Collegati con noi

Politica

Sindaci Anci, governo si fidi di noi per ripartire

Pubblicato

del

 Determinati a farsi sentire dal governo, in prima linea sempre, prima e soprattutto durante l’emergenza sanitaria, ma soprattutto uniti, indipendentemente dal colore politico, anche e soprattutto a causa del covid. I primi cittadini d’Italia hanno scelto la platea virtuale della XXXVII assemblea dell’Anci per mandare un chiaro messaggio al governo: i sindaci chiedono di essere coinvolti nelle decisioni e che le risorse del Recovery fund passino attraverso le loro amministrazioni visto che sono loro a conoscere meglio di tutti il territorio. “La sfida e’ tenere la comunita’ insieme senza lacerazioni”, ha sintetizzato il presidente dell’Anci Antonio Decaro. “Al governo chiediamo di fidarsi di piu’ dei sindaci. Noi sindaci abbiamo la capacita’ di essere stazioni appaltanti”, ha detto senza giri di parole il sindaco di Firenze Dario Nardella. Dello stesso avviso il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro: “Da Venezia parte un accorato appello a fare squadra, non si puo’ rilanciare il Paese senza dialogare con i territori”. E cosi’ la pensano tutti i sindaci, che oggi si sono spogliati della loro casacca politica. Una visione perfettamente sintetizzata dal primo cittadino di Treviso, Mario Conte: “Nasce la rivoluzione del buon governo, sulla base dei colori del nostro Paese”. Lungi dal portare avanti solo discorsi teorici, i sindaci arrivano al nodo della questione: le risorse del Recovery fund, perche’ “dobbiamo progettare ora, per trovarci pronti in futuro – sottolinea il sindaco di Pesaro e presidente dell’Ali Matteo Ricci – Non ‘sprechiamo’ questa crisi. Dalla primavera in poi, con la diffusione del vaccino, possiamo vivere un 2021 di ripresa. Per aprire una nuova fase di rinascita dell’Italia dobbiamo farci trovare pronti”. Brugnaro mette l’accento sul fatto che “abbiamo il dovere di andare verso un ambientalismo progressista”. Articolato il discorso della sindaca di Torino e vicepresidente dell’Anci Chiara Appendino: “Le citta’ devono avere un ruolo portante nella spesa del Recovery fund ma sottolineo che le citta’ sono le comunita’ urbane dove noi come sindaci, insieme a tutto il tessuto che fa parte della comunita’, siamo il luogo dove si puo’ costruire una cultura immateriale. Non possiamo disgiungere l’investimento economico dalla risorsa immateriale ovvero il contesto urbano che si crea in una comunita’, come la coesione. Gli obiettivi del Recovery fund non li raggiungiamo se non si lavora sulla cultura immateriale. E i sindaci possono farlo”. Anche il sindaco di’ Napoli, “terza citta’ d’Italia”, Luigi de Magistris e’ chiaro: “Se parliamo di coesione sociale, i sindaci sono in prima linea, ci stiamo assumendo responsabilita’ importanti. Indipendentemente dalla posizione geografica e dal colore politico i sindaci italiani parlano la stessa lingua”. Tanto che il sindaco di Pisa ammette: “Avvertiamo il bisogno di dare risposte ai nostri cittadini piu’ che ai nostri partiti”. Spetta al presidente Anci Antonio Decaro tirare le somme dei vari interventi dei primi cittadini : “Noi sindaci dobbiamo traghettare la nostra comunita’ verso il futuro e saranno importanti le risorse del Recovery fund”. Ma questo non basta, di qui l’ammonimento preventivo al mondo della politica: “Se sapremo spenderle allora avremo aiutato l’Italia ma se le risorse saranno usate da partiti e singoli ministri per mettere una medaglietta sulla loro azione politica non avremo cambiato le sorti del nostro Paese”.

Advertisement

Napoli

De Luca: Manfredi smentisca consulenze a docenti Federico II

Pubblicato

del

Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, chiede al commissario di Bagnoli, vale a dire il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, di smentire quanto “sostengono gli esponenti di Fratelli d’Italia di Napoli in merito alle consulenze a docenti della Federico II”. “Io suggerirei al commissario di smentire queste illazioni oppure di fornire l’elenco delle consulenze date a docenti della Federico II per stroncare e bloccare eventuali speculazioni”, ha sottolineato De Luca.

Continua a leggere

In Evidenza

Ancora un Commissario: per il granchio blu e per la peste suina

Pubblicato

del

Parola mantenuta sul decreto di sostegno all’agricoltura preannunciato, a metà marzo a Roma, dal ministro Francesco Lollobrigida alla Conferenza organizzativa della Cia-Agricoltori Italiani, e frutto della collaborazione di più ministeri, – a partire da Difesa, Ambiente, Salute, Turismo – , nonché di ulteriori confronti con tutte le organizzazioni di rappresentanza del settore primario. Oggi ha preso forma in dodici articoli e verrà presentato la prossima settimana in Consiglio dei ministri. Al traguardo di un working in progress reso noto in più occasioni dallo stesso ministro Lollobrigida, ma senza fornire i dettagli sulle misure di aiuto “per rispetto – ha detto – del Cdm dove verrà discusso”. L’obiettivo dichiarato, durante la 75/ma assemblea di Fruitimprese, è quello di affrontare non solo le situazioni critiche ma anche per mettere in campo una strategia volta a migliorare i controlli del settore e altre questioni che riguardano “un mondo che deve essere protetto, salvaguardato e promosso”, ha sottolineato Lollobrigida.

Stando all’ultima bozza del provvedimento, il dl Agricoltura di prossimo varo prevede aiuti alle imprese danneggiate dalla guerra in Ucraina ma anche dal proliferare del granchio blu per cui arriva un commissario straordinario nazionale in carica fino al 2026, o per i produttori colpiti dalla “moria dei kiwi”, oltre a nuovi interventi per arginare la peste suina e il rafforzamento del contrasto alle pratiche sleali. E per limitare l’uso del suolo agricolo si dispone che “le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’istallazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra”. La società “Sistema informatico nazionale per lo sviluppo dell’Agricoltura – Sin Spa” viene incorporata nell’Agenzia per le erogazione in Agricoltura, Agea.

Inoltre per far fronte alla complessa situazione epidemiologica derivante dalla diffusione delle Peste suina africana (Psa) i piani di contrasto al proliferare dei cinghiali lungo l’intera Penisola verranno attuati anche mediante il personale delle Forze armate, previa frequenza di specifici corsi di formazione e mediante l’utilizzo di idoneo equipaggiamento. Sarà coinvolto un contingente di massimo 177 unità, e per un periodo non superiore a 12 mesi, con spese a carico, viene precisato nel testo, del Commissario straordinario preposto al contrasto Psa.

Il decreto guarda anche al settore pesca e dell’acquacoltura per contenere gli effetti della crisi economica conseguente alla diffusione del granchio blu. Le imprese della comparto che nel 2023 hanno subito una riduzione del volume d’affari, pari almeno al 20 per cento rispetto all’anno precedente, previa autocertificazione potranno avvalersi della sospensione per 12 mesi delle rate dei mutui e degli altri finanziamenti a rimborso rateale, cambiali agrarie comprese. “In questo provvedimento – ha sottolineato Lollobrigida uscendo da Palazzo Chigi – ci saranno alcune delle cose che avevamo garantito. Sul granchio blu abbiamo fatto molto, e bisogna fare ancora di più: bisogna avere una strategia di carattere italiano ed europeo non solo per arginare i danni che vengono provocati ma anche per trovare una soluzione definitiva”.

Continua a leggere

Politica

Pichetto: norme per il nucleare entro la legislatura

Pubblicato

del

Entro questa legislatura, il governo Meloni vuole varare tutta la normativa necessaria per reintrodurre il nucleare in Italia. Questo perché i primi reattori a fissione di 4/a generazione, quelli su cui punta l’esecutivo, dovrebbero andare in produzione alla fine del decennio. E per quella data, il governo vuole avere pronto il quadro giuridico per installarli e farli funzionare. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha annunciato i suoi obiettivi in una intervista a Radio 24. Alla domanda del giornalista se entro la legislatura potrà essere cambiato il quadro legislativo sul nucleare, Pichetto ha risposto “sì. Io ce la metto tutta. Questo è il mandato del governo e del Parlamento”.

Il ministro ha spiegato più volte che non vuole tornare alle grandi centrali, come in Francia, ma puntare sugli “small modular reactors”, il nucleare di 4/a generazione: in pratica, motori di sommergibili chiusi dentro cilindri di metallo, economici e facili da costruire e da gestire. Quattro moduli da 100 megawatt, installati insieme, forniscono l’elettricità di una centrale a gas. Secondo Pichetto, potrebbero essere direttamente i consorzi industriali a farsi la “loro” centrale. Ma i tempi per avere i piccoli reattori modulari, ha spiegato oggi il ministro, “sono 2, 3, 4 anni, il prodotto non c’è ancora.

Si parla di avere le condizioni di produzione di questi piccoli reattori alla fine di questo decennio. Vuol dire che in questa legislatura dobbiamo avere tutto a posto” dal punto di vista giuridico. Pichetto il 27 aprile ha incaricato il giurista Giovanni Guzzetta di di costituire un gruppo di lavoro per ridisegnare tutta la normativa sul nucleare in Italia, in vista del ritorno delle centrali atomiche nel nostro paese. La questione non è secondaria.

Dopo l’abbandono del nucleare nel 1987, nel nostro Paese non c’è più una disciplina sulle autorizzazioni degli impianti e sul loro funzionamento. E non ci sono neppure le fondamentali normative sulla sicurezza. Senza leggi e regolamenti, non si possono riaprire le centrali. Il ceo di Newcleo, la principale società italiana per il nucleare, Stefano Buono, giorni fa fa ha dichiarato che “se il quadro normativo verrà stabilito rapidamente, potremmo prevedere di dispiegare i primi Small Modular Reactors in Italia entro il 2033”. Ma il rinnovo delle regole non è l’unico problema.

Gli italiani hanno detto no al nucleare due volte, con i referendum del 1987 e del 2011. Il governo sostiene che questi no non sono più validi, perché si riferiscono alle grandi centrali di 3/a generazione, e non agli small modular reactors. Ma l’opposizione all’atomo resta forte nel Paese: l’opposizione di sinistra è contraria, e così gli ambientalisti, convinti che il nucleare sia inutile e costoso, e che occorra invece puntare sulle rinnovabili. In caso di ritorno all’atomo, un nuovo referendum è un’ipotesi tutt’altro che improbabile, e dall’esito incerto. E poi c’è la questione del deposito nazionale delle scorie nucleari, mai realizzato da decenni, per le fortissime opposizioni popolari. Pichetto ha detto che punta a individuare il sito entro la legislatura, fra le 51 ipotesi individuate dalla Sogin (la società pubblica per lo smantellamento delle centrali), in Piemonte, Lazio, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto