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Cultura

Tombe di bimbi sanniti svelate in una necropoli di Pontecagnano esposte al Map

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Oltre a oggetti legati al mondo infantile, come vasi di piccole dimensioni, poppatoi, statuette in terracotta, i corredi funerari delle tombe di due bambini risalenti al IV secolo avanti Cristo trovate nel Salernitano sembrano proiettare quei due bimbi, un maschio e una femmina, verso una vita che non hanno avuto il tempo di avere. Cio’ che sarebbe stato il loro futuro e’, oggi, possibile presumerlo grazie al ritrovamento dei due importanti contesti funerari, portati alla luce di recente a Pontecagnano, nella necropoli occidentale dell’antica citta’ nell’area di via Raffaello Sanzio. I due ricchi corredi sono la novita’ in esposizione nel Museo archeologico di Pontecagnano (Map) Etruschi di Frontiera, in un edificio moderno che accoglie dal 2007, quando e’ stato inaugurato, le testimonianze archeologiche dell’insediamento che si e’ sviluppato a partire dal IX secolo avanti Cristo proprio dove sorge la cittadina alle porte di Salerno. Uno scavo che ha restituito quasi diecimila sepolture.

“Da qualche anno per le giornate europee dell’Archeologia mettiamo in mostra quello che di recente scopriamo o reperti mai esposti”, spiega all’AGI il direttore del sito museale Luigina Tomay. E questo allestimento, ricorda “e’ stato possibile grazie alla collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Salerno che coordina le indagini archeologiche nella citta’ di Pontecagnano Faiano”. I corredi infantili che ora e’ possibile ammirare al Map appartenevano a un bambino di circa tre anni d’eta’ e a una bambina di qualche anno piu’ grande. E hanno si’ piccoli giocattoli, ma soprattutto oggetti tipici delle tombe degli adulti. Nella tomba di bambino 9815, oltre ad alcune statuette e il gioco degli astragali, ossicini di ovini utilizzati come dadi, c’e’ “un ricco servizio di vasellame in bronzo funzionale al simposio, al consumo del vino. Un piccolo cinturone di bronzo indossato, quindi riferibile alla sfera guerriera. E uno strigile di bronzo, uno strumento usato per detergere il sudore dopo la palestra, dunque un oggetto che allude alla pratica atletica”, racconta Tomay.

“Tutto questo insieme di materiali e’ tipico del costume funerario maschile degli adulti, quindi la sfera della guerra, del simposio, l’ideale atletico – ribadisce – questo ci fa capire che, proprio con la deposizione di questo corredo, i parenti del bimbo morto prematuramente hanno voluto sottolineare quella identita’ che avrebbe assunto una volta arrivato al momento di passaggio dall’eta’ infantile a quella adulta”. La tomba di bambina 9674, poi, oltre alle statuette femminili di terracotta, presentava per lo piu’ vasi solitamente presenti nelle sepolture di donne adulte. “Ci sono un lebete nuziale, destinato ai lavacri che la sposa aveva nel giorno delle nozze oppure, per esempio, i vasi che contenevano i gioielli o ancora tutto il set per il trucco”, elenca il direttore del museo. “Una serie di oggetti che alludono al destino che avrebbe avuto, quello di matrona, padrona della casa e soprattutto madre”.

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Meyer: ho rivoluzionato la Scala di Milano ma il ministro mi pensiona

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Felice, sereno, gioioso: Dominique Meyer apre la conferenza stampa di presentazione della prossima stagione del teatro alla Scala, l’ultima in cui sarà sovrintendente, assicurando che sta bene, ma nel suo lungo intervento si toglie qualche sassolino (o macigno) dalla scarpa. “Ho diretto l’Opéra di Parigi, Losanna, il Théâtre des Champs-Élysées, la Staatsoper di Vienna e poi ho avuto la fortuna di venire alla Scala. Qua sono stato accolto e tutta la squadra è diventata la mia famiglia. Abbiamo rivoltato la Scala da capo a piedi” una Scala “modernizzata che può andare nel futuro”, rivendica.

“Il bilancio 2023 si è chiuso con un utile di 8,7 milioni e un accantonamento di 5 che serviranno per il trasferimento dei laboratori e dei depositi al Rubattino”, elenca in una conferenza alla quale è assente il sindaco di Milano Giuseppe Sala, presidente del teatro, che domani incontrerà Fortunato Ortombina, cioè la futura guida della Scala dopo l’addio di Meyer (che ancora non ha detto se lascerà a febbraio, allo scadere naturale del suo contratto, o ad agosto 2025 come gli è stato proposto, anche se la prima ipotesi sembra la più probabile).

Nel 2018 il bilancio era di 109 milioni, ora è salito a 132,7. I ricavi da biglietteria in un anno sono passati da 27 a 34 milioni e il valore di produzione è passato da 123,5 a 133 milioni. “Abbiamo venduto più biglietti e c’è un tasso di saturazione della sala del 91% per la sinfonica, del 90% per la lirica e del 89% del ballo”. Sono aumentati gli abbonamenti e anche gli incassi medi di una serata, che da 194 mila euro sono saliti a 236mila. Ora “alla Scala i privati danno più soldi del pubblico: 44 milioni, una cifra enorme”.

Ci sono 38 milioni che arrivano dagli sponsor, le erogazioni liberali passate da 3 a quasi 6 milioni. C’è stato il lavoro sull’energia che ha permesso un taglio del 20% dei consumi, l’arrivo della nuova cassa acustica, i tablet che sostituiranno gli attuali schermi per i sottotitoli, e anche l’ideazione di nuovi sgabelli più alti che permettono di stare più comodi e vedere meglio nei palchi. “Vi faccio un appello, se qualcuno li vuole finanziare….” dice, perché Meyer è ancora il sovrintendente della Scala e ci tiene. Dal punto di vista delle produzioni, forse questa è la sua prima vera stagione dopo gli anni tumultuosi del Covid, con alcuni progetti a cui ha lavorato a lungo e di cui non vedrà la conclusione in carica, come il Ring di Wagner firmato dalla coppia eccezionale Christian Thielemann e alla regia David McVicar e la prima mondiale dell’opera Il nome della rosa, commissionata a Francesco Filidei. “La durata di un mandato da sovrintendente non è sufficiente a portare in parto un’opera contemporanea e questa è una cosa su cui bisogna riflettere” dice prima di assicurare che si guarderà bene dallo smettere di lavorare. “Un ministro ha deciso di mandarmi in pensione dalla Scala, ma la vita va avanti”, con una serie di progetti fra cui scegliere, seppure lontano da Milano.

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Roma, successo per il vernissage di Antonio Nocera in via del Babuino

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Una serata all’insegna dell’arte e della cultura quella tenutasi presso l’atelier dell’artista Antonio Nocera in via del Babuino a Roma. L’evento, che ha visto la partecipazione di numerose personalità del mondo istituzionale e culturale, ha celebrato l’eclettico talento di Nocera, noto per la sua poliedrica carriera come scultore, pittore e illustratore.

Il vernissage ha attirato un pubblico di spicco, tra cui Michele Ainis, noto costituzionalista e scrittore, Giulio Golia, celebre inviato delle “Iene”, l’onorevole Andrea Casu, il responsabile della sicurezza di Palazzo Chigi Tiziano Conedera, e l’architetto Francesca Giorgi. Questi ospiti, insieme a numerosi rappresentanti delle istituzioni, hanno potuto apprezzare le opere esposte e conoscere da vicino l’artista.

Antonio Nocera è un nome di rilievo nel panorama artistico internazionale. La sua arte spazia dalla scultura alla pittura, passando per l’illustrazione. Tra i suoi lavori più noti, la scrittura di libri su Pinocchio e l’illustrazione dei Vangeli per Papa Francesco. Ha inoltre collaborato con i principi di Monaco e ha esposto le sue opere in prestigiose sedi, tra cui Dubai.

Un elemento distintivo del lavoro di Nocera è la sua rappresentazione della maschera napoletana di Pulcinella. Le sue interpretazioni di questo iconico personaggio sono uniche e offrono una visione contemporanea di una figura tradizionale, affascinando il pubblico con la loro profondità e originalità.

L’atelier di via del Babuino si è trasformato in un luogo di incontro e dialogo, dove l’arte di Nocera ha suscitato emozioni e riflessioni. Gli ospiti hanno avuto l’opportunità di ammirare da vicino le opere dell’artista, discutere di cultura e arte, e apprezzare la maestria con cui Nocera trasforma materiali e idee in capolavori. Il vernissage di Antonio Nocera è stato un grande successo, consolidando ulteriormente la sua posizione nel mondo dell’arte. L’evento ha dimostrato come l’arte possa essere un potente strumento di connessione e ispirazione, capace di riunire persone di diversa estrazione sociale e professionale in un comune apprezzamento del bello e del creativo.

 

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Cultura

Pompei: apre al pubblico l’insula dei casti amanti

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Apre alle visite l’Insula dei Casti Amanti. Da martedì 28 maggio un percorso sopraelevato su passerelle sospese consentirà al pubblico di osservare dall’alto l’intera Insula (isolato), comprendente la casa dei Casti Amanti, la casa dei Pittori al lavoro e la casa del Cenacolo colonnato. Si potrà assistere alle attività di indagine e restauro in corso e ammirare gli ambienti emersi durante le recenti attività di scavo.

Tra questi una stanza decorata con figure mitologiche e divinità e la singolare immagine di un bambino con cappuccio e mantello da viaggiatore; disegni a carboncino eseguiti da bambini in un cortile di servizio, e un androne dove sono stati rinvenuti due scheletri di vittime dell’eruzione. Le facciate e alcuni ambienti dell’insula furono scavati nel 1912; dagli anni ’80 seguirono altri scavi che hanno portato alla luce importanti parti delle strutture interne dell’isolato, che fu visitabile, per la parte allora indagata, a periodi alterni.

Il progetto in corso, suddiviso in due lotti per importi di 7 e 5 mio di Euro rispettivamente, mira alla creazione di una copertura con impianto fotovoltaico integrato, di un percorso accessibile a quota dei piani superiori delle case e al completamento dello scavo e del restauro degli ambienti sottostanti, eleminando in tal modo cause di degrado dovute allo scavo parziale del complesso. A partire dal 28 maggio 2024 sarà possibile accedere tutti i giorni dalle ore 10.30 alle 18:00, attraverso un percorso che, interamente “accessibile” , va ad implementare l’itinerario senza barriere architettoniche “Pompei per Tutti”, e include un ascensore per il raggiungimento delle passerelle sospese.

Il percorso dall’alto consentirà una visione innovativa e globale dell’intera insula, nonché dell’architettura delle case romane con l’alternarsi, come in questo caso, di ambienti vari adibiti ad usi diversi, dal produttivo al commerciale all’abitativo, oltre che dell’attività di cantiere in atto, nell’ottica di una rinnovata e migliore fruizione al pubblico e di un approccio di “archeologia pubblica”. L’ingresso sarà contingentato allo scopo di garantire un’ottimale accessibilità e fruizione in sicurezza del percorso, anche in considerazione delle attività in essere al livello archeologico. La progettazione dei due lotti è stata sostenuta con fondi del Grande Progetto Pompeii (2014-2022), mentre i lavori hanno beneficiato di un finanziamento del PON Fesr 2014-2020.

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