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Cronache

Mille croci bianche nel “cimitero” di piazza del Plebiscito per protestare contro la strage dei morti sul lavoro

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Nel 2017 sono stati 1029  i morti sul lavoro, le “morti bianche”: per ognuno di loro una sagoma di cartone bianco. È il tour del sindacato UGL, una campagna di sensibilizzazione per un fenomeno tragico. basta pensare che nei primi 9 mesi di quest’anno le morti sul lavoro ammontano a 834, quasi il 10 per cento in più rispetto all’anno passato.

Negli ultimi due giorni un operaio è finito sotto un treno mentre lavorava sui binari, nel Bresciano, un altro è caduto da un’impalcatura a Pozzuoli, Napoli. Due vite spezzate.

Lo slogan del tour dell’Ugl è “Lavorare per vivere”, “Occorrono maggiori controlli, diffondere la cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro, perché la lunga scia di incidenti mortali che continua a perpetrarsi quotidianamente -dice Paolo Capone, segretario nazionale  dell’Ugl- deve indurre tutti, Istituzioni e parti sociali, ad una riflessione, partendo dal presupposto che, a causa della continua precarizzazione del lavoro, la formazione rimane sempre più frequentemente solo sulla carta”.

Per Alessandra Clemente, Assessore alla Sicurezza del Comune di Napoli “occorre pensare a chi resta, alle famiglie delle vittime che non vanno lasciate sole ma aiutate anche economicamente”

 

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Cronache

Condannati a 30 anni due killer che uccisero Gelsomina Verde: fu torturata e uccisa durante la faida di Scampia

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Trent’anni di reclusione ciascuno per Luigi De Lucia e Pasquale Rinaldi, alias “‘o Vichingo”. Il gup di Napoli Valentina Giovanniello ha accolto le richieste della Direzione Distrettuale Antimafia, rappresentata dai pm Maurizio de Marco e Stefania Di Dona, riconoscendo i due come componenti del commando che uccise brutalmente Gelsomina Verde il 21 novembre 2004. Il processo si è svolto con rito abbreviato.

Una vittima innocente della camorra

Gelsomina, 21 anni, fu sequestrata e poi assassinata per un tragico errore: il clan Di Lauro, in guerra con gli scissionisti di Amato-Pagano, riteneva – erroneamente – che la giovane sapesse dove si nascondeva Gennaro Notturno, detto “‘o Sarracino”, un ex affiliato passato al gruppo rivale. La ragazza, che non sapeva nulla, fu interrogata e poi uccisa con colpi di pistola da Ugo De Lucia, cugino di Luigi, prima che il suo corpo venisse bruciato dentro l’auto.

L’orrore e il tentativo di riparare alla “macchia”

Il clan comprese solo dopo l’errore. Cosimo Di Lauro, figlio del boss Paolo, avrebbe offerto 300mila euro alla famiglia Verde per tentare di cancellare l’onta dell’omicidio. Un gesto di potere e controllo, che nulla ha potuto cancellare dell’orrore vissuto.

La madre minacciata in aula

Anna Lucarelli, madre di Gelsomina, ha presenziato a tutte le udienze insieme al figlio Francesco. Durante la prima udienza ha subito gravi minacce da parte del padre di uno degli imputati, che avrebbe promesso “la stessa fine” riservata alla figlia. L’uomo è stato arrestato. La vicenda è ora al vaglio del pm della Dda Giugliano.

L’urlo della madre: giustizia e rabbia

Dopo la lettura della sentenza, Anna Lucarelli si è scagliata verbalmente contro gli imputati collegati in videoconferenza. Una reazione umana, rabbiosa, figlia di vent’anni di dolore e lotta contro l’omertà. Gelsomina è oggi riconosciuta ufficialmente come vittima innocente di camorra.

Le parole di Francesco Emilio Borrelli

“Un poco di giustizia è arrivata dopo decenni anche se con fatica e con tanta omertà e vigliaccheria diffuse. Le minacce alla madre ci fanno capire lo spessore criminale e violento di queste famiglie criminali che purtroppo non cambiano, non migliorano e soprattutto perseverano. Purtroppo quello di Gelsomina Verde come di tante altre vittime ed eroi è un nome dimenticato e poco onorato. Si preferisce osannare e inneggiare ai capoclan, ai malessere e ai baby criminali”, ha commentato il deputato di Avs Francesco Emilio Borrelli.

Un nome che non deve essere dimenticato

La storia di Gelsomina Verde resta simbolo di quanto possa essere cieca e disumana la violenza camorristica. Il dolore della madre, la ricerca di verità e giustizia, devono restare memoria viva di una Napoli che non si arrende.

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Cronache

Morti cuccioli di capriolo salvati dai Vigili del fuoco

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ìTroppo il tempo trascorso in acqua, troppo stremati dall’accaduto e forse troppo piccoli per superare ore così drammatiche. Non ce l’hanno fatta i due caprioli che i Vigili del fuoco erano riusciti a salvare ieri sera dopo un delicato e complesso intervento nel canale di alimentazione della centrale elettrica di Petrella Tifernina (Campobasso). I piccoli animali erano caduti e rimasti intrappolati. Era stato dato l’allarme e sul posto erano arrivati, oltre ai Vigili del fuoco da Campobasso, con le unità di soccorso fluviale, anche i Carabinieri forestali e i tecnici Enel. I caprioli sono stati tratti in salvo dai pompieri che li hanno subito accuditi e rifocillati. Tutto faceva pensare al meglio, invece la situazione è precipitata.

Gli animali sono stati affidati ai veterinari dell’Asrem, anche loro subito intervenuti, ma purtroppo, nonostante le cure, poche ore dopo entrambi sono morti. “Siamo molto dispiaciuti – ha detto a Telemolise il dottor Mario Di Nardo, veterinario dell’Azienda sanitaria regionale che ha seguito tutta la vicenda – Purtroppo i due caprioli, di pochi mesi di vita, sono rimasti troppo tempo in acqua, probabilmente un paio di giorni, e gli animali selvatici risentono molto dello stress. Lontani dalla mamma hanno provato a superare il canale e sono caduti. Dopo il recupero – racconta – abbiamo dato loro dell’acqua calda, li abbiamo coperti e rifocillati, ma evidentemente la situazione era compromessa”.

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Commando armato tra i vicoli dei Quartieri: volevano uccidere

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Armi in pugno, volti coperti, in quattro hanno fatto irruzione nell’androne di Foqus, la Fondazione Quartieri Spagnoli, in via Portacarrese a Montecalvario. Erano circa le mezzanotte di domenica scorsa e i componenti del commando erano convinti che lì dentro si nascondesse l’uomo che stavano inseguendo per uccidere, come vendetta per un precedente agguato, avvenuto due settimane prima in via Nardones. Non trovandolo, sono fuggiti via. Attimi di terrore per il custode, che ha denunciato tutto.

Il contesto: vendetta e criminalità

Secondo le indagini della Squadra Mobile diretta da Giovanni Leuci, quella incursione armata è stata la risposta a un episodio camorristico. Un agguato, avvenuto a tarda notte tra i vicoli del centro, documentato grazie alla testimonianza di uno studente. L’inchiesta è condotta dalla DDA con il coordinamento del procuratore aggiunto Sergio Amato. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza confermano la dinamica e il livello di pericolosità dei quattro incappucciati, armati di pistole e fucili.

L’emergenza criminale e il caso minorenni

L’attacco a Foqus arriva in un momento già delicato per Napoli, dove si sta alzando l’allarme sulla presenza di armi tra i giovanissimi. Solo pochi giorni fa due ragazzini di 14 e 15 anni sono stati pugnalati da coetanei nei pressi di piazza Dante, per futili motivi. Ieri, il prefetto Michele di Bari e l’assessore alla legalità Antonio De Iesu si sono recati nella zona degli accoltellamenti per incontrare commercianti e cittadini e ribadire l’importanza dell’impegno collettivo contro la devianza giovanile.

La missione di Foqus e la voce di Rachele Furfaro

“Domenica notte il nostro portone era aperto”, spiega Rachele Furfaro, fondatrice e presidente di Foqus. “Da quando siamo nati, nel 2013, abbiamo cercato di vivere la realtà dei Quartieri come una grande piazza, aperta alla contaminazione culturale e al contrasto della povertà educativa”. Non a caso, proprio ieri, la struttura ha ospitato un incontro con 750 studenti provenienti da tutta Italia, in collaborazione con la Robert Francis Kennedy Foundation e l’Università Orientale.

Diritti, scuola e coraggio nei Quartieri

“Serve più coraggio anche da parte delle scuole per stare in questi territori e mettere in campo interventi di qualità. Bisogna affermare il diritto alla formazione, alla lettura, al gioco”, insiste la presidente Furfaro. Un messaggio ancora più forte alla luce dell’ennesimo episodio di violenza giovanile che ha scosso Napoli lo scorso week end.

Il lavoro di Foqus non si ferma. La comunità reagisce, nonostante tutto.

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