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Corridoi Covid, dpi, tamponi e direttive antivirus

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L’emergenza coronavirus, in Italia, e’ scandita anche da un lunghissimo elenco di provvedimenti. Due mesi e mezzo di circolari, ordinanze, decreti ministeriali e decreti legge, per citare soltanto i piu’ importanti. Sono le ‘armi’ con cui le istituzioni centrali e periferiche, in una escalation senza precedenti, combattono il virus da quando il governo ha dichiarato lo stato d’emergenza. Una battaglia senza esclusione di colpi, dalle prime zone rosse al lockdown generale, con una particolare attenzione a presidi ospedalieri e personale sanitario in prima linea.

IL CRESCENDO DELL’EMERGENZA NEGLI ATTI DEL MINISTERO – Solo a livello nazionale, sono oltre 170 i documenti adottati nella lotta al Covid-19 dalla circolare, datata 22 gennaio, che invitava alla prudenza chi doveva mettersi in viaggio verso le zone della Cina colpite dal virus. Nel mese di febbraio i documenti si intensificano fino all’indicazione alle Regioni – il 29 febbraio – di predisporre un piano di emergenza per la gestione dei pazienti critici affetti da Covid. Il 17 marzo veniva specificato al personale sanitario che “per ridurre il consumo improprio ed eccessivo di dispositivi individuali di sicurezza e prevenire la loro carenza era opportuno evitare di entrare nella stanza in cui fosse ricoverato un caso sospetto/accertato di Covid-19 se non necessario a fini assistenziali. Opportuno considerare di raggruppare le attivita’ e pianificare le attivita’ assistenziali al letto del paziente per minimizzare il numero di ingressi nella stanza rivedendo l’organizzazione del lavoro al fine di evitare ripetuti accessi e conseguente vestizione e svestizione e consumo di Dpi ripetuta. Inoltre, in caso di disponibilita’ limitata, era possibile programmare l’uso della stessa mascherina chirurgica o del filtrante per assistenza di pazienti che siano raggruppati nella stessa stanza”. E’ del 3 aprile invece il via libera dal Ministero ai test molecolari veloci. I criteri di priorita’: pazienti ospedalizzati, operatori sanitari esposti a maggior rischio, soggetti fragili e soggetti con infezione respiratoria ricoverati nelle Rsa.

LA BATTAGLIA DELLE REGIONI – E’ un ricchissimo mosaico di misure quello che sviluppano le Regioni per combattere il virus, soprattutto al Nord, dove ogni giorno si allunga il triste elenco di morti e contagi. Per proteggere il personale sanitario, la LOMBARDIA prevede ad esempio una serie di misure di comunita’, come la misura della temperatura prima dell’inizio del turno di lavoro, e ulteriori misure di precauzione. Tra queste l’utilizzo corretto dei Dispositivi di Protezione Individuale (Dpi) e l’essere adeguatamente sensibilizzati e addestrati sulle loro modalita’ di utilizzo, svestizione ed eliminazione. Le misure sono diverse a seconda che si entri nella stanza di un malato con Covid-19, caso in cui sono massime, o in altre aree.

Combatte ‘casa per casa’ il VENETO, che dal 23 marzo ha gia’ effettuato 180.700 tamponi, per intercettare i positivi tra i soggetti asintomatici. Gia’ sottoposto all’esame il 65,42% dei medici e degli infermieri, l’1,3% dei quali e’ risultato positivo.

Anche il PIEMONTE difende con i tamponi i suoi sanitari. Lo scorso 2 aprile erano oltre 6 mila quelli sottoposti al test, il 13% dei quali sono risultati positivi. L’obiettivo dell’Unita’ di crisi regionale e’ quello far fare l’esame a tutti i 55mila dipendenti della Sanita’ regionale.

Supera invece il 96% la percentuale dei sanitari negativi in LIGURIA, dove all’altroieri il tampone e’ stato effettuato su oltre 7mila medici e infermieri. Poi ci sono le norme di comportamento, dall’uso dei dispositivi di protezione individuale (Dpi) ai percorsi dedicati per entrare e uscire dai presidi sanitari, molto simili da Regione a Regione e tutti riconducibili alle raccomandazioni dell’Istituto Superiore della Sanita’. Perche’ la lotta la coronavirus non si vince da soli.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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