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Rsa, abbracci veri ma 8 su 10 sono rimaste chiuse

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Abbracci veri, dopo 14 mesi di distanza fisica, questa volta senza vetrate o teli di plastica a dividere. Nella Rsa San Francesco di Nova Milanese (MB) e’ successo. All’indomani dell’ordinanza sul via libera alle visite del ministro della Salute, Roberto Speranza, familiari e visitatori hanno potuto riprendere il contatto con i propri cari, rispettando le regole, con tamponi, in caso non si sia avuto il Covid e non si e’ vaccinati, o con green pass. “La commozione e’ stata tanta, persone come me piangevano. Oggi per noi e’ stata una bellissima giornata. Lei ci riconosce ancora. Domani la porteremo fuori a mangiare una pizza. Piccole cose che pero’ rappresentano un grandissimo traguardo”, dice Dario Francolino, anche presidente del comitato Open RSA Now che si e’ battuto tanto per ottenere la riapertura delle strutture, parlando dell’incontro con la mamma la ‘maestra Pina’ di 81 anni affetta da Alzheimer. Ha portato anche il figlio, Gabriele, di 15 anni che ha potuto riabbracciare la nonna. Ma questo della struttura di Nova Milanese, denuncia Francolino, e’ un caso del tutto isolato. Bene l’ordinanza del ministro “ma oggi 8 Rsa su 10 resteranno chiuse, come ci stanno comunicando gli altri familiari”. “Serve che immediatamente regioni e Rsa tolgano tutti i divieti veri o fasulli dietro ai quali si sono trincerate da febbraio ad oggi quando il 100% degli ospiti delle Rsa e delle Rds erano ormai vaccinati”. “Purtroppo – aggiunge – fino a ieri mattina, Rsa e Regioni non credevano che l’ordinanza sarebbe arrivata entro il 9 maggio e non si erano organizzate. Orsan e gli altri comitati vigileranno e segnaleranno alle Forze dell’Ordine e alle Regioni le Rsa inadempienti”. E sul rispetto dell’ordinanza in serata arriva la dichiarazione della consigliera del ministro Speranza, Sandra Zampa. “Le Regioni devono far sentire la loro voce, sta a loro far rispettare l’ordinanza firmata ieri dal ministro Speranza e con effetto immediato per la riapertura delle Rsa”, dice Zampa che aggiunge “voglio sperare che il primo giorno non si sono sentiti sufficientemente preparati. Sono curiosa di vedere i dati. Pero’ ci sono 2 circolari, novembre e dicembre 2020, il protocollo e’ stato presentato 10-15 giorni fa. Ora l’ordinanza. Spieghino qual e’ il problema”. “Troverei molto grave che invece di far rispettare le regole si faccia pagare agli anziani un prezzo che davvero non debbono pagare loro”, aggiunge. Per comprendere la reale situazione i comitati guardano a lunedi’ “quando i familiari contatteranno i responsabili delle Rsa per organizzare le visite”, dice Desire’ Pantaleoni, del Comitato #RsAperte. “Oggi alla struttura di Bologna dove si trova mia mamma Giuseppina di 94 anni, affetta da demenza lobo frontale, non c’erano segnali che facevano pensare a un’apertura. Non capisco perche’ – aggiunge esprimendo soddisfazione per l’ordinanza (‘anche se e’ un primo passo’) – se ci sono tavolate anche di 10 persone sulle spiagge non posso stare con mia mamma, spingere la carrozzina e farle una carezza”. Ha raccolto “la protesta di centinaia di privati cittadini” Antonio Burattini, presidente del Comitato nazionale Anchise, che punta l’ attenzione su 4 aspetti dell’ordinanza, come la discrezionalita’ sulle visite ai direttori sanitari, il costo dei tamponi, gli spazi idonei e le strutture private non convenzionate. “Oggi con altri tre familiari siamo andati alla struttura di Civitavecchia e abbiamo portato un mazzo di fiori alle signore ma lo abbiamo consegnato a un operatore che lo ha a sua volta consegnato. Sicuramente nei prossimi giorni le cose saranno diverse ma non ci aspettiamo stravolgimenti”. “Mia mamma ha compiuto 90 anni il 26 aprile e abbiamo festeggiato dietro una finestra. Oggi l’ho vista qualche minuto da lontano. Spero di riabbracciarla presto”. Infine il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga parla di “ottimo lavoro congiunto” ma dice “no a inutili polemiche” mentre in Veneto l’ordinanza verra’ trasmessa ufficialmente domani alle aziende Ulss e in Puglia 100 gestori plaudono alle visite ma chiedono sostegni alle strutture.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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