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Esteri

Zelensky cede, ‘pronto alla pace con la guida di Trump’

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L’ennesimo giorno di guerra per gli ucraini è iniziato con una pessima notizia: la sospensione degli aiuti militari da parte degli americani. Uno shock per la popolazione e per le autorità di Kiev, che adesso temono di avere appena “sei mesi di autonomia” al fronte. Così Volodymyr Zelensky, ritrovatosi spalle al muro, ha accettato di fatto tutte le condizioni poste dalla Casa Bianca per non perdere definitivamente il suo principale sponsor. “Sono pronto a lavorare sotto la forte leadership del presidente Trump per ottenere una pace duratura”, ha annunciato il leader ucraino, inviando altri due messaggi: l’intesa sulle terre rare è a un passo e Kiev è disposta ad una “tregua immediata in cielo e in mare” con i russi, come primo passo per negoziati di più ampio respiro. Forse non è una resa, ma di certo è una buona notizia per il Cremlino, che dalla sua posizione di forza ha valutato come “positiva” la disponibilità ucraina al dialogo.

Lo strappo di Trump, che dopo lo scontro con Zelensky alla Casa Bianca ha deciso di fermare l’invio di armi a Kiev, è stato accolto con sconcerto a Kiev. Con il presidente della commissione esteri Oleksandr Merezhko che ha evocato l’accordo di Monaco del 1938, che spalancò alla Germania nazista le porte dell’invasione dell’Europa. Per l’Ucraina, in effetti, rinunciare agli aiuti del Pentagono significherebbe perdere gran parte del proprio arsenale. Dai Patriot, indispensabili per la contraerea, all’artiglieria a lungo raggio e i missili balistici a corto raggio. Senza contare il fondamentale supporto di intelligence. Di fronte a questo scenario potenzialmente critico, Zelensky ha rotto gli indugi lanciando un appello di distensione con gli Usa. Convinto dal premier britannico Keir Starmer, che in una telefonata gli consigliava di rimettere le cose a posto con Trump.

“Il nostro incontro alla Casa Bianca non è andato come avrebbe dovuto, è tempo di sistemare le cose”, ha detto il leader ucraino dopo la drammatica lite nello studio ovale in mondovisione. D’ora in avanti, ha promesso Zelensky, sarà la “forte leadership di Trump” a guidare gli sforzi per una “pace duratura”, ed in questo quadro Kiev è disposta a dare il suo contributo concreto. Per prima cosa, firmando “in qualsiasi momento in qualsiasi formato opportuno l’accordo sui minerali”, che ora gli ucraini considerano un buon primo “passo” per ottenere dagli Usa “solide garanzie di sicurezza”. Zelensky, inoltre, ha aperto alla possibilità a deporre in parte le armi, “se la Russia farà lo stesso”.

La sua proposta prevede, per iniziare, “il rilascio dei prigionieri e tregua immediata nel cielo (divieto di lancio di missili, droni a lungo raggio, bombe sulle reti energetiche e altre infrastrutture civili) e in mare”. Ed il primo segnale, positivo, è già arrivato. L’annuncio di Trump sul via libera all’intesa sui minerali, secondo diverse fonti, è previsto nel suo primo intervento al Congresso. La volontà di Zelensky di riaprire il dialogo con Trump è stata salutata con favore da Emmanuel Macron, ma nel frattempo Kiev ha iniziato a discutere proprio con i partner europei sulla possibilità di sostituire gli aiuti militari americani, ha fatto sapere Mykhailo Podolyak. Mentre il governo britannico ha assicurato che “non ci faremo distrarre dagli annunci della Casa Bianca”.

Sulla linea Parigi-Londra-Washington si è però consumato un nuovo scontro. La miccia è stata accesa da Vance, che in un’intervista alla Fox ha detto che Kiev, concedendo agli americani lo sfruttamento delle risorse minerarie, otterrebbe garanzie di sicurezza migliori “rispetto a 20.000 soldati provenienti da un paese a caso che non combatte da 30 o 40 anni”. Il risultato, la protesta di Francia e Gran Bretagna, che si sono sentite chiamate in causa in quanto gli unici due Paesi che finora hanno offerto di inviare i propri soldati per una futura missione di peacekeeping.

“Mai menzionati il Regno Unito o la Francia”, ha replicato Vance, con una coda polemica arrivata anche in Italia: il vicepresidente Usa ha preso di mira il resoconto del suo ragionamento fatto dal quotidiano la Repubblica, definendolo “assurdo e disonesto”. Ma il giornale ha tenuto il punto.

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Trump: la Crimea resterà alla Russia, Zelensky lo sa

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Donald Trump torna a parlare della guerra in Ucraina e lo fa con dichiarazioni destinate a far discutere. In un’intervista rilasciata a Time, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che “la Crimea resterà con la Russia”, aggiungendo che anche il presidente ucraino Zelensky ne sarebbe consapevole.

“La Crimea è andata ai russi, fu colpa di Obama”

«La Crimea è stata consegnata alla Russia da Barack Hussein Obama, non da me», ha ribadito Trump, sottolineando come la penisola fosse “con i russi” ben prima del suo arrivo alla Casa Bianca. «Lì ci sono sempre stati i russi, ci sono stati i loro sottomarini per molti anni, la popolazione parla in gran parte russo», ha aggiunto. Secondo l’ex presidente, se lui fosse stato alla guida del Paese, “la Crimea non sarebbe mai stata presa”.

“Questa guerra non doveva accadere”

Trump ha definito il conflitto in Ucraina “la guerra che non sarebbe mai dovuta accadere”, lanciando un messaggio implicito al presidente Joe Biden e alla gestione democratica della politica estera. A suo avviso, con lui alla presidenza, la situazione in Ucraina si sarebbe sviluppata in modo del tutto diverso, senza l’invasione da parte delle truppe russe.

Le dichiarazioni si inseriscono in un contesto internazionale già molto teso, mentre si continua a discutere del futuro della Crimea e dei territori occupati.

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Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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