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Cronache

Aggressioni sessuali in piazza Duomo, una vittima al pm: ho temuto di morire

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Gli assalti del branco della notte di Capodanno in piazza del Duomo a Milano sono stati portati avanti “con una carica di violenza cosi’ brutale che solo grazie all’intervento fortuito di alcuni soccorritori” non ci sono state “conseguenze ulteriori e piu’ gravi”. Lo ha messo nero su bianco il gip di Milano Raffaella Mascarino che ha convalidato il fermo e disposto la custodia in carcere per il 18enne egiziano Mahmoud Ibrahim, uno dei ‘registi’ delle violenze sessuali di gruppo, assieme a Abdallah Bouguedra. Anche il 21enne, bloccato a Torino, deve rimanere in carcere, come ha deciso il gip del capoluogo piemontese, pur non convalidando il fermo. Intanto, nell’ordinanza firmata dal giudice milanese sono contenuti altri racconti agghiaccianti di quanto avvenuto due settimana fa, anche escludendo i dettagli cruenti degli abusi. “Siamo state (…) travolte da quest’orda – ha spiegato una delle quattro ragazze violentate verso mezzanotte e mezza vicino alla Galleria Vittorio Emanuele II -. Venivamo spinte da dietro, e sbattevamo contro quelli davanti che ci respingevano. Siamo cosi’ cascate, e mi sono ritrovata per terra, senza riuscire a rialzarmi e sentendomi soffocare, ho iniziato a pensare di morire. Ero atterrita dalla paura”. Nelle ricostruzioni la modalita’ con cui quei “40-50” giovani (18 i perquisiti nei giorni scorsi) selezionavano, agganciavano, circondavano e aggredivano. Tra la fermata della metro e “l’albero di Natale”, si legge nel verbale, “un ragazzo nordafricano ha iniziato a importunare” una delle quattro amiche, tra i 19 e i 20 anni. “Le si parava spesso davanti, cercando di impedirle di camminare – ha spiegato – ho avuto la sensazione che, una volta che la mia amica lo aveva allontanato, fosse andato a chiamare i suoi amici”. Poco dopo, ha aggiunto, “siamo state accerchiate, e ci siamo trovate attorniate da persone nordafricane. In particolare, mi sentivo toccare da quelli dietro di me, mentre altri, posizionati davanti a me, mi davano le spalle e urlavano”. Un’altra ragazza, sentita sempre nell’inchiesta coordinata dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo, non e’ riuscita a trattenere le lacrime: “Ricordo almeno 30 persone, che mi toccavano e mi spingevano (…) Dando vari spintoni, ho chiuso gli occhi, come per difendermi e, nonostante le spinte e un inciampo, sono riuscita a non cadere e a liberarmi dell’orda, probabilmente con la forza della disperazione”. Il gip ha riconosciuto i “gravi indizi” a carico del 18enne per il caso degli abusi sulle quattro ragazze e della rapina ai danni di una di loro. Elementi basati sulla “descrizione univoca compiuta da tutte e quattro”, sull’individuazione “fotografica”, sul ritrovamento a casa sua “di capi di abbigliamento in tutto e per tutto corrispondenti a quelli descritti”. Sarebbe stato lui ad iniziare “ad importunare le quattro amiche” e avrebbe dato il via alle violenze. Per il gip deve restare in carcere, perche’ potrebbe fuggire, inquinare le prove e colpire ancora, data la sua “spiccata pericolosita’” anche perche’ ha agito per soddisfare “pulsioni, in spregio a ogni forma di rispetto della persona”. Su di lui, invece, non ci sono prove sufficienti per quanto riguarda l’episodio piu’ grave ai danni di una 19enne e di una sua amica avvenuto all’angolo con via Mazzini e il cui video che lo ha documentato, realizzato da una testimone, e’ diventato virale. Violenze queste ultime che hanno portato, invece, alla custodia cautelare per Bouguedra. Intanto, agli inquirenti sono arrivate altre due denunce (potrebbero presto aumentare) e le ulteriori vittime su cui si stanno facendo approfondimenti sarebbero almeno quattro, oltre alle nove gia’ accertate. Sono andate avanti anche oggi le audizioni: verifiche sono in corso sulle dichiarazioni di due giovani intervistate in tv, su presunti abusi nei confronti di una turista inglese e di un’altra ragazza. Tra le persone da identificare, infine, c’e’ colui che nei verbali viene indicato come una sorta di “capo”.

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Cronache

A New York si commemorano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

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Una giornata speciale per i ragazzi delle medie e delle superiori per commemorare due simboli della lotta alla mafia: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel triste anniversario della Strage di Capaci. L’appuntamento si è svolto presso la Scuola d’Italia di New York Guglielmo Marconi, guidata da Michael Cascianelli. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono solamente nomi nella storia italiana, ma incarnano valori di coraggio, integrità e impegno civico. Per far comprendere appieno il significato di queste figure agli studenti della Scuola d’Italia Guglielmo Marconi, è stato organizzato un incontro con due esperti del campo: il Professore Antonio Nicaso e il Professore Rosario G. Scalia.

Il Professore Nicaso, storico delle mafie e autore di varie opere sull’argomento, ha condiviso con gli studenti la sua vasta esperienza e aneddoti privati, invitandoli a guardare al futuro con ambizioni elevate e a non scendere mai a compromessi di fronte alle mafie. L’incontro è stato condotto dal Professore Scalia, professore del dipartimento di Italiano alla Rutgers – State University of New Jersey, che ha moderato l’evento e ha portato anche una testimonianza personale, ricordando la sua infanzia a Catania e l’ombra costante della mafia che aleggiava sulla città. Ha evidenziato come frasi dette dai genitori come “stai tranquillo che i mafiosi si uccidono solo tra loro” per tranquillizzare i propri figli, o “ci si uccide solo al sud” o “solo in Italia” abbiano contribuito a creare una distanza emotiva e fisica dalle persone nei confronti della mafia. Ha invitato gli studenti a non voltare le spalle alla realtà, ma ad affrontarla con coraggio e determinazione, senza mai fare un passo indietro.

L’incontro, coordinato dalla Professoressa Cristiana Grassi, ha suscitato grande interesse e partecipazione da parte degli studenti, dimostrando l’importanza di educare le giovani menti alla consapevolezza civica e alla lotta contro ogni forma di criminalità. La morte di Falcone e Borsellino ha avuto un impatto profondo non solo in Italia, ma anche oltre confine. Negli Stati Uniti, Giovanni Falcone è ricordato come un eroe, anche dall’FBI. Una statua eretta a Quantico, sede dell’FBI, testimonia il rispetto e l’ammirazione che gli americani nutrono per il giudice italiano. La relazione tra Stati Uniti e Falcone si consolidò durante il celebre caso “Pizza Connection” durante gli anni del Maxiprocesso di Palermo. Oggi, la collaborazione tra Italia e Stati Uniti nel campo della lotta alla criminalità organizzata prosegue su queste solide basi, dimostrando che l’eredità di Falcone e Borsellino continua a essere una fonte di ispirazione nel cammino verso una giustizia globale e una cooperazione internazionale più stretta.

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Carabinieri: prima confisca e conversione in euro di monete digitali sottratte a napoletani

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La Sezione Criptovalute del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria ha completato con successo la prima operazione di conversione in euro di beni confiscati in monete digitali. L’attività è conseguente al sequestro di Bitcoin e Monero, per un controvalore di circa 11mila euro, avvenuto a gennaio 2023, quando la Prima Sezione Operativa di Roma e la Sezione Criptovalute hanno eseguito otto misure cautelari nei confronti di individui, tutti residenti a Napoli, sospettati di appartenere ad un gruppo criminale dedito alla contraffazione valutaria. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli e condotte con la collaborazione di Eurojust ed Europol, fanno parte di un ampio contesto investigativo iniziato nel 2018, mirato a smantellare una rete di distribuzione di banconote contraffatte attraverso il Darkweb, canali Telegram e il trasferimento di criptovalute come Bitcoin e Monero su wallet dedicati. Lo rende noto un comunicato dell’Arma.

“Nel corso delle operazioni le criptovalute sequestrate – in particolare Monero e Bitcoin, spiega la nota – erano state trasferite dalla Sezione Criptovalute su portafogli dedicati, attraverso l’uso di tecniche e software sviluppati direttamente dal Reparto Specializzato dell’Arma che consentono la creazione dei wallet garantendo, oltre ad una elevata sicurezza, anche una gestione particolare delle chiavi private e/o seed phrase. L’approccio utilizzato dalla Sezione Criptovalute assicura che nessun singolo operatore possieda la conoscenza completa della chiave privata, eliminando così un punto critico di vulnerabilità e aumentando significativamente la protezione contro gli attacchi informatici”.

“Le criptovalute, oggetto di sequestro, sono state confiscate con decreto emesso dall’Autorità Giudiziaria di Napoli la quale – prosegue la nota – ha disposto la conversione e il trasferimento al Fondo Unico di Giustizia. Pertanto, i Carabinieri della Sezione Criptovalute unitamente a personale dell’Exchange italiano Young Platform nominato appositamente ausiliario di polizia giudiziaria per procedere alla conversione, hanno provveduto al trasferimento e cambio in euro per il successivo deposito al Fug delle somme oggetto della confisca”. “La peculiarità di questa operazione non risiede solo nel suo successo e nella sua natura pionieristica, ma anche nel modo in cui dimostra l’efficacia dell’Arma dei Carabinieri nello svolgere operazioni altamente specializzate anche con le nuove tecnologie finanziarie. L’Arma dei Carabinieri, sempre attenta e vigile nelle indagini sul sensibile tema del Cybercrime, ha svolto recentemente il primo corso di perquisizione e sequestri di valute digitali presso l’Istituto Superiore Tecniche Investigative di Velletri, con il quale ha formato 25 operatori già specializzati in indagini telematiche”, conclude la nota.

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Reddito cittadinanza, presi altri 63 beneficiari e denunciati per truffa

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Sono 63 le persone che in provincia di Foggia sono state denunciate per aver indebitamente conseguito il reddito di cittadinanza, per un ammontare complessivo di 691 mila euro. Tra quelle individuate dai finanzieri del comando provinciale di Foggia negli ultimi due mesi ci sono i componenti di un intero nucleo familiare, che vive sul Gargano, e che avrebbero presentato istanze per ottenere il reddito di cittadinanza, allegando una dichiarazione sostitutiva mancante dell’indicazione dell’esatta composizione del nucleo familiare, che ha consentito loro di ricevere indebitamente oltre 21.400 euro. I controlli hanno interessato tutto il territorio provinciale, in particolare Cerignola, San Severo, Vieste e San Nicandro Garganico. I 63 beneficiari sono stati segnalati alla direzione provinciale Inps per la sospensione del sussidio. Numerose le irregolarita’ riscontrate dalle Fiamme gialle: dalla mancanza del requisito della residenza effettiva nel territorio nazionale alle mendaci dichiarazioni inerenti alla composizione del nucleo familiare, dall’omessa dichiarazione dello svolgimento di attivita’ lavorative, in diversi casi anche esercitate in nero, alla perdita del diritto al beneficio in conseguenza dello stato di detenzione.

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