Collegati con noi

Cronache

Verso il processo vigili accusati di tortura a Sassuolo

Pubblicato

del

featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Si va verso il processo per i quattro agenti della Polizia Locale di Sassuolo, nel Modenese, accusati di tortura, per aver picchiato e immobilizzato su una barella un cittadino marocchino che si trovava in ospedale. I fatti risalgono alla notte tra il 15 e il 16 ottobre 2021 e l’inchiesta dei Carabinieri, coordinati dalla Procura di Modena, era partita da una denuncia del direttore generale dell’ospedale di Sassuolo, che aveva ricevuto una segnalazione dal primario responsabile del Pronto Soccorso. Secondo quanto riportato dall’edizione modenese de ‘il Resto del Carlino’ la Procura del capoluogo emiliano ha notificato ai quattro Vigili, l’avviso di fine indagini e ora si attende la fissazione dell’udienza preliminare. A rischiare il giudizio, nel dettaglio, sono due agenti e due assistenti, questi ultimi accusati anche di falsità ideologica in atto pubblico per aver redatto una relazione di servizio falsa sull’accaduto.

In base all’accusa le condotte tenute dai quattro indagati avrebbero “cagionato alla persona offesa, che peraltro versava in condizioni di minorata difesa a causa della grave crisi ipoglicemica, acute sofferenze fisiche determinando un trattamento inumano e degradante per la dignità della sua persona”. In particolare. a quanto era emerso dai primi riscontri, l’uomo sarebbe stato picchiato in testa e sul petto, immobilizzato con forza alla barella del Pronto Soccorso mentre era incosciente e sottoposto a questo ‘trattamento’, durato circa un’ora, perché scambiato per un pusher. Il provvedimento disposto dal Gip nei confronti dei quattro esponenti della Polizia Locale sassolese, su richiesta della Procura, era arrivato a seguito delle indagini partite da una denuncia del direttore generale dell’Ospedale di Sassuolo, che aveva ricevuto una segnalazione dal primario responsabile del Pronto Soccorso dove il cittadino marocchino era stato condotto in ambulanza dalla Croce Rossa dopo essere stato trovato in strada in stato confusionale. Secondo quanto era stato denunciato nell’esposto, mentre era in corso la raccolta dei dati del paziente e dei suoi parametri vitali, i quattro Vigili, arrivati in ospedale senza che qualcuno li avesse chiamati, avrebbero iniziato ad inveire contro di lui per poi immobilizzarlo alla barella e picchiarlo chiedendo se avesse assunto sostanze stupefacenti. I comportamenti dei quattro agenti erano stati descritti dettagliatamente dal personale sanitario. Il paziente era risultato essere un operaio, da anni in Italia con regolare permesso di soggiorno e mai denunciato o foto-segnalato per reati di droga. La ricostruzione compiuta dalla Procura modenese è stata respinta dagli interessati che hanno sempre professato la correttezza del loro operato.

Advertisement

Cronache

Auto in fiamme, muore una donna

Pubblicato

del

Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

Continua a leggere

Cronache

Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

Pubblicato

del

Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

Continua a leggere

Cronache

Malore in caserma, muore vigile del fuoco

Pubblicato

del

Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto