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Il vicesindaco leghista piemontese che scrive idiozie sulla camorra e il Calcio Napoli, poi le cancella e si scusa

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Il tweet razzistello l’ha cancellato. E si è scusato dicendo che a caldo gli vengono fuori idiozie sotto forma di pensieri deboli. Un vice sindaco di un paesino sperduto del Novarese, tale Alessandro Albanese, dopo la sconfitta del Milan con il Napoli (attenzione era una partita di calcio, non la terza guerra mondiale), sul suo profilo social ha scritto “Altro che “la mano de dios”, questa è la mano della camorra! MilanNapoli”. Una idiozia del genere non te l’aspetti da nessuno ma può arrivare, non da un uomo che sarebbe un professionista e che peraltro occupa un ruolo nelle istituzioni: è vice sindaco in un Comune.

Il post offensivo su Twitter è stato poi cancellato da questo tale Albanese. Ma la foto dello screenshot ha fatto il giro del web e lui, politico leghista con atteggiamenti se non idioti razzisti, ha scritto un altro post. Un post in cui spiega  che ha “probabilmente esagerato a parlare di camorra ma quanto accaduto qualche dubbio lo fa venire, quantomeno dal punto di vista sportivo. Avrei voluto vedere cosa sarebbe successo se fosse avvenuto a parti invertite…”. Insomma più che una “retromarcia” è una seconda idiozia per spiegare la prima idiozia che però aveva cancellato. E vabbè, diciamo che questo politico leghista un poco razzista, o non ha nessuna capacità di mantenere la calma e frenare la lingua quando la sua squadra perde, oppure è esattamente così. Cioè razzista, anche se cancella i suoi post razzisti c’è chi si incarica di rispedirglieli attraverso gli screenshot. E allora questo tale Alessandro Albanese è stato costretto a scrivere un terzo tweet per spiegare i suoi primi due tweet che puzzavano di razzismo e discriminazione e che sono finiti, pare, anche sul tavolo dei legali del calcio Napoli. Che cosa scrive questo signore nel terzo tweet? “Mi scuso se qualcuno si è sentito offeso per un certo termine utilizzato “a caldo dopo Milan-Napoli, il tweet è stato rimosso”.

Insomma è fatto così, un pochino razzistello! O forse ha delle prove che la camorra ha messo la sua mano per far vincere il Napoli contro il Milan? E come poi? Costringendo con la minaccia delle armi l’arbitro Massa a non convalidare il gol di Kessiè? Certo sarebbe bello (ed è facile che accada) che questo signore venga chiamato a spiegare in un Tribunale che cosa volesse intendere.

Quello che a questo bravo signore occorre consigliare è però studiare il Paese reale. Se fosse una persona normale, non particolarmente intelligente ma normale, consiglierei di leggere le relazioni annuali al Parlamento della Procura nazionale antimafia. Non bisogna manco comprarle, le trova sul sito della Camera dei deputati. Capirebbe, questo signore, che le mafie (pure la camorra di cui lui si riempie la bocca anche se non capisce che cos’è), i soldi che fottono al sud li investono solo dalle sue parti oltre che negli altri Paesi Europei e in tutti i continenti. Questo signore, se leggesse, e se riuscisse a capire in quale Paese reale vive, capirebbe che lui (più dei terroni o degli odiati napoletani) ogni giorno partecipa agli utili di aziende mafiose in mano ai Pelle, agli Esposito, ai Virga o ai Brambilla che hanno la sua stessa inflessione e che oramai sono parte integrante della bella società civile del Nord Italia. I nostri “cari mafiosi” di seconda e terza generazione doppiamente criminali e bastardi. Ecco, al signore che ha ritirato quella porcata di tweet e che l’ha definito una scemenza detta “a caldo”, consiglierei di studiare prima e poi parlare. Credo si vergognerebbe non di quello che scrive a caldo ma di quello che pensa.

In ogni caso ognuno di noi ha diritto alla istruzione e ad una seconda chance nella vita. Noi di juorno.it concediamo a questo signore la chance di riabilitarsi. E gli chiediamo di collegare sempre bocca e cervello e di parlare solo quando si è in grado di assicurare un pensiero che abbia un minimo di decenza.

 

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Marino: campionato squilibrato da anni, troppa disparità fatturati e ricavi

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“Il nostro campionato non è equilibrato da diversi anni, ci sono disparità di fatturati e ricavi, non è una questione di oggi. Però è stato un bel campionato per quanto riguarda lo spettacolo offerto dalle squadre e anche per certe novità tecnico-tattiche. L’Inter ha ripercorso il campionato del Napoli dell’anno scorso. A volte ci sono anche i demeriti che determinano certi divari in classifica. Demeriti di alcune squadre che dovevano fare e non hanno fatto”. Così ai microfoni di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1 Pierpaolo Marino, decano dei dirigenti sportivi italiani, sul campionato di Serie A ormai alle ultime curve, a quattro giornate dalla fine. Si dovrebbe tornare a un campionato a 18 squadre? “Ho fatto tanti anni con l’Avellino e con il Napoli con campionati a 16 squadre. Sia a 16 che a 18 squadre sono campionati che nella loro brevità non fanno emergere i reali valori tecnici. Una sconfitta determinava una classifica in maniera inappellabile. Sono contrario alla riduzione delle squadre. I format migliori sono la Premier e la Liga, tutti campionati a 20 squadre che non vanno a ridurre l’organico. A mio avviso, quello attuale è il format giusto”.

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Napoli bello, Roma fortunata: è pari al Maradona

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– Napoli e Roma si annullano nella sfida valevole per la 34 giornata di Serie A. Al Maradona finisce 2-2 una bella sfida, accesa ed emozionante soprattutto nella ripresa: apre Dybala su rigore, Olivera e Osimhen (altro rigore) la ribaltano, poi nel finale il prezioso ritorno al gol di Abraham permette ai giallorossi di tornare a casa con un punto abbastanza importante per la corsa alla Champions League. La squadra di De Rossi sale a 59 punti restando a -4 dal Bologna, ma vede accorciare l’Atalanta che ora e’ dietro di sole due lunghezze e con una gara da recuperare. Amaro in bocca invece per gli uomini di Calzona, che scivolano a -5 dal settimo posto della Lazio.

La prima nitida occasione del match capita al 6′ in favore dei giallorossi (sara’ l’unica del primo tempo), quando da corner del solito Dybala arriva una sponda area di Mancini che pesca Pellegrini, il cui colpo di testa termina di poco alto sopra la traversa. Dopo una prima parte di gara giocata a ritmi bassi da ambo le squadre, i partenopei provano a crescere dalla mezz’ora: Osimhen tenta da posizione defilata trovando la respinta di Svilar, graziato invece poco piu’ tardi da Anguissa che sbaglia tutto a tu per tu.

Al 40′ si fa vedere Kvaratskhelia con il suo classico destro a giro, deviato in tuffo ancora da un attento Svilar, mentre a pochi istanti dal riposo un colpo di testa di Di Lorenzo sfila di poco a lato. Nella ripresa il Napoli continua nella propria produzione offensiva, ma al 56′ e’ ancora decisivo un intervento di Svilar ad evitare il possibile vantaggio di Lobotka. Passano un paio di minuti e, dall’altra parte, e’ invece la Roma a trovare l’episodio per sbloccare: Azmoun va giu’ in area a contatto con Jesus, l’arbitro fischia il penalty e Dybala lo trasforma alla perfezione nell’1-0 ospite.

Gli azzurri non ci stanno e al 64′, grazie ad un pizzico di fortuna, la pareggiano con Olivera: l’esterno calcia di mancino da fuori area, Kristensen devia e di fatto mette fuori causa Svilar che stavolta non puo’ nulla. Il match prende ritmo e i partenopei in particolare ritrovano morale, sfiorando il vantaggio al 73′ con Osimhen, che svernicia Mancini in velocita’ ma trova un miracoloso Svilar davanti a se’. Nel finale succede di tutto: Osimhen porta avanti il Napoli grazie ad un calcio di rigore fischiato dopo un contatto tra Renato Sanches e Kvaratskhelia (decisivo intervento del Var), poi all’88’ la Roma trova il nuovo pari con un colpo di testa di Abraham, che segna dopo una sponda aerea da corner di Ndicka ed esulta dopo un altro intervento del Var (gol inizialmente annullato per offside).

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30 anni senza Ayrton Senna, nel mondo saudade senza fine per un mito dell’automobilismo

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“Un giorno che non sarà mai dimenticato dai brasiliani” titolava ‘O Globo’. E non era per celebrare la vittoria in uno dei cinque mondiali conquistati dalla nazionale del paese dove il futebol’ è un’autentica religione. No, era riferito al prossimo 1 maggio, quando saranno 30 anni dalla scomparsa, quel tragico giorno del 1994 a Imola, di Ayrton Senna. Un idolo nel suo paese, ma una icona mondiale il cui mito vive anche nelle generazioni che i prodigi del pilota non hanno potuto ammirare. Per capire cosa significhi tuttora per i suoi connazionali il ‘tricampeao’ del mondo della formula uno, morto a soli 34 anni, basta andare al cimitero di Morumbi (il quartiere dell’alta borghesia di San Paolo, di cui Senna faceva parte) dove è sepolto.

Caro Ayrton, un libro di Anna Maria Chiariello a 25 anni dalla scomparsa del grande Senna

Lì, vicino alla lapide coperta dai fiori, c’è un albero che ‘custodisce’ le testimonianze lasciate dai visitatori in onore del loro idolo scomparso tragicamente e troppo presto, ci sono anche pezzi di carta con preghiere e invocazioni, quasi degli ex voto con scritto “proteggimi” o “fammi trovare un lavoro”. Proprio così, perché Senna per tanti è una divinità, e non è certo un’esagerazione il detto secondo cui non esiste brasiliano dai 40 anni in poi che non si ricordi cosa stesse facendo in quel momento, quando da Imola arrivò la terribile notizia. Ayrton Senna è un sentimento, non solo saudade ma fede, amore, qualcosa, anzi qualcuno, che non potrà mai essere dimenticato, e in Brasile ancora oggi le sue 161 gare disputate vengono analizzate una per una, per capire quale fosse il suo segreto, oltre al talento che Dio, nel quale Ayrton credeva fortemente, gli aveva donato.

Sono giorni che a Rio, San Paolo, Porto Alegre e in ogni altro angolo del Brasile si parla e si scrive di Senna, non solo dei 30 anni dalla sua morte, ma anche, è successo a marzo, dei 40 anni dal suo esordio in F1 con la Toleman, e subito “fu l’inizio di un amore – hanno scritto i giornali locali – e della sua consacrazione”. I grandi network nazionali hanno ricordato che Senna è stato il modello di Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo, che non ha mai nascosto l’amore per il Brasile e per quel fenomenale campione di cui possiede un casco, mentre il fenomeno di oggi, Max Verstappen ha ricordato che “le vetture di allora erano molto differenti, e sono certo che se Senna corresse oggi guiderebbe in modo diverso. Ma vincerebbe ugualmente”.

Al Corinthians, squadra del cuore del pilota è stato chiesto, in vista del trentennale di Imola, per onorare le memoria del suo tifoso così speciale di riutilizzare la maglia di qualche stagione fa, quando al posto della scritta dello sponsor sul petto dei giocatori del ‘Timao’ era stato stampato l’autografo di Senna. Intanto alcuni facoltosi appassionati stanno partecipando all’asta per acquistare la Honda NSX che Ayrton utilizzava per spostarsi nei periodi che trascorreva in Portogallo.

Apparteneva ad una persona di nazionalità britannica, di cui non si è fatto il nome, che ora l’ha messa in vendita, al prezzo base di 500mila sterline, circa 580mila euro. In Brasile non se la vogliono far sfuggire, e sarà una sfida all’ultimo real. Intanto, e soprattutto, rimane quel volto che è anche su tanti murales, amato da tutti e sinonimo di 41 gran premi vinti e tre titoli mondiali. Una striscia che avrebbe potuto continuare chissà fino a quando, ma il destino ha deciso diversamente. Di sicuro Ayrton Senna continua a vincere nei cuori della gente.

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