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Cultura

I Santi Migranti di Massimo Pastore per il Restart di Cosenza vecchia, così G.A.I.A. incoraggia la bellezza dove intorno tutto crolla

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Sorprende la sbilenca armonia, una prossimità all’inciampo sostiene il passo, lo rende cauto e incantato. Cosenza vecchia è incagliata sul nastro di un tempo sconosciuto, è storta, in bilico tra un possibile crollo e un equilibrio ostinato, crasi di dolente fragilità e testarda resistenza. Afflato e affanno confluiscono come due corsi d’acqua distanti eppure decisi ad incontrarsi. Guadare le sue strade, toccarne il fondo senza comprendere come e quando gli ingranaggi dell’orologio si sono inceppati e chiedersi perché nessuno si curi di riassestare la cassa, di raddrizzare il quadrante, di riavviare l’ingegnoso meccanismo. Proprio questa è la manifesta azione che anima GAIA (Galleria Arte Indipendente Autogestita), riprendere la chiave e ricaricare l’arrugginita abbandonata molla.: Restart! La bonaccia di luglio non ha calmato i loro sensi, la spossante calura dell’estate, tra le pietre della città silente e apparentemente distratta, non ha indebolito l’intento. Dalle cavità cieche dei palazzi offesi e decadenti decine di occhi scrutano e origliano il rumore di fili d’erba che spuntano tra le crepe dell’acciottolato del centro. Riavviare l’orologio: Restart! Un anglicismo necessario purché il messaggio arrivi anche oltre i colli, tanto l’italiano quelli al governo della città e del Paese comunque non lo comprendono. L’energia del collettivo GAIA e di tutte le associazioni è pari a quella dell’orologiaio di Rodari: ci deve essere un guasto…io lo riparerò: e nella molla nuova / ore nuove ci metterò: / le più belle del mondo / dal primo / fino all’ultimo secondo.  Afflato senza affanno, argento vivo che contamina il centro antico, filo di una trama che si tesse intersecandosi ad altri fili. Ah già, il centro antico. Quale perversione o interpretazione semantica definisce centro, peraltro con il nobile aggettivo antico, questo luogo di Cosenza che è stato colpevolmente reso laterale, pieno di (quasi) nulla e colmo della sua vilipesa bellezza? Bandoni abbassati da tempo, insegne che raccontano di una lontana dimenticata prosperità, facciate di imponenti architetture che si sbriciolano, colori sbiaditi loro stessi dimentichi quale forza e tono avessero. Tutto da riavviare, tutto da rimettere a posto: Restart!

GAIA è nata nel 2019, una piccola officina culturale e ha sede, tra un palazzo crollato e un altro occupato, a pochi passi da Corso Telesio. Una galleria indipendente che ha già da subito dimostrato il suo pregiato spessore e ha pubblicato un Manifesto che non lascia dubbi sulle intenzioni e sui propositi che animano questo gruppo di visionari. GAIA insieme ad altre associazioni e presidi di cultura del centro antico hanno portato in porto la quarta edizione di RESTART che quest’anno ha avuto ancor di più, dopo l’allarme e l’isolamento del periodo acuto della pandemia, la forte accezione di ‘ricominciare’ ‘ripartire’.  Riportare alla vita, sebbene per un fine settimana, Cosenza vecchia non era facile né scontato, una prolungata e grossolana anestesia non assicura il risveglio del malato. Invece il cuore del centro ha cominciato a palpitare dalle prime ore del mattino di sabato 11 luglio: afflato senza affanni. Sette teòri per sette Santi Migranti – donati a Cosenza vecchia dall’artista Massimo Pastore, dopo essere stati in esposizione in galleria, – sono partiti da via Galeazzo di Tarsia. Una processione laica con sette stazioni/affissioni nelle immediate vicinanze di sette edicole votive disseminate in un vasto percorso che ha coperto il centro antico. Una Via Pacis che, per volontà dei curatori dell’evento, ha voluto mettere in relazione le antiche icone, sovente malmesse e abbandonate, di Cosenza con quelle contemporanee di Pastore. Il processo di affissione, solitamente solitario e notturno, è stato ribaltato divenendo azione collettiva e diurna. Dalle cavità dei bassi, ciechi e offesi, occhi hanno scrutato e origliato il rumore di fili d’erba. La città dimenticata e messa all’indice si è allora ripresa, con occhi tra sonno e veglia, riconquistando i suoi luoghi, seguendo le orme di Achab e Ismaele con Ciccio Aiello e Giuseppe Bottino, ballando e addentando angurie e polpette, ammirando la trasformazione delle cassette del gas con il progetto di grafica di Portapianadesigndistrict. Toccante vedere quanto bella sia quella sbilenca armonia illuminata dalle corse dei bambini, seducente ammirare quelle mura cadenti e stinte riconquistare il calore del colore, commovente vedere infilato un mazzolino di gerbere gialle sulla porta del negozio dell’ultima fioraia appena scomparsa, bello imbattersi nello sguardo di Jerry Essan Masslo e sollevare gli occhi verso una Vergine negletta.

Le foto della gallery sono per gentile concessione di Armando Canzonieri

Antonio Maiorino Marrazzo

 

 

 

https://www.facebook.com/GAIAgalleriaindipendente/.    

 

 

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Cultura

Brano inedito di Mozart scoperto in una biblioteca tedesca

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Un brano musicale finora sconosciuto composto da Wolfgang Amadeus Mozart quando era probabilmente adolescente è stato scoperto in una biblioteca in Germania da alcuni ricercatori che ne hanno annunciato la scoperta. Il brano risale alla metà o alla fine degli anni ’60 del Settecento ed è composto da sette movimenti in miniatura per un trio d’archi della durata di circa 12 minuti, hanno affermato le biblioteche comunali di Lipsia in una dichiarazione. Nato nel 1756, Mozart era un bambino prodigio e iniziò a comporre in tenera età sotto la guida del padre. I ricercatori hanno scoperto l’opera nella biblioteca musicale della città mentre compilavano l’ultima edizione del cosiddetto catalogo Koechel, l’archivio definitivo delle opere musicali di Mozart. Il manoscritto appena scoperto non è stato scritto da Mozart stesso, ma si ritiene che sia una copia realizzata intorno al 1780, hanno affermato i ricercatori.

Il brano è stato eseguito ieri a Salisburgo, in Austria, da un trio d’archi alla presentazione del nuovo catalogo Koechel. Avrà la sua prima esecuzione tedesca all’Opera di Lipsia sabato prossimo. Il pezzo è denominato “Ganz kleine Nachtmusik” nel nuovo catalogo Koechel, secondo le biblioteche di Lipsia. Il manoscritto è composto da inchiostro marrone scuro su carta fatta a mano di colore bianco medio e le parti sono rilegate singolarmente, hanno affermato. Il catalogo Koechel descrive il pezzo come “conservato in un’unica fonte, in cui l’attribuzione dell’autore suggerisce che l’opera sia stata scritta prima del primo viaggio di Mozart in Italia”, secondo le biblioteche comunali.

Il giovane Mozart era noto ai ricercatori fino ad ora “principalmente come compositore di musica per pianoforte, arie e sinfonie”, ha affermato Ulrich Leisinger della Fondazione Internazionale Mozarteum di Salisburgo in una dichiarazione. Un elenco del padre di Mozart aveva allertato gli studiosi sull’esistenza di “molte altre composizioni di musica da camera” del giovane artista, che si pensava fossero tutte andate perdute, fino all’emergere del trio d’archi, ha affermato Leisinger. “Dato che l’ispirazione per questo è apparentemente venuta dalla sorella di Mozart, è allettante immaginare che abbia conservato l’opera come ricordo del fratello”, ha affermato Leisinger.

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Cultura

A Ischia torna il Festival internazionale della Filosofia

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Da giovedì 19 a domenica 22 settembre Ischia torna ad ospitare il Festival Internazionale di Filosofia, la rassegna che porta la disciplina filosofica a contatto diretto con la gente, nelle piazze e nei luoghi simbolo dell’isola. “Definire la nostra identità, potenzialmente minacciata dal mondo virtuale, tra social e intelligenza artificiale” è il tema profondamente attuale della decima edizione della manifestazione il cui format prevede mostre, laboratori, concerti e – soprattutto – oltre cento conferenze aperte al pubblico, con la filosofia che scende in piazza, attraversando i luoghi iconici di Ischia – dal Castello Aragonese alla Torre di Guevara fino al Museo di Villa Arbusto – in modo da avvicinarsi ad un pubblico vasto e composto da non addetti ai lavori.

“Da sempre l’essere umano si interroga sulla sua identità. – spiega Raffaele Mirelli, direttore scientifico della manifestazione, organizzata dall’associazione Insophia – È il problema principe che ci attanaglia da secoli: da una parte nello sviluppo personale, dall’altra nello sviluppo dell’individuo nella società, nei gruppi allargati dove si cerca costantemente riconoscimento, emancipazione. L’identità digitale è per questo una nuova sfida che porta con sé l’apertura a nuovi orizzonti di convivenza. Le società possono essere intese come virtuali, non esistenti, espressioni di algoritmi che mettono da parte l’essere umano, senza aver bisogno della sua presenza. Oggi siamo sempre più richiusi in cabine esistenziali, cerchiamo la condivisione nella solitudine, desideriamo consenso. Che cosa diventiamo nel mondo del web? Una riflessione che ci porta a chiederci che cosa possiamo costruire in termini di valori, che cosa possiamo fare per eludere il potere del ‘click’, della visualizzazione, del populismo politico digitale”.

Tra gli appuntamentidi questa edizione quello con Giuseppe Ferraro e Fausto Bertinotti che dialogheranno con gli studenti (il 20 e 21 settembre alla Torre di Guevara), quello sulla intelligenza naturale al tempo dell’intelligenza artificiale con la lectio di Maurizio Ferraris in programma il 20 settembre al Castello Aragonese e quello con Vittorino Andreoli che racconterà perché oggi l’uomo è sempre più senza identità (il 21 settembre sempre al Castello Aragonese). I giorni clou del festival sono stati anticipati da una serie di attività ed eventi tra cui quello con gli studenti delle scuole di Ischia e Procida che hanno realizzato ed affisso aforismi ideati per una campagna di sensibilizzazione sociale intitolata “Ribelli”, con 30 frasi scelte per rappresentare l’idea di ribellione in una realtà omologata e la Summer School, dedicata a Pietro Greco

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Ritrovato il 145/o manoscritto del Milione di Marco Polo

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Proprio nell’anno che celebra i 700 anni dalla morte di Marco Polo, è stato ritrovato un manoscritto del Devisement dou monde/Milione presente nei cataloghi, ma ignoto agli studi su Marco Polo (è assente da tutti i censimenti del Milione) che risulta essere l’ultimo dei codici oggi noti in ordine di tempo del testo del grande viaggiatore veneziano. Sono 145 raggruppati in diverse famiglie.

Il ritrovamento, che si inserisce nel più ampio lavoro sul Milione coordinato da Eugenio Burgio, Marina Buzzoni e Samuela Simion dell’Università Ca’ Foscari Venezia e Antonio Montefusco dell’Università di Nancy, riveste notevole interesse perché aggiunge nuove importanti informazioni riguardo alla trasmissione del testo e alle sue varie versioni. La storia della diffusione del Milione è in effetti una delle più intricate e appassionanti della letteratura medievale: il successo dell’opera determinò una fioritura di traduzioni, riscritture, adattamenti, riflesso dei numerosi ambienti in cui il testo fu letto.

Il manoscritto è un testimone quasi ignoto di una traduzione realizzata mentre Marco era ancora vivo, ed è da questa traduzione che derivano le versioni con cui il Milione venne conosciuto e letto. Il manoscritto è conservato nella Biblioteca Diocesana Ludovico Jacobilli di Foligno, con segnatura Jacobilli A.II.9, e trasmette la traduzione che gli studiosi chiamano VA, realizzata entro il primo quarto del Trecento nell’Italia nord-orientale.

L’importanza di questa traduzione risiede soprattutto nell’ampiezza della sua diffusione: il testo di VA venne infatti sottoposto a numerose traduzioni, sia in latino che in volgare, tanto che gran parte dei manoscritti superstiti è, direttamente o indirettamente, una sua emanazione. È quindi la versione in cui il libro di Marco Polo venne più letto e conosciuto in Europa.

Solo nei prossimi mesi si potrà aggiungere qualche informazione sulla posizione del manoscritto all’interno della tradizione manoscritta del Milione, in attesa di uno studio più ampio che sarà pubblicato su una delle riviste principali del settore. Tra le attività dell’anno dedicato a Marco Polo anche la pubblicazione della prima edizione digitale dell’opera di Marco Polo, resa disponibile agli studiosi di tutto il mondo e pubblicata da Edizioni Ca’ Foscari in open access e open source.

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