Mentre il Colle si smarca sul Russiagate alla vigilia della visita del capo dello Stato, Sergio Mattarella, a Washington, il leghista Raffaele Volpi – dopo una votazione non unanime – e’ stato eletto presidente del Copasir. La prossima settimana il Comitato si riunira’ per mettere in calendario l’audizione del premier Giuseppe Conte, che da Palazzo Chigi descrivono tranquillo e pienamente disponibile a riferire su quello che il comitato riterra’ opportuno. In mattinata, intanto, visita a Roma della direttrice della Cia, Gina Haspel, per incontrare i vertici dell’intelligence Gennaro Vecchione (Dis), Luciano Carta (Aise) e Mario Parente (Aisi). Viaggio programmato da tempo, si apprende, che capita pero’ proprio mentre infuriano le polemiche per le visite nella Capitale del ministro della Giustizia americano William Barr. Mattarella si appresta a volare negli Usa, dove vedra’ il presidente Donald Trump. E certamente non ha apprezzato il polverone causato dalle rivelazioni sulla doppia missione ‘segreta’ a Roma di Barr (15 agosto e 27 settembre) per avere dagli 007 italiani informazioni sul misterioso docente maltese Joseph Mifsud, considerato da ‘The Donald’ un agente provocatore tra gli artefici del piano per incastrarlo con la storia delle email di Hillary Clinton hackerate dai russi. Il Messaggero ha oggi riportato che il Quirinale sarebbe stato informato delle richieste americane.
Secca smentita dal Colle. “Non risulta alcuna informativa al Quirinale sul caso in argomento, anche perche’ il Quirinale non riceve abitualmente notizia di singole operazioni di collaborazione in corso tra Paesi alleati”. Parole che definiscono anche il contorno in cui sarebbero avvenuti i colloqui tra Barr ed i vertici dei servizi italiani: “operazioni di collaborazione tra Paesi alleati”. Linea che Conte sosterra’ davanti al Copasir: niente anomalie, ne’ scorrettezze, ne’ scambi di favori con Trump in cambio del suo endorsement col famoso tweet pro ‘Giuseppi’ dello scorso agosto, ma semplice cooperazione tra apparati di Stati amici. E’ al Copasir che il premier riferira’ nel dettaglio cosa e’ accaduto. La nomina del nuovo presidente, leghista, secondo alcune fonti non avrebbe fatto gioire ne’ Conte – visto il dente avvelenato di Matteo Salvini nei suoi confronti – ne’ i Cinquestelle. A dimostrarlo la votazione, a scrutinio segreto: 6 le crocette sul nome di Volpi, 3 schede bianche, un voto per Elio Vito. Possibile che a consegnare le schede bianche siano stati i 3 M5S presenti nel Comitato (Federica Dieni, Francesco Castiello e Antonio Zennaro) e che sia stato lo stesso Vito a indicare il suo nome, nonostante l’accordo raggiunto ieri sera in Senato tra Salvini, Giorgia Meloni e Berlusconi su Volpi. Il leghista sarebbe stato votato da Paolo Arrigoni (Lega), Adolfo Urso (Fdi), Claudio Fazzone (Fi), Enrico Borghi (Pd) ed Ernesto Magorno (Italia viva). La maggioranza assoluta (6 voti) e’ stata raggiunta per un solo voto, altrimenti ci sarebbe stato il ballottaggio tra i due piu’ votati e, in caso di parita’, la presidenza sarebbe andata al piu’ anziano. Senza il sesto voto per Volpi, insomma, lo scenario sarebbe potuto cambiare. E Luca Ciriani (Fdi) sottolinea come “la lealta’ e correttezza di Fratelli d’Italia ha garantito l’elezione di Volpi. In tal senso, ringrazio il senatore Urso per il senso di responsabilita’ e la lealta’ dimostrata”. Urso, l’attuale vicepresidente, era infatti uno dei candidati a guidare il Comitato. Volpi, da parte sua, ha assicurato che manterra’ “una posizione istituzionale, nella tradizione del Comitato”. La prossima settimana si riunira’ l’ufficio di presidenza per decidera’ priorita’ e calendario dei lavori, dove trovera’ posto l’audizione di Conte – data da concordare con Palazzo Chigi – e dei responsabili dei servizi sul caso Russiagate. Fonti pentastellate notano che il Copasir non sembra avere urgenza di audire il premier: se questa sara’ la linea, potrebbe far da sponda a Conte, avvalorando l’idea secondo cui la vicenda non sarebbe cosi’ scottante. Ma tra i Dem, che non hanno visto di buon occhio la frenata M5S su Volpi, resterebbe la convinzione che sia meglio fare chiarezza al piu’ presto. E anche il pressing di Matteo Renzi sul premier promette di proseguire.
Poco dopo le 12 di oggi, migliaia di cittadini in tutta la Spagna continentale e in Portogallo sono stati colpiti da un improvviso blackout elettrico. Come riportato dal quotidiano “El País”, il governo spagnolo ha attivato diversi team tecnici di vari ministeri per indagare sulle cause dell’interruzione, anche se al momento non esiste ancora una spiegazione ufficiale.
Secondo quanto riferito da Red Eléctrica, l’azienda pubblica responsabile della gestione del sistema elettrico nazionale, si sta lavorando intensamente per ripristinare la fornitura di energia. Anche l’Istituto nazionale di cybersicurezza è coinvolto nelle analisi, valutando la possibilità che il blackout possa essere stato causato da un attacco informatico, sebbene non ci siano ancora conferme in tal senso.
Reti di comunicazione e trasporti in tilt
Il blackout ha avuto ripercussioni su diversi settori strategici: sono stati colpiti reti di comunicazione, aeroporti e linee ferroviarie ad alta velocità in Spagna e Portogallo. Problemi sono stati segnalati anche nella gestione del traffico stradale, con numerosi semafori fuori servizio, oltre che in centri commerciali e strutture pubbliche.
La ministra spagnola della Transizione ecologica, Sara Aagesen, ha fatto visita al centro di controllo di Red Eléctrica per seguire da vicino le operazioni di ripristino. L’azienda ha attivato un piano di emergenza che prevede il graduale ritorno alla normalità, iniziando dal nord e dal sud della penisola iberica.
Coinvolta anche la Francia meridionale
Le interruzioni non hanno riguardato esclusivamente la Spagna e il Portogallo: alcune aree del sud della Francia, interconnesse con la rete elettrica spagnola, hanno subito disagi simili. Le autorità francesi stanno monitorando attentamente la situazione in coordinamento con le controparti spagnole.
Il presidente russo, Vladimir Putin, ha ringraziato in un messaggio i soldati nordcoreani che hanno preso parte alla “liberazione della regione di Kursk” dalle truppe d’invasione ucraine, definendoli “eroi”. Lo riferisce il servizio stampa del Cremlino.
“Il popolo russo non dimenticherà mai l’impresa delle forze speciali coreane, onoreremo sempre gli eroi coreani che hanno dato la vita per la Russia, per la nostra comune libertà, al pari dei loro compagni d’armi russi”, si legge nel messaggio di Putin. Il presidente russo sottolinea che l’intervento è avvenuto “nel pieno rispetto della legge internazionale”, in base all’articolo 4 dell’accordo di partenriato strategico firmato nel giugno dello scorso anno tra Mosca e Pyongyang, che prevede assistenza militare reciproca in caso di aggressione a uno dei due Paesi. “Gli amici coreani – ha aggiunto Putin – hanno agito in base a un senso di solidarietà, giustizia e genuina amicizia. Lo apprezziamo molto e ringraziamo con sincerità il presidente Kim Jong-un personalmente”.
Due giornalisti italiani sarebbero stati espulsi ieri sera dalle autorità marocchine con l’accusa di aver cercato di entrare illegalmente nella città di Laayoune (El Aaiun). Lo rivela il quotidiano marocchino online Hespress. Matteo Garavoglia, 34 anni, giornalista freelance originario di Biella e collaboratore del ‘Manifesto’, e il fotografo Giovanni Colmoni, avrebbero tentato di entrare nella città marocchina meridionale al confine con la regione contesa del Sahara Occidentale “senza l’autorizzazione richiesta dalla polizia”.
I due erano a bordo di un’auto privata e, secondo quanto riporta il quotidiano marocchino, sarebbero stati fermati dagli agenti che hanno interpretato il tentativo di ingresso come un “atto provocatorio, in violazione delle leggi del Paese che regolano gli ingressi dei visitatori stranieri”. Sempre secondo l’Hespress, i due reporter avrebbero cercato di “sfruttare il fatto di essere giornalisti per promuovere programmi separatisti. Per questo sono stati fermati e successivamente accompagnati in auto nella città di Agadir”. Non era la prima volta che i due tentavano di entrare a Laayoune, secondo il quotidiano, ma sempre “nel disprezzo per le procedure legali del Marocco”.