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Politica

Verso modifiche a Reddito in manovra, destra attacca

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Potrebbero arrivare in manovra, le prime modifiche al Reddito di cittadinanza. Per rendere la misura meno penalizzante per le famiglie numerose e per gli stranieri. Entro ottobre arriveranno infatti le proposte del Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza, istituito dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, e presieduto da Chiara Saraceno. Gli esperti si muoveranno, “senza usare il machete”, sulla base dei dati a disposizione: tra la fine di settembre e la meta’ di ottobre, in tempo per la legge di bilancio, potrebbero arrivare proposte per tarare meglio la platea, rendere piu’ incisiva la formazione e piu’ conveniente l’aliquota marginale che spinge ad accettare proposte di lavoro. Poi, osserva Saraceno, spettera’ alla politica fare le sue valutazioni. E la politica, ora che il dibattito e’ ancora tutto a un livello teorico, gia’ si divide. Il M5s, ‘padre’ della misura, ha aperto a modifiche migliorative, ma in maggioranza c’e’ un fronte ampio e molto scettico, che va dalla Lega a Forza Italia, fino a Italia viva, che il Rdc vorrebbe stravolgerlo o, come non si stanca di dire Matteo Renzi, abolirlo. Dal governo ricordano quanto detto dal premier Mario Draghi nel difendere il “concetto alla base” della misura di sostegno al reddito: e’ prematuro parlare delle possibili modifiche. Al ministero del Lavoro sono in corso le valutazioni dei tecnici e del Comitato scientifico sui dati che riguardano i diversi aspetti della misura. Sono gia’ aperti i due grandi cantieri, legati al Recovery plan, della riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro. Come e quando si interverra’ sul Reddito, e’ ancora presto per dire. Ma ad alimentare la polemica attorno alla misura sono notizie come quella, diffusa in giornata, di 21 “furbetti” individuati in Sardegna. “I dati sono imbarazzanti, solo il 15% degli aventi diritto ha trovato un impiego”, si indigna Giorgia Meloni. E anche Matteo Salvini chiede profonde modifiche alla misura, che contribui’ ad approvare da vicepremier: nonostante ci siano 1,6 milioni di percettori, denuncia, le imprese fanno fatica a trovare manodopera “per colpa del Reddito”. “Vogliamo bloccare questo spreco di soldi”, afferma Matteo Renzi, che rilancia la raccolta firme per il referendum abrogativo con uno slogan che potrebbe far venire l’orticaria agli esponenti del Movimento 5 stelle: “Si’ al Ponte, no al reddito di cittadinanza: cosi’ riparte il Sud”. Il Pd ha una posizione intermedia e chiede, con la presidente della commissione Lavoro Romina Mura, controlli piu’ efficaci, ma anche di “evitare che la misura sia solo assistenzialistica, assegnando un ruolo ai Comuni nella sua gestione e condizionandola a un percorso formativo che poi consenta il reinserimento lavorativo”. Dal M5s il capo delegazione Stefano Patuanelli chiede di “garantire un beneficio piu’ diretto alle imprese che assumano i percettori del Reddito”. In casa pentastellata si ipotizzano fondi alle imprese – e non alle Regioni – per la formazione e un’app che metta in contatto domanda e offerta di lavoro. Saraceno, respingendo la linea di chi come Renzi vorrebbe demolire il Rdc, parla di miglioramenti possibili della misura e spiega che il suo comitato ha gia’ individuato alcune criticita’. Si puo’ intervenire – se i partiti vorranno – sulla scala di equivalenza che oggi svantaggia le famiglie numerose con figli minorenni mentre avvantaggia i single. E poi cambiare il requisito di dieci anni di soggiorno in Italia per gli stranieri non comunitari (una proposta che si annuncia indigesta per la Lega). Anche i requisiti patrimoniali che incrociano l’Isee con le proprieta’ mobiliari e immobiliari, secondo la professoressa, potrebbero essere rivisti. Il nodo piu’ spinoso e’ poi quello dell’accompagnamento al lavoro, perche’ non tutti sono accompagnabili e poi c’e’ un problema di formazione dei percettori di reddito, che ostacola la ricerca del lavoro. Ai centri per l’impiego e i navigator – che potrebbero sparire – potrebbe rimettere mano la riforma delle politiche attive. Quanto al tema dell’aliquota marginale, ossia della convenienza che si ha ad accettare un lavoro, il discorso e’ assai complesso: bisogna evitare che i percettori di reddito siano disincentivati e anche, osserva Saraceno, rimuovere il vincolo di tre mesi ai contratti di lavoro, che per gli stagionali possono essere troppo lunghi.

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Politica

La Rai annulla il confronto televisivo tra Meloni e Schlein per le Europee

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La Rai ha annullato il previsto confronto televisivo tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, in programma per il 23 maggio. Questa decisione arriva dopo la comunicazione dell’Agcom che ha sottolineato come un confronto del genere potesse avvenire solamente con il consenso di tutti i gruppi parlamentari rappresentati, condizione non soddisfatta dato che solo quattro degli otto gruppi hanno dato il loro assenso.

Il dibattito, che avrebbe avuto luogo nel contesto delle imminenti elezioni europee e che sarebbe stato moderato dal noto giornalista Bruno Vespa, è stato cancellato per mancanza della maggioranza richiesta dall’Agcom. La decisione di annullare l’evento è stata annunciata dalla Rai attraverso una nota ufficiale in cui si spiega che “nessun confronto è possibile in assenza della maggioranza richiesta”.

La Rai ha inoltre precisato che continuerà a garantire il rispetto della par condicio nei suoi notiziari e programmi di approfondimento, seguendo le linee guida dell’Autorità di regolamentazione. Con questa mossa, il servizio pubblico italiano si impegna a mantenere un equilibrio e una correttezza nella copertura delle campagne elettorali, riconosciute e sostenute dall’Agcom.

Questo annullamento segna un momento significativo nel dibattito politico italiano, influenzando non solo la visibilità dei candidati ma anche la dinamica dell’informazione politica in vista delle elezioni europee.

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Ultima stretta sul Superbonus e tutte le nuove norme finanziarie: l’esame approfondito

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Nell’arena politica italiana, la giornata di oggi segna un passaggio cruciale con la conclusione della prima fase di esame parlamentare del decreto legge sul Superbonus al Senato. Il dibattito è stato particolarmente acceso, evidenziando le fratture interne alla maggioranza, con Forza Italia che si è distinta in opposizione a specifiche misure proposte dal governo.

Il decreto, che introduce significative modifiche normative, è stato al centro di aspre discussioni, specialmente per quanto riguarda l’introduzione della misura dello spalma-crediti su 10 anni e la retroattività di tale provvedimento per le spese del Superbonus del 2024. Inoltre, Forza Italia ha combattuto, con successo parziale, la proroga della sugar tax, supportata dal resto della maggioranza e posticipata al 1° luglio 2025.

Durante i lavori della 6a Commissione, si sono verificati momenti di tensione significativa. In particolare, Forza Italia si è astenuta durante il voto su un emendamento cruciale, che è passato solo con il sostegno del presidente della commissione, Massimo Garavaglia (Lega), e di Italia Viva, che ha giocato un ruolo decisivo. La fiducia posta dal governo sul testo è stata approvata senza sorprese con 101 voti a favore, dimostrando una solida tenuta della maggioranza nonostante le divergenze interne.

Tra le novità più rilevanti approvate, si evidenzia il fondo di 35 milioni di euro istituito per il 2025, destinato al sostegno di interventi su edifici danneggiati da sismi, non coperti da precedenti decreti. Questo si aggiunge alle modifiche alla ripartizione dei crediti di imposta e alle diverse proroghe, come quella della Plastic tax al 1° luglio 2026 e varie nuove disposizioni per le banche e le assicurazioni riguardo la gestione dei crediti del Superbonus.

Importanti anche le risorse aggiuntive destinate a migliorare la gestione delle emergenze e del demanio, con significativi aumenti di fondi destinati a vari aspetti della gestione pubblica e infrastrutturale.

Il decreto ora passerà alla Camera per l’approvazione definitiva, prevista entro il 28 maggio, in una fase in cui il governo spera di consolidare ulteriormente le misure introdotte senza ulteriori ostacoli.

In sintesi, il cammino del decreto Superbonus si dimostra emblematico delle dinamiche politiche e delle priorità economiche attuali, rappresentando un tassello fondamentale nel più ampio quadro delle politiche di incentivazione e regolamentazione fiscale italiane.

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Accolto ricorso, Ilaria Salis va ai domiciliari a Budapest

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E’ stato accolto dal tribunale di seconda istanza ungherese il ricorso presentato dai legali di Ilaria Salis che può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari a Budapest. Il ricorso era stato presentato dai legali di Ilaria Salis contro la decisione del giudice Jozsef Sós che nell’ultima udienza del 28 marzo le aveva negato i domiciliari sia in Italia che in Ungheria. In appello, la richiesta è stata invece accolta e quindi la 39enne attivista milanese, candidata con Avs alle prossime Europee, potrà lasciare il carcere a Budapest dove si trova da oltre 15 mesi con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. Il provvedimento, che prevede il braccialetto elettronico, diventerà esecutivo non appena verrà pagata la cauzione prevista dal tribunale.

“Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare”: così Roberto Salis ha commentato la decisione del tribunale ungherese di concedere i domiciliari a sua figlia Ilaria che, dopo oltre 15 mesi, potrà lasciare il carcere dove è detenuta con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. “Non è ancora fuori dal pozzo – ha aggiunto ma sarà sicuramente molto bello poterla riabbracciare dopo 15 mesi, anche se finché è in Ungheria io non mi sento del tutto tranquillo”.

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