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Lite Salvini-Letta sul ddl Zan, Pd avanti a oltranza

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Lo scontro sul disegno di legge Zan e” sempre piu’ un duello a due, fra Lega e Pd. E dentro la maggioranza la crepa si allarga. A poco piu’ di 48 ore alla presentazione degli emendamenti e alla ripresa della discussione al Senato (rispettivamente martedi’ alle 12 e alle 16.30), Enrico Letta difende a oltranza il testo cosi’ com’e’ stato approvato alla Camera. E respinge l’ultimatum che gli lancia Matteo Salvini per una trattativa in extremis per modificare il testo, “come chiesto anche dalla Santa Sede”. “Salvini non e’ l’interlocutore affidabile per una materia come questa”, risponde definitivo il segretario dem a Montalcino, nella sua prima tappa da candidato alle suppletive a Siena. Salvini, che gli aveva chiesto un incontro entro martedi’ “per togliere i punti critici degli articoli 1, 4 e 7”, prende atto. E ribatte: “Spiace che Letta e il Pd non vogliano ascoltare nessuno e preferiscano lo scontro al buonsenso”. In realta’, il voto in tempi brevi del provvedimento contro l’omotransfobia e’ sempre piu’ un miraggio sia per mancanza di consensi sia per i tempi: inevitabile il rinvio almeno a settembre, tra decreti in arrivo (tre nelle prossime settimane e che hanno la precedenza sui disegni di legge) e la pausa estiva del Senato, che incombe dal 9 agosto. Il 20 luglio la discussione riprende (resta una quarantina di senatori iscritti a parlare) ma il giorno dopo si ferma per il decreto Sostegni bis da votare. Il copione dovrebbe ripetersi nei giorni successivi. Un fermo ‘biologico’ che e’ ossigeno per chi ha dubbi sulla legge (compresi 6-7 senatori del Pd) e per chi ripete il mantra della mediazione ancora possibile, come Italia viva. Da Rapallo Matteo Renzi non demorde: “Spero si arrivi a un punto di caduta che vada bene a tutti e che faccia fare finalmente una legge”. Eppure, i due rivali piu’ accaniti non depongono le armi e continuano a rinfacciarsi le responsabilita’ di un eventuale no. Di certo, Letta non incontrera’ Salvini in vista di martedi’: su di lui pesa il fatto che “e’ lo stesso che sta appoggiando Orban, che sta facendo una vergognosa legislazione contro tutto cio’ che e’ diverso nella sua testa”, argomenta. E lo sfida: “Se vuole parlare con noi, condanni pubblicamente la legge ungherese anti gbtqi+”. Tra i due leader, del resto, la guerriglia e’ sempre piu’ personale e sconfina facilmente. “Invito Salvini a vaccinarsi e a dare il buon esempio, a fare un gesto utile”, lo rintuzza.

Forte dei voti in bilico che ha il ddl specie con lo scrutinio segreto, il leghista mette le mani avanti e ricorda che senza un dialogo, “la legge Zan finirebbe male e tutta la responsabilita’ cadrebbe sulle spalle del Pd”. Il ‘capitano’ sara’ di nuovo in Aula martedi’. Per i Democratici non si tratta, soprattutto sull’identita’ di genere, definita dall’articolo 1 del testo. “La Lega ci sta dicendo che per approvare la legge Zan, dobbiamo togliere quelli che per noi sono punti qualificanti, ma non e’ un compromesso”, osserva Franco Mirabelli, capogruppo del Pd nella commissione Giustizia a Palazzo Madama. Anni luce distante il presidente dei senatori leghisti, Massimiliano Romeo: “Se si vuole discutere, siamo disponibili purche’ si tolgano i riferimenti all’identita’ di genere e alla questione dei reati di opinione”, ribadisce. E quasi irritato dall’ennesimo ‘niet’, ricorda ai Dem di quando puntarono i piedi per difendere Giuseppe Conte e traghettarlo verso un terzo mandato, poi fallito. “Se il Pd vuole continuare con la linea ‘o ddl Zan o morte’ si ricordi come e’ andata a finire quando diceva: ‘o Conte o morte'”, sottolinea. Nel frattempo il partito di Salvini lima gli emendamenti che proporra’. Se ne aspettano centinaia, ma non migliaia, assicura qualche parlamentare. Un centinaio da Fratelli d’Italia, un po’ di piu’ da Forza Italia e zero da Pd e Movimento 5 stelle, decisi a blindare il testo optando per gli ordini del giorno (e’ la scelta del Pd).

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Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

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Da popolo di FdI standing ovation per Berlinguer

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Standing ovation del popolo di Fratelli d’Italia per Enrico Berlinguer. “Questa è la coerente continuazione dell’omaggio che il capo della destra rese a Enrico Berlinguer nel giorno della sua scomparsa”, chiama l’applauso Ignazio La Russa, Presidente del Senato intervistato dalla figlia di Berlinguer, Bianca. Tra la folla di un milione e mezzo di persone ai funerali di Enrico Berlinguer (ripresi dai più famosi registi italiani in un celebre documentario) c’era infatti Giorgio Almirante, storico leader della destra italiana venuto a rendere un commosso omaggio al segretario del Pci, accasciatosi sul palco di un comizio dopo un ictus. E’ un passaggio commosso, quello dei Fratelli d’Italia.

Un applauso lungo e sentito nella mattinata conclusiva della kermesse che per tre giorni li ha riuniti nel ‘villaggio’ sulla spiaggia dove Giorgia Meloni annuncerà la sua discesa in campo per le Europee. Anche se Bianca Berlinguer tiene a precisare di essere lì a titolo personale;: “mio padre non tiriamolo in ballo, parliamo di quello che mio padre ha fatto ma non di quello che avrebbe detto oggi”. E anche se poco dopo Maurizio Gasparri, capogruppo di Fi al Senato, vorrà sottolineare che “sono prive di fondamento” le lodi al segretario di un partito “oggi travolto dagli scandali” e allora beneficiario di “tre forme di finanziamento illegale”.”Non basta un’intervista sulla questione morale – affonda Gasparri citando la storica intervista di Berlinguer ad Eugenio Scalfari – per cancellare i plurimi finanziamenti illeciti che hanno costellato la storia del Partito comunista. E non si tratta solo dell’oro di Mosca ma anche dell’oro delle Coop e di quello proveniente da affari italiani”.

Ma Gasparri è fuori dal coro, perchè La Russa – che incassa la solidarietà di Sergio Mattarella per la foto sui social che ritrae a testa in giù il Presidente del Senato – oggi è qui per sostenere che la destra italiana ha rispetto dei miti politici avversari e non cerca neppure egemonie culturali.

“Nessuno vuole cacciare nessuno, neanche Scurati. Che anzi mi aspetto ora scriva di Stalin e di cui io avrei trasmesso il monologo. Senza dargli una lira però, perchè già fa un sacco di soldi parlando di Mussolini….” “Mettiamo finalmente una parola di pacificazione su tanti giovani che persero la vita”, negli anni di piombo, si prende un pezzetto di scena La Russa nella giornata di Giorgia. “Perchè vedo oggi qualche segnale brutto, di intolleranza nelle università, con la ‘caccia all’ebreo’. Vedo chi ci prova a far tornare quel clima”. Ma a differenza “degli anni ’70”, “da molte forze politiche c’è un alt a questo modo di concepire il contrasto, soprattutto dal presidente della Repubblica. Anche se c’è nelle università un piccolo focolaio che potrebbe diventare un incendio. Fermiamolo finché siamo in tempo”. Poche chiare parole di condanna anche sul generale leghista Vannacci: “Buon per lui che non ha un bambino portatore di handicap, altrimenti capirebbe di aver detto una sciocchezza”.

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Il giorno dopo di Vannacci, Salvini lo blinda

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Roberto Vannacci continua a far parlare di sé. Il segretario leghista Matteo Salvini lo blinda, annunciando che lo avrà al suo fianco a Roma, all’uscita ufficiale del libro ‘Controvento’. Da quando è stata ufficializzata la sua candidatura, il generale è rimasto nell’agone politico. Prima la bagarre sulla giornata scelta per l’annuncio, il 25 aprile, seguita dalla diatriba interna al partito, ancora in corso. Poi le frasi infelici di Vannacci a La Stampa, sulle classi separate per i disabili e quel Benito Mussolini “statista”, che hanno scatenato anche la ferma presa di distanza dei ministri leghisti. Dal canto suo Vannacci ha derubricato tutto a ‘beghe’ nella Lega. “Giorgetti? Diatribe interne al partito che reputo più che legittime ma che non mi interessano. Lasciamo che si esprimano i cittadini, quello conta”, la risposta ad Affari Italiani. Il generale, ormai incensato come candidato indipendente dal Capitano, si aspetta la vera legittimazione alle urne.

“E’ normale che chi ha militato per tanti anni in un partito veda con scetticismo una persona che, dall’oggi al domani, entra a farne parte anche con tanti consensi e ‘viene vista come usurpatrice’, ha affermato sul canale Youtube di Hoara Borselli, ribadendo che alla fine saranno “gli elettori a scrivere il nome sulla scheda a stabilire chi aveva ragione”. Così Vannacci tira dritto attraverso la bufera che ha scosso la Lega e il centrodestra. Tra gli alleati ci sono stati momenti di imbarazzo. Ed è dal palco di Pescara – alla kermesse di FdI ‘snobbata’ da Salvini – che è arrivata una stoccata dalla seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa: “Buon per lui che non ha un bambino portatore di handicap, altrimenti capirebbe di aver detto una sciocchezza”. Forti applausi del pubblico.

Il forzista e vice presidente della Camera Giorgio Mulè ha rincarato la dose: “Il generale Vannacci ha detto una solenne fesseria, per giunta gravemente offensiva”, ha detto Mulè, paragonando le frasi a quelle del partito di estrema destra tedesco Afd sui disabili a scuola, “del tutto sovrapponibili a quelle di Vannacci”. Vannacci non viene risparmiato nemmeno dall’uscente eurodeputata – compagna di lista – Susanna Ceccardi, in totale disaccordo con lui. O dalla Lega del Friuli Venezia Giulia e da quella del Veneto, che si uniscono al coro di chi non “voterà” il candidato scelto da Salvini. Vannacci, così come il segretario, non si curano delle critiche. E guardano a martedì, quando saranno a Roma, l’uno accanto all’altro, per l’uscita del libro di Salvini, “Controvento”. Intanto il generale traccia la linea della sua corsa, contro l’imposizione di “un pensiero unico” e promuovendo il “sogno italiano invece che quello americano”.

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