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Cronache

Uomo morto e donna grave: s’indaga su un gioco hard in hotel

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Indagini in pieno corso a Firenze per dare una spiegazione al ritrovamento, stamani, di un uomo morto e di una donna con gravi lesioni fisiche in un hotel di Firenze, vicino al Ponte Vecchio. Col passare delle ore, prende piu’ consistenza l’ipotesi del gioco erotico finito male, mentre viene accantonata quella iniziale della lite violenta nella coppia. I due, ospiti di un hotel in vicolo dell’Oro, sono turisti inglesi, lui 40 anni, lei 45. Sono professionisti del settore immobiliare. L’uomo, secondo quanto risulta alla polizia, ha un passato da giocatore di rugby. Lei e’ madre di figli avuti in un precedente matrimonio. Da qualche tempo sono una coppia. Le urla dalla loro stanza, stamani, hanno allarmato il personale dell’albergo che ha chiamato la polizia per controllare. Il personale della questura ha trovato il cadavere e ha fatto soccorrere dal 118 la donna. I sanitari l’hanno portata a Careggi dove e’ stata sottoposta a un intervento chirurgico. Le grida di dolore e poi le tracce di sangue che la polizia scientifica ha repertato in vari punti della camera hanno fatto ipotizzare una lite, in un primo momento, agli investigatori della squadra mobile. Ma poi, col trascorrere delle ore, gli agenti hanno approfondito la pista del gioco hard. Gli esami medici hanno escluso lesioni da percosse sul corpo della donna, quindi non avrebbe subito atti di violenza come poteva apparire all’inizio. Infatti, secondo quanto emerge, le lesioni gravi che ha sul corpo e che contribuiscono alla gravita’ delle sue condizioni cliniche, sono circoscritte; la loro causa viene attribuita proprio a un rapporto erotico. Sempre secondo quanto si apprende, la causa della morte del 40enne potrebbe essere un infarto durante il gioco a luci rosse in cui lei e’ rimasta ferita gravemente. Adesso la 45enne e’ nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale. Anche se ha ripreso conoscenza, ancora non e’ in grado di poter sostenere una conversazione e quindi la polizia non ha potuto parlarci. Inoltre, sull’uomo non ci sono segni di lesioni o traumi ma ci sara’ autopsia. Esami tossicologici saranno disposti su entrambi. Gli addetti dell’albergo hanno riferito agli investigatori che la coppia, arrivata venerdi’ 15 luglio, la sera stessa e’ uscita in citta’ e quando e’ rientrata a notte fonda era in evidente stato di alterazione psicofisica. La squadra mobile ha preso contatti con le autorita’ britanniche per avvertire i familiari e per conoscere meglio i due in modo da inquadrare correttamente le ricostruzioni. (

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Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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