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Corona Virus

Autopsie per studiare l’azione del virus e salvare pazienti in attesa del vaccino

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Premesso che i numeri diffusi dalle tv tramite la Protezione civile ogni sera sono puramente indicativi e poco precisi in quanto risultato dei pochi tamponi praticati solo su pazienti fortemente sintomatici e “fortunati” almeno 2-3 giorni prima, ritengo necessario per sconfiggere il virus e trovare terapie adeguate dover iniziare ad effettuare anche molte autopsie sui pazienti deceduti per covid19.

Come generosamente si donano gli organi anche i familiari delle vittime potrebbero aiutare la società richiedendo autopsie per studiare a fondo il percorso e lo sviluppo del virus oggi ancora ignoto nel corpo umano.
Parlo solo per esperienza professionale forense e buon senso, certamente non sono né un medico, né esperto nel settore, anche se ad oggi gli stessi scienziati si sono contraddetti piu volte. Non ho la ricetta o la verità in tasca , ma sembra ovvio che dare la possibilità a tanti medici e scienziati, non solo quelli che vanno nelle tv, di studiare i cadaveri e seguire lo sviluppo nei vari organi del covid 19 permetterebbe di capire qualcosa in più sul meccanismo di azione del virus e di conseguenza poter agire a monte bloccando la cascata che si genera in altri pazienti curati per tempo e con adeguate tecniche mediche e farmaci del caso. Intendo dire che se i medici riescono a capire con esattezza la tipologia di danni provocati dal virus e gli organi coinvolti dalla malattia potrebbero trovare il farmaco idoneo a bloccare l’azione deleteria dello stesso.
Ad esempio, come già pare emergere da qualche autopsia, purtroppo fino ad ogggi troppo poche visto che subito si cremano i corpi forse non più contagiosi, si può pensare che il covid19 generi una infiammazione che coinvolga anche i vasi fino all’induzione della coagulazione intravascolare disseminata che gli esperti definiscono CID.

Lo studio dei cadaveri potrebbe confermare tali dati, quindi non solo la necessità di implementare le terapie intensive, e trovarne altri che permetterebbero di scoprire i farmaci giusti per bloccare l’azione del virus. E paradossalmente potrebbero essere utili anche farmaci semplici e poco costosi già ampiamente diffusi nel mondo, ma solo le evidenze,  gli studi e le analisi medico legali possono dimostrarlo. Si spende tanto per l’acquisto di ventilatori e si investe per la realizzazione di nuovi reparti di terapia intensiva per la cura dei casi, ma è altrettanto importante investire nella ricerca (non solo dei vaccini per la prevenzione, ma anche della terapia) per poter evitare la sofferenza di tante persone. L’obiettivo è evitare di far ammalare ed evitare di far aggravare le condizioni cliniche dei soggetti contagiati avendo la possibilità di curare la patologia alla sua insorgenza come per le altre infezioni evitandone le gravi complicanze. Da avvocato chiedo aiuto e confido nell’intervento della magistratura affinché si dispongano più autopsie per fornire dati e materiale di studio essenziale alla medicina ed alla scienza.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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