Gli studenti di Pagani con i “Qr code per la città” e “Profili Pagani” ricercano nella memoria della città per conservarne e valorizzarne le tradizioni e i valori
Riscoprire il valore umano di personaggi che hanno dato lustro alla propria terra e fornire ai ragazzi spunti utili in vista dell’inserimento nel mondo del lavoro. Si può riassumere così il senso di “Cicerone ti Guido”, progetto finanziato dalla Regione Campania con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e promosso dalle associazioni Mad.Ora Onlus, Gioco e Dintorni, Futuro Informa. Rivolto ai giovani dell’Agro Nocerino Sarnese di età compresa tra i 16 e i 25 anni, il progetto ha avuto mercoledì 24 novembre, in piazza Sant’Alfonso a Pagani, il suo momento conclusivo. Gli studenti del Modulo Arte, una delle tre sezioni in cui è stato suddiviso “Cicerone ti Guido”, affiancati e guidati dall’artista Massimo Pastore, hanno esposto in piazza, alla presenza del sindaco e delle associazioni del territorio, il risultato del loro intenso lavoro. “Profili Pagani” è una serie di undici profili di uomini e donne del passato e del presente che hanno fatto e continuano a fare la storia di Pagani. Una dei partecipanti, Morena Spagna Zito, ha disegnato i profili, iconiche simil-silhouttes, che sono poi state stampate in immagini a striscia verticale dalle dimensioni di un metro per due. Le installazioni urbane, che resteranno visibili per tutto il periodo natalizio, sono state collocate sui lampioni di piazza Sant’Alfonso. Gli altri cinque protagonisti sono Michela De Filippo, Immacolata Giorgio, Dalma Mancuso, Alfonso Paolillo e Giulia Salzano, i quali si sono occupati del corposo lavoro di ricerca sugli undici “Profili Pagani” scelti per il progetto. “Hanno partecipato alla fase iniziale oltre sessanta ragazzi del territorio – spiega Massimo Pastore, curatore del modulo arte, coinvolto nel progetto da Mad.Ora Onlus, l’associazione presieduta da Michela Pepe -. Inizialmente seguivano tutti e tre i moduli, che si sono spesso uniti in Dad. Ad un certo punto i ragazzi hanno scelto a quale filone aderire. Io avevo previsto una serie di studio visit negli atelier di artisti impegnati in ambiti diversi, ma l’emergenza Covid mi ha costretto a rimodulare il programma. Ho così suddiviso il corso in un momento didattico e in una seconda fase progettuale e operativa”. Con l’obbligatorietà della Dad è venuta a mancare la potenza dell’incontro fisico; Pastore non ha però rinunciato al contributo da remoto di esperti dell’arte in tutte le sue forme, che hanno stimolato i ragazzi, catapultandoli nel mondo della creazione. “Sono stato affiancato da diversi esperti che hanno messo a disposizione dei ragazzi la propria esperienza. Roberto Pastore, ad esempio, li ha introdotti al mondo del cinema, con un focus sull’importanza del lavoro di gruppo per la buona riuscita di un film. Raffaella Barbato ha parlato della sua esperienza come curatrice indipendente; Rosaria Iazzetta ha intrapreso con loro un viaggio nel mondo dell’arte. E ancora, prezioso è stato il contributo dell’artista Domenico Di Caterino, dell’antropologo dell’Università di Edimburgo Magnus Course, di Federica Cerami, esperta in fotografia terapeutica e di Antonio Maiorino Marrazzo, curatore e fondatore di PrimoPiano Napoli”. Da questa prima fase sono così emersi spunti e riflessioni dei ragazzi, che hanno contribuito a dare corpo al progetto finale. “Durante il percorso – racconta Pastore -, è emerso un grande malcontento: i ragazzi hanno mostrato insofferenza per il loro paese; è pur sempre la provincia, che spesso non ha una grande offerta culturale, sociale, lavorativa. È tutto lasciato al caso. Ne abbiamo discusso da vicino e ad un certo punto li ho invitati a considerare che un luogo non è mai tutto nero o tutto bianco. Così hanno intrapreso una ricerca di quegli aspetti positivi che non riuscivano a vedere e hanno scoperto una serie di personaggi, viventi e non, che hanno saputo dare lustro alla città di Pagani. Hanno iniziato a concentrarsi sul bello, sul positivo della storia”. Ha inizio a questo punto uno straordinario lavoro fatto di ricerche, interviste, incontri, confluito in Profili Pagani. “Si tratta di disegni realizzati da una delle partecipanti, Morena Spagna Zito. Gli altri invece hanno lavorato alla fase di ricerca, spesso rintracciando parenti e amici dei personaggi deceduti, così da poter raccontare le loro storie e l’amore che queste figure provavano per la terra natia. Da ciò hanno tirato fuori dei testi inseriti nelle opere, che assumono la forma dei kakemono, il tipico modo orientale, sopratutto cinese e giapponese, di allestire le opere d’arte pittoriche. Pergamene che si srotolano, ma che noi abbiamo stampato in PVC, così da assicurarci una maggiore resistenza alle intemperie”, chiarisce Pastore. Le opere, collocate sui lampioni della piazza, danno vita ad un percorso della memoria, che interagisce però con la contemporaneità. Sono infatti raffigurati anche i volti di persone viventi, che giorno dopo giorno danno il loro contributo alla valorizzazione di Pagani. “La cosa più bella – conclude l’artista – è che i ragazzi stanno rivalutando le loro posizioni. Hanno iniziato a vedere colori diversi dal nero, a cogliere le sfumature. Hanno compreso che i problemi che riscontrano nel loro paese sono gli stessi di qualunque altra provincia italiana. Profili Pagani è il risultato di questo cambiamento di visuale”. Oltre al modulo di arte, “Cicerone ti Guido” prevedeva altre due sezioni, quelle di marketing e realtà aumentata, a cura di Armando Monda, esperto di realtà virtuale ed aumentata, della psicologa Valentina Bosco, dell’esperto di marketing Michele Criscuolo e della copywriter Clelia Ragosta. I moduli di marketing e realtà aumentata sono poi confluiti in un unico lavoro finale, dal titolo “QR code per la città”. Quattro gli studenti che hanno costituito questo secondo gruppo di lavoro: Maria Rosaria Maiorino, Francesca Rinaldi, Emanuela Viscardi e Alfredo Pellegrino. “La nostra intenzione era quella di preservare la memoria storica di Pagani, utilizzando i QR code per dare voce agli abitanti del nostro paese”, spiega Armando Monda. “Abbiamo raccolto le loro testimonianze in forma testuale e video. E le abbiamo organizzate attorno a cinque tematiche: ascolto, bellezza, cambiamento, felicità e futuro. I QR code non sono altro che un tramite per collegare il mondo fisico a quello digitale”. L’intenzione iniziale dei curatori era, per questo secondo lavoro, di realizzare cinque pannelli in plexiglass con QR code che, una volta inquadrati, avrebbero rimandato alle informazioni e alle testimonianze raccolte dai ragazzi. “Al momento siamo incappati in qualche problema burocratico – chiarisce Monda – e non abbiamo potuto implementare il progetto al 100%, perché, trattandosi di opere fisse, non abbiamo ancora ottenuto l’autorizzazione dalla prefettura. La nostra intenzione è comunque quella di trovare un modo per collocarle all’interno della città”. I QR code sono affiancati da alcune frasi simboliche che evocano i cinque temi protagonisti. “Ogni QR code è completato da un logo creato dai ragazzi: ciascuno di essi – conclude Monda – rimanda a immagini significative della storia di Pagani: fra questi la tammorra, il carciofo e un sipario che rappresenta il teatro di Pagani, fulcro culturale della città”.
Dalle prime ore di questa mattina, a Napoli, la Polizia di Stato e la Polizia Penitenziaria, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, stanno eseguendo 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di complessivi 30 destinatari, a vario titolo gravemente indiziati di associazione di tipo mafioso, estorsioni, traffico di stupefacenti, detenzione di armi da fuoco ed accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.
Un giorno di sospensione delle lezioni per permettere agli alunni musulmani di festeggiare il Ramadan ha diviso la popolazione di Pioltello, un comune connotato da una forte presenza islamica alle porte di Milano, dopo la decisione del consiglio scolastico dell’Istituto comprensivo Iqbal Masih di chiudere la scuola il prossimo 10 aprile, giorno in cui si festeggia la conclusione della ricorrenza islamica. Nel mirino è finito il dirigente scolastico Alessandro Fantoni, a cui sono arrivate minacce e insulti, e che oggi “ha paura”. A sollevare il polverone è stata l’eurodeputata Silvia Sardone (Lega), che ha definito la decisione “preoccupante”, mentre per la sindaca di Pioltello Ivonne Cosciotti (Pd) si tratta di “un atto di civiltà”.
A porre fine alla polemica sarà una verifica decisa dal ministro all’Istruzione Giuseppe Valditara, il quale oggi ha invitato tutti a “una maggiore serenità”, definendo “scomposte le dichiarazioni di alcuni esponenti del Pd” e spiegando che “l’ufficio scolastico regionale valuterà se le decisioni prese dall’istituto siano coerenti o meno con la legge”. Non è tardata la risposta della senatrice dem Simona Malpezzi: “da tre giorni la destra sta minando la serenità di una scuola, Valditara trova il tempo di fare il bullo con l’opposizione?”. A Pioltello la vicenda dell’istituto Iqbal Masiq, un complesso con tre sedi distaccate da 1300 studenti a maggioranza islamica, intitolato al dodicenne pakistano ucciso nel 1995 per il suo impegno contro lo sfruttamento del lavoro minorile, è al centro della discussione, con opinioni nettamente contrapposte a prescindere dal credo religioso.
“Sono contenta della decisione – afferma una nonna, italiana e cattolica – i musulmani rispettano i nostri 15 giorni di festa a Natale, non vedo perché noi non possiamo rispettare la loro per un giorno”. “È una bravissima persona, siamo contenti della decisione”, hanno commentato alcune mamme musulmane, a sostegno del dirigente scolastico. Di diverso avviso è un’altra mamma, anche lei musulmana: “Non sono assolutamente d’accordo, i figli devono andare a scuola. Se vuoi che tuo figlio faccia il Ramadan, lo lasci a casa e stai a casa tu. Chiudere la scuola per gli altri bambini non è giusto”.
Piuttosto arrabbiato anche un nonno: “io non ce l’ho con i musulmani ma con gli italiani e cattolici che si sono permessi di prendere questa decisione, perché penalizzare gli altri bambini?”. Lontano dal complesso scolastico, nelle vie del centro dove negozi etnici e macellerie islamiche proiettano nel cuore del sentire musulmano, sono invece pochi a voler parlare. Tra questi Nasser, originario del Bangladesh, contento della decisione della scuola. “Noi qui siamo il 50% della popolazione – ha spiegato – ho cresciuto i miei figli nel rispetto di tutte le religioni, siamo in Italia e dobbiamo rispettare regole e tradizioni, ma cosa può causare un giorno di chiusura per la nostra festa?” Sono diversi studenti della scuola secondaria di primo grado, senza alcuna distinzione, giovanissimi italiani e stranieri, islamici e non, ad avere invece le idee molto chiare: “è solo un giorno, non capiamo che problema ci sia, solo perché lo dice Salvini?”.
Otto anni di reclusione. Li ha chiesti la Procura di Roma nei confronti dell’ex presidente della Camera Gianfranco Fini, imputato assieme alla compagna Elisabetta Tulliani, per l’opaca operazione di compravendita, che risale al 2008, di un appartamento a Montecarlo, lasciato in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale. I pm Barbara Sargenti e Maria Teresa Gerace hanno sollecitato una pena a 9 anni per la compagna dell’ex segretario di An, e a 10 anni per il fratello Giancarlo Tulliani. Chiesti 5 anni per il padre Sergio.
Nel processo si contesta il solo reato di riciclaggio dopo che nell’udienza del 29 febbraio scorso i giudici della quarta sezione collegiale avevano dichiarata prescritta l’accusa di associazione a delinquere, fattispecie contestata ad altri imputati ma non a Fini. La decisione dei giudici è legata alla esclusione dell’aggravante della transnazionalità. In aula, durante la requisitoria, era presente l’ex presidente della Camera. “Era scontato che la pubblica accusa chiedesse la condanna – ha commentato – continuo ad avere fiducia nella giustizia e ciò in ragione della mia completa estraneità rispetto a quanto addebitatomi”.
Poco prima dell’intervento della Procura ha chiesto di rilasciare una breve dichiarazione Elisabetta Tulliani. Parole con le quali ha sostanzialmente ‘scaricato’ il fratello. “Ho nascosto a Gianfranco Fini la volontà di mio fratello di comprare la casa di Montecarlo. Non ho mai detto a Fini la provenienza di quel denaro, che ero convinta fosse di mio fratello – ha affermato visibilmente commossa la donna -. Il comportamento spregiudicato di mio fratello rappresenta una delle più grandi delusioni della mia vita. Spero di avere dato con questa dichiarazione un elemento per arrivare alla verità”.
L’Avvocatura dello Stato ha chiesto, dal canto suo, l’assoluzione per Fini. Inizialmente il procedimento vedeva coinvolte anche altre persone, tra cui il ‘re delle Slot’ Francesco Corallo e il parlamentare Amedeo Laboccetta. Per loro la decisione dei giudici del 29 febbraio ha fatto scattare la prescrizione delle accuse. Secondo l’iniziale impianto accusatorio dei pm della Dda capitolina gli appartenenti all’associazione a delinquere mettevano in atto, evadendo le tasse, il riciclaggio di centinaia di milioni di euro. Quel fiume di denaro, una volta ripulito, è stato utilizzato da Corallo per attività economiche e finanziarie ma anche, è la convinzione degli inquirenti, in operazioni immobiliari che hanno coinvolto i membri della famiglia Tulliani.
Gli accertamenti della Procura hanno riguardato, quindi, anche l’appartamento di Boulevard Principesse Charlotte, finito poi nella disponibilità Giancarlo Tulliani che attualmente vive a Dubai. L’appartamento monegasco, secondo quanto accertato, sarebbe stato acquistato da Tulliani junior grazie ai soldi di Corallo attraverso due societa’ (Printemps e Timara) costituite ad hoc. Il coinvolgimento di Fini nell’inchiesta è legato proprio al suo rapporto con Corallo. Un rapporto, per la procura, che sarebbe alla base del patrimonio dei Tulliani.
Quest’ultimi, in base a quanto accertato dagli inquirenti, avrebbero ricevuto su propri conti correnti ingenti somme di danaro riconducibili a Corallo e destinati alle operazioni economico-finanziarie dell’imprenditore in Italia, Olanda, Antille Olandesi e Principato di Monaco. ”Questa vicenda – affermò Fini nell’udienza del marzo del 2023 – è stata la più dolorosa per me: sono stato ingannato da Giancarlo Tulliani e dalla sorella Elisabetta. Solo anni dopo ho scoperto che il proprietario della casa era Tulliani e ho interrotto i rapporti con lui. Anche il comportamento di Elisabetta mi ha ferito: ho scoperto solo dagli atti del processo che lei era comproprietaria dell’appartamento e poi appresi anche che il fratello le bonificò una parte di quanto ricavato dalla vendita. Tutti fatti che prima non conoscevo”. La sentenza è attesa per il prossimo 18 aprile.