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Cronache

L’atto di accusa al giornalista Mario De Michele e al suo complice per aver simulato attentati mafiosi

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Per la storiella degli attentati mafiosi al giornalista Mario De Michele gli uomini della sezione investigativa del Gruppo Carabinieri di Aversa, dopo pochi mesi di minuziosi accertamenti eseguiti con mezzi tecnici, intercettazioni telefoniche, interrogatori di persone, hanno notificato due avvisi di garanzia. A Mario De Michele e a tale Pasquale Ragozzino, un suo amico impegnato in politica nel Casertano, la Procura distrettuale antimafia di Napoli contesta i reati calunnia per aver simulato attentati al fine di godere di notorietà e per “incassare” la scorta come status symbol.

 

Poi c’è anche la contestazione della legge armi. Per la procura i due indagati, in concorso tra loro ed eventualmente altri complici da identificare, sono accusati di aver usato armi e munizioni detenuti illegalmente per mettere a segno i finti attentati usando però armi e munizioni vere. Per i due reati, ove mai l’accusa fosse dimostrata anche in giudizio, gli indagati rischiano da un minimo di tre anni ad un massimo di 14 anni anni di reclusione. I militari hanno anche eseguito perquisizioni nelle case dei due indagati e sui luoghi di lavoro, nel caso di De Michele casa e bottega, casa e redazione. È stato acquisito materiale documentale, supporti audio e video ed altra documentazione che a breve sarà trasmessa alla Procura antimafia. I due indagati hanno offerto collaborazione.

Fabrizio Vanorio. Magistrato inquirente della procura antimafia di Napoli

Secondo il pm inquirente che ha coordinato le indagini, Fabrizio Vanorio, Mario De Michele “in concorso con Pasquale Ragozzino e con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso ed in tempi diversi, con due distinte denunce presso il comando gruppo carabinieri di Aversa e i successivi esposti confermativi, accusavano falsamente ignoti di aver commesso due attentati con colpi di arma da fuoco al suo indirizzo”. Il magistrato, spiega nell’avviso di garanzia con il quale dà l’opportunità agli indagati di prendere visione degli atti d’indagine che li riguardano, che gli attentati simulati sarebbero quelli avvenuto a Gricignano di Aversa (era il 14 novembre del 2019 mentre De Michele era all’interno della propria autovettura, e il secondo tramite l’esplosione di colpi d’arma da fuoco contro un muro esterno della sua abitazione a Cesa (4 maggio del 2020). “In particolare il predetto,  con tali denunce, riconduceva la responsabilità degli atti intimidatori a persone nominato nei suoi esposti all’autorità giudiziaria e nelle sue inchieste giornalistiche pubblicate sul portale web tv  Campanianotizie.com di cui è direttore, mentre, in realtà era lo stesso De Michele ad esplodere i colpi d’arma da fuoco con il concorso del Ragozzino il quale forniva taluna delle armi utilizzate”. Questo è quanto c’è scritto negli atti di indagine che descrivono un piano fatto do calunnie e simulazioni di reati per acquisire notorietà peraltro detenendo e portando “illegalmente in luogo pubblico armi non identificate e il relativo munizionamento e procedevano ad utilizzarli” scrive il magistrato inquirente.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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