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Hanno trovato le firme dei leghisti, dunque ci sarà il referendum sul taglio dei parlamentari: avevano scherzato

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Saranno gli italiani a decidere direttamente, con il loro voto, se confermare o meno il taglio dei parlamentari approvato dalle camere qualche mese fa. Al termine di 24 ore convulse, tra clamorose defezioni, adesioni dell’ultima ora e conseguenti polemiche politiche, alla fine il comitato promotore del referendum ha ottenuto il suo obiettivo: gli azzurri Andrea Cangini, Nazario Pagano e il dem Tommaso Nannicini hanno depositato alla Corte di Cassazione le 71 firme dei senatori sostenitori del quesito, sette oltre il minimo necessario come previsto dalla Costituzione. Un referendum che secondo Matteo Salvini puo’ avvicinare le elezioni. La richiesta e’ appoggiata da esponenti di tutti i gruppi presenti a Palazzo Madama, con la sola eccezione di quello di Fratelli d’Italia. “La nostra scelta di non firmare questo referendum – spiega la leader Fdi, Giorgia Meloni – e’ coerente con i nostri voti in Parlamento, sempre a favore della diminuzione dei parlamentari. Una posizione che confermeremo quando si dovesse celebrare il referendum, chiedendo agli italiani di votare si’ al taglio”. Tra i 71 sostenitori c’e’ un solo rappresentante dei Cinque Stelle, Gianni Marilotti, uno di Liberi e Uguali, Francesco La Forgia, sei della Lega – la cui firma e’ arrivata a sorpresa all’ultimo momento – e il senatore a vita, il premio Nobel per la fisica, Carlo Rubbia. “Siamo tutti soddisfatti, volevamo che fosse una iniziativa parlamentare trasversale e cosi’ e’ stato”, commenta felice Nazario Pagano, lasciando la Cassazione. Anche lui e’ consapevole che ieri, dopo le 4 defezioni di suoi compagni di partito, vicini a Mara Carfagna, s’e’ rischiato grosso. “Ho ricevuto quattro messaggi sul cellulare sulla loro decisione di ritirare la firma, senza dare alcuna motivazione. Francamente ci sono rimasto male innanzitutto umanamente. Poi, a livello politico, credo sia un errore”. Quindi a ruota altre due defezioni dai dem, quelle di Francesco Verducci e Vincenzo D’Arienzo, e per ultimo il ritiro del pentastellato Mario Michele Giarrusso: “Hanno tentato di fare una ‘mandrakata’, di tirarci una fregatura, ma ce l’abbiamo fatta lo stesso”, commenta soddisfatto. Tanti sono convinti che si sia usciti dall’empasse grazie al ‘soccorso verde’, visto che in poche ore si sono aggiunte sei firme di senatori leghisti. A pensarlo e’ soprattutto il Movimento Cinque Stelle, per cui il taglio dei parlamentari e’ una irrinunciabile bandiera politica. Non a caso il Movimento attacca duramente la Lega per questa decisione. “Non hanno resistito alla voglia di tenersi strette le poltrone e a quanto pare e’ arrivato ‘l’aiutino’ leghista”, denunciano fonti 5S. “Non vediamo l’ora – proseguono – di dare il via alla campagna referendaria per spiegare ai cittadini che ci sono parlamentari che vorrebbero bloccare questo taglio, fermando cosi’ il risparmio di circa 300mila euro al giorno per gli italiani che produrrebbe l’eliminazione di 345 poltrone”. Di contro, Pagano, osserva che alla fine l’apporto della Lega non sia stato determinante, ma sottolinea di apprezzarlo molto. “La nostra non e’ una battaglia di parte ma a difesa della civilta’ giuridica di un Paese come l’Italia, composto di citta’, di Comuni. Crediamo sia giusto – prosegue – che siano gli italiani a decidere su come devono essere rappresentati nelle istituzioni. Per risparmiare un caffe’ al giorno non si puo’ dare un colpo mortale alla nostra democrazia”. In serata, durante un comizio elettorale in Calabria, e’ direttamente Matteo Salvini a spiegare la vera ragione del sostegno leghista al referendum: “Abbiamo dato un contributo per avvicinare la data delle elezioni, perche’ – chiarisce il segretario leghista – prima va a casa questo Governo di incapaci e meglio e’, non per Salvini ma per l’Italia”.

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Apple potrebbe lanciare in autunno l’IA su iPhone

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È ancora una volta Mark Gurman a fornire nuovi dettagli sui progetti di intelligenza artificiale di Apple. Secondo l’informatore di Bloomberg, ed esperto della Mela, il colosso americano starebbe lavorando ad un’IA per iPhone, da lanciare in autunno insieme all’aggiornamento del sistema operativo iOs 18, che mette al centro la privacy degli utenti. Il riferimento è ad un software che non userebbe la connessione internet per rispondere alle domande degli utilizzatori. Il grosso del lavoro sarebbe dunque svolto direttamente sul dispositivo, grazie al database su cui poggerebbe il cosiddetto Llm, large language model.

Anche i concorrenti, da ChatGpt a Copilot e Gemini di Google possono contare sull’archivio di informazioni a disposizione, con la differenza di incrociare dati da internet per fornire risposte più precise e aggiornate. Secondo Gurman, la scelta di Apple porterebbe ad un chatbot con un potenziale minore rispetto a quelli che si connettono al web, e per questo, la compagnia potrebbe colmare il gap inserendo in alcuni contesti del sistema operativo Gemini. Proprio un mese fa, era balzata in rete la notizia di un accordo tra Apple e Google per l’integrazione dell’IA di quest’ultima sugli iPhone. “I principali vantaggi dell’elaborazione sul dispositivo saranno tempi di risposta più rapidi e una privacy superiore rispetto alle soluzioni basate su cloud” scrive Bloomberg. La novità è prevista per l’autunno, con la disponibilità di iOs 18 ma già il 10 giugno, giorno di apertura della conferenza degli sviluppatori Apple Wwdc 2024, sono attese anticipazioni, in modo particolare durante il keynote di apertura di Tim Cook, amministratore delegato dell’azienda.

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Oms, adolescenti a rischio per uso alcol, e-cig, cannabis

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Preoccupa il consumo di alcol, sigarette elettroniche e cannabis tra i giovani in Europa, con un quadro definito “allarmante”. L’ultimo allerta è contenuto in un rapporto Oms/Europa, su un campione di 280mila ragazzi intervistati, che evidenzia “un quadro preoccupante del consumo di sostanze da parte degli adolescenti”, con oltre la metà dei quindicenni intervistati che hanno sperimentato l’alcol e 1 su 5 che ha recentemente utilizzato le e-cig. Emerge anche una riduzione del divario di genere nell’uso di sostanze e l’Oms sottolinea la necessità di strategie di prevenzione mirate. Le conseguenze a lungo termine di queste tendenze, avverte, “sono significative e i politici non possono permettersi di ignorare questi risultati allarmanti”.

L’alcol è la sostanza consumata più frequentemente, con il 57% dei quindicenni che la hanno provata almeno una volta e quasi 4 su 10 (37%) indicano di aver consumato alcol negli ultimi 30 giorni. Circa 1 adolescente su 10 (9%) di tutte le fasce d’età ha sperimentato un significativo stato di ubriachezza – essendo stato ubriaco almeno due volte – nel corso della sua vita, un tasso che sale in modo allarmante dal 5% all’età di 13 anni al 20% all’età di 15 anni, dimostrando una tendenza in aumento nell’abuso di alcol tra i giovani. Questi risultati, si legge nel rapporto, “evidenziano quanto l’alcol sia disponibile e normalizzato, mostrando l’urgente necessità di migliori misure politiche per proteggere i bambini e i giovani dai danni causati dalla sostanza”.

Le sigarette elettroniche, invece, hanno superato quelle convenzionali in popolarità, con il 32% dei quindicenni che hanno riferito di averle utilizzate e il 20% negli ultimi 30 giorni (contro il 25% dei quindicenni che hanno fumato una sigaretta convenzionale nella loro vita). Questa transizione verso le e-cig come scelta più popolare rispetto alle sigarette convenzionali, è la posizione dell’Oms, “richiede interventi mirati per affrontare tale preoccupazione emergente per la salute pubblica, comprese azioni contro l’inserimento di prodotti dannosi nei videogiochi, programmi di intrattenimento e altri contenuti rivolti ai giovani tramite piattaforme multimediali”. Quanto al consumo di cannabis, si evidenzia un leggero calo, con la percentuale di quindicenni che ne hanno fatto uso che passa dal 14% nel 2018 al 12% nel 2022. Il consumo precoce di cannabis, sottolinea l’Oms, “può portare alla dipendenza e a modelli di consumo problematici più avanti nella vita. Gli sforzi di prevenzione mirati agli adolescenti sono fondamentali per mitigare questi rischi e promuovere scelte sane”.

La disparità nell’uso di sostanze tra i sessi, rileva inoltre l’indagine, “si sta rapidamente riducendo, con le ragazze che eguagliano o superano i ragazzi nei tassi di fumo, consumo di alcol e uso di sigarette elettroniche entro i 15 anni”. L’Oms propone quindi una serie di misure per ridurre il consumo di sostanze tra i giovani: aumento delle accise; limitare la disponibilità di prodotti a base di nicotina, tabacco e alcol, ad esempio riducendo orari o luoghi di vendita, e l’applicazione di età minime legali per l’acquisto di tali prodotti; vietare tutti gli agenti aromatizzanti nei prodotti a base di nicotina e tabacco; imporre un divieto totale di pubblicità e sponsorizzazione su canali di comunicazione e sui social media. “L’uso diffuso di sostanze nocive tra i bambini in molti paesi della regione europea, e oltre, rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica – afferma Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’Oms per l’Europa -. Considerando che il cervello continua a svilupparsi anche dopo i 25 anni, gli adolescenti devono essere protetti dagli effetti di prodotti tossici e pericolosi. Sfortunatamente, i bambini oggi sono costantemente esposti al marketing online mirato di prodotti dannosi, mentre la cultura popolare, come i videogiochi, li normalizza”. L’oms/Europa, conclude, “sta lavorando con i paesi per garantire a tutti i giovani il miglior inizio possibile nella vita. Ciò significa proteggerli da prodotti tossici e che creano dipendenza, che potrebbero compromettere la loro qualità di vita negli anni a venire”.

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Ocse, in Italia il cuneo fiscale supera il 45% nel 2023

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Per il lavoratore ‘single’ in Italia il peso delle imposte complessive sul salario è in media del 45,1%, sostanzialmente stabile rispetto al 2022 (era del 45%). E’ quanto emerge dal rapporto Ocse per il 2023 ‘Taxing Waging. Il cuneo fiscale nell’Ocse è stato del 34,8% in media nel 2023 (34,7% nel 2022) e l’Italia figura al quinto posto per l’incidenza più alta tra i 38 Paesi Ocse, dopo Belgio (52,7%), Germania (47,9%), Austria (47,2%) e Francia (46,8%). In Italia, le imposte sul reddito e i contributi previdenziali del datore di lavoro rappresentano insieme il 90% del cuneo fiscale totale, mentre la media Ocse è del 77%. Per un lavoratore spostato con due figli il cuneo è invece inferiore e vede l’Italia all’ottavo posto con il 33,2% (era al nono posto nel 2022), rispetto a una media Ocse del 25,7%.

Tra il 2000 e il 2023 il cuneo fiscale per il lavoratore single è sceso di 2 punti percentuali (dal 47,1 al 45,1%). Nello stesso periodo nei paesi Ocse è sceso di 1,4 punti percentuali (dal 36,2 al 34,8%). Tra il 2009 e il 2023 invece il cuneo fiscale per il lavoratore medio single in Italia è sceso di 1,7 punti percentuali. Durante questo stesso periodo, il cuneo fiscale per il lavoratore single nei paesi Ocse è aumentato lentamente fino al 35,3% nel 2013 e nel 2014, scendendo al 34,8% nel 2023. L’aliquota fiscale netta del dipendente single in Italia nel 2023 è stata in media del 27,7% nel 2023, rispetto alla media Ocse del 24,9%. Tenendo conto degli assegni familiari e delle disposizioni fiscali, l’aliquota fiscale media netta del dipendente per un lavoratore sposato con due figli in Italia era del 12% nel 2023, il 26esimo valore più basso nei Paesi Ocse, e si confronta con il 14,2% della media Ocse.

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