Collegati con noi

In Evidenza

Il Pd spinge per il Mes ma Di Maio frena e mira Recovery Fund

Pubblicato

del

 Sebbene sia la buriana dell’ordine del giorno di Giorgia Meloni sul Mes sia passata, il fondo salva-Stati continua a dividere la maggioranza. Il Pd, infatti, in mattinata torna alla carica spingendo per un accordo sull’attivazione del Mes. Ma, nel M5S, finora il muro regge. E’ lo stesso Luigi Di Maio, pur non chiudendo totalmente la porta alla possibilita’, sottolinea di voler puntare tutto sul Recovery Fund: “bisogna essere pragmatici sul negoziato Ue”, spiega il titolare Farnesina trovando, in queste ore, una solida sponda a Palazzo Chigi. E’ l’attivazione gia’ nei prossimi mesi del piano di rilancio della commissione europea l’obiettivo numero uno del premier Giuseppe Conte, costretto tuttavia ad affrontare il muro dei falchi del Nord sulle sovvenzioni a fondo perduto. Nel frattempo, e’ il segretario del Pd Nicola Zingaretti a tornare sull’argomento. Un accordo in maggioranza sul Mes? “Penso di si'”, spiega Zingaretti, che sottolinea: “potremo contare anche su queste risorse, sbaglia chi ancora insiste sul no che e’ veramente inspiegabile. Credo la scelta sul Mes sia logica”. Difficile, pero’, che il capo del governo permetta l’approdo in Parlamento della “bomba” Mes a breve.. Gia’ ieri l’odg di Fdi aveva creato il caos nei gruppi M5S, con sette deputati che hanno votato in dissenso. In queste ore, tuttavia, i toni – anche nelle chat interne – sono tornati ad abbassarsi. Segno, almeno apparente, che il richiamo all’unita’ nei confronti di chi non fa squadra arrivato da Vito Crimi e’ stato accolto. Anche perche’, come sottolineano fonti del Movimento, la necessita’ di un gruppo compatto e’ indispensabile per affrontare le settimane che verranno e funzionale a continuare il periodo positivo che, secondo gli ultimi sondaggi, il M5S starebbe vivendo. Sulla compattezza dei Cinque Stelle anche il premier e’ obbligato a puntare. La maggioranza continua correre su un filo sottilissimo, l’ombra dello strappo dei renziani e’ tutt’altro che diradata, i prossimi due mesi si presentano come quelli del “guado” per il governo Conte 2. Un esecutivo che si gioca il futuro su tre fattori: una fase 2 ordinata, un decreto aprile che plachi il malessere della societa’ civile, e la trattativa europea. E, non a caso, lo stesso Di Maio chiude la porta a qualsiasi ipotesi di governissimo. “Dopo Draghi ora si inizia con Colao, quale sara’ il terzo nome che verra’ usato solo per buttare giu’ Conte? In quale altro Paese del mondo colpito dalla pandemia il dibattito mediatico si sta concentrando sulla possibilita’ di un nuovo governo?”, sottolinea a La Stampa il titolare degli Esteri. Lontanissima appare anche la fase di dialogo con le opposizioni. Matteo Salvini annuncia, per il primo maggio, un progetto di ricostruzioni basato sullo stop alla burocrazia e sulla pax fiscale. “Il governo ci ascolti o basta con la concordia nazionale”, avverte il leader della Lega. Ma di concordia, finora, se n’e’ vista gia’ poca. E neppure sul Def, che va votato a maggioranza assoluta, il governo potra’ contare sulle opposizioni quando, la settimana prossima, approdera’ in Parlamento. Ci sono, pero’, sfumature diverse nel centrodestra. FI, il cui stato maggiore si riunisce nel pomeriggio con Silvio Berlusconi, annuncia che sul Def votera’ “no” ma, sulla sfiducia al ministro Roberto Gualtieri, si sfilera’ da Fdi e Lega. “Non abbiamo mai votato sfiducie individuali”, sottolinea Antonio Tajani negando, anche, qualsiasi ipotesi di appoggio esterno. Ma sul Mes FI e i suoi alleati sono su sponde opposte. “La presenza dei sovranisti in Europa sono un danno all’Italia”, sottolinea al Foglio Berlusconi. Senza, volutamente, ricordare come tra quei sovranisti ci siano pure Lega e Fdi.

Advertisement

In Evidenza

Superbonus, detrazione in 10 anni e controlli ai Comuni

Pubblicato

del

Estendere la detrazione del Superbonus da 4 a 10, o anche 15 anni. Coinvolgere i Comuni nei controlli ai cantieri, con in cambio un ‘premio’ pari al 50% dei maggiori incassi. Poter usare il credito della detrazione per pagare le tasse. Ed estendere le deroghe allo stop della cessione e dello sconto in fattura anche ad altre aree colpite da eventi sismici, o alluvionali. Sono alcune delle principali richieste con cui è partito l’assalto dei partiti al decreto Superbonus. Ma dopo gli allarmi piovuti da più parti sull’impatto sul debito della spesa ormai abnorme per il maxi incentivo e sui rischi di un nuovo allentamento, si restringono gli spazi per eventuali modifiche. Su una cosa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è già detto favorevole: l’ipotesi di spalmare le detrazioni sul Superbonus su 10 anni, anziché i 4 attuali.

E proprio in questa direzione vanno diversi emendamenti, anche bipartisan, presentati alla commissione Finanze del Senato, in cui figura anche l’ipotesi di allungare i tempi a 10 o anche a 15 anni. In particolare, alcune proposte avanzate da Fi, Lega, Iv e M5s, riguardano le detrazioni, prevedendo, per le spese sostenute nel 2023, la possibilità di ripartirle in “dieci quote annuali di pari importo”. Opzione possibile attraverso la dichiarazione dei redditi di quest’anno. L’altra strada proroga uno strumento già previsto per le spese del 2022 nel dl Aiuti quater, che agiva sul fronte dei crediti di imposta: gli emendamenti prevedono la possibilità di usarlo anche per i crediti comunicati entro il “4 aprile 2024”, spalmandone così l’utilizzo su dieci anni, anziché sui quattro ordinari. Se la prima strada consentirebbe un ampliamento della platea dei beneficiari, la seconda avrebbe invece un impatto positivo sul debito.

Che, secondo i calcoli dell’Ufficio parlamentare di bilancio, resterebbe abbondantemente sotto quota 140%. Riguarda le detrazioni anche la proposta, in due emendamenti uguali di Fi e Iv, di poter trasformare l’importo della detrazione per gli interventi con i bonus edilizi in credito d’imposta: questo permetterebbe al contribuente di usare il credito per pagare non solo l’Irpef ma anche l’Iva, le ritenute, l’Imu, la cedolare secca; salvando così l’ammontare eccedente i limiti dell’imposta (Irpef o Ires) con cui la detrazione è oggi ammessa in dichiarazione. Ma le richieste dei partiti si concentrano anche sull’estensione delle deroghe allo stop della cessione e dello sconto in fattura, che il decreto limita alle zone colpite dal sisma del 6 aprile 2009 e 24 agosto 2016 in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Una proposta bipartisan chiede di estendere (ma con un tetto alla deroga di 100 milioni per il 2024) la deroga anche alle aree – per cui sia stato dichiarato lo stato d’emergenza – colpite dagli eventi sismici verificatisi dal primo aprile 2009 e dagli alluvioni del 2022 nelle Marche.

Ma le richieste di deroga sono molte e interessano diversi territori colpiti da eventi sismici o alluvionali, dall’Emilia Romagna a Ischia, dal Molise a Calabria e Basilicata, dai Campi Flegrei all’area etnea. E’ firmata dalla Lega, ma nasce da un’idea della commissione, infine, la proposta di coinvolgere i Comuni nei controlli ai cantieri del Superbonus. L’emendamento, del presidente della Finanze Massimo Garavaglia, ha l’obiettivo di “potenziare” il contrasto alle frodi e prevede per i Comuni un incentivo pari al 50% delle somme e sanzioni eventualmente incassate. In attesa della scrematura dei 355 emendamenti depositati in commissione, l’esame riprenderà martedì 30 aprile: si partirà dall’emendamento del governo che proroga di 2 mesi (dal 30 aprile al 30 giugno) il termine per i Comuni per approvare i piani finanziari e le tariffe relativi alla Tari. Insieme al subemendamento del Pd che – spiega la senatrice Cristina Tajani, che lo firma – punta a “far salve le delibere già adottate tra maggio 2024 e la data di entrata in vigore del decreto”.

Continua a leggere

Esteri

Re Carlo migliora e riprende gli impegni pubblici

Pubblicato

del

Re Carlo III sta meglio e si prepara a riprendere la prossima settimana le attività pubbliche di rappresentanza della monarchia britannica che aveva dovuto suo malgrado interrompere per sottoporsi alle terapie per un non precisato cancro, annunciato ufficialmente lo scorso 5 febbraio. Si tratta di un ritorno per ora limitato, “per ridurre al minimo i rischi per la ripresa” del sovrano, come ha precisato in un comunicato Buckingham Palace, ma arriva dopo che i medici di corte si sono detti “molto incoraggiati” dai progressi delle cure, destinate ad andare avanti. Le notizie rassicuranti per il Regno Unito sono state accompagnate da una nuova foto ufficiale raffigurante Carlo, 75 anni, con la regina Camilla, diffusa proprio per segnare questo importante momento, in cui la coppia a braccetto appare unita e sorridente.

L’agenda del sovrano è così già tornata, anche se con tutte le cautele del caso, a prevedere i cosiddetti ‘public engagements’, gli appuntamenti ufficiali in cui il sovrano appare in pubblico e incontra i sudditi; e per mostrare solidarietà e vicinanza a quanti si stanno curando per un tumore è stato scelto come primo impegno la visita a un centro oncologico, dove Carlo incontrerà medici e pazienti. Il Palazzo ha annunciato inoltre che il re e la regina riceveranno a giugno l’imperatore giapponese e l’imperatrice consorte: un evento eccezionale, considerando che si tratta della prima visita nel Regno di un capo di Stato nipponico dal 1998. Secondo la Bbc, Carlo, che mal sopportava il limite imposto alla sua attività come aveva rivelato la stessa Camilla, si sente “fortemente incoraggiato” dalla prospettiva di un graduale ritorno alla normalità.

Se da un lato non mancano quindi i segnali di cauto ottimismo per la salute del sovrano, dall’altro “è troppo presto per dire” quanto tempo durerà ancora il suo trattamento, come ha precisato Buckingham Palace. L’annuncio sulla salute di Carlo è stato comunque accolto con gioia dal premier Rishi Sunak, che ha scritto sul suo profilo di X: “Splendida notizia per concludere la settimana”.

E arriva dopo una serie di altri segnali positivi nelle ultime settimane in cui il re aveva iniziato a farsi vedere in pubblico, come in occasione della messa di Pasqua a Windsor, a differenza della principessa Kate, alle prese anche lei con un tumore e sottoposta a chemioterapia, come ha annunciato lei stessa lo scorso mese in un video toccante. Il sovrano era stato d’altra parte già autorizzato a partecipare ad impegni ufficiali all’interno di Palazzo con più persone, dopo che in precedenza questi erano limitati a pochi presenti, come il primo ministro Sunak nei consueti incontri settimanali, oltre a ricevere un sostanziale via libera ad una visita ufficiale di due settimane in Australia a ottobre con la regina Camilla.

In tutt’altro senso va invece la rivelazione sensazionalistica del giornale online americano Daily Beast, secondo cui in base a fonti non precisate sarebbero stati aggiornati i piani per la Operation Menai Bridge, il nome in codice per organizzare il funerale di Carlo, ipotizzando un peggioramento del sovrano. Palazzo non ha risposto a queste voci, preferendo annunciare direttamente il ritorno di Carlo all’attività pubblica.

Continua a leggere

Esteri

Putin firma, Gazprom gestirà le filiali della Ariston

Pubblicato

del

Con una decisione inattesa, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto per il trasferimento temporaneo delle filiali russe dell’italiana Ariston e della tedesca Bosch alla russa Gazprom Domestic Systems, la società del gruppo statale Gazprom produttrice di elettrodomestici. Il decreto, postato sul portale ufficiale per le informazioni legali, riguarda la Ariston Thermo Rus LLC, controllata da Ariston Holding, e la BSH Household Appliances LLC, controllata da BSH Hausgerate GmbH. Non sono noti i motivi della decisione. Tuttavia, dall’inizio della guerra in Ucraina, la Russia ha posto sotto “gestione temporanea” i beni di una manciata di aziende occidentali, giustificando queste mosse come ritorsioni per le azioni di altri Paesi contro imprese russe, colpite da sanzioni.

Lo scorso anno Putin aveva firmato un altro decreto per il trasferimento temporaneo della gestione delle filiali russe di Danone e di Carlsberg all’ agenzia federale per la gestione delle proprietà, Rosimushchestvo. Il provvedimento era stato adottato dopo che la società francese e quella danese avevano annunciato l’intenzione di uscire dal mercato russo. Il 98,56% delle azioni del birrificio russo Baltika, appartenente a Carlsberg, e decine di migliaia di azioni appartenenti a Danone erano state poste sotto il controllo dell’Agenzia. Nel caso di Ariston e Bosch, invece, la gestione viene trasferita, sempre “temporaneamente”, ad un altro gruppo industriale, sebbene controllato dal governo. Sulla vicenda è intervenuto in serata il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Dopo l’inattesa decisione Governo Russo sulla gestione di Ariston Thermo Group – ha scritto su X – ho subito attivato la nostra Ambasciata in Russia e parlato con i vertici dell’azienda italiana. Il Governo italiano e’ al fianco delle imprese, pronto a tutelarle in tutti i mercati internazionali”

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto