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Cronache

Voto di scambio politico mafioso, indagato il presidente della Regione Valle d’Aosta: rapporti con la ‘ndrangheta

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Uno scambio elettorale politico-mafioso che ha condizionato le elezioni regionali del 2018 in Valle d’Aosta. E’ l’accusa che la Direzione distrettuale antimafia di Torino contesta al presidente della Regione Valle d’Aosta, Antonio Fosson. Oltre a lui, hanno ricevuto un avviso di garanzia per lo stesso reato anche gli assessori regionali Laurent Vierin (ex presidente della Regione) e Stefano Borrello, e il consigliere regionale Luca Bianchi. Non e’ escluso pero’ che ci siano altri indagati. Coordinata dal pm Valerio Longi, l’inchiesta – ribattezzata ‘Egomnia’ – e’ stata condotta dai carabinieri che hanno “monitorato” le ultime elezioni regionali, in particolare i contatti tra alcuni candidati e personaggi vicino alla ‘costola’ valdostana della ‘ndrangheta. Mesi di appostamenti, intercettazioni, fotografie. L’indagine e’ ‘figlia’ dall’operazione Geenna sulle infiltrazioni mafiose ai piedi del Monte Bianco, che nel gennaio scorso ha portato a 17 arresti.

I carabinieri hanno documentato vari incontri tra politici e boss. Fosson – che secondo gli inquirenti “era condizionato” da un anziano pensionato calabrese vicino alla ‘locale’ di Aosta (“gli dettava la linea politica”) – e’ stato fotografato mentre entrava nel ristorante di un boss “per parlare di elezioni regionali”. L’assessore Vierin, nel maggio 2018 quando era ancora presidente della Regione (con funzioni prefettizie), ha invece incontrato un altro esponente di spicco del sodalizio criminale ad Aymavilles sempre a fini elettorali. “Il sostegno della ‘locale’ – si legge in una annotazione dei carabinieri – non e’ stato a titolo gratuito” ma era “finalizzato ad ottenere posti di lavoro, ovvero agevolazioni in pratiche amministrative sia per gli affiliati che per i soggetti vicini al sodalizio”.

La notizia dell’avviso di garanzia a Fosson si è abbattuta come uno tsunami sulla politica valdostana. La maggioranza, composta da forze autonomiste di centro-sinistra, ha formalmente aperto la crisi e gia’ sabato il presidente della Regione potrebbe decidere di lasciare l’incarico. Sessantotto anni, ex senatore, medico chirurgo in pensione dal 2011, punto di riferimento in Valle d’Aosta per Comunione e liberazione e noto anche come Sentinella in piedi, Fosson è un politico di lungo corso. Alle elezioni del 2018, con una lista autonomista di centro, e’ stato rieletto in Consiglio regionale con 1.437 preferenze. Prima di diventare Governatore (un anno fa, dopo la caduta di un esecutivo a trazione leghista), è stato anche presidente del Consiglio regionale.

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Sparatoria in piazza a Monreale, una carneficina: due morti e tre feriti, tutti giovanissimi

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E’ di due morti e tre feriti il bilancio di una sparatoria avvenuta in nottata nella centrale piazza Duomo a Monreale (Palermo). Le vittime hanno 25 anni e 23 anni; i feriti 26 anni, 33 anni e 16 anni. La sparatoria è avvenuta in una piazza affollata, davanti ad almeno un centinaio di testimoni. Secondo una prima ricostruzione tutto sarebbe nato in seguito a una rissa per futili motivi davanti ad una pizzeria. Poi i due gruppi di giovani si sono affrontati in piazza. Uno dei protagonisti dell’aggressione, armato di pistola, ha iniziato a sparare. I feriti sono in gravissime condizioni. Le indagini sono condotte dai carabinieri.

Le vittime della sparatoria sono Salvatore Turdo di 23 anni e Massimo Pirozzo di 26. Sono morti subito dopo essere stati trasportati negli ospedali Ingrassia e Civico del capoluogo. Anche uno dei feriti sarebbe in gravissime condizioni. Davanti agli ospedali si sono presentati numerosi familiari e amici delle vittime, con grida e scene di disperazione.

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Cronache

Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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La Chiesa alla ricerca di un pacificatore: si apre il pre-Conclave

Nel pre-Conclave dopo la morte di Papa Francesco, i cardinali cercano un candidato pacificatore per superare le divisioni interne. Il nuovo Papa dovrà unire e guidare una Chiesa divisa.

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C’è un cartello immaginario, ma chiarissimo, all’ingresso delle Congregazioni pre-Conclave e della Cappella Sistina: «Cercasi un pacificatore». Dopo la grande partecipazione popolare ai funerali di Papa Francesco, la Chiesa si ritrova ora a dover voltare pagina, raccogliendo l’eredità di Jorge Mario Bergoglio e affrontando divisioni dottrinali e geopolitiche mai sopite.

Il bisogno di superare le contrapposizioni

Tra le fila dei cardinali c’è consapevolezza che riproporre schemi vecchi, come il conflitto tra “bergogliani” e “ratzingeriani”, sarebbe miope. Il nuovo Conclave si svolgerà in un contesto mondiale mutato, segnato dalle tensioni internazionali e dalla crisi dello schema pacifista di Francesco dopo la guerra in Ucraina. Il rischio è che ogni divisione interna colpisca ora direttamente il Collegio cardinalizio, senza più la figura del Papa a fungere da parafulmine.

Verso un candidato di compromesso

I 133 cardinali chiamati al voto, riuniti nelle Congregazioni generali, sembrano ormai consapevoli che difficilmente emergerà un candidato “forte” espressione di una sola corrente. Per evitare uno scontro estenuante, sarà necessario convergere su una figura di equilibrio, capace di pacificare e non di dividere ulteriormente. Anche la vicenda del cardinale Giovanni Angelo Becciu, condannato in primo grado ma il cui diritto al voto non è ancora chiarito, rappresenta un’ulteriore incognita.

L’immagine simbolo della riconciliazione

Emblematica è stata ieri, dentro la Basilica di San Pietro, l’immagine di Donald Trump e Volodymyr Zelensky che hanno parlato seduti uno di fronte all’altro. Un gesto di distensione tra due protagonisti di scontri aspri. Segno che, forse, anche nella Chiesa si può sperare in un Conclave capace di indicare al mondo una strada di unità e di riconciliazione. Papa Francesco, tanto amato quanto criticato, con la sua morte sembra aver lasciato non solo un’eredità da gestire, ma anche una lezione di pace.

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