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Corona Virus

Test e super pass per lavorare, stretta contro Omicron

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Con 36mila casi in 24 ore, nuovo record della quarta ondata, e la variante Omicron che apre “una fase nuova” della pandemia, va presa “ogni precauzione possibile” per fermare la corsa del virus. Il presidente del Consiglio Mario Draghi annuncia la nuova stretta che sara’ decisa dalla cabina di regia e dal Consiglio dei ministri nelle prossime ore: durata del green pass ridotta a 6 mesi, booster quattro mesi dopo la seconda dose, tamponi anche ai vaccinati per i grandi eventi, a partire dalle feste di Capodanno, ritorno allo smart working. E, soprattutto, la vaccinazione obbligatoria per altre categorie di lavoratori fino alla possibilita’ di estendere il super green pass in tutti i luoghi di lavoro. Proposta che, se dovesse passare, non consentirebbe ai non vaccinati di lavorare. Nell’incontro di fine anno con i giornalisti il premier non indica le misure nel dettaglio ma spiega quali saranno le direttrici lungo le quali si sviluppera’ l’azione del governo. E soprattutto chiarisce alcuni punti fermi che saranno alla base delle scelte. Le misure non toglieranno ulteriori spazi di liberta’ agli italiani, anzi: l’obiettivo e’ l’opposto. “Faremo tutto il necessario per difendere quel poco di normalita’ che abbiamo raggiunto” ripete piu’ volte elencando gli spazi da preservare: nessun lockdown, neanche per i no vax, scuola sempre in presenza e una vita sociale “soddisfacente”. L’altro punto e’ che ogni decisione sara’ “guidata dai dati e solo dai dati, non dalla politica come si dice in giro”. Il terzo sono i vaccini, che restano la “miglior difesa” (con due terzi dei pazienti in terapia intensiva che sono no vax) e sono stati “essenziali” per rilanciare l’economia, che crescera’ oltre il 6%. Dunque immunizzarsi e fare la terza dose sono “la priorita’”. Per tenere tutto insieme, vista la situazione e la “tempesta” in arrivo con Omicron, come la definisce l’Oms, bisogna pero’ agire e bisogna farlo in fretta, con un pacchetto di misure che andra’ ad intervenire su una serie di ambiti.

MASCHERINE: Un punto sul quale c’e’ sostanziale accordo tra le forze politiche, anche perche’ molte regioni si sono gia’ mosse da sole, e’ l’obbligo di mascherina all’aperto anche in zona bianca. Ma Draghi dice qualcosa in piu’: si sta ragionando di imporre l’uso della Ffp2 per tutti i luoghi chiusi, dunque nei posti di lavoro, sui mezzi pubblici ma anche in cinema, teatri e ristoranti.

GREEN PASS E BOOSTER A 4 MESI: Accordo c’e’ anche su una nuova riduzione della durata del green pass: varra’ 6 mesi. Una decisione strettamente collegata a quella che arrivera’ dall’Aifa nelle prossime ore: l’anticipo del booster da 5 a 4 mesi e l’estensione della terza dose anche ai 12-18enni. Il certificato, sottolinea Draghi “e’ diventato un po’ enfaticamente uno strumento di liberta’” e, invece, bisogna fare i conti con il calo della protezione dei vaccini dopo 6 mesi.

OBBLIGO VACCINO E SMART WORKING: Il premier sembra invece escludere uno dei temi piu’ controversi, l’obbligo di vaccino per tutti, che pero’ “resta sullo sfondo”. Ma allo stesso tempo fa capire che ci sara’ l’estensione ad altre categorie “in tempi brevissimi” e che si tornera’ ad un uso massiccio dello smart working. Quali siano le categorie, spiegano fonti di governo, saranno i risultati della flash survey ad indicarlo. Se la prevalenza di Omicron e’ sopra il 20% e’ probabile che l’obbligo possa scattare in tutti i luoghi di lavoro. Con percentuali inferiori, invece, potrebbe essere esteso a chi lavora a contatto con il pubblico o a tutti i dipendenti pubblici. Ma sul tavolo c’e’ anche un’ipotesi molto forte: estendere il super green pass a tutti i luoghi di lavoro per ‘recuperare’ quei 2,3 milioni di italiani tra i 40 anni e l’eta’ pensionabile che non sono vaccinati.

TAMPONE PER LE FESTE DI CAPODANNO: E Draghi conferma poi che il governo vuole intervenire anche sui tamponi. E ne spiega il motivo. “Nel green pass c’e’ un periodo in cui la protezione delle prime due dosi decresce rapidamente e la terza non e’ ancora stata fatta. E in quel periodo puo’ essere utile fare un tampone”. Dunque chi vorra’ partecipare ai veglioni di capodanno o andare in discoteca dovra’ fare il tampone se non ha fatto il booster. E non e’ escluso, neanche da Draghi, che potra’ farli gratuitamente come chiedono diverse forze politiche, per non penalizzare chi ha seguito le indicazioni del governo. Ma sul tavolo del Cdm potrebbe esserci un’altra opzione: l’esclusione dei tamponi antigenici per ottenere il green pass. “C’e’ molta apertura, ne discuteremo domani” afferma Draghi. Si tratta in ogni caso di un tema molto problematico, perche’ andrebbe ad impattare su diversi ambiti e in primis sul mondo del lavoro.

ALTRE 4 REGIONI VERSO IL GIALLO: Le prossime ore saranno decisive anche per i cambi di colore: i dati sulle ospedalizzazioni dicono che a Capodanno altre regioni potrebbero aggiungersi alle 5 e alle due province autonome gia’ in giallo. Il Piemonte ha gia’ tutti i parametri per il cambio di fascia ma rischiano pure Lazio, Lombardia e Sicilia. E se non si arrestano i contagi, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria e Calabria a gennaio potrebbe passare in arancione, zona che scatta con un’incidenza sopra 150 casi ogni 100mila abitanti, le terapie intensive al 30% e i reparti ordinari al 40%. Per questo, ripete Draghi, va presa ogni precauzione. “Uno puo’ sperare che le cose vadano per il meglio ma in realta’ deve prepararsi al peggio. Io non sono uno scienziato, ma sono incline a prevedere il peggio e quindi ad agire in anticipo per difendere quel poco di normalita’ conquistata”.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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