Collegati con noi

Esteri

Verso la Festa del Sacrificio, alla Mecca anche le famiglie delle vittime di Christchurch

Pubblicato

del

Dovrebbe essere l’occasione che unisce tutti i musulmani, ma forse mai piu’ di quest’anno il pellegrinaggio alla Mecca e la Festa del Sacrificio, che domenica lo concludera’, sono segnati da divisioni e conflitti all’interno della Umma islamica. Oltre due milioni di fedeli provenienti da ogni angolo della Terra si ritrovano nei luoghi santi a partire da oggi, mentre le tensioni contrappongono il mondo sunnita guidato dall’Arabia Saudita e quello sciita con a capo l’Iran, e i conflitti dilaniano ancora lo Yemen, la Siria e la Libia. Un segnale di pace e’ invece quello lanciato dal re saudita Salman, che ha invitato a partecipare all’evento circa 200 familiari delle vittime delle stragi in due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, dove lo scorso marzo morirono 51 persone. Tra coloro che hanno raggiunto la Mecca vi sono anche alcuni dei sopravvissuti. Si calcola che potrebbero essere fino a 2,5 milioni i musulmani presenti alle celebrazioni di quest’anno.

Una sfida sempre difficile per le autorita’ saudite, preoccupate per la sicurezza dei fedeli – soprattutto dopo che 2.300 persone rimasero uccise nella calca nel 2015 – e nel fare in modo che l’occasione non offra l’opportunita’ per manifestazioni di tipo politico. A creare i maggiori grattacapi in questo senso per il governo di Riad sono, a partire dalla rivoluzione iraniana del 1979, le autorita’ di Teheran, che non perdono occasione per chiamare i propri pellegrini ad esprimere il rifiuto delle politiche delle grandi potenze, in particolare gli Usa. E il pellegrinaggio avviene quest’anno al culmine del confronto fra la Repubblica islamica e l’amministrazione americana di Donald Trump, con la quale sono apertamente schierati i sauditi. Cio’ non ha impedito a oltre 88.000 pellegrini iraniani di raggiungere la terra culla dell’Islam per i rituali che cominciano oggi con la massa dei fedeli che si muove compatta intorno alla Kaaba, nella Grande Moschea.

Nei prossimi giorni i pellegrini saliranno il Monte Arafat per pregare. Quando scenderanno raccoglieranno pietre per lanciarle simbolicamente contro il diavolo. Infine vi sara’ la Festa del Sacrificio, quando pecore, mucche e cammelli verranno sgozzati alla Mecca e in tutto il mondo islamico – per l’orrore degli animalisti occidentali – a ricordo del gesto di sottomissione di Abramo, pronto a sacrificare il figlio Ismaele (Ismaele, rpt) per volere di Dio prima che intervenisse un angelo per sostituire appunto il bambino con un animale. Proprio l’imminenza della Festa del Sacrificio e’ stata richiamata dall’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Ghassan Salame’, per chiedere alle parti in lotta in Libia di acconsentire ad una tregua umanitaria nel rispetto della ricorrenza, per potere poi intraprendere un percorso di pacificazione. Un invito gia’ respinto dal generale Khalifa Haftar che anzi ha esortato i suoi a cogliere questa occasione per “impegnarsi di piu'” per non dare alle milizie di Tripoli la possibilita’ “di riorganizzarsi e rafforzarsi”.

Advertisement

Esteri

Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

Pubblicato

del

L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

Continua a leggere

Esteri

Guterres ‘inorridito’ dagli attacchi in Darfur

Pubblicato

del

  Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “è inorridito dalla situazione sempre più catastrofica nel Darfur settentrionale, mentre continuano gli attacchi mortali alla sua capitale, Al-Fashir”. Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. La città nel Sudan occidentale è sotto assedio da parte delle Forze di Supporto Rapido paramilitari, guidate dal generale Mohamed Hamdan Daglo, che da due anni combattono contro l’esercito del generale Abdel Fattah al-Burhan. Il portavoce ha riferito che Guterres ha anche espresso preoccupazione per le segnalazioni di “molestie, intimidazioni e detenzione arbitraria di sfollati ai posti di blocco”. In questa situazione, l’entità dei bisogni è enorme, ha sottolineato Haq, citando le segnalazioni di “massacri” avvenuti negli ultimi giorni a Omdurman, nello stato di Khartoum.

Continua a leggere

Esteri

Kiev: grati per firma accordo con gli Usa, favorirà entrambi

Pubblicato

del

“Sono grata a tutti coloro che hanno lavorato per l’accordo e lo hanno reso più significativo. Ora il documento è tale da garantire il successo per entrambi i nostri Paesi, Ucraina e Stati Uniti”: così la vicepremier ucraina Yulia Svyrydenko ha commentato le intese siglate tra Kiev e Washington, secondo quanto riferito dai media ucraini. “Il 30 aprile, Ucraina e Stati Uniti hanno firmato un accordo sui minerali, atteso da tempo, che istituisce un fondo di investimento congiunto in Ucraina”, ha annunciato Svyrydenko, che oggi era a Washington per firmare l’accordo quadro a nome dell’Ucraina. Ha firmato il documento insieme al Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent (nella foto in evidenza).

Poco prima della firma dell’accordo a Washington il premier ucraino Denys Shmyhal aveva annunciato il via libera del suo governo, precisando che il Fondo di Investimento per la Ricostruzione sarà gestito congiuntamente da Kiev e Washington in un partenariato paritario, con entrambe le parti che contribuiranno al fondo. Secondo Shmyhal, i futuri aiuti militari degli Stati Uniti possono essere considerati contributi al fondo, ma l’assistenza precedente non è inclusa.

“L’accordo – ha precisato – non prevede alcun obbligo di debito”, ha affermato Shmyhal, e l’Ucraina manterrà “il pieno controllo sul sottosuolo, sulle infrastrutture e sulle risorse naturali”, ha affermato. L’istituzione del fondo non interferirà, inoltre, con il percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’Unione Europea.

Svyrydenko ha confermato queste clausole in un post sui social media, aggiungendo che le aziende statali ucraine come Energoatom e Ukrnafta manterranno la proprietà statale e che l’accordo è conforme alla Costituzione ucraina. Il fondo sarà alimentato esclusivamente dai proventi derivanti dalle licenze di nuova emissione: “Stiamo parlando del 50% dei fondi provenienti dalle nuove licenze per progetti nel campo dei minerali critici, del petrolio e del gas che andranno a bilancio dopo la creazione del Fondo”, ha scritto.

“I proventi derivanti da progetti già avviati o i proventi a bilancio non sono inclusi nel Fondo. L’accordo prevede un’ulteriore cooperazione strategica”. Le entrate e i contributi del fondo non saranno tassati né in Ucraina né negli Stati Uniti, ha aggiunto. Come parte dell’accordo, gli Stati Uniti contribuiranno ad attrarre ulteriori investimenti e tecnologie in Ucraina, ha affermato Svyrydenko.

Secondo il Washington Post (Wp), l’accordo non fornisce garanzie concrete di sicurezza all’Ucraina. Esso sancisce invece un “allineamento strategico a lungo termine” tra le due nazioni e promette agli Stati Uniti “il sostegno alla sicurezza, alla prosperità, alla ricostruzione e all’integrazione dell’Ucraina nel contesto economico globale”.

L’accordo non include, inoltre, alcun riferimento alla centrale nucleare di Zaporizhzhia (ZNPP) occupata dai russi, riporta il Wp. Funzionari statunitensi avevano precedentemente suggerito di assumere il controllo dell’impianto nell’ambito di un futuro accordo di pace. L’accordo quadro Usa-Ucraina dovrà ora essere sottoposto al vaglio del parlamento di Kiev.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto