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Economia

Aiuti a famiglie e imprese per 4 miliari e mezzo, prezzo della benzina giù di 25cent

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Taglio di 25 centesimi delle accise sulla benzina fino ad aprile. Bonus sociale allargato a 5,2 milioni di famiglie, che pagheranno luce e gas come l’estate scorsa. Bollette a rate e crediti d’imposta per le imprese. Golden power rafforzato. Il premier Mario Draghi tiene fede all’impegno a intervenire “subito”, con 4,4 miliardi, per difendere il potere di acquisto delle famiglie e il tessuto imprenditoriale, soprattutto quello piu’ esposto con Russia e Ucraina. E lo fa senza mettere mano quasi alle risorse pubbliche ma tassando del 10% gli extraprofitti delle societa’ energetiche. Dopo aver stretto in mattinata l’asse con gli altri Paesi del Mediterraneo per ottenere un tetto al prezzo del gas a livello europeo – “va assolutamente” creato un fondo “per rispondere all’emergenza energetica” – nel pomeriggio Draghi riunisce cabina di regia e poi in serata il Cdm per il varo dei primi aiuti, che si concentrano di piu’ sulle attivita’ produttive per garantire che “il nostro sistema sopravviva bene e continui a lavorare”, come sottolinea in conferenza stampa a tarda sera il ministro dell’Economia Daniele Franco. Il provvedimento e’ complesso, le risorse limitate – senza scostamento – e le misure vengono limate fino all’ultimo. All’ora di cena il Consiglio dei ministri e’ ancora in corso. Nel pomeriggio ai capidelegazione il premier e Franco ne illustrano solo una parte: i mercati sono ancora aperti e alcune scelte sono “sensibili”, a partire da quelle per aumentare la difesa da parte dello Stato delle attivita’ strategiche come il cloud o il 5G. Ma anche la tassa sugli extraprofitti. Per abbassare il costo alla pompa di benzina, diesel e Gpl si parte da un decreto ministeriale che attiva il meccanismo dell’accisa mobile: se i prezzi aumentano i maggiori incassi Iva si possono utilizzare per abbattere le accise. Le prime bozze arrivano a 8,5 cent al litro, che diventano circa 10 considerando anche la conseguente riduzione del peso dell’Iva, usando circa 308 milioni: troppo poco, dicono subito i consumatori ma anche i partiti di maggioranza, Forza Italia e Lega in testa, con Matteo Salvini che chiede subito di portare la cifra a mezzo miliardo. Proprio di questo si discute quasi tutto il pomeriggio, e di come trovare le risorse per un intervento ben piu’ “significativo”. A sera arriva la tassa sugli extraprofitti e il taglio sale a 25 centesimi, che sara’ applicato fino alla fine di aprile. Nel frattempo sara’ monitorato il mercato e se serve, assicura il titolare del Mite Roberto Cingolani, si interverra’ ancora “in tempo reale”. Nelle nuovo “decreto Ucraina” ci sono anche buoni carburante che i lavoratori ricevono dai datori di lavoro, che fino a 200 euro diventano esentasse – misura perorata dal leghista Giancarlo Giorgetti – e un ventaglio di interventi che spazia dagli aiuti per le bollette a quelli per l’agricoltura, fino al nuovo pacchetto di interventi per l’accoglienza dei profughi con un piano per l’assistenza fino a 75mila ucraini che scappano dalla guerra. Per contenere i rincari di luce e gas oltre all’aumento del tetto Isee per il bonus sociale per le famiglie – che passa da 8mil a 12mila euro – ci sono anche le misure per le imprese, dalla possibilita’ di rateizzare in 24 mesi i consumi di maggio e giugno al credito d’imposta per l’acquisto di energia anche per il secondo trimestre. Nelle bozze non compaiono misure per tassare gli extraprofitti delle societa’ energetiche che vengono discusse direttamente in Cdm. Sui rincari, in generale, vigilera’ mr Prezzi – ma anche l’Arera – che avra’ piu’ poteri e potra’ infliggere multe fino a 5mila euro a chi non sapra’ motivare gli aumenti. Vanno sanzionate “le speculazioni”, sottolinea Draghi perche’ la situazione “e’ di sicurezza nazionale, di emergenza” e “non sono piu’ tollerabili”. Ma bisogna fare di piu’ per le imprese, avverte il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, lanciando l’allarme per l’ex Ilva e l’acciaio nazionale. Scarseggiano i rottami, spiega ai colleghi, e vanno tutelate le materie prime per garantire la produzione italiana, insiste. Passa una garanzia Sace per l’ex Ilva, e Draghi annuncia ulteriori misure per l’acciaio nazionale nelle prossime settimane. Mentre rimane sotto la lente, per verificare la compatibilita’ Ue, una norma sul controllo delle esportazioni fuori dai confini comunitari. Per proteggere l’occupazione il decreto stanzia 150 milioni per finanziare la Cig in deroga per le industrie in difficolta’ che abbiano finito gli ammortizzatori ordinari. Arriva poi il taglio dei pedaggi per l’autotrasporto per 20 milioni – come da accordo con le categorie che ha sventato il fermo di camion e tir – e 195 milioni per il sostegno di pesca e agricoltura. Mano tesa anche al turismo, con un credito d’imposta che coprira’ il 50% della seconda rata Imu per alberghi, fiere, terme e parchi tematici.

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Economia

Bonus per assumere giovani e donne e 100 euro a gennaio

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Bonus per le assunzioni di giovani, donne e lavoratori svantaggiati, con sgravi per due anni. E un’indennità di 100 euro a gennaio prossimo per i dipendenti con redditi fino a 28mila euro. La premier Giorgia Meloni insieme a metà governo presenta ai sindacati le novità in arrivo sul lavoro e sul fisco, che andranno in Consiglio dei ministri alla vigilia della festa dei lavoratori. Mettendo sul tavolo un nuovo decreto primo maggio – come già ribattezzato – dopo che l’anno scorso in quella data furono approvate le norme sull’inclusione, con l’addio al Reddito di cittadinanza, sulle causali per i contratti a termine e sul taglio del cuneo fiscale fino a 7 punti. Ora le nuove misure sono contenute nel decreto Coesione, che riforma le relative politiche in materia, e in un decreto legislativo, nell’ambito dell’attuazione della delega fiscale, domani all’esame del Cdm.

L’obiettivo, come rimarcato da Meloni al tavolo con i sindacati, è quello di continuare a sostenere la crescita dell’occupazione, la riduzione della disoccupazione e degli inattivi, ovvero di coloro che non hanno un lavoro e neppure lo cercano, per farli rientrare nel mercato. E anche di difendere il potere d’acquisto delle famiglie e dei lavoratori, “segnatamente quelli più esposti”. In particolare, per il lavoro sono in arrivo misure per sostenere l’occupazione dei giovani, delle donne e di alcune categorie di lavoratori svantaggiati: con la riduzione degli oneri contributivi per i nuovi assunti per due anni. Accanto a queste sono previste disposizioni ad hoc per favorire l’avvio di nuove attività distinte per il Centro-Nord e il Mezzogiorno, spiega la premier. E inoltre si fanno spazio “azioni per riqualificare” i lavoratori di grandi imprese in crisi per favorire l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Sul fronte fiscale, sarà invece erogata a gennaio 2025 un’indennità di 100 euro per i lavoratori dipendenti, con reddito complessivo non superiore a 28mila euro con coniuge e almeno un figlio a carico, oppure per le famiglie monogenitoriali con un unico figlio a carico.

Da qualcuno già definito “bonus Befana”. Con il decreto Coesione il governo punta ad accelerare l’attuazione delle politiche di coesione che prevedono per l’Italia 75 miliardi di euro, di cui 43 miliardi di risorse europee. Fondi europei che vengono assegnati al Paese ogni sette anni. E che vanno spesi, destinandoli a politiche del lavoro, sociali e di sostegno alle imprese. Poco prima del confronto con le organizzazioni sindacali in vista del primo maggio, sempre a palazzo Chigi, la presidente del Consiglio e una delegazione del governo hanno incontrato Cgil, Cisl e Uil e la confederazione europea e internazionale dei sindacati per una consultazione in vista del vertice G7, in programma in Puglia dal 13 al 15 giugno.

Come di consueto, il Labour7, il formato che riunisce le organizzazioni sindacali delle nazioni G7 e dell’Ue, partecipa ai lavori formulando raccomandazioni ai leader e ai ministri del Lavoro e presentando le priorità dell’agenda: un’agenda che punti – si legge nella dichiarazione – alla crescita dell’occupazione, verde e di qualità, della sicurezza sul lavoro e dei salari. Presenti agli incontri i segretari generali di Cisl e Uil, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, per la Cgil i segretari confederali – non Maurizio Landini a Palermo per un’assemblea contro la mafia. Mercoledì intanto Cgil, Cisl e Uil si preparano a celebrare il Primo maggio sotto lo slogan “Costruiamo insieme un’Europa di pace, lavoro e giustizia sociale”, che li vedrà prima a Monfalcone (Gorizia) per la tradizionale manifestazione e poi a Roma per il concertone che debutta al Circo Massimo.

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Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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Inflazione, Codacons: con record cacao e caffè rischi rincari

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E’ boom per le quotazioni di cacao e caffè, con i prezzi delle due materie prime che sui mercati internazionali stanno raggiungendo nuovi preoccupanti record, aumenti che potrebbero portare a breve a forti rincari dei listini al dettaglio per una moltitudine di prodotti venduti in Italia. L’allarme arriva oggi dal Codacons, che ha monitorato l’andamento delle quotazioni negli ultimi mesi. A inizio gennaio il prezzo del cacao era pari a circa 4.250 dollari la tonnellata, mentre ieri, mercoledì 24 aprile, le quotazioni sui mercati avevano raggiunto quota 10.800 dollari, con un incremento del +154% da inizio anno, riporta il Codacons. Trend analogo si registra per il caffè, con il Robusta che è passato dai 2.800 dollari la tonnellata dello scorso gennaio ai 4.250 dollari del 24 aprile, segnando un +51,8%, mentre l’Arabica nello stesso periodo sale da 190 a 224 centesimi alla libbra (+18%).

Quotazioni alle stelle che interessano materie prime utilizzate per prodotti molto consumati in Italia, e che rischiano di determinare rincari a raffica per i prezzi al dettaglio di una moltitudine di alimenti, lancia l’allarme il Codacons. Basti pensare che solo per i prodotti a base di cacao e caffè gli italiani spendono oltre 10,2 miliardi di euro all’anno, circa 392 euro a famiglia: il giro d’affari del cioccolato nel nostro Paese è di circa 2 miliardi di euro, con un consumo procapite di circa 2 kg. Cialde e capsule valgono 595 milioni di euro annui, mentre il caffè per moka registra vendite per 640 milioni di euro. 7 miliardi di euro il business del caffè espresso consumato al bar. I prezzi al dettaglio hanno già risentito nell’ultimo periodo dell’andamento delle quotazioni, con i prezzi di prodotti a base di cacao e caffè che sono aumentati sensibilmente rispetto allo scorso anno – aggiunge il Codacons. Ipotizzando un rincaro medio dei listini al dettaglio del +5% come effetto dei rialzi delle materie prime, i consumatori andrebbero incontro ad una nuova stangata da 510 milioni di euro solo per i consumi di caffè e cioccolato.

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