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Prima condanna per l’omicidio della giornalista maltese Caruana Galizia, un sicario confessa

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Svolta nell’inchiesta sulla morte di Daphne Caruana Galizia, la scomoda giornalista maltese uccisa da una bomba piazzata nella sua auto ed attivata a distanza il 16 ottobre 2017. Dopo oltre tre anni uno dei tre esecutori materiali, il pregiudicato Vince Muscat detto ‘Il-Kohhu’, si e’ dichiarato colpevole durante un’udienza al Tribunale della Valletta. E mentre il sicario pentito parlava in aula, i reparti speciali della polizia maltese hanno arrestato grazie alle sue rivelazioni i tre fornitori della bomba, pregiudicati maltesi legati alle mafie siciliana e libica. In cambio della confessione, la giudice Edwina Grima ha comminato la pena ridotta concordata con la Procura: 15 anni. Muscat ha rinunciato anche al diritto di appello. La condanna, la prima per il massacro di Daphne, cristallizza nella verita’ processuale grandi parti del complotto ai massimi livelli della societa’ maltese che ha ucciso la giornalista. “Il macabro assassinio di Daphne Caruana Galizia e’ stato intenzionale ed avrebbe potuto essere evitato” ha ricordato l’avvocato di parte civile leggendo una dichiarazione con cui la famiglia della giornalista ha auspicato che la svolta giudiziaria “porti alla piena giustizia per Daphne”. Vince Muscat era stato arrestato a dicembre 2017, ed accusato assieme ai fratelli Alfred e George Degiorgio di essere l’esecutore materiale dell’omicidio. Per tutto il 2018 aveva cercato di tenere la bocca chiusa. Ma nella primavera 2019, temendo una condanna a vita, comincio’ a collaborare con la giustizia. Sperando di ottenere un condono presidenziale consegno’ alla polizia l’intermediario di morte, il taxista Melvin Theuma che venne graziato con un condono tombale in cambio delle prove che nel novembre 2019 portarono all’arresto del tycoon Yorgen Fenech mentre tentava la fuga con uno yacht ed accusato di essere il mandante. Ma anche, successivamente, alla caduta del governo di Joseph Muscat a causa delle connessioni di Fenech col capo di gabinetto Keith Schembri ed il ministro Konrad Mizzi. Nonostante il condono gli sia stato negato, in autunno ‘Il-Kohhu’ ha deciso di vuotare il sacco e di aprire una trattativa con la Procura, che ha portato all’accordo raggiunto nelle ultime due settimane: il sicario ha accettato una condanna a 15 anni (oltre al pagamento di 42.930 euro di spese processuali) ma ha ottenuto anche il perdono presidenziale in cambio delle prove su un altro omicidio irrisolto del recente violento passato maltese, quello dell’avvocato d’affari Carmel Chircop che fu ucciso a colpi di pistola nell’ottobre 2015. Parlando in aula alla presenza dei due presunti complici, da cui lo teneva separato una decina di poliziotti, ‘Il-Kohhu’ ha ammesso di aver piazzato la bomba nella vettura noleggiata da Daphne, di aver ricevuto e conservato gli esplosivi necessari all’attentato nei mesi precedenti l’assassinio. Nell’accordo con la Procura e’ anche previsto che testimoniera’ contro i Degiorgio. Nelle stesse ore in cui Muscat parlava in tribunale, le squadre speciali della polizia circondavano e arrestavano i fornitori della bomba: i fratelli Adrian e Robert Agius ed il loro socio Jamie Vella, esponenti di spicco della malavita maltese e coinvolti – tra l’altro – nel contrabbando di gasolio dalla Libia alla Sicilia che finanzia le milizie con il supporto delle cosche siciliane. Furono loro a fornire ai killer la bomba gia’ preparata (si dice da specialisti siciliani) con esplosivo di provenienza libica. Loro, quelli che prepararono il testo dello sms con cui fu azionata la bomba: ‘Rel1=on’. Lo spedi’ uno dei Degiorgio. Poco dopo, Fenech festeggio’ nel suo attico.

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Stoltenberg visita Kiev, raid russi su Odessa

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“Un maggior sostegno è in arrivo, gli alleati hanno ascoltato il tuo appello”. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg si è rivolto con parole rassicuranti a Volodymyr Zelensky durante una visita a sorpresa a Kiev. Il capo dell’Alleanza ha garantito che i Paesi occidentali forniranno più aiuti militari, e più rapidamente, come chiede il presidente ucraino. E, mentre nell’est del Paese le forze russe continuano ad avanzare, si è dichiarato convinto che “non è troppo tardi perché l’Ucraina vinca”.

Per garantire la sua sicurezza, tuttavia, Kiev punta ora anche ad un accordo bilaterale con gli Stati Uniti, che recentemente hanno sbloccato un nuovo pacchetto di assistenza militare dal valore di 61 miliardi di dollari dopo mesi di diatribe nel Congresso. “Stiamo già lavorando su un testo specifico, il nostro obiettivo è rendere questo accordo il più forte di tutti”, ha annunciato Zelensky. Il riferimento è ad altre intese simili siglate negli ultimi mesi dall’Ucraina con diversi Paesi europei tra cui l’Italia lo scorso febbraio. Tuttavia il patto con Roma, come chiarito dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, “non è vincolante dal punto di vista giuridico” e non prevede “garanzie automatiche di sostegno politico o militare a Kiev”.

Con Washington, invece, “l’accordo dovrebbe essere davvero esemplare e riflettere la forza della leadership americana”, ha assicurato Zelensky. Con gli Usa ha insistito il presidente, l’Ucraina sta “discutendo le basi concrete di sicurezza e cooperazione” e “per fissare livelli specifici di sostegno per quest’anno e per i prossimi 10 anni”.

Ciò dovrebbe includere “il sostegno militare, finanziario, politico e la produzione congiunta di armi”. Durante la conferenza stampa con Stoltenberg, Zelensky ha insistito sulla richiesta che “la consegna degli aiuti militari sia più rapida”. Un’urgenza dettata per Kiev dalle drammatiche difficoltà con cui deve confrontarsi sul terreno, dove si trova a corto non solo di munizioni ma anche di uomini. Il capo di Stato maggiore, Oleksandr Syrsky, ha lanciato ieri l’allarme per una situazione che è “peggiorata”, con la Russia che “sta attaccando lungo tutta la linea del fronte”. Mentre il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato che “fra gli ucraini al fronte sta crescendo il panico”. Per il momento l’avanzata russa, ancora limitata, si concentra nell’area del Donbass, nell’est dell’Ucraina. Le forze di Kiev hanno detto di aver respinto nelle ultime ore “55 tentativi di attacco” nella regione di Donetsk, dove nei giorni scorsi i russi si sono impadroniti di tre villaggi nell’area di Avdiivka, cittadina caduta nelle mani delle truppe di Mosca a febbraio. E il ministero della Difesa russo ha detto che oggi è stata conquistato un altro insediamento, quello di Semenivka.

Raid sono stati segnalati anche a Odessa, con frammenti di missile russo caduti sul Castello di Kivalov, dove si è sviluppato un incendio. Il bilancio è di almeno 5 morti. Stoltenberg ha ammesso che Kiev si trova in questa situazione perché negli ultimi tempi “gli Alleati non hanno mantenuto ciò che avevano promesso”, e “gli ucraini ne stanno pagando il prezzo”. Ma con Zelensky il segretario generale ha anche parlato del possibile ingresso di Kiev nel Patto Atlantico.

“Sto lavorando duramente per garantire che l’Ucraina diventi membro della Nato, abbiamo bisogno che tutti gli alleati siano d’accordo”, ha detto Stoltenberg. Per poi ammettere che anche in questo caso rimangono delle difficoltà. “Non mi aspetto che raggiungeremo tale accordo entro il vertice di luglio” a Washington, ha dichiarato. Ma per Zelensky il futuro del suo Paese è nella Nato, perché, ha affermato, “è impossibile immaginare la sicurezza dell’Europa e della comunità euro-atlantica senza l’effettiva partecipazione dell’Ucraina”.

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Ucraina, Blinken: ci saremo se Mosca vuole negoziare

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Se la Russia mostrerà un sincero desiderio di negoziare per porre fine alla guerra in Ucraina, gli Stati Uniti saranno sicuramente presenti: lo ha detto il segretario di Stato americano Anthony Blinken in una conversazione con il presidente del World Economic Forum, Borge Brende, a Riad, secondo quanto riporta Radio Liberty. La fine della guerra dipende dal presidente russo Vladimir Putin, ha affermato Blinken: “Non appena la Russia dimostrerà di voler sinceramente negoziare, noi saremo sicuramente lì, e credo che anche gli ucraini saranno lì”, ha aggiunto.

“Essa (la fine della guerra, ndr) dipende in gran parte da Vladimir Putin e da ciò che deciderà… Spero che Putin capirà il messaggio e dimostrerà la sua disponibilità a negoziati sinceri in conformità con i principi fondamentali che sono alla base della comunità internazionale e della Carta delle Nazioni Unite: sovranità, integrità territoriale, indipendenza”, ha affermato Blinken.

Secondo il segretario di Stato americano l’aggressione della Russia si è trasformata in un fiasco strategico per Mosca, che ha dovuto compiere enormi sforzi per eludere i controlli e le sanzioni sulle esportazioni ed è stata costretta a riorientare la propria economia: una situazione che non può essere sostenuta a lungo termine. In generale, quindi, il Paese adesso è più debole economicamente e militarmente. Gli ucraini, intanto, sono uniti “come mai prima d’ora” contro la Russia, ha aggiunto Blinken e “la Nato è più forte e più grande”.

L’Europa nel frattempo “si è liberata della dipendenza dalle risorse energetiche russe in modo straordinario in soli due anni. Tutto ciò, a mio avviso, rappresenta un enorme fallimento strategico per la Russia. Spero che questo venga riconosciuto. Non appena la Russia dimostrerà di voler sinceramente negoziare, noi saremo sicuramente lì, e credo che anche gli ucraini saranno lì”.

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Naufraga barca di migranti alle Canarie, decine i dispersi

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Naufraga un’imbarcazione con migranti a bordo al largo de El Hierro, una delle isole Canarie, lasciando decine di dispersi in mare. Stando a quanto si apprende da diverse fonti, 9 persone sono state soccorse con un elicottero e portate sull’isola per fornite loro assistenza sanitaria e alcuni di essi, scrive l’agenzia Efe, hanno raccontato ai soccorritori che la barca si è ribaltata due giorni fa, e che in quel momento a bordo c’erano circa “60 persone”. In seguito, alcune di loro sarebbero riuscite a rigirarla e tornarvici sopra.

L’incidente, avvenuto a circa 60 miglia nautiche a sud de La Restinga (El Hierro), è stato notificato dall’equipaggio di una nave mercantile di passaggio, chiamata Beskidy. Secondo questa segnalazione, la barca dei migranti era in situazione di “semi-affondamento”. Il servizio di salvataggio marittimo spagnolo, che per ora non conferma cifre di morti e dispersi in questo naufragio, ha mobilitato per i soccorsi, oltre all’elicottero, anche un’imbarcazione di emergenza.

(la foto in evidenza è di archivio e non ha a che vedere con la vicenda narrata)

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