Collegati con noi

In Evidenza

Quirinale, Cei: emerga figura di unità come Mattarella

Pubblicato

del

Nel giorno in cui si abbassa il quorum per l’elezione del presidente della Repubblica e sull’ex inquilino del Colle, Sergio Mattarella piovono consensi, il segretario della Cei, mons. Stefano Russo, parlando a nome di tutti i presuli italiani riunitisi in questi giorni nel consiglio episcopale permanente, lo ripete come un mantra: il nome del prossimo Capo dello stato deve emergere come “una figura di unita’ e di garanzia”, ci si aspetta che la scelta cada su una personalita’ capace di “unire” e di lavorare per questa unita’ esattamente come fatto nell’ultimo settennato da Mattarella. “Questa sessione invernale del Consiglio Permanente – esordiva gia’ in mattinata il comunicato ufficiale della Cei – e’ coincisa con l’avvio delle votazioni per eleggere il Presidente della Repubblica. Da qui l’auspicio dei presuli che il Parlamento in seduta comune sappia cogliere il desiderio di unita’ espresso dal Paese. L’esempio di Sergio Mattarella, come uomo e statista, e’ un punto di riferimento nelle scelte che devono essere compiute alla luce della Costituzione”. Concetti ai quali, poco dopo, hanno fatto eco le parole pronunciate ai microfoni da mons. Russo nella sala del Giubileo dell’universita’ Lumsa. “E’ necessaria – ha detto – una figura che cosi’ come e’ stato Mattarella, possa essere di unita’. In questo momento piu’ di sempre abbiamo bisogno di figure di questo tipo, che ci aiutino a camminare insieme in un tempo cosi’ difficile”. “Spero che al di la’ dei tempi – ha aggiunto – possa essere individuata una figura che davvero possa svolgere questo ruolo di garanzia per tutti”. Mons. Russo non si e’ tirato indietro di fronte alla domanda se l’immagine ideale rimanga quella dell’ultimo inquilino del Quirinale: “Diciamo di si’, cioe’ con quelle caratteristiche che lo hanno contraddistinto, ribadisco quelle del tenere il Paese unito e di essere da questo punto di vista un punto di grande garanzia”, ma oltre non si e’ sbilanciato. Difficile dire se l’insistenza dei vescovi rappresenti una indicazione per un Mattarella-bis, mons. Russo e’ rimasto piu’ che prudente anche sugli altri nomi emersi a partire da quelli provenienti proprio dal mondo cattolico come Andrea Riccardi, fondatore della Comunita’ di Sant’Egidio lanciato dal segretario dem Enrico Letta, e quello ‘cresciuto’ piu’ negli ultimi giorni, di Pierferdinando Casini: “Non mi soffermo su nomi particolari, non mi sembra il caso di farlo, mi sembra piuttosto che quello che va messo in evidenza e’ che chiunque dovesse essere scelto come presidente, possa contribuire, evidentemente a prescindere dalla provenienza, all’unita’ del Paese”. Di sicuro, la presidenza di Mattarella per la Cei ha lasciato il segno come gia’ si intuiva dalla prolusione del presidente, il cardinale Gualtiero Bassetti, di lunedi’ scorso che ha parlato dell’ultimo inquilino del Colle come di un grande interprete dello “spirito unitario”. E per dire il rapporto di fiducia e il ‘sentiment’ che intercorre tra l’ormai ex presidente e la Chiesa italiana con al suo vertice il primate Francesco, basterebbe riportare una battuta catturata da un cronista e circolata alcuni giorni fa quando uno stretto collaboratore dell’ex Presidente, dallo storico barbiere “Peppino” di via della Vite, ha confidato che Mattarella “non farebbe il bis nemmeno se glielo chiedesse il Papa”. Intanto, la Cei e’ tornata oggi a esprimersi sull’eutanasia, sempre piu’ possibile materia referendaria ribadendo il suo netto no “alla liberalizzazione dell’omicidio del consenziente”. Proprio uno di quei temi su cui la Cei auspica che il prossimo Capo dello stato faccia da garante preservando le sensibilita’ di tutti, naturalmente anche quelle dei cattolici.

Advertisement

In Evidenza

Covid, l’identikit genetico influenza la risposta al vaccino

Pubblicato

del

La risposta alla vaccinazione contro Covid-19 è influenzata da caratteristiche genetiche individuali, in particolare da alcuni geni associati al complesso maggiore di istocompatibilità, il sistema attraverso cui l’organismo distingue le componenti proprie da quelle estranee. È quanto è emerso dallo studio coordinato dall’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Segrate (Cnr-Itb) pubblicato sulla rivista Communications Medicine.

“Come per la maggior parte dei farmaci, così anche per i vaccini ogni individuo può rispondere in maniera più o meno efficace e questo è dovuto, almeno in parte, alla costituzione genetica individuale”, osserva Francesca Colombo, ricercatrice del Cnr-Itb che ha guidato lo studio, condotto su 1.351 operatori sanitari vaccinati nei primi mesi del 2021 Dalla ricerca è emerso che le caratteristiche di una porzione del cromosoma 6 erano legati ai livelli di anticorpi anti-Covid. “In questa specifica regione genomica sono presenti dei geni che codificano per delle molecole presenti sulla superficie cellulare, coinvolte nei meccanismi di risposta immunitaria”, aggiunge la prima firmataria dello studio Martina Esposito.

“Questi geni – gli stessi che vengono valutati quando si cerca la compatibilità fra donatori di midollo osseo – sono molto variabili ed esistono differenti combinazioni. Il nostro studio ha evidenziato che alcune combinazioni erano associate a livelli di anticorpi più alti, mentre altre a livelli più bassi”. Per i ricercatori, la scoperta potrebbe consentire di “differenziare e personalizzare la campagna vaccinale, fornendo a ciascun individuo il vaccino più adatto, cioè quello che gli permetterà di produrre più anticorpi possibili”, conclude Massimo Carella, vice-direttore scientifico della Fondazione Irccs Casa Sollievo della Sofferenza, che ha collaborato allo studio.

Continua a leggere

Economia

Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

Pubblicato

del

Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

Continua a leggere

In Evidenza

Record per raccolta del plasma, ma autosufficienza scende al 62%

Pubblicato

del

La raccolta di plasma ha raggiunto livelli record nel 2023 in Italia, ma paradossalmente l’autosufficienza di questa componente del sangue è più lontana, a causa dell’aumento della domanda di immunoglobuline. E’ quanto è emerso dalla seconda edizione di “The Supply of Plasma-derived Medicinal Products in the Future of Europe”, il convegno internazionale dedicato al plasma, patrocinato dal ministero della Salute e organizzato dal Centro Nazionale Sangue (Cns), che ha visto a confronto esperti e policy maker, associazioni di donatori e di pazienti ed istituzioni italiane, europee ed internazionali. Secondo i dati ancora preliminari diffusi nel corso del convegno, per quanto riguarda le immunoglobuline, prodotto driver del mercato dei medicinali plasmaderivati, l’Italia nel 2023 ha raggiunto un livello di autosufficienza pari al 62%, inferiore di due punti percentuali all’anno precedente.

L’aspetto paradossale è rappresentato dai dati della raccolta del 2023 che, con i suoi 880mila chili di plasma, frutto delle generose donazioni di circa 1,5 milioni di donatori, ha raggiunto i livelli più alti di sempre per l’Italia. Ad allontanare il nostro Parse dal traguardo strategico dell’autonomia in materia di plasmaderivati è stato un aumento deciso della domanda di immunoglobuline, dai circa 104 grammi ogni mille abitanti del 2022 ai 108 del 2023 (+3,8%). Il dato preliminare è in parte mitigato dall’aumento del livello di autosufficienza in materia di albumina, altro driver del mercato, che è passato dal 72% nel 2022 al 78% nel 2023, grazie anche a un calo della domanda.

L’Italia, che è autosufficiente per quel che riguarda la raccolta di globuli rossi, deve quindi ricorrere al mercato internazionale per sopperire alla domanda di plasmaderivati ed integrare i medicinali, usati anche in terapia salvavita, prodotti a partire dal plasma raccolto a partire da donazioni volontarie, anonime e non remunerate. “La mancata autosufficienza di medicinali plasmaderivati resta un problema strategico per il sistema sanitario nazionale – ha commentato il direttore del Cns, Vincenzo de Angelis -. I dati, per quanto ancora preliminari, confermano la necessità di aumentare la raccolta attraverso azioni di sensibilizzazione rivolte ai possibili nuovi donatori, ma questo non basta. Bisognerà anche razionalizzare la domanda, specie di un prodotto come le immunoglobuline che sta trovando sempre più applicazioni a livello terapeutico. È un obiettivo su cui stiamo già lavorando con tanti partner italiani ed europei, perché il Covid ha dimostrato che, in situazioni particolari e spesso imprevedibili, non sempre il mercato internazionale può rispondere alla domanda dei nostri pazienti”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto