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Finita l’emergenza sanitaria de Magistris a carrarmato su De Luca: sanità campana in mano ad una struttura sospettata di infiltrazioni mafiose

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La denuncia è forte. Le accuse sembrano lunari rispetto al racconto rassicurante della sanità in Campania dopo circa 3 mesi di epidemia virale che ha causato quasi 400 morti e migliaia di contagiati. Nulla rispetto al disastro sanitario della Lombardia, dalle caterve di morti dell’intero Nord Italia. Ma in Campania, come in tutte le regioni del Sud, il Covid 19 probabilmente c’è passato ma non s’è fermato. Ecco perchè a pochi giorni dall’inizio della Fase Due, dunque fuori dall’emergenza sanitaria e davanti ad una drammatica emergenza sociale, c’è chi pone domande al presidente della Regione Campania. Lo fa, ad esempio, il movimento del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, DemA – Democrazia e Autonomia. Le accuse sono una più pesante dell’altra. Non solo disorganizzazione dei servizi sanitari, reparti di ospedali contagiati, spese incredibili, superflue, spesso immotivate, inutili.

“A mesi di distanza dalla dichiarazione dell’emergenza coronavirus del 31 gennaio – è scritto in un documento di DemA -, mentre in altre regioni italiane si effettuano circa 20.000 tamponi al giorno, la regione Campania è tra le regioni italiane che effettua meno tamponi”. Una accusa questa non nuova. Anzi, in un caso è oggetto di inchiesta della magistratura per l’utilizzo di laboratori privati per fare tamponi rinofarignei. L’altra faccia dell’emergenza Coronavirus in Campania è “l’alto numero di ospedali con reparti contagiati da coronavirus: infermieri e medici si sono contagiati al Cardarelli, al Monaldi, all’ospedale del Mare, a Castellammare di Stabia, a Battipaglia, e persino nelle cliniche private convenzionate, dove sono stati trasferiti pazienti covid19. Emblematico ed inquietante, dalle notizie diffuse, è ciò che è accaduto all’ospedale di Pozzuoli, con decine di contagiati e diversi morti” scrivono in questo documento di denuncia i dirigenti del gruppo politico DemA. La vicenda di Pozzuoli è quella relativa a Villa Mercede di Serrara Fontana sull’isola d’Ischia dove sei anziani sono morti perchè uno di loro sarebbe rimasto contagiato in ospedale a Pozzuoli.

Ospedale Cotugno di Napoli. Struttura di eccellenza nella lotta al Covid 19

Ci sono poi domande alle quali DemA vorrei che la sanità regionale desse risposte. “Vorremmo sapere se è vero che il reparto di ematologia dell’ospedale del Mare sia stato chiuso per contagio covid19. Vorremmo sapere se prima della costruzione dell’ospedale da campo di Ponticelli, a struttura modulare, già esisteva un reparto sospetti covid all’interno dell’ospedale del Mare e, se sì, perché sono stati spesi ad oggi milioni di euro per un ospedale incompleto, senza personale e ridotto da 120 a 31 posti letto, di cui solo dodici, ad oggi, di terapia intensiva. Vorremmo sapere tutto questo, tenuto conto dei molti reparti inutilizzati nell’Ospedale del Mare, tra i più costosi della storia del sud Italia. Vorremmo sapere che fine hanno fatto gli altri due ospedali da campo di Caserta e Salerno, che insieme con quello di Napoli impegnano 18 milioni di euro” scrive sempre DemA in un documento dai toni durissimi che pone anche una serie di domande sulle motivazioni dei rilasci delle autorizzazioni alle Residenze sanitarie assistite diventate scenario di focolai e morti, e, ancora, se le autorizzazioni abbiano compreso anche la caratterizzazione professionale del personale assunto, se siano stati fatti controlli e con quale cadenza”. C’è poi la scenario futuro della sanità campana che preoccupa DemA, quello della Fase Due.

Ospedale di Pozzuoli. Troppi contagiati in questo ospedale

DemA vuole sapere “se i cittadini possono contare su tamponi tempestivi, se i contagiati possono essere immediatamente seguiti e curati e se i farmaci sono facilmente reperibili, se tac ai polmoni, prelievi del sangue ed ECG sono facilmente eseguibili. Dalle notizie circolate su alcuni organi di stampa – scrive DemA -, sembra che il 10 e 11 maggio le ambulanze non abbiano potuto sbarellare i pazienti nei pronto soccorso della città, in quanto sembra che in quei giorni mancassero nei pronto soccorso posti letto, barelle e addirittura ossigeno. Sembra che al Cardarelli, Cto, Fatebenefratelli, San Giovanni Bosco, Ospedale del Mare in quei giorni non si accettassero pazienti nel pronto soccorso, e vorremmo ricordare che non di solo covid19 si ammalano i cittadini campani”.

Covid Center. La struttura muova dell’ospedale del Mare a Ponticelli realizzata in tre settimane e costata tanto

 

E poi alla fine di questo lungo documento di proteste, contestazioni, denunce ed anche proposte, arriva un affondo durissimo ai vertici politici e burocratici della sanità regionale della Campania. Il movimento politico del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, vuole sapere dal Governo “se si sia pervenuti ad una definizione da parte della Commissione di accesso nei confronti dell’Asl Napoli1, per l’accertamento di presunte infiltrazioni ovvero di collegamenti della criminalità organizzata nell’amministrazione dell’ASL Napoli1. Chiediamo di sapere – scrive DemA – se tale procedimento sia giunto a una definizione e con quale esito. Non vorremmo, infatti, che in assenza di una definizione su di un’ipotesi così grave, si continuasse a far gestire a un Ente che si trova sotto la lente di ingrandimento fiumi consistenti di denaro pubblico. Attendiamo una risposta nell’interesse pubblico”. Insomma “il modello Campania”, “la straordinaria concretezza amministrativa”, “la sanità migliore d’Italia è in Campania”, tutte espressioni che il presidente della giunta regionale Vincenzo De Luca spara a raffica nei suoi lunghissimi soliloqui su Facebook, per DemA “sono solo slogan, la realtà è un’altra e passata la paura del covid 19, dobbiamo cercarla e perseguirla”.

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De Luca: Manfredi smentisca consulenze a docenti Federico II

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Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, chiede al commissario di Bagnoli, vale a dire il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, di smentire quanto “sostengono gli esponenti di Fratelli d’Italia di Napoli in merito alle consulenze a docenti della Federico II”. “Io suggerirei al commissario di smentire queste illazioni oppure di fornire l’elenco delle consulenze date a docenti della Federico II per stroncare e bloccare eventuali speculazioni”, ha sottolineato De Luca.

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Ancora un Commissario: per il granchio blu e per la peste suina

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Parola mantenuta sul decreto di sostegno all’agricoltura preannunciato, a metà marzo a Roma, dal ministro Francesco Lollobrigida alla Conferenza organizzativa della Cia-Agricoltori Italiani, e frutto della collaborazione di più ministeri, – a partire da Difesa, Ambiente, Salute, Turismo – , nonché di ulteriori confronti con tutte le organizzazioni di rappresentanza del settore primario. Oggi ha preso forma in dodici articoli e verrà presentato la prossima settimana in Consiglio dei ministri. Al traguardo di un working in progress reso noto in più occasioni dallo stesso ministro Lollobrigida, ma senza fornire i dettagli sulle misure di aiuto “per rispetto – ha detto – del Cdm dove verrà discusso”. L’obiettivo dichiarato, durante la 75/ma assemblea di Fruitimprese, è quello di affrontare non solo le situazioni critiche ma anche per mettere in campo una strategia volta a migliorare i controlli del settore e altre questioni che riguardano “un mondo che deve essere protetto, salvaguardato e promosso”, ha sottolineato Lollobrigida.

Stando all’ultima bozza del provvedimento, il dl Agricoltura di prossimo varo prevede aiuti alle imprese danneggiate dalla guerra in Ucraina ma anche dal proliferare del granchio blu per cui arriva un commissario straordinario nazionale in carica fino al 2026, o per i produttori colpiti dalla “moria dei kiwi”, oltre a nuovi interventi per arginare la peste suina e il rafforzamento del contrasto alle pratiche sleali. E per limitare l’uso del suolo agricolo si dispone che “le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’istallazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra”. La società “Sistema informatico nazionale per lo sviluppo dell’Agricoltura – Sin Spa” viene incorporata nell’Agenzia per le erogazione in Agricoltura, Agea.

Inoltre per far fronte alla complessa situazione epidemiologica derivante dalla diffusione delle Peste suina africana (Psa) i piani di contrasto al proliferare dei cinghiali lungo l’intera Penisola verranno attuati anche mediante il personale delle Forze armate, previa frequenza di specifici corsi di formazione e mediante l’utilizzo di idoneo equipaggiamento. Sarà coinvolto un contingente di massimo 177 unità, e per un periodo non superiore a 12 mesi, con spese a carico, viene precisato nel testo, del Commissario straordinario preposto al contrasto Psa.

Il decreto guarda anche al settore pesca e dell’acquacoltura per contenere gli effetti della crisi economica conseguente alla diffusione del granchio blu. Le imprese della comparto che nel 2023 hanno subito una riduzione del volume d’affari, pari almeno al 20 per cento rispetto all’anno precedente, previa autocertificazione potranno avvalersi della sospensione per 12 mesi delle rate dei mutui e degli altri finanziamenti a rimborso rateale, cambiali agrarie comprese. “In questo provvedimento – ha sottolineato Lollobrigida uscendo da Palazzo Chigi – ci saranno alcune delle cose che avevamo garantito. Sul granchio blu abbiamo fatto molto, e bisogna fare ancora di più: bisogna avere una strategia di carattere italiano ed europeo non solo per arginare i danni che vengono provocati ma anche per trovare una soluzione definitiva”.

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Politica

Pichetto: norme per il nucleare entro la legislatura

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Entro questa legislatura, il governo Meloni vuole varare tutta la normativa necessaria per reintrodurre il nucleare in Italia. Questo perché i primi reattori a fissione di 4/a generazione, quelli su cui punta l’esecutivo, dovrebbero andare in produzione alla fine del decennio. E per quella data, il governo vuole avere pronto il quadro giuridico per installarli e farli funzionare. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha annunciato i suoi obiettivi in una intervista a Radio 24. Alla domanda del giornalista se entro la legislatura potrà essere cambiato il quadro legislativo sul nucleare, Pichetto ha risposto “sì. Io ce la metto tutta. Questo è il mandato del governo e del Parlamento”.

Il ministro ha spiegato più volte che non vuole tornare alle grandi centrali, come in Francia, ma puntare sugli “small modular reactors”, il nucleare di 4/a generazione: in pratica, motori di sommergibili chiusi dentro cilindri di metallo, economici e facili da costruire e da gestire. Quattro moduli da 100 megawatt, installati insieme, forniscono l’elettricità di una centrale a gas. Secondo Pichetto, potrebbero essere direttamente i consorzi industriali a farsi la “loro” centrale. Ma i tempi per avere i piccoli reattori modulari, ha spiegato oggi il ministro, “sono 2, 3, 4 anni, il prodotto non c’è ancora.

Si parla di avere le condizioni di produzione di questi piccoli reattori alla fine di questo decennio. Vuol dire che in questa legislatura dobbiamo avere tutto a posto” dal punto di vista giuridico. Pichetto il 27 aprile ha incaricato il giurista Giovanni Guzzetta di di costituire un gruppo di lavoro per ridisegnare tutta la normativa sul nucleare in Italia, in vista del ritorno delle centrali atomiche nel nostro paese. La questione non è secondaria.

Dopo l’abbandono del nucleare nel 1987, nel nostro Paese non c’è più una disciplina sulle autorizzazioni degli impianti e sul loro funzionamento. E non ci sono neppure le fondamentali normative sulla sicurezza. Senza leggi e regolamenti, non si possono riaprire le centrali. Il ceo di Newcleo, la principale società italiana per il nucleare, Stefano Buono, giorni fa fa ha dichiarato che “se il quadro normativo verrà stabilito rapidamente, potremmo prevedere di dispiegare i primi Small Modular Reactors in Italia entro il 2033”. Ma il rinnovo delle regole non è l’unico problema.

Gli italiani hanno detto no al nucleare due volte, con i referendum del 1987 e del 2011. Il governo sostiene che questi no non sono più validi, perché si riferiscono alle grandi centrali di 3/a generazione, e non agli small modular reactors. Ma l’opposizione all’atomo resta forte nel Paese: l’opposizione di sinistra è contraria, e così gli ambientalisti, convinti che il nucleare sia inutile e costoso, e che occorra invece puntare sulle rinnovabili. In caso di ritorno all’atomo, un nuovo referendum è un’ipotesi tutt’altro che improbabile, e dall’esito incerto. E poi c’è la questione del deposito nazionale delle scorie nucleari, mai realizzato da decenni, per le fortissime opposizioni popolari. Pichetto ha detto che punta a individuare il sito entro la legislatura, fra le 51 ipotesi individuate dalla Sogin (la società pubblica per lo smantellamento delle centrali), in Piemonte, Lazio, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna.

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