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Economia

Fisco, concorrenza, reddito di cittadinanza: ecco le sfide della ripresa del Governo Draghi

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Riforma fiscale, liberalizzazioni, delocalizzazioni, ammortizzatori sociali, ma anche revisione del reddito di cittadinanza e sostituzione di Quota 100. I dossier economici che governo e Parlamento si troveranno a dover affrontare dopo la pausa estiva sono molti e complessi e rischiano di trasformarsi inevitabilmente in terreno di acceso confronto politico, in concomitanza peraltro con la campagna elettorale per le comunali. Settembre e’ il mese in cui ogni anno il ministero dell’Economia presenta, entro il 27, le nuove stime della NaDef. L’aggiornamento di questo documento contiene il quadro dei conti pubblici aggiornato e con le prime linee macroeconomiche che indicano i margini della manovra di bilancio il cui varo e’ fissato ora il 20 ottobre. Quest’anno sara’ pero’ anche il mese in cui il governo dovra’ completare la prima tranche di riforme annunciate nel Pnrr: la legge delega sul fisco e il ddl concorrenza, attesi a luglio ma rimandati per concentrarsi allora sulla riforma giustizia. FISCO: Il primo intervento, su cui convergono tutte le forze politiche, e’ la cancellazione dell’Irap. Il governo ha gia’ espresso parere favorevole, ma non ha invece mostrato di condividere altre misure bandiera come la proposta del Pd di una dote per i diciottenni a carico dei piu’ ricchi e la flat tax della Lega. Piuttosto, in questo caso, l’idea potrebbe essere quella di un’uscita piu’ graduale dal regime agevolato per gli autonomi con ricavi fino a 65.000 euro. E’ condiviso praticamente da tutti l’obiettivo di smussare il terzo scaglione Irpef, ma l’intervento richiederebbe risorse che al momento scarseggiano. Probabile dunque che il tema venga rimandato ai decreti delegati o alle manovre dei prossimi anni. Sul tavolo c’e’ peraltro anche la riforma della riscossione, su cui il Mef ha gia’ inviato una dettagliata relazione al Parlamento.

AMMORTIZZATORI SOCIALI: Le idee ci sono ma, come nel caso del fisco, il problema sono le risorse. L’emergenza Covid ha messo in evidenza la necessita’ di proteggere tutti i lavoratori allo stesso modo, diffondendo l’idea di un’ammortizzare universale, anche per precari e autonomi. La necessita’ di copertura varia in base a come vengono rimodulate le addizionali a carico delle aziende (per settore e dimensione delle attivita’) ma il costo del pacchetto studiato da Andrea Orlando ondeggia tra i 6 e gli 8 miliardi. Al momento sul tavolo c’e’ solo una prima dote di 1,5 miliardi derivante dalla sospensione del cashback.

REDDITO DI CITTADINANZA E PENSIONI: Si preannuncia come il terreno di scontro piu’ duro tra M5s e Lega. E le prime schermaglie gia’ si sono viste. Al tempo del governo giallo-verde, il sostegno al reddito e Quota 100 sono state infatti le misure su cui si e’ retta l’alleanza del Conte 1. La Lega pero’ oggi scalpita di fronte a quello che viene giudicato un sussidio dannoso per il mercato del lavoro. Matteo Salvini ha annunciato che mettera’ la sua firma sul ddl per l’abolizione e di voler utilizzare le risorse per prolungare Quota 100. Giuseppe Conte ha chiaramente difeso quella che ha definito “una misura di civilta’”: Ma a detta di tutte le forze politiche, anche del M5s, il reddito di cittadinanza necessita effettivamente quanto meno di un tagliando che favorisca le politiche attive, tema sul quale e’ in programma un tavolo con le parti sociali e il ministro Orlando gia’ questa settimana, il 2 settembre. Il pensionamento anticipato non sara’ invece rinnovato, lasciando spazio alla pensione di vecchiaia a 67 anni. Una via poco percorribile per i sindacati, che propongono invece flessibilita’ in uscita a partire dai 62 anni di eta’ o con 41 anni di contributi a prescindere dall’eta’ anagrafica.

CONCORRENZA: Energia, porti, rifiuti e sanita’ saranno i capitoli principali del disegno di legge, che era atteso a fine luglio, in cui dovrebbero essere inserite gare per le concessioni delle aree demaniali portuali, misure sulle concessioni per la distribuzione del gas naturale ma anche un intervento per la liberalizzazione della vendita di energia elettrica, con in piu’ una spinta alla costruzione di colonnine di ricarica. Dovrebbero subire un’accelerazione le procedure per le autorizzazioni per gli impianti di smaltimento dei rifiuti che avranno tempi certi, probabilmente non superiori ai 15 giorni. Attenzione anche alla distribuzione dei farmaci, alla disciplina dei medicinali bio-similari e alla rimborsabilita’ degli equivalenti. Diatribe politiche gia’ si annunciano in particolare su due fronti: la messa a gara dei servizi pubblici locali e la liberalizzazione delle infrastrutture idroelettriche, le dighe oggi affidate alla Regioni, su cui la Lega ha gia’ storto il naso in passato.

DELOCALIZZAZIONI: La bozza del Ddl per frenare la fuga delle imprese che dopo aver preso incentivi in Italia chiudono le fabbriche per portare la produzione altrove era attesa per il primo consiglio dei ministri dopo la pausa agostana. Ma la prima bozza circolata, con le norme sanzionatorie, sembra oramai su un binario morto e – mentre il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha criticato aspramente le norme – il confronto tra le varie anime della maggioranza non ha ancora raggiunto un punto d’intesa.

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Nozze Ita-Lufthansa, rischio veto Ue senza modifiche

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Parte una settimana decisiva sul futuro di Ita-Lufthansa. Le due compagnie dovranno presentare all’Antitrust Ue un nuovo pacchetto di impegni con i dovuti miglioramenti per arrivare alle tanto agognate nozze. Le proposte messe sul piatto finora sullo scalo di Milano-Linate, sulle rotte a corto raggio dall’Italia all’Europa centrale e sui collegamenti a lungo raggio da Fiumicino verso Stati Uniti e Canada sono state ritenute insufficienti da Bruxelles. In caso di modifiche, la Commissione europea, impegnata al momento nel market test che si concluderà lunedì, valuterà i nuovi rimedi e la sua decisione potrebbe “consolidarsi” già a inizio giugno. Senza miglioramenti, a quanto si apprende da fonti comunitarie, l’operazione è destinata ad essere bocciata. L’annuncio ufficiale è atteso entro il 4 luglio.

Tra le sue richieste, la Commissione chiede di cedere molti più slot a Milano Linate: il 30%, 60 voli giornalieri, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, e in questo modo la quota di mercato combinata sullo scalo passerebbe dal 66 al 46%. Ita e Lufthansa propongono invece di rilasciare l’11-12% degli slot. La compagnia tedesca dovrebbe, poi, rinunciare ai ricavi che realizza sui voli tra l’Italia e il Nord America. L’idea avanzata dai tedeschi, ossia congelare per due anni l’alleanza con Ita sui lunghi collegamenti da Fiumicino con Usa e Canada non ha convinto la Commissione in quanto Lufthansa detiene già un’ampia quota di mercato attraverso le joint venture formate con United Airlines e Air Canada. Qualche giorno fa il presidente di Ita Airways, Antonino Turicchi, ha sottolineato che “questa è un’operazione a favore del mercato, non compromette la concorrenza”.

E in difesa dell’operazione Italo-Tedesca si è espresso anche l’amministratore delegato di Aeroporti di Roma, Marco Troncone. La fusione “significa molto per il Paese e per l’Europa, nonostante i dubbi che la Commissione solleva”, ha detto il numero uno di Adr, evidenziando come “i profili di concentrazione di questa operazione siano oggettivamente marginali nel contesto del mercato rilevante”. Una eventuale bocciatura dell’operazione Ita-Lufthansa da parte della Commissione europea aprirebbe scenari molto foschi per il futuro della newco, nata dalle ceneri di Alitalia. L’amministratore delegato del gruppo Ryanair, Michael O’Leary, non ha dubbi: senza Lufthansa la compagnia italiana “andrà in bancarotta e scomparirà “.

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Banche, utili record: in tre mesi a 6,3 miliardi

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Il sistema bancario “continua a macinare record”. Numeri in crescita anche nel primo trimestre dell’anno con i primi sette gruppi bancari del Paese (IntesaSanpaolo, Unicredit, Bpm, Mps, Bper, Popolare di Sondrio e Credem) che hanno fatto registrare utili pari a 6,3 miliardi, per un +25,6% sui primi tre mesi del 2023. Lo rileva un report condotto dall’Ufficio studi & ricerche della Fisac-Cgil sui risultati di bilancio dei primi sette gruppi bancari nazionali nel primo trimestre del 2024.

“Dopo i risultati da record per i grandi gruppi bancari nel biennio passato – commenta la segretaria generale della Fisac-Cgil, Susy Esposito – molti si attendevano un rallentamento, complice l’attesa discesa dei tassi di interesse. Il ritardo della Bce a diminuire i tassi di riferimento, e di conseguenza la trasmissione di questo ai tassi attivi praticati dalle banche, insieme alla perdurante politica di scarsa remunerazione dei depositi, ha mantenuto elevato il livello dei ricavi dalla gestione del danaro”. Risultati che, aggiunge, “a fronte di un contenimento sul versante della spesa del personale, nonostante il rinnovo del contratto, così come delle spese amministrative, deve indurre il sistema bancario per intero a investire sull’occupazione e sul radicamento nel territorio”.

Il margine di interesse, si rileva nel report della Fisac-Cgil, sale ancora, per il campione, di quasi il 7% nei primi tre mesi dell’anno rispetto all’analogo periodo del 2023. La dinamica delle commissioni, per quasi tutti i gruppi, ha accelerato (+5,3%) e spesso deriva dalla spinta alla vendita di prodotti assicurativi ma anche da quelle relative all’amministrazione dei titoli. Il prodotto delle due componenti più significative dell’attività caratteristica bancaria ha spinto ulteriormente verso l’alto i ricavi totali (17,8 miliardi di euro per un +9,8%). Sul versante dei costi del personale, che hanno registrato un aumento del +2,5% derivato anche dal rinnovo del contratto Abi, si mantengono mediamente più elevati rispetto allo stesso periodo del 2023 seppur in maniera contenuta, così come le spese amministrative, sottolinea il rapporto della Fisac.

Questa dinamica dimostra, dal lato dei costi per il personale, “la capacità delle banche di agire gestionalmente per mantenere sotto controllo questi ultimi, anche e purtroppo attuando politiche di riduzione degli organici come di mancato turn over”, prosegue il report. Dal lato delle spese amministrative (-0,5%), la previsione di investimenti in nuova tecnologia, spiega inoltre la Fisac-Cgil, come previsto da quasi tutti i piani di impresa, “farebbe pensare ad un incremento di queste ultime anche a scapito della erosione dei margini, fenomeno che non si è ancora verificato. Viceversa il contenimento delle spese, anche attraverso la politica della chiusure delle filiali, a beneficio della redditività a disposizione della distribuzione di utili, può rallentare il processo di innovazione tecnologica, così come confermare la dinamica di riduzione di dipendenti e sportelli”.

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Abi, tasso medio dei conti corrente sale allo 0,59%

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In aprile il tasso medio praticato dalle banche italiane sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) è stato il 3,63%. A marzo 2024 tale tasso era in Italia superiore a quello medio dell’area dell’euro (Italia 3,67%, area dell’euro 3,50%). Rispetto a giugno 2022, quando il tasso era dello 0,29% (ultimo mese prima dei rialzi dei tassi Bce), l’incremento è stato di 334 punti base.

Lo afferma il rapporto mensile dell’Abi. Il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni bancarie a tasso fisso ad aprile 2024 è stato il 3,81%, con un incremento di 250 punti base rispetto a giugno 2022 quando era l’1,31%. In aprile il tasso medio sul totale dei depositi (certificati di deposito, depositi a risparmio e conti correnti), è stato l’1,05% (1,04% nel mese precedente, 0,32% a giugno 2022). Il tasso sui soli depositi in conto corrente è salito allo 0,59% (0,57% nel mese precedente), tenendo presente che il conto corrente “permette di utilizzare una moltitudine di servizi e non ha la funzione di investimento”, conclude l’Abi.

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