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Omicron corre nel mondo, Vienna offre 500 euro per booster

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Omicron non si ferma e dilaga nel mondo dove, dalla Francia all’India, la nuova variante continua a far schizzare i contagi. E in tutti gli Stati si cerca di accelerare la corsa al vaccino e soprattutto alla terza dose. L’Austria, per abbattere il muro di scetticismo che ancora permane in una parte della popolazione sull’immunizzazione, potrebbe presto ricorrere alla piu’ classica delle armi per sollecitare il booster: pagare 500 euro, in forma di bonus spesa, a chi andra’ a farlo. La proposta e’ stata avanzata dai socialdemocratici e il governo di Oevp e Verdi si e’ detto pronto a parlarne. “E’ un segnale positivo”, ha spiegato il cancelliere Karl Nehammer. Al momento, del resto, per quasi tutti gli esperti e’ la terza dose l’antidoto piu’ efficace alla nuova variante che sta correndo in ogni angolo del mondo. La Francia per la prima volta dopo due giorni non ha battuto nuovamente il record di casi fermandosi a 206mila nuovi positivi, duemila in meno di 24 ore fa. Ma a crescere esponenzialmente sono i ricoveri: 18mila, quota che il Paese non raggiungeva da maggio scorso. La Gran Bretagna, dove i contagi viaggiano ormai sui 180mila quotidiani e’ pronta ad allestire ospedali da campo temporanei per fronteggiare e la crescente necessita’ di posti letto. Le autorita’ hanno gia’ individuato dove realizzare, a partire da questa settimana, le nuove strutture progettate per ospitare i pazienti: nei siti di otto ospedali di citta’ tra cui Londra, Bristol e Leeds. La Germania, che ha classificato l’Italia come Paese ad alto rischio, ha registrato una drammatica escalation di decessi: 383 nelle ultime 24 ore. E Berlino si prepara al peggio per gennaio, dato che Omicron, al momento, rappresenta solo il 17,7% dei casi di Covid. Anche l’Irlanda, con 16.428 nuovi casi assiste ad un nuovo, triste record dall’inizio della era Covid. La nuova variante non corre solo in Europa. In India rappresenta ormai la meta’ dei casi rilevati e il Paese registra un’impennata di nuovi positivi: oltre 13mila nelle ultime 24 ore, con 268 morti. Record assoluto dall’inizio di pandemia anche in Argentina, che sfonda il tetto dei 40mila nuovi casi giornalieri. A New York i nuovi positivi sono 67mila e a causa delle migliaia di persone in isolamento la metropolitana della Grande Mela ha subito stop e rallentamenti su diverse corse. La Russia, con 87.527 decessi scalza il Brasile diventando il secondo Paese al mondo dopo gli Usa per numero di morti a causa del coronavirus. La Turchia, con oltre 36mila positivi nelle ultime 24 ore, torna a livelli di contagio che non si vedevano dallo scorso aprile. Di fronte all’avanzare di Omicron diversi Paesi, corrono ai ripari limitando il piu’ possibile i festeggiamenti per il nuovo anno. Ma sono pochissimi i Paesi dell’Ue che hanno messo in campo restrizioni che ricordino il lockdown delle prime ondate. Il pericolo di una ricaduta, dannosissima, dell’economia sta frenando i governi occidentali che spingono invece sulla corsa al booster e, in un numero sempre maggiore, riducono il periodo di quarantena. Dopo Usa, Gran Bretagna e Spagna anche il Portogallo taglia l’isolamento per i positivi da dieci a sette giorni ma a patto che siano asintomatici.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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