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Veleni e ripicche, la resa conti Di Maio-Conte

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L’esito della trattativa per il Colle mette Giuseppe Conte al centro di un fuoco di fila incrociato dentro il M5s. Luigi Di Maio alza il mirino: “alcune leadership hanno fallito. Per fortuna questo stallo l’hanno risolto il Parlamento grazie anche al contributo del presidente del consiglio Mario Draghi”. Per questo chiama la resa dei conti. “Credo che nel M5s serva aprire una riflessione politica interna”. Una “riflessione” che potrebbe avere esiti imprevedibili, a cominciare dalla “segreteria” di Conte fino a lambire la sua stessa leadership. L’ex premier ne e’ consapevole e mette le mani avanti per non finire sulla “graticola”. “Non ho mai fatto trattative sottobanco” ne’ “il gioco delle tre carte”, si difende da chi lo accusa di aver tramato con Salvini alle spalle degli alleati della coalizione “progressista”. Conducendo trattative che per giunta non hanno portato ad alcun risultato. E’ il rimprovero di quanti nel Movimento hanno, giorno dopo giorno, cominciato a fidarsi sempre meno del gioco condotto dal loro leader, iniziando ad ingrossare le fila dei sostenitori del Mattarella bis. Partito, quello “mattarelliano” che al contrario ha ricevuto l’imprimatur di Luigi Di Maio, il primo che, una volta annusato lo sgretolarsi dell’ipotesi Mario Draghi, ha capito che la stabilita’ del governo inseguita dall’ex premier poteva raggiungersi solo giocando la carta del presidente uscente. Un errore politico che si e’ poi sommato al “pasticcio” creato da Conte sulla trattativa per Elisabetta Belloni, finita nel tritacarne della corsa al Colle ma non sottoposta alla bocciatura delle urne. Pericolo che ha spinto Di Maio a stoppare l’operazione, aprendo pero’ una contesa che fino a quel momento viaggiava sottotraccia. “Arrivera’ il momento per i chiarimenti interni” aveva anticipato Conte a proposito dello scontro con il Ministro che invita, come “ogni esponente” del Movimento a “rispondere non al leader di turno ma alla comunita’ degli iscritti”. E’ poco meno di una dichiarazione di guerra che potrebbe avere riflessi anche sul governo: nel giorno in cui anche la Lega chiede di rivedere i criteri di ingaggio, c’e’ chi immagina si arrivi anche ad avvicendamenti con personalita’ 5S che non facciano riferimento a chi “ha messo a rischio la stabilita’ arrivando quasi a provocare elezioni anticipate”. E se Conte rifugge la parola “rimpasto” e chiede a Draghi un incontro per stringere un Patto, Di Maio chiede di lasciarli lavorare: “spero che nessuno da domani si metta ad alimentare giochini o tensioni o divisioni”. Conte pero’ vuole chiarire e convoca una conferenza stampa: sottolinea la fiducia che gli e’ stata confermata dal segretario del Pd e sulle accuse di ‘intelligenza col nemico’: “ero stato delegato dal Pd a trattare con Salvini. Poi io ho chiesto al segretario Letta di affiancarmi in quegli incontri”.Ricorda anche che, fatta eccezione per la presidente donna, il M5s ha raggiunto tutti gli obiettivi che si era prefissato. Prova anche ad intestarsi l’elezione di Mattarella che ” e’ stato fatto crescere nella nostra comunita’ giorno per giorno” dice affermando di aver condotto le trattative “con serenita’, sapendo che c’era questa opzione sul tavolo”. Sullo sfondo c’e’ anche la probabile irritazione di Beppe Grillo indotto ieri ad esultare sui social per Elisabetta Belloni. Un tweet un po’ azzardato che induce il senatore ex M5s Lele Dessi’ a commentare: “Tu sei impazzito, fatti curare!”. Una figuraccia difficilmente digeribile dal carattere irascibile di Grillo.

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Esteri

‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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Napoli bello, Roma fortunata: è pari al Maradona

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– Napoli e Roma si annullano nella sfida valevole per la 34 giornata di Serie A. Al Maradona finisce 2-2 una bella sfida, accesa ed emozionante soprattutto nella ripresa: apre Dybala su rigore, Olivera e Osimhen (altro rigore) la ribaltano, poi nel finale il prezioso ritorno al gol di Abraham permette ai giallorossi di tornare a casa con un punto abbastanza importante per la corsa alla Champions League. La squadra di De Rossi sale a 59 punti restando a -4 dal Bologna, ma vede accorciare l’Atalanta che ora e’ dietro di sole due lunghezze e con una gara da recuperare. Amaro in bocca invece per gli uomini di Calzona, che scivolano a -5 dal settimo posto della Lazio.

La prima nitida occasione del match capita al 6′ in favore dei giallorossi (sara’ l’unica del primo tempo), quando da corner del solito Dybala arriva una sponda area di Mancini che pesca Pellegrini, il cui colpo di testa termina di poco alto sopra la traversa. Dopo una prima parte di gara giocata a ritmi bassi da ambo le squadre, i partenopei provano a crescere dalla mezz’ora: Osimhen tenta da posizione defilata trovando la respinta di Svilar, graziato invece poco piu’ tardi da Anguissa che sbaglia tutto a tu per tu.

Al 40′ si fa vedere Kvaratskhelia con il suo classico destro a giro, deviato in tuffo ancora da un attento Svilar, mentre a pochi istanti dal riposo un colpo di testa di Di Lorenzo sfila di poco a lato. Nella ripresa il Napoli continua nella propria produzione offensiva, ma al 56′ e’ ancora decisivo un intervento di Svilar ad evitare il possibile vantaggio di Lobotka. Passano un paio di minuti e, dall’altra parte, e’ invece la Roma a trovare l’episodio per sbloccare: Azmoun va giu’ in area a contatto con Jesus, l’arbitro fischia il penalty e Dybala lo trasforma alla perfezione nell’1-0 ospite.

Gli azzurri non ci stanno e al 64′, grazie ad un pizzico di fortuna, la pareggiano con Olivera: l’esterno calcia di mancino da fuori area, Kristensen devia e di fatto mette fuori causa Svilar che stavolta non puo’ nulla. Il match prende ritmo e i partenopei in particolare ritrovano morale, sfiorando il vantaggio al 73′ con Osimhen, che svernicia Mancini in velocita’ ma trova un miracoloso Svilar davanti a se’. Nel finale succede di tutto: Osimhen porta avanti il Napoli grazie ad un calcio di rigore fischiato dopo un contatto tra Renato Sanches e Kvaratskhelia (decisivo intervento del Var), poi all’88’ la Roma trova il nuovo pari con un colpo di testa di Abraham, che segna dopo una sponda aerea da corner di Ndicka ed esulta dopo un altro intervento del Var (gol inizialmente annullato per offside).

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Guerra Ucraina

I russi avanzano a est. Kiev, ‘la situazione peggiora’

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Il tempo stringe: le truppe di Vladimir Putin continuano ad avanzare sul fronte orientale ucraino e bombardano a tappeto il Paese in quelli che sembrano i preparativi per una nuova offensiva estiva. Kiev avverte che “la situazione è peggiorata” e non può far altro che attendere l’arrivo degli aiuti americani per frenare l’avanzata russa o meglio ancora respingerla.

“Il terrore russo è possibile solo perché abbiamo meno armi e soluzioni per proteggere la vita di quanto la Russia abbia la capacità di distruggere”, ha sintetizzato il presidente Volodymir Zelensky. “Tutti sanno quanto siano efficaci i Petriot e altri moderni sistemi di difesa aerea. Ne abbiamo bisogno qui in Ucraina. Meno il Cremlino ottiene con il terrore, più sarà interessato a trovare la pace. Dobbiamo costringere la Russia a farlo insieme”, ha ribadito. Politico ha rivelato che lo scorso dicembre il leader ucraino, incontrando lo speaker della Camera Usa, Mike Johnson, aveva sottolineato che senza l’aiuto militare Usa gli ucraini sarebbero stati in grado di reggere “fino a marzo o aprile”.

Le lancette corrono, e i russi nel frattempo da settimane strappano vittorie e avanzate, che sebbene si traducano in una manciata di chilometri potrebbero determinare le sorti del conflitto perlomeno nei prossimi mesi. Da ultimo, Mosca ha annunciato di aver preso il controllo dell’insediamento di Novobakhmutovka, nell’autoproclamata repubblica del Donetsk, a una decina di chilometri da Avdiivka. E’ la terza località a cadere in poche settimane, a cui si aggiunge una ulteriore avanzata nella regione settentrionale di Kharkiv, dove prosegue il diluvio di bombardamenti e dove Kiev è corsa ai ripari posizionando tank e pezzi d’artiglieria. Nel complesso “la situazione è peggiorata”, ha ammesso il capo delle Forze armate Oleksandr Syrsky: i russi hanno ottenuto dei “successi tattici”, non rilevanti ma significativi. Nelle ultime 24 ore, riferisce la Difesa ucraina, i russi hanno compiuto “32 attacchi missilistici, 64 aerei e 60 con i razzi Mlrs”.

Più di 110 insediamenti “nelle regioni di Chernihiv, Sumy, Kharkiv, Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia – dove ogni giorno si contano centinaia di colpi e attacchi con sciami di droni -, Dnipropetrovsk, Kherson e Mykolaiv hanno subito il fuoco dell’artiglieria”. Secondo fonti dell’intelligence occidentale rilanciate dai media internazionali, la strategia di Mosca punta a creare le condizioni per una nuova offensiva prevista in estate ma anche, forse soprattutto, a guadagnare posizioni proprio in vista dell’arrivo dei miliardi di dollari di aiuti militari americani, quindi Patriot, munizioni di artiglieria e sistemi anti-droni. Per questo, si sottolinea, nel breve termine i russi potrebbero strappare altro territorio a est nell’area di Avdiivka, e puntare alla conquista di Chasiv Yar, situata più a nord.

“Fra gli ucraini sta crescendo il panico al fronte”, specialmente su quello del Donbass, ha detto provocatoriamente il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov: “Occorre mantenere la pressione sul nemico”. In questo quadro Mosca, rivela ancora Politico citando gli 007 Usa, sta dislocando nuovamente sul campo di battaglia migliaia di militari mercenari inquadrati nel Gruppo Wagner di Yevgeny Prigozhin: “Un gruppo legato alla Guardia nazionale è già in Ucraina e sta subendo perdite. Altri due operano al comando dell’intelligence militare, mentre un quarto gruppo si sta riorganizzando in Africa”.

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