Come effetto indiretto della pandemia, migliora, ma resta ancora troppo elevato, il consumo di antibiotici in Italia. Utilizzati per una grande varieta’ di problemi, da sinusiti a bronchiti, passando per cistiti e ascessi dentali, questi farmaci, anche per i primi 6 mesi del 2021, hanno visto un calo del consumo, proseguendo il trend iniziato nel 2020. Ma, diversamente dal primo anno dell’emergenza Covid, a calare nel 2021 e’ anche l’uso dell’azitromicina, antibiotico inizialmente utilizzato per i pazienti con infezione da Sars-Cov-2. Questo il quadro che emerge dal Rapporto nazionale sull’Uso degli antibiotici in Italia, presentato dall’Agenzia Italiana del farmaco (Aifa). “Anche se con leggeri miglioramenti, i dati mostrano una situazione italiana, europea e anche globale – sottolinea il direttore generale Aifa, Nicola Magrini – fortemente preoccupante”, che porta alla diffusione di batteri resistenti, fenomeno rispetto al quale “l’Italia e’ uno dei paesi con i tassi piu’ elevati in Europa”. Nel primo semestre del 2021, l’uso degli antibiotici erogati dalle farmacie a carico del Servizio Sanitario Nazionale e’ stato di 10,5 dosi ogni 1000 abitanti al giorno, in riduzione del 21,2% rispetto al primo semestre del 2020. Per quanto riguarda gli acquisti diretti (fatti dagli ospedali) il primo semestre del 2021 ha visto il -31,4% rispetto al primo semestre 2020, anche se con ampie differenze regionali. Il calo dei consumi era stato registrato gia’ nel 2020, quando e’ stato di 17,7 dosi ogni mille abitanti al giorno, con il -18,2% rispetto al 2019 e una riduzione piu’ forte durante il lockdown, sia per il minor ricorso a cure che per una minor circolazione di patogeni, effetto indiretto delle misure anti-Covid. L’uso dell’antibiotico azitromicina, invece, ha visto un’impennata con la pandemia. Per la spesa farmaceutica ospedaliera, nel primo semestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, sono stati registrati incrementi piu’ elevati al Nord (+192%) e al Sud (+145,6%) rispetto al Centro (+69%). Anche l’acquisto privato mostrava un incremento del 33,3% rispetto al 2019, dettato dalla presupposta azione di questo farmaco nel modulare la risposta infiammatoria in malattie polmonari. Ma, a partire da aprile 2020, Aifa, dopo aver valutato le evidenze disponibili, ha stabilito che l’uso dell’azitromicina per il Covid andava ristretto a studi randomizzati e in caso di sovrapposizioni batteriche. I consumi hanno iniziato quindi a diminuire, e nel primo semestre 2021, hanno registrato “una riduzione rispetto allo stesso periodo del 2020”. In generale, nel 2020, circa 3 persone su 10 in Italia hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, ma si arriva a uno su tre in bambini tra 2 e 5 anni. Il consumo diminuisce in eta’ adulta e torna a aumentare tra gli over 85. “La maggior parte degli antibiotici – sottolinea Magrini – e’ usata ancora in modo inappropriato, soprattutto per quanto riguarda infezioni lievi delle vie respiratorie e otiti”, e questo utilizzo ne pregiudica l’efficacia quando sono indispensabili, come nel caso di polmoniti e sepsi. La battaglia contro l’antibiotico resistenza, conclude il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti (Fofi), Andrea Mandelli, “vede in prima linea anche i farmacisti per favorire un consumo consapevole degli antibiotici, disincentivando il fai-da-te”.