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Conte chiude le porte: Stadi aperti? È inopportuno

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“Inopportuno riaprire gli stadi”. Nella querelle tra favorevoli e contrari alla riapertura graduale degli impianti sportivi per il riavvio dei campionati professionistici, irrompe il ‘parere’ del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Intervenuto alla festa del Fatto Quotidiano, il premier sposa la linea piu’ intransigente, e anche se parla di riflessione personale non ancora condivisa col governo pone di fatto il suo veto: “Per quanto mi riguarda, la presenza allo stadio cosi’ come a manifestazioni dove l’assembramento e’ inevitabile, non solo sugli spalti ma anche in fase di entrata e uscita, non e’ assolutamente opportuna”. Aggiungendo che l’obiettivo del governo al momento e’ quello di privilegiare attivita’ ricreative “piu’ importanti” e che comunque “e’ un parere personale, non ancora condiviso con il Governo”. Le parole di Conte si inseriscono in un dibattito che dura da tempo e che, come per le discoteche, ha spaccato in due l’opinione pubblica e gli addetti. Dura la presa di posizione del leader della Lega Matteo Salvini, secondo il quale “lo sport e’ vita, e’ passione, il calcio e’ fondamentale – ha detto a Radio Punto Nuovo – Dico al caro signor Conte: senza fare questioni di partito, la regione Emilia Romagna, governata dal Pd, organizzera’ il Gran Premio e sara’ presente il pubblico, contingentato, ma e’ previsto”. Sulla stessa lunghezza d’onda di tanti protagonisti in campo. “Il calcio e’ uno spettacolo, e senza tifosi non c’e’ spettacolo: per noi e per tutte le altre e’ molto difficile giocare senza pubblico”, il pensiero dell’allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic. “Mi auguro con tutto il cuore – ha concluso il serbo – che a poco a poco tornino negli stadi, quando sara’ possibile e come sara’ possibile”. Per la Federcalcio, che comunque ha fatto richiesta al Cts di riapertura almeno per gli abbonati, la priorita’ al momento resta quella di strappare al Comitato tecnico scientifico un parere positivo sull’allentamento dei tamponi da sottoporre alle squadre. La Figc chiede che siano effettuati ogni 8 giorni anziche’ ogni 4 come da attuale protocollo. Una decisione che riuscirebbe ad alleggerire un po’ i costi ai club, soprattutto quelli di Serie B e C, anche se in questo momento storico rischia di rimanere lettera morta per via delle nuove positivita’ tra i giocatori di rientro dalle vacanze: oggi per esempio altri tre positivi al Chievo e amichevole con il Padova annullata. Sulla questione si sta impegnando anche il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora (che domani sara’ a Monza per il Gp di Formula 1 e in serata a Vicenza per la Supercoppa femminile di pallavolo), il quale ha inviato una lettera al ministro della Salute Speranza per chiedere di rivedere il diniego alla riduzione imposto per ora dal Cts. In parallelo, domani andra’ in scena Parma-Empoli al Tardini, la prima amichevole in uno stadio di Serie A aperto al pubblico grazie alle disposizioni della Regione Emilia Romagna. Ci saranno 1.000 spettatori cosi’ come da protocollo, lo stesso che pero’ dal 19 settembre al momento non consente la riapertura degli impianti per il ritorno della Serie A.

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Sinner salta Roma, è ‘triste’ ma guarda al Roland Garros

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Jannik Sinner non parteciperà agli Internazionali d’Italia a Roma. Il dolore all’anca è ancora troppo forte ma pesa anche il timore di compromettere tutta la stagione. “Non è facile scrivere questo messaggio ma dopo aver parlato di nuovo con i medici e gli specialisti dei miei problemi all’anca devo annunciare che purtroppo non potrò giocare a Roma”, scrive il campione azzurro spiegando che sarà comunque presente al Foro Italico. “Ovviamente sono molto triste di non aver recuperato, essendo uno dei miei tornei preferiti in assoluto. Non vedevo l’ora di tornare e giocare a casa davanti al pubblico italiano. Verrò comunque a Roma per qualche giorno e passerò al Foro Italico. Grazie per i vostri messaggi di supporto che apprezzo tantissimo! Ora lavorerò con la mia squadra e i medici per essere pronto per Roland Garros. A presto, forza”, sottolinea.

Un rammarico per il 22enne di Sesto Pusteria che era atteso a Roma da migliaia di tifosi contagiati dalla Sinner-mania: l’azzurro ha sempre definito gli Internazionali come il torneo di casa; arrivarci da numero 2 del ranking mondiale è una soddisfazione alla quale non avrebbe mai voluto rinunciare. D’altronde, proprio a Montecarlo – subito dopo l’uscita in semifinale con Stefanos Tsitsipas – aveva spiegato che avrebbe partecipato al torneo di Madrid ma soltanto per prepararsi in vista di Roma. Evidente segno che nel calendario di Jannik la tappa italiana ha lo stesso valore di uno Slam. Sarà lo stesso Sinner domenica a rispondere alla domande sul suo forfait. “Sinner l’ho sentito, certamente, dispiace ma sono cose che succedono.

Comunque gli Internazionali saranno da record e questo è dovuto a un momento pazzesco che stiamo vivendo. Abbiamo tanti italiani in gara, faremo il tifo per gli altri”, ha commentato il presidente della Fitp, Angelo Binaghi, che era stato avvertito ieri sera dall’azzurro della probabile rinuncia del n.1 azzurro. La decisione, soffertissima, è stata presa dopo una lunga riflessione con il proprio staff: meglio non mettere sotto sforzo quell’anca ormai troppo dolorante con il rischio di dover poi rinunciare al prosieguo dell’intera stagione.

Nel mirino ora ci sono il Roland Garros e le Olimpiadi. Inoltre – e questo è uno dei temi principali nei prossimi giorni – i problemi all’anca se non curati rapidamente a volte possono divenire cronici e condizionare l’intera carriera di un atleta. Sinner approfitterà di questo periodo per recuperare al meglio e prepararsi in vista di Parigi. Un campione deve anche sapersi gestire. Lo sport portato avanti sempre al limite logora il fisico degli atleti. I tennisti sono sempre più soggetti ad infortuni a causa dei ritmi forsennati imposti dal calendario ed al continuo cambio di superficie e palline. Su quest’ultima questione sempre più spesso gli atleti hanno levato alta una voce di protesta. Anche Carlos Alcaraz – colui che si preannuncia il rivale dell’italiano nel prossimo decennio – sta riscontrando problemi di tenuta fisica. Il dolore all’avambraccio gli impedisce di giocare con scioltezza. Lo spagnolo ha rinunciato a malincuore al torneo di Roma. Il “barone rosso” sta imparando a gestire il proprio corpo, proprio come hanno fatto in passato campioni come Novak Djokovic e Rafa Nadal che si sono confermati nell’elite del tennis fin oltre i 35 anni, superando infortuni che nel corso di una carriera non possono mai essere esclusi.

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Mossa del Governo: agenzia per controllo dei bilanci club

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Un altro terremoto sul mondo del calcio. Si chiama Agenzia per la vigilanza economica e finanziaria delle società sportive professionistiche. È l’organo pensato dal Governo per sostituire la Covisoc e controllare bilanci e conti delle società professionistiche di calcio (e basket). Un progetto arrivato nelle ultime ore anche sul tavolo della Federcalcio e del Coni, costringendo Gabriele Gravina a convocare per lunedì pomeriggio alle 18 una riunione d’urgenza in Via Allegri con i presidenti delle componenti federali.

Il documento emerso è la bozza di un decreto legge interamente dedicato allo sport da discutere nei prossimi giorni in Consiglio dei Ministri con la volontà governativa di attuarlo nel minor tempo possibile (entro un anno). Ma cosa potrebbe fare l’Agenzia che sarà un ente pubblico non economico, con sede a Roma, posto sotto la vigilanza di Palazzo Chigi o del ministro dello Sport? Tra i poteri, si legge nel documento, ci sarebbero anche quelli di verifica nella consegna della documentazione prevista dalla normativa federale ai fini del rilascio della licenza nazionale. E ancora: potrebbe effettuare anche verifiche e ispezioni presso le sedi delle società e richiedere di fornire chiarimenti laddove necessario.

In sostanza quello che oggi fa la Covisoc per la Figc in sede di accettazione delle domande di iscrizione ai campionati, su cui l’ultima parola ce l’ha comunque il consiglio federale. Perché nel sistema attuale il controllo economico è in capo alle federazioni con il Coni a fissare modalità e principi generali. Da qui la decisione di indire un vertice federale per cercare di chiarire alcuni contorni, ancora poco definiti, e soprattutto perché secondo la Federcalcio, la proposta del Governo viene vista come un’invasione di campo dell’autonomia dello sport da parte della politica.

Di vedute opposte l’esecutivo che sottolinea come l’agenzia non si sostituirebbe alla federazione nella decisione finale di iscrizione o meno ai campionati dei club. Fonti governative precisano inoltre che la legge dell’81 ha previsto l’introduzione dei controlli finanziari ma senza mai parlare di controlli interni con le federazioni che negli ultimi anni si sono ritrovate così a riempire un vuoto. Una legge, però, che dalla Figc fanno notare sia stata abrogata con decreto legislativo del 2023. Nel documento inviato direttamente dal ministro Abodi a Federcalcio e Coni si legge come l’agenzia sarebbe “dotata di autonomia regolamentare, organizzativa e finanziaria, operando con indipendenza di giudizio e di valutazione”.

L’organo sarebbe di stampo collegiale con massimo 30 unità e dunque formato da un presidente e due componenti nominati dal presidente del Consiglio dei Ministri o dall’autorità di governo competente in materia di sport (il ministro Abodi in questo caso). La durata del mandato delle cariche sarebbe di 4 anni, senza la possibilità di esser rinnovate e inoltre sarebbero incompatibili con gli organi di vertice del Coni, delle Federazioni con settori professionistici e con gli organi di vertice delle leghe di riferimento. Infine i costi per il funzionamento dell’agenzia, oggi stimati intorno ai 2,5 milioni l’anno e a carico dei club. Nel frattempo le leghe professionistiche non commentano e vogliono aspettare l’incontro di lunedì per avere un quadro più chiaro.

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Giro: Pogacar si fa sentire, ma il primo rosa è Narvaez

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C’è stato subito tanto Pogacar nella prima tappa del Giro d’Italia, 140 chilometri da Venaria Reale a Torino: sulle rampe dell’ultimo strappo il fuoriclasse sloveno ha ripreso lepri e inseguitori e si è lanciato verso il traguardo. Nella volata a tre è finito dietro all’ecuadoriano Narvaez e al tedesco Schachman, però ha già messo in crisi qualche avversario, a partire dal francese Romain Bardet, considerato il suo principale concorrente nella Corsa rosa, in difficoltà sulle pendenze più forti delle colline torinesi e già in ritardo di oltre un minuto da Pogacar e di 1’07” dal leader della classifica generale.

La prima maglia rosa la indossa dunque il 27enne Jhonatan Narvaez (Ineos Granadiers), fresco campione ecuadoriano su strada, professionista dal 2017. Al Giro d’Italia aveva già vinto una tappa, la 12/a del 2020, a Cesenatico, corsa sotto la pioggia, staccando tutti i compagni di fuga. A Torino si è imposto allo sprint, dopo avere resistito benissimo agli scatti di Pogacar sull’ultima salita della collina torinese, in località San Vito, prima della discesa verso il traguardo in corso Moncalieri.

Alla piazza d’onore il berlinese Maximilian Schachman, che al Giro ha vinto la 18/a tappa del 2018, da Abbiategrasso a Prato Nevoso (Cuneo), con arrivo in salita. Pogacar si accontenta del terzo posto, soddisfatto comunque del messaggio di forza mandato ai rivali. Dopo l’avvicinamento ‘dolce’ alle prime asperità del Giro numero 107, la corsa si è accesa sulla salita verso Superga, protagonisti il ventinovenne eritreo Amanuel Ghebeigzabhier, il francese Lilian Calmejane (Intermarché) e gli italiani Filippo Fiorelli (Bardiani) e Andrea Pietrobon (Polti Kometa).

Scalando verso Superga Ghebeigzabhier è riuscito a staccare tutti, ma sul più duro colle della Maddalena è stato poi il francese a transitare per primo, incamerando i 18 punti del Gpm di seconda categoria. a 22 chilometri dall’arrivo. Calmejane ha resistito al comando fino a 10 chilometri dall’arrivo, quando il gruppo dei migliori ha aumentato il ritmo: tra i protagonisti il 36enne Damiano Caruso (Bahrain), mentre Bardet cominciava ad andare in affanno. Sfortunato Domenico Pozzovivo, il veterano del Giro coinvolto in una caduta, rapidissimo comunque a rimettersi in sella e a recuperare. Da un gruppetto al comando è uscito Nicola Conci, 27enne trentino della Alpecin Deceuninck, che ha resistito in testa per qualche chilometro, fino a quando Pogacar ha aumentato i giri, accendendo il finale di tappa concluso con la volata vinta da Narvaez.

“Complimenti a Narvaez – le parole del n.1 della federciclismo, Cordiano Dagnoni – e a tutti i girini, che fin da subito hanno infuocato la corsa. Sono convinto che anche in questa edizione i corridori italiani saranno in grado di essere protagonisti e rendere la corsa avvincente fino alla fine”. Domani subito le prime pendenze dure, con l’arrivo in salita al santuario di Oropa (Biella), teatro 25 anni di una delle leggendarie imprese del ‘Pirata Marco Pantani. La partenza è da San Francesco al Campo, a una trentina di chilometri da Torino, 161 chilometri di corsa, si comincia a salire dopo una novantina, due Gpm di terza categoria, all’Oasi Zegna e a Nelva, frazione di Callabiana, poi la discesa su Biella e la successiva scalata fin a 1.142 metri di Oropa, Gpm di prima categoria. Un severo test per tutti: Pogacar, i suoi avversari e gli scalatori puri.

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