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Cronache

“Assunzioni pilotate” all’università di Milano, bufera anche sull’infettivologo Galli e altri scienziati

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Finisce nella bufera il mondo universitario italiano. E con esso i massimi esperti infettivologi che sono stati in trincea durante la pandemia, tra cui Massimo Galli, punto di riferimento di medici e pazienti nella battaglia contro il Covid. Sono 33, tra cui 24 docenti universitari, gli indagati nell’inchiesta della Procura di Milano su presunti concorsi e assunzioni pilotate che oggi ha portato i carabinieri del Nas a una serie di acquisizioni e perquisizioni per raccogliere documenti, anche informatici, messaggi WhatsApp e altro, per “cristallizzare compiutamente il quadro” venuto a galla finora. Un quadro, come si legge nel provvedimento dei pm Luigi Furno e Carlo Scalas e dell’aggiunto Maurizio Romanelli, da cui emergono “collusioni e altri metodi di turbativa che hanno inquinato sistematicamente la regolarita’ delle procedure di selezione” ai concorsi, 30 quelli presi in esame, “sostituendo logiche clientelari al metodo meritocratico e al principio di imparzialita’”. Al centro della vicenda c’e’ il mondo accademico e le facolta’ di medicina in particolare del capoluogo lombardo, Pavia, Torino, Roma e una serie di reparti di infettivologia e nomi illustri: da Galli, primario all’ospedale sacco e prossimo alla pensione come professore alla Statale di Milano, a Massimo Andreoni, ordinario alla Sapienza, direttore scientifico della Societa’ italiana di malattie infettive e primario al policlinico Tor Vergata, fino a Claudia Colomba associata nell’ateneo palermitano. E poi Giovanni Di Perri dell’Universita’ torinese (“sono sereno, non c’entro nulla”, ha dichiarato), Claudio Maria Mastroianni sempre della Sapienza, Vittorio Luciano Bellotti cattedratico pavese e parecchi professori e ricercatori milanesi e pure Alessandro Visconti direttore generale dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco. I reati ipotizzati a vario titolo e che vanno dal giugno del 2019 fino al luglio 2020, sono associazione per delinquere (ne devono rispondere una decina) corruzione, abuso di ufficio, turbata liberta’ degli incanti e falsita’ materiale commessa dal pubblico ufficiale. E mentre il rettore della Statale Elio Franzini ha espresso “piena fiducia nel lavoro di tutti i nostri ricercatori” e pure un “senso di sconcerto e sgomento profondi” e Andrea Crisanti, il virologo padovano, ha rinnovato “grande stima professionale” nei confronti di Galli, l’inchiesta milanese ha ricostruito nei confronti del primario del Sacco – che risulta tra gli indagati per associazione a delinquere – tre presunti episodi di turbativa d’asta e due di falso per favorire candidati da lui stimati e ritenuti preparati. Per esempio, secondo l’accusa, avrebbe alterato il “concorso” per il ruolo di professore di seconda fascia in malattie cutanee, infettive e dell’apparato digerente, intervenendo come componente della “commissione giudicatrice” sul verbale di “valutazione dei candidati”: in questa veste, avrebbe attestato che il “prospetto contenente i punteggi attribuiti fosse il risultato del lavoro collegiale” nel corso di una riunione da remoto del febbraio dell’anno scorso, mentre, risulta dagli accertamenti, fu “concordato” solo dopo. Per tale procedura sono indagati anche il candidato vincente Agostino Riva, la segretaria di Galli mentre chi si e’ visto penalizzato, Massimo Puoti del Niguarda, oggi ha comunque manifestato la “massima stima” nei confronti del professore. Il quale domani verra’ interrogato per chiarire tutte le vicende che gli sono state addebitate come pure le ipotizzate irregolarita’ nell’assunzioni a tempo determinato – per altro “fortemente” osteggiate da Maria Rita Gismondo, anche lei nota virologa del Sacco – di due dei 4 dirigenti biologici per i quali era stato aperto un bando, o per aver allontanato, ritengono i pm, potenziali concorrenti pericolosi e ritagliato “il bando sul profilo” del vincitore di un posto da professore di ruolo di prima fascia era stato “bandito con decreto” del 24 aprile del 2020.

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Commando armato tra i vicoli dei Quartieri: volevano uccidere

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Armi in pugno, volti coperti, in quattro hanno fatto irruzione nell’androne di Foqus, la Fondazione Quartieri Spagnoli, in via Portacarrese a Montecalvario. Erano circa le mezzanotte di domenica scorsa e i componenti del commando erano convinti che lì dentro si nascondesse l’uomo che stavano inseguendo per uccidere, come vendetta per un precedente agguato, avvenuto due settimane prima in via Nardones. Non trovandolo, sono fuggiti via. Attimi di terrore per il custode, che ha denunciato tutto.

Il contesto: vendetta e criminalità

Secondo le indagini della Squadra Mobile diretta da Giovanni Leuci, quella incursione armata è stata la risposta a un episodio camorristico. Un agguato, avvenuto a tarda notte tra i vicoli del centro, documentato grazie alla testimonianza di uno studente. L’inchiesta è condotta dalla DDA con il coordinamento del procuratore aggiunto Sergio Amato. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza confermano la dinamica e il livello di pericolosità dei quattro incappucciati, armati di pistole e fucili.

L’emergenza criminale e il caso minorenni

L’attacco a Foqus arriva in un momento già delicato per Napoli, dove si sta alzando l’allarme sulla presenza di armi tra i giovanissimi. Solo pochi giorni fa due ragazzini di 14 e 15 anni sono stati pugnalati da coetanei nei pressi di piazza Dante, per futili motivi. Ieri, il prefetto Michele di Bari e l’assessore alla legalità Antonio De Iesu si sono recati nella zona degli accoltellamenti per incontrare commercianti e cittadini e ribadire l’importanza dell’impegno collettivo contro la devianza giovanile.

La missione di Foqus e la voce di Rachele Furfaro

“Domenica notte il nostro portone era aperto”, spiega Rachele Furfaro, fondatrice e presidente di Foqus. “Da quando siamo nati, nel 2013, abbiamo cercato di vivere la realtà dei Quartieri come una grande piazza, aperta alla contaminazione culturale e al contrasto della povertà educativa”. Non a caso, proprio ieri, la struttura ha ospitato un incontro con 750 studenti provenienti da tutta Italia, in collaborazione con la Robert Francis Kennedy Foundation e l’Università Orientale.

Diritti, scuola e coraggio nei Quartieri

“Serve più coraggio anche da parte delle scuole per stare in questi territori e mettere in campo interventi di qualità. Bisogna affermare il diritto alla formazione, alla lettura, al gioco”, insiste la presidente Furfaro. Un messaggio ancora più forte alla luce dell’ennesimo episodio di violenza giovanile che ha scosso Napoli lo scorso week end.

Il lavoro di Foqus non si ferma. La comunità reagisce, nonostante tutto.

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Videochiamata al concerto dal carcere, indagato Baby Gang

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La Procura di Catania ha indagato il rapper Zaccaria Mouhib, 24 anni, in arte Baby Gang, per concorso per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, aggravato dall’avere favorito la mafia, e per avere violato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale, che gli impediva di essere presente nel capoluogo etneo. Agenti della squadra mobile della Questura di Lecco, in raccordo con quelli di Catania, hanno eseguito a Calolziocorte (Lecco) un decreto di perquisizione e hanno sequestrato lo smartphone dell’artista che nei prossimi giorni verrà sottoposto ad accertamenti forensi.

All’indagato la polizia ha anche notificato un foglio di via obbligatorio emesso dal Questore di Catania che vieta a Baby Gang di potere dimorare nel capoluogo etneo per quattro anni. Iniziativa che farà saltare il suo concerto previsto per l’8 agosto prossimo alla Villa Bellini. Al centro dell’inchiesta della Procura di Catania la sua partecipazione, lo scorso 1 maggio, sul palco della Plaia, all’One day music festival, dove, prima di esibirsi con la canzone ‘Italiano’, scritta con Niko Pandetta, fa vedere un video sul suo smartphone in cui sembra assistere a una videochiamata con il nipote dello storico capomafia Turi Cappello. Il trapper però è in un carcere in Calabria, detenuto dal ottobre del 2024 per spaccio di sostanze stupefacenti.

“È mio fratello, un c… di casino per Niko Pandetta”, ha incitato il pubblico dal palco l’artista mostrando il telefonino in cui si è visto il volto di Pandetta. Il gesto è stato ripreso da molti dei presenti che hanno poi postato i video sui social, diventati virali. Non è ancora chiaro se la videochiamata fosse in diretta o registrata, o fosse un antico video memorizzato. Per chiarire cosa fosse realmente accaduto e verificare se Pandetta abbia avuto la possibilità, dal carcere, di mandare un video o, addirittura, di partecipare in diretta al concerto del 1 maggio sulla spiaggia della Plaia la Procura di Catania ha avviato degli accertamenti, delegando le indagini alla squadra mobile della Questura. E da una perquisizione nella cella del carcere di Rossano, dove Pandetta è detenuto, eseguita il 3 maggio scorso, la polizia penitenziaria ha trovato e sequestrato un telefonino. Per questo motivo è stato indagato per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.

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False fatturazioni e riciclaggio, 29 misure e 40 perquisizioni

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Ventinove misure cautelari e 40 perquisizioni sono in corso di esecuzione in 10 citta tra Emilia Romagna , Campania e Lombardia nei confronti di presunti appartenenti a un’associazione per delinquere operante nel settore edilizio e dedita all’emissione di fatture false, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro. Oltre 100 unità composte da operatori della polizia di Stato e da militari della guardia di finanza sono impegnate nell’operazione che si sta svolgendo Bologna, Ferrara, Modena, Ravenna, Reggio Emilia, Forlì, Rimini, Mantova, Napoli e Caserta. Si tratta del risultato di una complessa indagine – partita dalla segnalazione di movimentazioni di denaro sospette pervenuta alla polizia postale da parte di Poste Italiane – condotta dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica dell’ Emilia-Romagna coordinato dal Servizio polizia postale e per la sicurezza cibernetica, e dal Nucleo operativo metropolitano della guardia di finanza di Bologna, sotto la direzione del pubblico ministero Flavio Lazzarini della procura di Bologna.

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