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Salvini alza posta nella Lega e sfida Draghi su fisco

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Matteo Salvini alza i toni e rilancia la sfida con Mario Draghi attaccandolo su fisco e riaperture. Intanto nel partito monta la rabbia contro Giancarlo Giorgetti, sospettato di volersi “mettersi in proprio” e puntare a Palazzo Chigi. A pochi giorni dal voto, impegnato in un massacrante tour de force e ancora scosso umanamente dalla vicenda Morisi, il segretario leghista tenta di uscire dall’angolo difendendo a spada tratta alcune parole d’ordine del suo partito: no alla riforma del catasto e riaperture, come avviene nel resto dell’Unione. “Tutta Europa sta vaccinando e riaprendo, l’Italia e’ uno dei paesi piu’ vaccinati d’Europa ma qualcuno si ostina a limitare le riaperture. Vorrei capire da Speranza e da Draghi perche’ no. Tutta Europa riapre e noi no”, attacca da Milano. Ancora piu’ plastico lo scontro, sempre con Draghi, sul catasto. Stavolta un duello a distanza a colpi di dichiarazioni praticamente in contemporanea sulle agenzie. Mentre il premier assicurava a Roma che con la riforma del catasto “tutti pagheranno la stessa cosa quanto prima”, il Capitano da Pontecorvo, nel frusinate, bollava questa riforma come “una fregatura per gli italiani”. Da Salvini nessun commento su Giorgetti, ma le parole di fuoco che ha speso ieri hanno centrato nel segno. Molti colonnelli raccontano che le posizioni definite “sventurate” di Giorgetti, soprattutto su Roma, hanno compattato il partito a difesa del segretario. Fonti vicine al capo delegazione leghista al governo non dicono nulla su Matteo Salvini, ma riferiscono che Giorgetti e’ molto tranquillo per aver sempre lavorato nell’interesse della Lega e di essere sempre a disposizione del segretario contro cui, insistono le stesse fonti, non ha mai detto una sola parola. Ma il sentiment della pancia del partito e’ in subbuglio. Non solo la ristretta cerchia di Salvini ma anche anime diverse del partito dicono di non capire quello che definiscono “l’appiattimento di Giorgetti sul Pd”. Il clima e’ talmente torrido che partono i sospetti, i veleni e le accuse: la piu’ acida, partita sempre da alcuni colonnelli del partito, e’ quella secondo cui Giorgetti, candidando Draghi al Colle, ormai accecato di potere tanto da tifare contro il centrodestra, punterebbe a candidarsi come premier. Insomma, come figura di equilibrio, per guidare un esecutivo Draghi ma senza Draghi, per concludere la legislatura. Ma a quel punto – e’ l’avvertimento delle stesse fonti – non avrebbe l’appoggio dei gruppi leghisti. Insomma – e’ la conclusione del ragionamento – Giorgetti non avendo i voti, dentro il partito ma nemmeno tra la gente, punterebbe ad arrivare alla guida del governo solo grazie ad un’operazione di Palazzo, qualcosa che e’ lontano anni luce dal Dna della Lega. Altri ambienti ricordano anche a Giorgetti che attaccare Salvini, logorare la sua leadership nazionale, vorrebbe dire tornare alla Lega del 6% travolta dagli scandali sul Trota e Belsito.

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Politica

Atto di clemenza per onorare Papa Francesco: la politica torna a discutere di indulto e liberazione anticipata

Casini, Boschi, Serracchiani e altri parlamentari rilanciano l’appello di Papa Francesco: proposto l’indulto per l’ultimo anno di pena. Forza Italia apre, centrodestra diviso.

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Nel clima sospeso di queste giornate post-festive, scosse dalla solennità dei funerali di Papa Francesco, la politica italiana rispolvera un tema delicato e mai risolto: l’atto di clemenza verso i detenuti, nel nome del Pontefice scomparso. È stato Pier Ferdinando Casini, con un intervento sul Corriere della Sera, a riaprire il dibattito, rilanciando l’appello di Papa Francesco per una giustizia più umana, espresso simbolicamente all’apertura dell’Anno giubilare nel carcere di Rebibbia.

A farsi portavoce di questa istanza anche il movimento radicale Nessuno Tocchi Caino, che ha proposto la liberazione anticipata per i detenuti con un solo anno di pena residua. Una proposta già sottoscritta da parlamentari di diversi schieramenti: Maria Elena Boschi (Italia Viva), Debora Serracchiani (Pd), Luana Zanella (Avs), Maurizio Lupi (Noi Moderati), fino ad arrivare a Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato.

“Un minimo di coerenza vorrebbe che la politica, commossa ai funerali del Pontefice, dia un segnale concreto, non solo retorico”, ha dichiarato Zanettin. A fargli eco, Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: “Serve una misura straordinaria, non un perdono indiscriminato”.

Tuttavia, non mancano i contrasti: Fratelli d’Italia e Lega restano silenziosi o critici, ricordando le frizioni già esplose nel centrodestra quando, lo scorso anno, Forza Italia sembrava aprire alla proposta di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata. Apertura poi rientrata dopo le tensioni con gli alleati.

Intanto, al ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto conferma che è allo studio un provvedimento sull’uso eccessivo della custodia cautelare, ma frena su condoni e amnistie: “È giusto dire che si esce dal carcere solo perché non c’è posto? No. Lo sfratto non è incline alla funzione rieducativa della pena”.

Il confronto resta acceso, ma l’eredità spirituale e sociale di Papa Francesco torna a farsi sentire anche nelle aule parlamentari, spingendo una parte della politica a immaginare un gesto di clemenza come segno di civiltà e memoria.

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Politica

Giorgia Meloni guarda al 2027: “Realizzare tutto il programma, poi tornerò dagli elettori”

A metà legislatura Giorgia Meloni punta al 2027: “Portare a termine il programma del centrodestra”. Confronto con i sindacati l’8 maggio, riforme e lavoro in primo piano.

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A metà legislatura, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni fissa già l’orizzonte del prossimo voto: il 2027, quando intende ripresentarsi agli italiani potendo dire “ve lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto”. In un’intervista concessa ad AdnKronos, la leader di Fratelli d’Italia chiarisce di voler portare a termine l’intero programma del centrodestra, affrontando sfide ancora aperte come la natalità, il costo dell’energia e la sicurezza sul lavoro.

GUIDO CROSETTO MINISTRO DIFESA, LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI (Foto Imagoeconomica)

Il nodo lavoro e le critiche delle opposizioni

L’intervista arriva dopo un Primo Maggio segnato dalle dure contestazioni dell’opposizione. Elly Schlein accusa Meloni di “mentire a viso aperto sui numeri del lavoro”, mentre Giuseppe Conte parla di “presa in giro ai danni dei lavoratori” e Matteo Renzi sottolinea il record negativo di emigrazione dall’Italia: “191mila persone hanno lasciato il Paese nel 2023”. Meloni rivendica però i risultati raggiunti e lancia l’obiettivo di essere ricordata come la premier che ha aumentato l’occupazione e ridotto il precariato, annunciando il confronto con le parti sociali previsto per l’8 maggio e una dotazione di 1,25 miliardi per nuove misure in materia di lavoro e sicurezza.

Riforme e legge elettorale, la partita del premierato

L’orizzonte resta la primavera 2027, ma le voci di elezioni anticipate al 2026 continuano a circolare. Nel centrodestra, intanto, si intensificano le riflessioni sulla legge elettorale, strettamente connesse alla riforma del premierato, “madre di tutte le riforme” secondo Meloni. Non è un mistero che la presidente preferirebbe una forma di governo presidenziale, ma per ora ribadisce l’impegno sul testo in discussione alla Camera da dieci mesi.

GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO ECONOMIA, LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI

“Sessismo contro di me nel silenzio generale”

Nell’intervista, Meloni confessa di essere rimasta “colpita” da “attacchi sessisti vergognosi” subiti in questi anni, lamentando l’indifferenza di chi si riempie la bocca con i diritti delle donne. La replica di Maria Elena Boschi (Italia Viva) non si fa attendere: “FdI ha usato sessismo contro di me per anni. Giorgia, basta chiacchiere e vittimismo. Governa se sei capace”.

Rapporti internazionali: da Trump a Macron

Meloni conferma la sua “relazione speciale” con Donald Trump, riconosciuta anche dalla Casa Bianca, e racconta del consiglio dato al presidente serbo Aleksandar Vucic prima del suo incontro a Mar-a-Lago con l’ex presidente Usa. “Meglio parlare con lui lì che a Washington”, avrebbe detto lei. Il legame con gli Stati Uniti resta saldo: “Difenderemo i nostri interessi con lealtà, ma senza subalternità”, spiega Meloni.

Sul fronte europeo, rivendica un rapporto pragmatico con Ursula von der Leyen, fondato su “stima e franchezza”, e auspica una rimodulazione del Green Deal. Conta di trovare una sponda nel possibile prossimo cancelliere tedesco, Friedrich Merz, e descrive i rapporti con Macron come “di collaborazione e sana competizione” tra due leader di famiglie politiche diverse, ma con interessi comuni.

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Ministro Giuli: scudetto al Napoli? Rallegra il cuore di un romano e un romanista come me

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“Napoli non è in odore di scudetto, ma è in profumo di scudetto. Io sono romano e romanista, ma innamorato di Napoli. Sappiamo bene che in passato ci sono stati terribili episodi che hanno riguardato le tifoserie della Roma e del Napoli. Oggi sentire Napoli in profumo di scudetto è una cosa che rallegra il cuore di un romano e di un romanista”. Così il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, sulla corsa scudetto, a margine della sua visita al cantiere dell’Albergo dei poveri a Napoli.

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