Sorprende la sbilenca armonia, una prossimità all’inciampo sostiene il passo, lo rende cauto e incantato. Cosenza vecchia è incagliata sul nastro di un tempo sconosciuto, è storta, in bilico tra un possibile crollo e un equilibrio ostinato, crasi di dolente fragilità e testarda resistenza. Afflato e affanno confluiscono come due corsi d’acqua distanti eppure decisi ad incontrarsi. Guadare le sue strade, toccarne il fondo senza comprendere come e quando gli ingranaggi dell’orologio si sono inceppati e chiedersi perché nessuno si curi di riassestare la cassa, di raddrizzare il quadrante, di riavviare l’ingegnoso meccanismo. Proprio questa è la manifesta azione che anima GAIA (Galleria Arte Indipendente Autogestita), riprendere la chiave e ricaricare l’arrugginita abbandonata molla.: Restart! La bonaccia di luglio non ha calmato i loro sensi, la spossante calura dell’estate, tra le pietre della città silente e apparentemente distratta, non ha indebolito l’intento. Dalle cavità cieche dei palazzi offesi e decadenti decine di occhi scrutano e origliano il rumore di fili d’erba che spuntano tra le crepe dell’acciottolato del centro. Riavviare l’orologio: Restart! Un anglicismo necessario purché il messaggio arrivi anche oltre i colli, tanto l’italiano quelli al governo della città e del Paese comunque non lo comprendono. L’energia del collettivo GAIA e di tutte le associazioni è pari a quella dell’orologiaio di Rodari: ci deve essere un guasto…io lo riparerò: e nella molla nuova / ore nuove ci metterò: / le più belle del mondo / dal primo / fino all’ultimo secondo. Afflato senza affanno, argento vivo che contamina il centro antico, filo di una trama che si tesse intersecandosi ad altri fili. Ah già, il centro antico. Quale perversione o interpretazione semantica definisce centro, peraltro con il nobile aggettivo antico, questo luogo di Cosenza che è stato colpevolmente reso laterale, pieno di (quasi) nulla e colmo della sua vilipesa bellezza? Bandoni abbassati da tempo, insegne che raccontano di una lontana dimenticata prosperità, facciate di imponenti architetture che si sbriciolano, colori sbiaditi loro stessi dimentichi quale forza e tono avessero. Tutto da riavviare, tutto da rimettere a posto: Restart!
GAIA è nata nel 2019, una piccola officina culturale e ha sede, tra un palazzo crollato e un altro occupato, a pochi passi da Corso Telesio. Una galleria indipendente che ha già da subito dimostrato il suo pregiato spessore e ha pubblicato un Manifesto che non lascia dubbi sulle intenzioni e sui propositi che animano questo gruppo di visionari. GAIA insieme ad altre associazioni e presidi di cultura del centro antico hanno portato in porto la quarta edizione di RESTART che quest’anno ha avuto ancor di più, dopo l’allarme e l’isolamento del periodo acuto della pandemia, la forte accezione di ‘ricominciare’ ‘ripartire’. Riportare alla vita, sebbene per un fine settimana, Cosenza vecchia non era facile né scontato, una prolungata e grossolana anestesia non assicura il risveglio del malato. Invece il cuore del centro ha cominciato a palpitare dalle prime ore del mattino di sabato 11 luglio: afflato senza affanni. Sette teòri per sette Santi Migranti – donati a Cosenza vecchia dall’artista Massimo Pastore, dopo essere stati in esposizione in galleria, – sono partiti da via Galeazzo di Tarsia. Una processione laica con sette stazioni/affissioni nelle immediate vicinanze di sette edicole votive disseminate in un vasto percorso che ha coperto il centro antico. Una Via Pacis che, per volontà dei curatori dell’evento, ha voluto mettere in relazione le antiche icone, sovente malmesse e abbandonate, di Cosenza con quelle contemporanee di Pastore. Il processo di affissione, solitamente solitario e notturno, è stato ribaltato divenendo azione collettiva e diurna. Dalle cavità dei bassi, ciechi e offesi, occhi hanno scrutato e origliato il rumore di fili d’erba. La città dimenticata e messa all’indice si è allora ripresa, con occhi tra sonno e veglia, riconquistando i suoi luoghi, seguendo le orme di Achab e Ismaele con Ciccio Aiello e Giuseppe Bottino, ballando e addentando angurie e polpette, ammirando la trasformazione delle cassette del gas con il progetto di grafica di Portapianadesigndistrict. Toccante vedere quanto bella sia quella sbilenca armonia illuminata dalle corse dei bambini, seducente ammirare quelle mura cadenti e stinte riconquistare il calore del colore, commovente vedere infilato un mazzolino di gerbere gialle sulla porta del negozio dell’ultima fioraia appena scomparsa, bello imbattersi nello sguardo di Jerry Essan Masslo e sollevare gli occhi verso una Vergine negletta.
Le foto della gallery sono per gentile concessione di Armando Canzonieri
Antonio Maiorino Marrazzo
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