel Paese infrastrutture strategiche di ricerca” afferma Bernini. La sede di partenza sarà nella cosiddetta “farfalla”, lo stabile accanto al grattacielo della Regione Piemonte nato per ospitare i convegni e gli eventi. Sarà presieduta da Fabio Pammoli, docente di Economia al Politecnico di Milano.

Giorgetti ha indicato “target sfidanti”: entro 3 anni le entrate da risorse esterne devono essere pari al fondo di dotazione dello Stato di 20 milioni, entro 5 anni i proventi da collaborazione industriale dovranno superare la dotazione del fondo statale. “Apprezziamo l’iniziativa del governo di istituire una Fondazione dedicata che potrà mettere a sistema e dare impulso al mondo della ricerca, dell’industria e degli investimenti finanziari. Come Cdp Vc collaboreremo attivamente per contribuire alla riuscita dell’iniziativa” afferma l’amministratore delegato di Cdp Venture Capital, Agostino Scornajenchi. “È un progetto a cui lavoriamo dal 2020, avevamo iniziato con l’ex sindaca Appendino e siamo andati avanti con Lo Russo.

Il Covid lo ha rallentato senza mai metterlo in discussione. È un fatto storico per l’Italia e per il Piemonte” sottolinea Cirio. “Un nuovo salto epocale come la rivoluzione industriale e quella digitale. Il fatto che il governo abbia scelto Torino punto di partenza. Torino è una delle capitali industriali d’Europa, l’ambizione che dobbiamo avere è continuare a fare squadra”, aggiunge Lo Russo.

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De Luca, eliminare decontribuzione sarebbe l’attacco più pesante

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“A me non è chiaro nulla di quello che dice Fitto. Se a voi è chiaro, vi chiedo di spiegarmi. Sono stati i media a raccontarci delle decisioni sulla Decontribuzione Sud, sentivamo le voci sulla decontribuzione che verrebbe eliminata. Non sappiamo niente, non conosciamo i testi scritti, non conosciamo i decreti, non conosciamo le carte del Pnrr, non conosciamo niente”. Lo ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca commentando, a margine di un incontro sui trasporti a Napoli, le parole del ministro della coesione e del Sud Fitto sulla Decontribuzione Sud.

“Questo sarebbe – ha detto De Luca – l’attacco più pesante al Sud. La decontribuzione era una misura strutturale e generale, non distingueva le categorie, i giovani, gli anziani, le donne, valeva per tutti gli assunti del sud. Questa sì che era una misura strutturale, quindi dal mio punto di vista bisogna fare una trattativa con l’Europa per renderla permanente questa misura, non per eliminarla. Altrimenti davvero qui al Sud non c’è nessun motivo per venire ad investire per un imprenditore. Guardate l’esperienza della Zes, in cui si è fermato tutto dopo la riforma. Quello che si è messo nel momento sono le zone logistiche semplificate, che sono previste per il nord e vanno avanti”.

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