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Covid e media, il colore dei calzini di Mario Draghi e la overinformation

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La puoi chiamare “overinformation”. La puoi chiamare “fuzziness informativa”. Ma l’espressione che mi piace di più, se proprio devo dirvi, è: “il colore dei calzini”.
E’ lo stadio supremo della deriva che subisce l’i.n.f.o.r.m.a.z.i.o.n.e. per effetto della c.o.m.u.n.i.c.a.z.i.o.n.e. Sì: informazione e comunicazione. Due faccende diverse, ricordatevelo, se volete continuare a capire qualcosa di quel che succede. E dunque: oggi Draghi convoca una conferenza stampa, e il giorno dopo tutti i giornali titolano “Il Presidente del Consiglio ha i calzini gialli”. Magari pure corti, per sovrammercato.
Fate attenzione per favore: non sto parlando di fake news, di post verità e cose così. Quelle erano riflessioni su teoria e pratica della comunicazione in epoca pre-Covid. Oggi ci troviamo di fronte ad altro, a fenomenologie specifiche dello spazio pandemico, a una nuovissima geografia dei rapporti tra informazione e comunicazione.


Temo che dopo l’annuncio dell’EMA su AstraZeneca -una non-notizia quasi perfetta- il contenuto calzinesco dei media italiani sia passato dal 95 al 98%, per dare un ordine di grandezza neppure troppo esagerato. Ossia una poltiglia capace di inghiottire qualunque notizia nullificandone il contenuto informativo e parificandola, così, a qualsiasi cosa. Uno vale uno. Questo vale quello.
Così, mentre ormai è diventata una specie di luogo comune la famosa storiella delle 500.000 (cinquecentomila!) vaccinazioni al giorno, nessuno si è accorto che la data d’inizio della storiella si è spostata in avanti di 15 giorni: dal 1° Aprile (una boutade, chiaramente!) al 15 Aprile. Ciò, tradotto nella metrica dell’epidemia, significa altri 5.000 italiani morti.


E più nessuno aggiunge alla fiera promessa delle 500.000 vaccinazioni quotidiane la frase “se ci saranno le dosi necessarie”: semplicemente, la sottintende. Ora, siccome tutto il detto, in questa piccola ma istruttiva narrazione, dipende dal “non-detto”, ci troviamo puramente e semplicemente di fronte a un racconto senza storia: tenendo presente, si capisce, la fondamentale distinzione della narratologia.
La straordinaria potenza del vuoto è che è vuoto, qualunque sia la forma che assume: è l’antica saggezza dello spazio pittorico cinese (F. Cheng, Vide et plein, Seuil, Paris, 1991).

La vera notizia qui sarebbe: cosa sta facendo l’Italia, il nostro Governo, per “procurarsi le dosi necessarie”? Draghi non ha forse detto: “se l’Europa non riesce a risolvere il problema degli approvvigionamenti vaccinali, bisogna fare da soli”? E dunque? È passata quasi una settimana da quella importante asserzione (la sola notizia di quella conferenza stampa, forse). E perciò ripeto: e dunque? Che conta di fare, anzi, che sta facendo il nostro Governo? Con chi negozia, con chi contratta? Fa offerte pubbliche d’acquisto a prezzi di mercato, seppur parallelo per non dir “nero”? Adotta Sputnik V nel complesso percorso che potrebbe portare il vaccino russo alla messa in commercio? Ha dato incarico al nostro ambasciatore all’Avana per capire che si può fare col vaccino cubano? Chiede una buona parola alla signora Jill Biden -italoamericana, si capisce- perché metta una buona parola con suo marito Presidente USA, affinché faccia una piccola deroga al suo puntuto “America First” in campo vaccinale e consenta di dare qualche milione di dosi di Pfizer o Moderna all’alleato più fedele dell’Alleanza Atlantica? Invade l’India per saccheggiare i magazzini dove sono stoccate le riserve strategiche AstraZeneca della Gran Bretagna? Manda flottiglie-ombra della nostra Marina Militare ad intercettare per i sette mari i carichi di vaccino che si muovono numerosi e senza una logica apparente? Impiega le sue risorse satellitari per compiere blitz nella penisola arabica dove le nostre truppe speciali possono svaligiare i ben forniti depositi vaccinali emiratini o sauditi? Fa accordi sottobanco con Israele? Patti segreti con Pechino in vista dei prossimi posizionamenti sulla scena globalitaria?

In attesa di sapere qualcosa, ci sorbiamo il grottesco tweet della signora Moratti che se la prende non si sa bene con chi perché le cose, nonostante l’ottimo Bertolaso, non vanno per niente bene il Lombardia: l’assessora di lotta e di governo, insomma.


E per non farci completamente narcotizzare dalla fuzziness informativa, proviamo noi ad iniettare qualche notizia vera in questo fermentante crogiuolo di non-notizie. Una è questa: in Portogallo, ieri ci sono stati 6 (sei) morti per Covid 19, due in meno rispetto a sabato, a fronte di 450 nuovi casi di infezione. Il Portogallo ha la stessa popolazione della Lombardia, dove i contagi sono stati 9 volte tanto e i morti, addirittura, 15 volte tanto. Aspettiamo che anche qualche grande giornale italiano riconosca questa come una notizia e decida di inviare qualcuno sul Tago per capire quel che sta succedendo, perché possa esserci d’aiuto: raccogliendo qualche informazione di terreno, più che dispensando chiacchiere da talk show. Dopotutto, stiamo parlando del Portogallo, non del Vietnam dove sta accadendo qualcosa che meriterebbe di essere studiato, ma che è asiatico, sapete, e tanto, tanto lontano..

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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