Alla fine il testimone principale del giallo di Caronia, evocato per giorni, si è fatto vivo. Ci ha messo tredici giorni ma poi ha deciso di presentarsi, domenica scorsa, spontaneamente, al Commissariato della sua città. E l’ha fatto – ha detto ai poliziotti che hanno raccolto la sua testimonianza – dopo aver ascoltato l’appello lanciato dal procuratore di Patti Angelo Cavallo. È lui che coordina le indagini sulla scomparsa di Gioele , quattro anni, e sulla morte della madre Viviana Parisi. Che cosa ha riferito il testimone? Che “Gioele era vivo, non era ferito, stava in braccio alla madre, in posizione verticale come se volesse proteggerlo. La testa appoggiata sulla sua spalla destra, gli occhi ben aperti”. È una testimonianza importante che smentisce la pista della presunta morte del piccolo in seguito all’incidente e che “riporta in vita” sia Viviana che Gioele al momento in cui scavalcano il guard rail ed entrano in campagna. Da quel momento in poi, niente di quello che è successo sembra essere chiaro. Dal 3 agosto scorso, quando l’auto dell’imprenditore lombardo si ferma sulla piazzola di sosta dove Viviana ha parcheggiato dopo l’incidente in galleria, non si capisce che cosa sia accaduto. Gli ultimi istanti in cui Viviana è stata vista ancora in vita sono descritti dall’imprenditore lombardo nel verbale di sommarie informazioni testimoniali rese alla polizia da quest’uomo che ha fatto il suo dovere: ho visto scendere dall’auto la signora, con il piccolo. L’ho seguita con lo sguardo e l’ho vista scavalcare il guardrail e dirigersi verso la montagna, imboccando un sentiero sopra la galleria. La donna non correva, camminava con passo veloce, ma non sembrava per niente turbata. Ho cercato di seguirla, ma poi ho desistito perché si era formata una coda per l’incidente e stavano per arrivare i soccorsi”. È una testimonianza preziosissima per la polizia giudiziaria. Serve a diradare molte ombre, isolare qualche sospetto per scandagliarlo meglio e provare a ricostruire in maniera diversa quello che è accadduto. E infatti il procuratore di Patti, Angelo Cavallo, dice che “la deposizione del teste ci aiuta a mettere un punto fermo alle indagini”. Cavallo ha organizzato un nuovo vertice in prefettura per fare il punto sulle ricerche di Gioele e per capire che cosa è accaduto. La riunione con i tecnici esperti della polizia scientifica, il capo della Mobile di Messina e i medici legali serve a capire in quale direzione indagare, quale pista privilegiare, senza ovviamente abbandonarne alcuna. Il procuratore Cavallo fa sapere di avere una sua idea sul giallo di Caronia, ma evidentemente la tiene per se perché il suo compito è incassare risultati non fare ipotesi. “Stiamo valutando la vitalità delle lesioni per capire se sono pregresse o sono la causa della morte. C’è una certezza, comunque, sulla decomposizione del corpo che è avvenuta nel punto in cui è stato trovato”, spiega il medico legale Elvira Ventura Spagnuolo. È doloroso scriverlo, ma per gli inquirenti la pista dell’omicidio-suicidio è più battuta. La donna potrebbe aver raggiunto un costone della montagna, facendo anche parecchi chilometri con il piccolo Gioele, per mettere in atto il suo gesto. Poi sarebbe ridiscesa, per ritornare indietro e lanciarsi dal traliccio.