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Cronache

Papa Francesco: le tombe gridano pace, fermatevi fabbricatori di armi

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E’ “un grido di pace” quello che si alza dalle tombe: “Fermatevi fratelli e sorelle, fermatevi fabbricatori di armi, fermatevi!”. Lo dice il Papa che ha scelto di celebrare il 2 novembre, la commemorazione dei defunti, nel cimitero di guerra francese che si trova nel parco di Monte Mario a Roma. Un nuovo appello, dunque, a fermare la guerra che “mangia i figli della patria”. Francesco si commuove davanti alla tomba dove e’ scritto “inconnu”, non conosciuto, “neppure il nome”, commenta aggiungendo: “Sono sicuro che tutti questi che sono andati in buona volonta’, chiamati dalla patria per difenderla, sono col Signore”. Il problema allora riguarda noi: “Lottiamo sufficientemente perche’ non ci siano le guerre, perche’ non ci siano le economie dei Paesi fortificate dall’industria delle armi?”, ha chiesto il Papa. Un’omelia pronunciata a braccio, nel parco costellato di croci e mezzelune islamiche. “Questa gente, brava gente, e’ morta in guerra, e’ morta perche’ e’ stata chiamata a difendere la patria, difendere valori, difendere ideali e tante altre volte difendere situazioni politiche tristi e lamentabili. Sono le vittime, le vittime della guerra – ha sottolineato Francesco – che mangia i figli della patria. Io penso ad Anzio, a Redipuglia, penso al Piave nel ’14, tanti sono rimasti li’, penso alla spiaggia in Normandia, 40mila in quello sbarco”. Il cimitero di guerra francese a Roma ospita le tombe dei soldati che hanno combattuto contro il regime nazista durante la Campagna d’Italia, tra novembre 1943 e luglio 1944, molti caduti durante la battaglia di Monte Cassino nel maggio 1944. Degli oltre 6mila soldati uccisi in questa battaglia di Montecassino, due terzi erano del Maghreb. E infatti tra i 1.888 soldati sepolti oggi nel cimitero militare francese, 1.142 sono musulmani. Tra le vittime sepolte c’e’ un gran numero di “Goumiers”, soldati di nazionalita’ marocchina che furono chiamati a combattere nelle truppe francesi. E’ questa circostanza che ha sollevato la protesta, per la visita del Papa di oggi, dell’associazione nazionale ‘Vittime delle Marocchinate o Goumiers’ che denuncia come in quei mesi di campagna di guerra furono compiuti stupri e saccheggi. Il 4 novembre Papa Francesco invece celebrera’ la Messa per i cardinali, 17 e arcivescovi e vescovi, 191, defunti negli ultimi dodici mesi: un elenco piu’ lungo degli anni precedenti verosimilmente legato all’effetto Covid che ha falcidiato nel mondo anche tanti uomini di Chiesa.

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Musicista ucciso, a Napoli cerimonia per medaglia alla memoria: il dolore del ministro Piantedosi

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Ha avuto inizio in Prefettura, a Napoli, la cerimonia per il conferimento della medaglia alla memoria di Giovanbattista Cutolo, il musicista 24enne ucciso lo scorso 31 agosto in piazza Municipio per difendere un amico. La cerimonia si sta svolgendo alla presenza del ministro degli Interni, Matteo Piantedosi. È stato il prefetto di Napoli, Claudio Palomba, a ricordare il sacrificio di Giovanbattista, conosciuto con il nome di Giogiò. Toccante la testimonianza della madre, Daniela Di Maggio.

“La vicenda di Giogiò mi ha segnato particolarmente”. Lo ha detto il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, nel corso della cerimonia di conferimento della medaglia d’oro al valore civile in memoria di Giovanbattista Cutolo, il 24enne ucciso a Napoli per difendere un amico. Il responsabile del Viminale ha evidenziato che in città c’è una parte sana, della quale il musicista ucciso faceva parte, e i giovani di questa città non si devono girare dall’altra parte, come non si è girato appunto Giogiò. “Noi non vi lasciamo soli”, ha aggiunto il ministro rivolgendosi ai familiari assicurando che si “farà in modo che questa non sia una cerimonia consumata invano”. La medaglia d’oro al valore civile viene concessa per gesti di altissimo valore, ha precisato il ministro.

Bisogna “stare sempre dalla parte dei deboli”. È l’invito che ha rivolto Daniela Di Maggio, la madre del giovane musicista che è stato ucciso il 31 agosto scorso in piazza Municipio a Napoli per difendere un amico da un’aggressione. Facendo riferimento ai fatti di violenza ai danni dei minori, la mamma di Giogiò ha auspicato che si vada avanti “con un massiccio controllo del territorio” . (

Nella foto in evidenza il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con i Familiari di Giovanbattista Cutolo,il giovane ucciso lo scorso 31 agosto a Napoli,era presente Gaetano Manfredi,Sindaco di Napoli
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

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Migranti, nel Casertano da tutta Italia per la centrale del falso

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Arrivavano nella “centrale del falso” di Villa di Briano (Caserta) da tutta Italia, dalla “vicina” Castel Volturno ai comuni del Nord, i circa duecento immigrati, quasi tutti di origine africana, denunciati dai carabinieri di Caserta per essersi procurati documenti contraffatti per ottenere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno. L’indagine coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere e realizzata dai Carabinieri della compagnia di Caserta, ha portato in carcere, su ordine del gip un 51enne di San Cipriano d’Aversa, ritenuto capo e promotore dell’associazione, e un 53enne di Napoli, sedicente ‘commercialista’ che si occupava di produrre la documentazione falsa per i permessi di soggiorno, mentre per altri cinque componenti dell’organizzazione criminale, è stato disposto l’obbligo di dimora nei comuni di residenza.

I carabinieri guidati da Pietro Tribuzio hanno accertato almeno duecento casi di immigrati che hanno beneficiato dei documenti falsi, e stimato un giro di affari di circa 250mila euro, ma sono in corso ulteriori verifiche perché il sospetto è che il business messo in piedi dai due fosse molto più ampio. La centrale del falso era in un appartamento di Villa di Briano, dove arrivavano gli immigrati da tutta Italia; c’è chi aveva bisogno dell’attestato di residenza, chi di una patente di guida, chi di un contratto di lavoro, e per ottenerlo era disposto a pagare tra i 1000 e i 2000 euro; ogni esigenza veniva soddisfatta dagli indagati, che erano in grado di falsificare tutto, compresi i sigilli pubblici da apporre sui documenti.

A far scattare l’indagine, la denuncia del titolare di una scuola guida del Casertano, che non faceva parte del giro illecito, e che era stato contattato dalla Motorizzazione per una pratica di rilascio di una patente ad un cittadino indiano, che recava il suo timbro; ma lui quel timbro non lo ha riconosciuto e ha denunciato tutto. I carabinieri della compagnia di Caserta hanno sequestrato 60 patenti di guida false sospendendo 140 pratiche di rilascio di permessi di soggiorno.

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Gratteri: inutile chiedersi se c’è patriarcato, andiamo avanti

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“E’ inutile stare a dirci se c’è o non c’è il patriarcato, non perdiamo tempo, diciamoci invece cosa c’è da fare, cosa dobbiamo fare”. Lo ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri che oggi, a sorpresa, è intervenuto al VII congresso annuale dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi che ha preso il via ieri nella sala Arengario del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli. “Oggi siamo tutti nel pallone per la violenza sulle donne, – ha detto ancora il procuratore di Napoli – e lo siamo perchè siamo in ritardo, sul piano piano culturale, sul piano dell’istruzione, sul piano della pianificazione e prevenzione. E tutti abbiamo sensi di colpa, nessuno può dire di non averli. Ognuno di noi sicuramente poteva fare qualcosa in più”.

Secondo Gratteri il monitoraggio dei social è fondamentale per la prevenzione: “Andiamo subito a studiare i profili di questi giovani, di questi ragazzi chiusi, quelli che non parlano. Per me i più pericolosi sono quelli che stanno fermi come pietre, quelli che non hanno amici, quelli che escono dalla scuola e si chiudono in una stanzetta”. “Quelli – ha ribadito il procuratore di Napoli – sono i giovani a rischio, che invece devono essere studiati e decriptare. E l’insegnante deve buttare il cuore avanti, anche se vengo pagato male, se non sono considerato sul piano sociale: devo a parlare con questi giovani altrimenti succede quello che abbiamo visto in televisione in queste ultime settimane”.

“Noi consideriamo i social un passatempo per i ragazzi, prima si usava Facebook, che ora usano quelli dai 40 anni in su, poi è arrivato Instagram, oggi c’è Tik-Tok: per noi sono una miniera e lo sono da tutti i punti di vista: per i genitori se vogliono capire i giovani e per gli investigatori se vogliono capire dove stanno andando le mafie”. Lo ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri che oggi, a sorpresa, è intervenuto al VII congresso annuale dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi che ha preso il via ieri nella sala Arengario del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli.

Prendendo spunto dall’intervento della professoressa Gaia Pensieri, su quel tema, il magistrato antimafia ha ricordato che i primi nel mondo, a capire le potenzialità dei social “sono stati i cartelli messicani del Golfo e di Sinaloa, sono maestri della comunicazione, della strategia criminale, per avvicinare e avviluppare i giovani, gli ultimi idioti, li chiamo io, i portatori di acqua al pozzo dei capo mafia”. “E questo sta accadendo in Italia – ha sottolineato il procuratore – ma soprattutto in Campania e a Napoli, dove i figli dei camorristi si fanno vedere su macchine di lusso, con l’orologio d’oro, firmati e luccicanti come carretti siciliani, si fanno vedere per dire ‘io sono il modello vincente’. Per dire ‘vuoi diventare ricco come me? Allora vieni con me’. Intanto, dicono a questi giovani, ‘portami la cocaina a Milano, intanto spostami questa pistola nell’altro quartiere che mi serve per domani sera’”. Per Gratteri i social, quindi, “non solo solo utili sul piano investigativo, ma possono anche svolgere un ruolo sul piano preventivo”.

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