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Economia

Assalto alla manovra, giù Iva su take away e bonus acqua

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Centinaia di emendamenti e poche ore per votarli. A poco piu’ di una settimana dal rischio di esercizio provvisorio, la manovra e’ ancora ostaggio del Parlamento. Il pacchetto di nuove misure dovrebbe valere circa 4,5 miliardi di euro, una cifra monstre che raramente le Camere hanno avuto a disposizione: autonomi, incentivi auto e aiuti agli aeroporti sono le voci che fanno la parte del leone sul fronte delle coperture insieme alla proroga del superbonus. Il filo rosso che lega queste misure a molte altre e’ sempre lo stesso: aiutare famiglie e imprese a combattere gli effetti della pandemia spingendo anche i consumi. Ed e’ in questa cornice che si inserisce il taglio dell’Iva, giu’ al 10%, per le consegne a casa dei piatti pronti e per chi fa servizio di take away oppure il bonus acqua: mille euro a famiglia per cambiare i rubinetti e le docce e risparmiare un bene prezioso chiamato non a caso l’oro blu. Oltre agli incentivi per le auto green, che dopo un lungo braccio di ferro hanno incluso gli euro 6 e che varranno fino a giugno 2021, arriva anche un altro bonus ad hoc solo per i veicoli elettrici: pensato per chi ha un reddito Isee che si ferma a 30 mila euro mette in campo un contributo del 40%, fissando pero’ sempre a 30 mila euro il tetto massimo di spesa. Con l’obiettivo di dare fiato ad un altro dei settori in maggior sofferenza, ha incassato l’ok anche lo stop alla prima rata Imu per il turismo e lo spettacolo. I tour operator e le agenzie di viaggio invece potranno contare su un credito di imposta del 60%. Il mondo delle partite Iva avra’ un anno bianco: niente contributi previdenziali per chi guadagna meno di 50 mila euro e ha registrato una perdita di fatturato del 33%. Ma non solo, arriva un antipasto di quello che potrebbe essere un cambio di passo nel welfare italiano: anche gli autonomi infatti potranno chiedere la cig (la misura pero’ vale solo sei mesi). Nei periodi piu’ difficili l’occupazione fa fatica a tenere, quella femminile in particolare: e cosi’ i deputati si sono accordati per sostenere con 50 milioni il rientro al lavoro delle neomamme. E cosi’ riescono a spuntarla anche le deputate e i deputati che chiedono da tempo il fondo per la parita’ salariale fra donne e uomini: per l’avvio pero’ bisognera’ attendere il 2022 e a disposizione ci sono 2 milioni. Accanto a questo, ci sono interventi a favore della genitorialita’: dal congedo che sale a 10 giorni per i papa’ a un assegno da 500 euro per le mamme single con figli disabili. Via libera pure al reddito di liberta’, che aiuta le donne vittima di violenza a costruire percorsi di autonomia. Fondi per gli straordinari delle forze di polizia e dei vigili del fuoco, stop per due mesi ai versamenti di ritenute, Iva, tasse e contributi per federazioni enti e societa’ sportive professionistiche e dilettantistiche, possibilita’ di portare in detrazione le spese veterinarie fino a 550 euro all’anno sono alcune della altre misure su cui maggioranza e opposizione hanno intessuto un dialogo che ha portato a sottoscrivere all’unanimita’ alcuni emendamenti. Ma ci sono anche misure su cui l’intesa non e’ stata siglata: e’ il caso dell’incremento, parziale, delle tasse per il tabacco riscaldato e per le sigarette elettroniche. O quello del finanziamento da 1 milione di euro, in un anno, al Viminale per le attivita’ di riscossione delle sanzioni. O ancora dei 35 milioni per le assunzioni per accelerare gli investimenti contro il dissesto idrogeologico. Altra partita, infine, e giocata singolarmente dai deputati, quella della raffica di micronorme. Si va dai fondi per il Giubileo ai rifugi per i cani passando per il finanziamento con 3 milioni di bande musicali e jazz o per il fondo da 10 milioni per lo stoccaggio dei vini di qualita’.

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Ita, per la prima volta Ebit positivo

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Risultato operativo positivo per Ita Airways, a 3 milioni di euro nel 2024, per la prima volta e “in anticipo rispetto alle previsioni del piano industriale, senza aver beneficiato delle sinergie con il gruppo Lufthansa grazie a performance operative e commerciali”. Lo rende noto il cda della compagnia italiana che ha approvato il bilancio chiuso con una perdita di 227 milioni, rilevando come grazie a questi risultati “Ita si posizioni fra i tre migliori vettori a livello europeo”.

I ricavi hanno raggiunto 3,1 miliardi (+26% rispetto al 2023) di cui 2,7 dal traffico passeggeri (+26%), il margine operativo lordo è di 337 milioni. Secondo l’amministratore delegato e direttore generale della società, Joerg Eberhart, le sinergie con il gruppo aereo tedesco rendono “plausibile raggiungere anche un pareggio sostenibile del risultato netto”. In cassa a fine anno c’erano 476 milioni. Il presidente di Ita, Sandro Pappalardo, rileva inoltre come “prosegua il percorso virtuoso” dell’aviolinea iniziato nel 2021 con l’obiettivo di “rendere il Paese orgoglioso della nostra compagnia e garantire sempre maggiore connettività ai territori e ai passeggeri”.

Ita sottolinea che la perdita è stata influenzata “dagli effetti negativi dell’adeguamento contabile dei debiti e crediti in valuta estera ai tassi di cambio di fine anno, oltre che dagli oneri finanziari associati ai contratti di leasing relativi al piano di ammodernamento e incremento della flotta”. Che sarà di 99 aerei totali a fine anno (26 quelli nuovi già entrati) di cui il 65% di nuova generazione. Buono l’andamento del primo trimestre 2025 con la crescita dei principali indicatori: ricavi per circa 600 milioni (+15% sullo stesso periodo del 2024), 3,7 milioni di passeggeri trasportati (+1%) e 81% di load factor (+4 p.p.). Bene la performance della puntualità (87,9% di voli atterrati entro 15 minuti dall’orario previsto) e della regolarità (99,6% di voli effettuati rispetto a quelli previsti). Nel 2024 Ita ha operato circa 138mila voli di linea (+11% sul 2023) e trasportato circa 18 milioni di passeggeri (+19%) grazie alla maggiore capacità offerta e incrementando la propria quota di mercato domestico.

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Giorgetti: Unicredit libera su Bpm. Sale ipotesi addio

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Sono da muovere, e in parte lo saranno questa settimana, alcuni tasselli del risiko bancario che da Mps passando per Mediobanca e Banca Generali portano a Generali e si incrociano con Unicredit-Banco Bpm. Dalla partita non è escluso il governo che secondo Bloomberg non è intenzionato ad alleggerire i paletti, imposti col golden power, all’offerta di scambio promossa dal gruppo di Piazza Gae Aulenti sulla banca guidata da Giuseppe Castagna. Quest’ultimo ha già invitato Unicredit a dire se intende andare avanti o no. E’ ragionevole che nel cda del gruppo capitanato da Andrea Orcel, convocato domenica per approvare la trimestrale, si parli dello stato dell’arte sull’ops. Più difficile prevedere se sarà presa una decisione sull’operazione. Uno stop è comunque considerato probabile se davvero le condizioni imposte dall’esecutivo non verranno ammorbidite.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha rinviato tutto a Piazza Gae Aulenti: “Fanno quello che vogliono”, ha risposto sull’ipotesi di una rinuncia all’offerta. Su un altro fronte, a Palazzo Chigi, potrebbe recarsi l’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, nell’ambito degli incontri che sta programmando questo mese per convincere della bontà dell’ops su Banca Generali non solo le istituzioni ma anche i suoi azionisti che il 16 giugno saranno chiamati in assemblea a votare l’offerta. Tra questi l’amministratore delegato di Mediolanum, Massimo Doris, ha espresso apprezzamento sull’operazione dopo l’apertura già fatta dal numero uno di Delfin, Francesco Milleri.

“L’ops di Mediobanca su Banca Generali è una bella operazione, ammesso che vada a buon fine, e dal punto di vista industriale è un’operazione che ha sicuramente senso”, ha commentato Doris, primo azionista col suo gruppo (3,49%) e con la holding di famiglia Finprog (0,96%) nel patto di consultazione di Piazzetta Cuccia, che raggruppa l’11,87% del capitale. Banca Mediolanum, ha sottolineato, non teme la concorrenza di un gruppo rafforzato nel wealth management. Del resto Mediolanum aveva già visto di buon occhio la nascita di Chebanca! poi diventata Mediobanca Premier. Se l’ops sia poi compatibile o meno con l’offerta di Mps su Piazzetta Cuccia ha rimandato all’amministratore delegato del Monte dei Paschi, Luigi Lovaglio: “più che rispondere io ha risposto Lovaglio dicendo che l’operazione diventa ancora più interessante.

E questo lo decide chi ha lanciato l’offerta”. Doris ha detto di non aver ancora avuto un incontro formale con Nagel ma i due si sono sentiti. Sarà più avanti un cda ad hoc di Mediolanum a decidere come votare sull’ops di Mediobanca su Banca Generali in assemblea e per valutare l’offerta di Mps. Mercoledì nel consiglio di amministrazione di Generali, chiamato a formare i comitati interni, si inizierà anche a discutere – come ha indicato il presidente Andrea Sironi – il processo da seguire per valutare l’ops sulla controllata Banca Generali per la quale Piazzetta Cuccia ha messo sul piatto azioni del Leone pari al 6,5% del capitale della compagnia.

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Nagel incontrerà soci e istituzioni per ops su Banca Generali

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A una settimana dal cda di Mediobanca che ha approvato l’offerta pubblica di scambio su Banca Generali, nei prossimi giorni – da quanto si apprende – i vertici della banca guidati dall’amministratore delegato Alberto Nagel (foto Imagoecnomica) spiegheranno ad azionisti, istituzioni e dipendenti le ragioni industriali e i dettagli dell’operazione che recide il legame con Generali per dare vita a un polo italiano nella gestione del risparmio. Intanto Mediobanca ha pubblicato il documento informativo relativo ad operazioni di maggiore rilevanza con parte correlata.

Dal documento emerge che il comitato parti correlate, che si è riunito domenica scorsa prima del cda che ha approvato l’offerta, ha espresso parere favorevole sull’interesse della banca al compimento dell’operazione, nonché sulla relativa convenienza e correttezza sostanziale delle relative condizioni. Il sì del comitato composto da quattro consiglieri, è arrivato con l’astensione del presidente Sandro Panizza, che è stato eletto nel board nella lista di Delfin – azionista di Mediobanca con il 19,8% – , votata anche dal gruppo Caltagirone (7,3%).

“Panizza, pur comprendendo le ragioni industriali alla base dell’operazione, ha ritenuto di astenersi in considerazione del ridotto tempo disponibile per l’analisi di un’operazione così trasformativa per la banca, avuto riguardo a talune ipotesi industriali del management poste a base della valutazione e taluni assunti valutativi dell’advisor finanziario”. Così il documento di Mediobanca spiega l’astensione del presidente del comitato parti correlate sull’ops su Banca Generali.

Nel documento sono soprattutto esposti i benefici che, verosimilmente, i vertici della banca spiegheranno negli incontri delle prossime settimane a tutti gli stakeholder. In particolare, “Mediobanca ritiene che l’integrazione con l’Emittente, che darebbe vita ad un leader nel Wealth Management in Italia, sia nell’interesse di tutti gli stakeholders e del sistema finanziario italiano nel suo complesso: – gli azionisti di Banca Generali beneficerebbero di una rilevante possibilità di valorizzazione del proprio investimento, atteso che Mediobanca riconoscerà un corrispettivo superiore al massimo storico delle quotazioni di borsa di Banca Generali con un premio”; “gli azionisti di Mediobanca beneficerebbero di un significativo potenziale di creazione di valore derivante da sinergie di costo, di ricavo e di funding, unitamente ad una migliore diversificazione del rischio e del quality of earnings, oltre che a una maggiore generazione di capitale e conseguente capacità di distribuire dividendi; – i clienti di Banca Generali beneficerebbero del posizionamento distintivo di Mediobanca nel Private & Investment Banking” mentre “i clienti del gruppo Mediobanca beneficerebbero a loro volta della maggiore scala operativa del gruppo integrato, nonché della combinazione delle curve di esperienza e best practices; – i dipendenti dei gruppi di Banca Generali e di Mediobanca beneficerebbero della significativa combinazione di due realtà bancarie costruite secondo gli stessi fondamenti di cultura manageriale”; “i consulenti finanziari entrerebbero a fare parte di un campione nazionale con una posizione di leadership in molti ambiti di operatività, con un brand unico”.

Infine “il sistema finanziario italiano potrebbe contare su un operatore finanziario di alto profilo, leader in segmenti strategici dei servizi finanziari, con un progetto industriale distintivo, prospettive di crescita significative e creazione di valore per tutti gli stakeholders, con beneficio sia per il Gruppo Assicurazioni Generali, che fruirebbe di un partner bancario con accresciuta capacità distributiva e potenziale di crescita, sia per tutti gli azionisti di Banca Generali che riceveranno azioni Assicurazioni Generali qualora aderissero all’Offerta”.

Se Alberto Nagel riuscirà a convincere gli stakeholder e in particolare gli azionisti, chiamati a esprimersi nell’assemblea del 16 giugno, Mediobanca stima che “l’aggregazione tra Emittente e Offerente potrà consentire la piena valorizzazione delle potenzialità di entrambi, con un’elevata capacità di creazione di valore a beneficio degli azionisti, dei clienti, dei dipendenti e di tutti gli stakeholders. In particolare come è stato già indicato quando lunedì è stata comunicato l’ops, “facendo leva sulla maggiore massa critica del gruppo nel medesimo ambito di operatività, si generano significative economie di scala ed una migliorata efficienza operativa, con sinergie di costo lorde stimate a regime per circa 150 milioni”.

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