In base alla nuova edizione del Mediterranean Sustainable Development Index (Msdi), l’indice progettato da The European House Ambrosetti per misurare l’attrattività e la competitività del Sud Italia, il Sud si conferma come la terza regione più attrattiva tra 22 Paesi del Mediterraneo. In particolare, si posiziona al quinto posto se si guarda all’analisi economica, al terzo se si considera gli asset a disposizione del territorio, al quarto se si guarda a innovazione e cultura e al settimo nel sociale. I dati sono contenuti nel Libro bianco sul Sud Italia presentato oggi da The European House Ambrosetti in occasione della giornata di apertura del forum ‘Verso Sud: La strategia europea per una nuova stagione geopolitica, economica e socio-culturale del Mediterraneo’.
Nel Libro bianco si mette in evidenza anche il dinamismo dell’area del Mediterraneo allargato nella quale tra il 2021 e il 2022 il Pil è cresciuto del +3,4% e del +4,8% nel Mediterraneo ‘core’ (che include, oltre all’Italia, 22 Paesi dell’Unione europea, dell’Area Balcanica, del Medio Oriente e del Nord Africa). Si tratta di un risultato superiore a quello delle grandi economie globali come Cina (+3%) e Stati Uniti (+2,1%), mentre in termini commerciali nel 2022 l’export è aumentato del +18,3% nel Mediterraneo allargato e del +19,7% nel Mediterraneo core. Allo stesso tempo, la popolazione è aumentata del +0,8% (circa 3,7 milioni di persone) nel Mediterraneo core e del +1% nel Mediterraneo allargato (13,1 milioni di persone).
Il Libro bianco sottolinea anche che oltre alla centralità dei corridoi energetici (con particolare riferimento al progetto Eastmed e al raddoppio del Tap), il Sud Italia è hub mediterraneo di sviluppo di fonti energetiche rinnovabili. Al 2022 è infatti al quinto posto nel Mediterraneo per quota dei consumi coperti da fonti energetiche rinnovabili (31,6%) e rappresenta il 39,1% di tutta l’energia rinnovabile prodotta in Italia nel 2022 (in aumento di 4,6 punti rispetto al 2021). Vanta, inoltre, caratteristiche topografiche strategiche per sfruttare energia eolica e solare. Secondo lo studio sono quindi fondamentali gli investimenti nel potenziamento dei corridoi che collegano l’Italia e il Sud, in particolare sulla direttrice orientale, che offre vantaggi competitivi in termini di sicurezza energetica, privilegiando infrastrutture in grado di incorporare nel medio periodo l’idrogeno verde.
Tra i settori su cui puntare per uno sviluppo solido e sostenibile, il Libro bianco individua l’economia del mare che al Sud conta più di 110 mila imprese (48,8% del totale nazionale), più di 332 mila occupati (36,4% del totale nazionale) e genera 15,7 miliardi di euro di valore aggiunto (30% del totale nazionale). Inoltre, l’incidenza dell’economia del mare sul totale dell’economia territoriale è più alta rispetto al resto del Paese: nelle regioni meridionali il settore pesa per il 4,7% del totale delle imprese (contro il 3,8% in Italia), per il 4,9% degli occupati (contro il 3,6%) e per il 4,4% del valore aggiunto (contro il 3,3%).
L’eolico off-shore galleggiante – secondo lo studio – può offrire già oggi una prospettiva di crescita per le regioni del Sud visto che secondo il Global Wind Energy Council (Gwec), l’Italia si colloca al terzo posto a livello mondiale per il potenziale di eolico galleggiante, un risultato che in gran parte è attribuibile alla posizione strategica delle regioni meridionali del Paese, principalmente la Puglia, la Sicilia e la Sardegna. Tra le altre cose il Libro evidenzia come nel Sud attualmente operino le tre maggiori fabbriche italiane per numero di occupati: contestualizzando questi dati nel più ampio scenario produttivo europeo, il Mezzogiorno si collocherebbe al settimo posto in Ue per numerosità di imprese manifatturiere. Forte anche la competitività sui mercati esteri.
Le esportazioni manifatturiere meridionali nel 2023 sono state pari a 63,9 miliardi di euro, in crescita del +35% rispetto al periodo pre-pandemico (47,3 miliardi), una variazione superiore di 6 punti percentuali rispetto a quella registrata a livello nazionale (+29,1%), al Nord (+29,0%) e di 8,9 punti percentuali rispetto a quella del Centro (+26,1%). Il Sud presenta una forte specializzazione in 4 settori – aerospazio, automotive, agroalimentare e farmaceutico.