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Macron all’attacco dei no vax, il mondo guarda all’obbligo vaccinale

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“Non voglio rompere le scatole ai francesi. Protesto tutto il giorno con l’amministrazione quando mette ostacoli. E invece, con i non vaccinati, ho tanta voglia di rompere le scatole. E quindi continueremo a farlo, fino alla fine. Questa e’ la strategia”. A tre mesi dalle presidenziali, Emmanuel Macron lancia il suo affondo piu’ duro contro i no vax. Mentre il mondo continua a fare i conti con lo tsunami di contagi di Omicron, il leader dell’Eliseo – finito nella bufera politica per il linguaggio usato – esclude per ora l’obbligo vaccinale. Anche parziale, come quello verso cui va l’Italia per gli over50. Nell’Ue, dove una decisa apertura era giunta direttamente dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, la misura e’ gia’ stata approvata dall’Austria, dove entrera’ in vigore dal primo febbraio, e dalla Grecia, dove scattera’ tra dieci giorni ma solo per gli over 60. Ma la valanga Omicron ha dato nuovo impulso ai suoi fautori. Quasi tutti prevedono gia’ l’obbligo per alcune categorie, in particolare i sanitari e chi svolge servizi pubblici, come insegnanti e poliziotti. Per molti, il prossimo passo potrebbe essere l’estensione per eta’ e fattori di rischio. Cosi’ come dall’altra parte dell’oceano dove anche il presidente americano, Joe Biden, ha spinto sui vaccini imponendo, oltre che nella pubblica amministrazione e nei trasporti, l’obbligo nelle aziende con oltre 100 dipendenti. Quanto poteva fare a livello federale perche’ molte decisioni spettano ai singoli Stati e, a volte, alle singole municipalita’ o contee. Nella prima intervista dell’anno, concessa a Le Parisien, Macron ha tracciato una linea netta nel dibattito sui vaccini: “In democrazia – dice – il nemico peggiore sono la menzogna e la stupidita’. Sui non vaccinati facciamo pressione limitando loro, per quanto possibile, l’accesso alle attivita’ della vita sociale”. Insieme all’imminente pass vaccinale, che nei piani del governo sostituira’ dal 15 gennaio l’attuale pass sanitario (equivalente al green pass base), le parole del presidente sembrano aver colpito nel segno, visto che nelle ultime 24 ore sono state effettuate 66mila prime dosi, record da tre mesi. Intanto, la diffusione dei contagi prosegue a livelli mai visti nelle precedenti ondate. Ennesimi record si registrano in Francia, con la cifra monstre di 335mila nuovi positivi, e Paesi Bassi, che nonostante il lockdown ne hanno accertati piu’ di 24mila, mentre nel Regno Unito sono tornati sotto quota 200mila. Contagi ai massimi da inizio pandemia anche in Svezia, Turchia e Portogallo – in quest’ultimo caso le restrizioni potrebbero comunque essere allentate per la campagna elettorale in vista del voto del 30 gennaio -, oltre che in Israele, dove il presidente Isaac Herzog e’ stato il primo leader mondiale a ricevere la quarta dose. In Polonia, invece, il presidente Andrzej Duda, che il 17 dicembre scorso aveva ricevuto la terza dose, e’ risultato positivo per la seconda volta. Secondo gli esperti, deve ancora essere raggiunto il picco dell’ondata legata al nuovo ceppo, destinato a diventare dominante “in pochi giorni” anche in Germania. Si rafforzano cosi’ le strette, come a Cipro – primo al mondo per contagi pro capite -, dove saranno limitati gli accessi in chiesa per l’Epifania, festivita’ molto significativa per i greco-ortodossi. La corsa ai vaccini spinge pero’ a ridurre la quarantena dei positivi, che passera’ da 10 a 7 giorni in Scozia e da 7 a 5 giorni in Repubblica Ceca. In Cina invece, a un mese dalle Olimpiadi invernali di Pechino, si conferma la politica di ‘tolleranza zero’, con un’altra metropoli in lockdown parziale, Zhengzhou, e tamponi per i suoi 12 milioni di abitanti, dopo la scoperta di 11 casi negli ultimi giorni.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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